L’incontro a margine del G20 tra il presidente francese e quello cinese. Francia e Cina: “No all’uso di armi nucleari”
Afp
Comunicato dell’Eliseo:Emmanuel Macron ha chiesto al presidente cinese Xi Jinping di intercedere con Vladimir Putin per convincerlo a tornare al “tavolo dei negoziati” sulla guerra in Ucraina. lDopo l’incontro a margine del G20 tra il presidente francese e Xi., Macron “ha chiesto alla Cina di aiutare a trasmettere messaggi al presidente Putin per evitare un’escalation e tornare seriamente al tavolo dei negoziati”…
Il Presidente francese ha anche esortato il presidente cinese a “unire” le loro “forze” contro la guerra in Ucraina, sottolineando che la “stabilità” del mondo è anche nell'”interesse” della Cina.
Opportuno -ha aggiunto Macron -“unire le forze per rispondere alle principali questioni internazionali, come quella del clima, per citarne una, ma anche alle crisi internazionali come la guerra lanciata dalla Russia in Ucraina, per le quali il G20 è un formato appropriato” per il semplice motivo che due potenze importanti nel mondo multipolare, Cina e Francia, Cina ed Europa nel suo insieme, dovrebbero mantenere lo spirito di indipendenza, apertura e cooperazione, continuare a portare avanti sulla strada giusta le relazioni bilaterali e infondere stabilità ed energia positiva nel mondo”
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto con il Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, un colloquio telefonico, nel corso del quale entrambi hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi e hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea.
“Desidero ringraziare il Presidente Marco Impagliazzo per l’invito a questo incontro, così significativo.
Rivolgo un saluto di grande cordialità al Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, ospite di questo evento.
Saluto cordialmente anche il Presidente della Conferenza Episcopale italiana, il Segretario Generale della Lega Musulmana mondiale e il Rabbino capo di Francia. Un saluto cordiale a tutti i presenti. Benvenuti a Roma. Il momento in cui avviene questo incontro richiama tutti noi a corrispondere a una responsabilità esigente.
Lo “Spirito di Assisi” spira dal 27 ottobre del 1986, giorno in cui Giovanni Paolo II riunì, per la prima volta, rappresentanti delle religioni mondiali per chiedere la fine dei conflitti nella città di San Francesco.
Rappresentò una breve tregua universale, mentre si levava la preghiera interreligiosa per invocare la pace. Testimonianza di quanto religioni e politica possano e debbano parlarsi; e della forza che le religioni racchiudono e possono esprimere nella loro accezione più alta e consapevole.
Dinanzi a un presente tanto inquietante, al proliferare di conflitti in tante parti del mondo, a una guerra che di nuovo insanguina l’Europa, si sarebbe indotti a pensare che l’umanità non sia in grado di imparare dai propri errori, che si sia smarrita quella memoria collettiva che dovrebbe guidare e dovrebbe impedire di commettere gli stessi tragici errori.
La preghiera di Assisi è stata un seme gettato consapevolmente dai leader religiosi di fronte alla aggressione recata al bene della vita, al diritto della persona – di ogni persona – a vivere in pace. È stata un’espressione vigorosa della loro capacità di raccogliere – come diceva poc’anzi il professor Riccardi – “gli aneliti, le sensibilità, le attese di comunità radicate nei territori vicini alle sofferenze, alle speranze, al sudore delle persone”. Ed è stata, altresì, un’espressione vigorosa della loro libertà.
Un seme fatto fruttare da chi, come la Comunità di Sant’Egidio opera quotidianamente, anche con una azione preziosa di mediazione per la pace: non “incontri casuali” ma tenace perseguimento di sentieri di pace.
È questo l’impegno di tanti protagonisti – di ispirazione religiosa e non – per costruire ponti di solidarietà e di dialogo: a loro va la nostra sincera riconoscenza.
Si tratta di un impegno che invoca il contributo di ciascuno affinché “il grido della pace” si diffonda con sempre nuova forza.
Per questo siamo qui oggi, in tanti, da diverse parti del mondo.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio,e con Andrea Riccardi, Storico – Fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo”. (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
La sfida è sempre la stessa: realizzare con perseveranza percorsi di pace, attraverso un impegno collettivo della comunità internazionale che valorizzi il dialogo, i negoziati, il ricorso alla diplomazia in luogo delle armi.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta S.E.R. il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana,e con S.E.R. Mons. Vincenzo Paglia, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo”. (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta Rav. Haïm Korsia, Rabbino capo di Francia, in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo”. (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta Sig.ra Olga Makar, testimone ucraina,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo”. (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con S.E. il Signor Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese, entrano nell’Auditorium della Nuvolain occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Si tratta di un lavoro faticoso, che richiede cura e opera paziente, perché la pace è tale soltanto se porta con sé l’antidoto contro l’insorgere di nuove guerre, se è sostenibile nel tempo e se è ampiamente condivisa.
È un patrimonio che in Europa abbiamo dato per scontato e di cui oggi, invece, ci viene drammaticamente ricordata la fragilità.
La pace è un processo, non un momento della storia: ha bisogno di coraggio, di determinazione, di volontà politica e di impegno dei singoli.
L’opera delle religioni e dei loro leaders in questa direzione è fondamentale, a partire dal richiamo che uomini e donne sono “figli e figlie dello stesso cielo”.
Vale per il rispetto reciproco tra le diverse comunità dei credenti, vale per il rispetto della dignità di ogni persona e di ogni popolo.
Dunque, se le religioni sono – come ha ricordato Sua Santità Francesco – “parte della soluzione per una convivenza più armoniosa”, con l’affermazione di “un sacro valore della fraternità”, è il valore della solidarietà a dover ispirare l’ordinamento internazionale.
È la convinzione del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayeb, quando ribadisce che “la pace fra i popoli è un frutto della pace tra le religioni e la fraternità religiosa è il motore della fraternità umana universale”.
Sono parole che rappresentano passi avanti fondamentali. Non esiste una “guerra santa”! Deve esistere, invece, una “pace santa”, per servire autenticamente l’umanità e il suo futuro.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con S.E. il Signor Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese, entrano nell’Auditorium della Nuvolain occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo intervento,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il disordine produce disordine. Le guerre hanno un effetto “domino”, moltiplicatore. Le guerre sono contagiose. Ma, come ha scritto il rabbino Haïm Korsia “occorre reinventare le aurore”.
L’impegno genuino delle religioni sul terreno temporale non può prescindere da questo orizzonte. Ed è confortante registrare quanti passi sono stati compiuti nel dialogo tra i leader di diverse confessioni religiose e il contributo che recano alla causa della pace.
Esistono ampi spazi nei quali leader civili e religiosi, ciascuno nell’ambito e nel rispetto delle prerogative proprie, possono unire i loro sforzi per il bene collettivo universale.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo intervento,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Come è naturale, è compito delle istituzioni e dei leaders politici collaborare alla definizione di un ordine internazionale che sottragga alla tentazione della guerra.
La condizione dei popoli è caratterizzata da forti disuguaglianze. Il rapporto Nord-Sud, in particolare – gravato da eredità e da condizioni contemporanee di grande sofferenza – è lontano dall’aver raggiunto un accettabile equilibrio che riconosca la dignità di ogni essere umano. Il tema della emigrazione e della immigrazione, che ne sono conseguenza, chiama la coscienza di ciascuno a interrogarsi sulla effettiva, autentica applicazione della Carta internazionale dei diritti umani.
Tutto questo invita a riflettere su quale sia la base che può consentire l’edificazione di un ordine internazionale più giusto, consapevole che i destini dell’umanità sono inevitabilmente condivisi e che il bene comune di una singola comunità deve integrarsi con il bene comune di ciascun’altra, e non contrapporvisi.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con S.E. il Signor Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con S.E. il Signor Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il “fare pace” parte da una esigenza urgente: quella di restaurare i rapporti fra gli uomini.
La fine delle guerre ha sovente rappresentato, a mezzo di convenzioni e la stipula di trattati, l’elemento costituente di un nuovo equilibrio internazionale, basato sul riconoscimento dell’esistenza di potenze vincitrici e di Stati soccombenti.
A settantasette anni dalla Carta di San Francisco delle Nazioni Unite è legittimo guardare al prezioso cammino percorso e, insieme, valutare i limiti dell’esperienza compiuta.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con S.E. il Signor Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Serve il coraggio di un passo avanti. È possibile immaginare che il potere costituente dell’ordine internazionale non sia più soltanto la auspicabile conclusione dei conflitti, ma che, alla base di un nuovo ordine globale, vi possa essere spirito di pace?
Se vuoi la pace preparala: è stata un’esortazione più volte ripetuta nei secoli. Non si può giungere alla pace esaltando la guerra e la volontà di potenza.
Perché la pace è integrale o non esiste. E non esiste se non è corroborata da verità e giustizia.A questi principi si sono conformate la Costituzione e i comportamenti della Repubblica Italiana sin dal suo sorgere.
Una Costituzione frutto di una coscienza che abbiamo dolorosamente maturato nella ferocia devastante della Seconda guerra mondiale, cui ci avevano condotto le dittature del Novecento.
È lo stesso spirito che ha animato i fondatori della costruzione europea – a partire dalla Dichiarazione Schuman del 1950 sino all’odierna Unione – dove è prevalsa una cultura di pace laddove per secoli aveva imperversato la guerra.
All’indomani del conflitto, la comunità internazionale decise di dotarsi di un sistema multilaterale teso anzitutto a prevenire e gestire i conflitti.
La condizione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ben presto avrebbe limitato in larga misura il perseguimento di questa aspirazione e, ciò nonostante, innegabili sono stati i successi conseguiti nella cooperazione fra gli Stati.
Occorreva un ulteriore passo avanti che non riuscì a produrre – negli anni ‘90 del secolo scorso – neppure il venir meno della competizione tra sistemi politico-economici diversi che aveva caratterizzato la tensione bipolare del mondo.
Sono riapparse pulsioni che ci hanno ricondotto indietro. Persino ambiti fin qui dedicati a un comune impegno scientifico, come lo spazio, rischiano di diventare teatro di competizione militare. Hanno fatto la loro ricomparsa i demoni, i fantasmi dell’aggressione dell’uomo contro l’uomo.
La sciagurata guerra mossa dalla Federazione Russa contro l’Ucraina rappresenta una sfida diretta ai valori della pace, mette ogni giorno in grave pericolo il popolo ucraino, colpisce anche il popolo russo, genera drammatiche conseguenze per il mondo intero.
Quella aggressione stravolge le regole, i principi e i valori della vita internazionale. Approfondisce le divisioni nella comunità globale chiamata, invece, a trovare soluzioni cooperative urgenti a problemi comuni: le crisi sanitarie e alimentari, gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, le minacce terroristiche.
Più che mai, in questo momento, abbiamo bisogno di un multilateralismo efficace. In questo impegno comune, accanto alle istituzioni internazionali e agli Stati, risulta sempre più importante il contributo di tutte le espressioni della società.
La minaccia che ci troviamo ad affrontare induce taluno a porre di fronte allo spettro di un ricorso all’arma nucleare.
Sarebbe la perversa tentazione dell’escalation, della spirale di violenze che si alimentano di violenza. L’affermazione della logica dei più brutali e insensati rapporti di forza, che credevamo relegati a un oscuro passato.
Dinanzi all’evocazione di scenari tanto terribili le nostre coscienze invocano la difesa di quel diritto alla pace che ci riunisce qui, oggi.
Una pace che non ignori il diritto a difendersi e non distolga lo sguardo dal dovere di prestare soccorso a un popolo aggredito.
Avvenga in Europa, in Medio-Oriente, in Africa, ovunque nel mondo. In Ucraina, come altrove, occorre riannodare i fili dell’umanità che la guerra spezza: vite, famiglie, legami umani e sociali.
Occorre impedire che una nuova linea di “faglia” attraversi il mondo e si aggiunga alle troppe che già caratterizzano l’Europa, il Medio-Oriente, in tanti luoghi del mondo, separando i popoli con rinnovate cortine di odio.
Per quanto ci riguarda è anzitutto una sfida in Europa e per l’Europa. Non possiamo consegnarci all’ingiustizia delle situazioni di fatto, né allo strazio di guerre “infinite”.
L’Europa non può e non deve permettersi di cadere “prigioniera” della precarietà, incapace di assolvere al suo naturale ruolo di garante di pace e di stabilità nel continente e nelle aree vicine.
Ne va della nostra stessa libertà e prosperità. Non saranno mai abbastanza numerose le iniziative dirette a promuovere la pace, qui, come a Parigi, con la imminente quinta edizione del Forum de Paris sur la Paix, con un’ambizione inclusiva per una pace integrale.
Dobbiamo saper raccogliere l’urlo della sofferenza e il grido della pace che viene dalle donne e dagli uomini del pianeta, per tradurli in atti concreti che diano forza a un impegno condiviso e traducano in realtà la comune speranza.
A poche dal passaggio di consegne – e rituale della campanella” tra Draghi e la Meloni, l”Ufficio stampa del Presidente del Consiglio comunica quanto segue : Colloquio informale di oltre un’ora a Roma tra il presidente del Consiglio italiano Giorgia tra il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Un incontro “cordiale e proficuo”, nel corso del quale “sono stati discussi tutti i principiali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori”. “I presidenti di Italia e Francia hanno convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali..”
Esordio del premier Mario Draghi a Kiev nel corso di una conferenza stampa congiunta con i leader di Ucraina, Francia, Germania e Romania all’interno del complesso della presidenza: “L’Italia vuole l’Ucraina in Ue”.
Draghi si è recato a Kiev per una visita insieme al presidente francese, Emmanuel Macron, al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e al presidente della Romania, Klaus Iohannis. I leader, che questa mattina hanno visitato le rovine della città di Irpin, hanno avuto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Afferma il premier italiano: “Oggi è una giornata storica per l’Europa. Italia, Francia e Germania, tre Paesi fondatori dell’Unione europea, e il presidente della Romania sono venuti in Ucraina per offrire il loro sostegno incondizionato al presidente Zelensky e al popolo ucraino. Un popolo che si è fatto esercito per respingere l’aggressione della Russia, per vivere in libertà”
“L’Unione europea ha dimostrato e dimostra oggi una straordinaria unità nel sostenere l’Ucraina in ogni modo, così come è stato chiesto dal presidente Zelensky” . “Voglio ricordare la grande solidarietà dimostrata dagli italiani e dagli europei che hanno accolto nelle loro case gli ucraini che scappavano dalla guerra”, ha aggiunto il premier, per il quale la visita “conferma inequivocabilmente il nostro sostegno, quello dell’Europa e dei nostri alleati“.
– “Il messaggio più importante della nostra visita è che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue, vuole per l’Ucraina lo status di candidata e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo” ha sottolineato il premier. Il presidente Zelensky “naturalmente comprende che la strada da candidato a membro è una strada che dovrà vedere le riforme profonde della società ucraina e comprende che la via verso l’adesione all’Ue è un percorso, non un punto”
“La nostra presenza è una manifestazione di unità e come tale è una manifestazione di quella forza che l’unità mostra – ha aggiunto Oggi tutti noi abbiamo detto che siamo pronti a sostenere la causa dell’Ucraina come candidata all’Ue nel prossimo Consiglio europeo. Siamo consapevoli che questo è uno sviluppo storico che richiederà una riflessione profonda sulle regole e sul funzionamento dell’Ue e richiederà una riflessione su tutti i Paesi, in particolare dei Balcani, che sono stati su una lista d’attesa per moltissimi anni prima di arrivare ad essere candidati all’Ue”.
“Ma il fatto che oggi siamo qui è già un evento straordinario. Siamo qui per aiutare l’Ucraina a costruire il suo futuro, non solo la sua candidatura all’Ue ma anche la ricostruzione”, perché dall'”orrore della visita di oggi”, riferendosi alla visita a Irpin, emerge anche “il desiderio di futuro, la speranza”.
“Oggi ho visitato Irpin, un luogo di massacri compiuti dall’esercito russo. Sono fatti terribili, che turbano nel profondo e che condanniamo senza esitazioni – ha affermato Draghi – Diamo il nostro completo sostegno alle indagini degli organismi internazionali sui crimini di guerra”. “Ma oggi, sentendo la spiegazione di colui che ci ha accompagnato a vedere il risultato di questi bombardamenti, ho sentito orrore ma ho sentito anche speranza. Speranza per la ricostruzione, speranza per il futuro. E noi oggi siamo qui per questo, per aiutare l’Ucraina a costruire il suo futuro”…
“Vogliamo che si fermino le atrocità e vogliamo la pace – ha spiegato infine il presidente del Consiglio – Ma l’Ucraina deve difendersi se vogliamo la pace, e sarà l’Ucraina a scegliere la pace che vuole. Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev, da quello che ritiene accettabile per il suo popolo. Soltanto così possiamo costruire una pace che sia giusta e duratura”.
Il premier ha evidenziato che “siamo a un momento di svolta nella nostra storia. Il popolo ucraino difende ogni giorno i valori di democrazia e libertà che sono alla base del progetto europeo, del nostro progetto. Dobbiamo creare una comunità di pace, di prosperità e di diritti che unisca Kiev a Roma, a Parigi, a Berlino e a tutti gli altri Paesi che condividono questo progetto”.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron questa mattina a Kiev per ribadire il sostegno dell’UE e la solidarietà all’Ucraina e al presidente Zelensky contro l’invasione della Russia.
Un messaggio all’insegna dell’unità e della piena coesione dei Paesi europei nel condannare l’invasione dell’Ucraina, nel sanzionare la Russia e nell’aiutare Kiev.
Il presidente ucraino Zelenski è recato nella regione di Kharkiv, una delle città ucraine più danneggiate dalla guerra. È la prima vota dell’inizio del conflitto che il presidente ucraino lascia la regione di Kiev.
Il presidente ha visitato appostamenti militari vicini al fronte con la Russia e conferito premi di guerra ai soldati che difendono l‘oblast. Zelensky ha anche incontrato il capo dell’amministrazione militare di Kharkiv Oleg Synegubov e il sindaco della città Igor Terekhov.
Ai soldati ucraini il Zelensky ha dedicato un post sul social : «Provo un orgoglio sconfinato per i nostri difensori. Ogni giorno, rischiando la vita, combattono per la libertà per l’Ucraina. Grazie a ciascuno di voi per il vostro servizio”
Con reparti speciali e uomini dell’intelligence schierati lungo i corridoi delle carrozze delle delegazioni europee, si è tenuto un vertice notturno tra il premier Draghi ed i due leader di Francia e Germania. Un vertice informale della durata di due ore circa che si è tenuto mentre i tre leader europei hanno fatto il punto della situazione in vista dell’incontro con il presidente ucraino. Draghi è rientrato nella sua cabina quando in Ucraina erano circa le due di notte.
Dopo la tappa di Kiev si dirigerà a Irpin, uno dei luoghi simbolo delle stragi russe.
Macron è il terzo presidente della Repubblica francese a ottenere un secondo mandato. Prima di lui erano stati rieletti il socialista Francois Mitterrand, nel 1988, e il gollista Jacques Chirac, nel 2002, quando al ballottaggio batté il padre di Marine Le Pen, Jean Marie.Macron, a 44 anni, è il 25esimo presidente della storia di Francia. La prima volta è stato eletto il 14 maggio 2017 con il suo partito La République En Marche, diventando a 39 anni il più giovane capo di stato francese della storia
I VOTI DELLA DESTRA – Con il 41,8% dei consensi, pari a oltre 13 milioni di voti, l’estrema destra francese ha ottenuto un record storico di preferenze in un’elezione presidenziale.
AFFLUENZA IN CALO -C’è un altro fattore da considerare. L’astensione al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi ha raggiunto la cifra record del 28,8%, secondo le stime per Ifop.
Il presidente uscente Emmanuel Macron e Marine Le Pen al ballottaggio delle elezioni presidenziali 2022 in Francia in programma il 24 aprile. Nel primo turno, secondo i dati ufficiali forniti dal ministero dell’Interno, Macron ha ottenuto il 27,6% dei voti. Le Pen, leader del Rassemblement National, ha raccolto il 23,41% delle preferenze. Jean-Luc Melenchon ha chiuso al 21,95%. Staccati Eric Zemmour (7,05%), Valerie Pecresse (4,79%), Yannick Jadot (4,58%), Jean Lassalle (3,16%), Fabien Roussel (2,31%), Anne Hidalgo (1,74%).
Secondo alcuni sondaggi ,Macron detentore della carica, vincerebbe al secondo turno contro Le Pen con un risultato compreso tra il 51% e il 54% contro il 46%-49% della candidata di destra. Cinque anni fa Macron vinse con il 66,1% dei voti contro il 33,9% di Marine Le Pen.
“Ringrazio i compatrioti che, fin dal primo turno, hanno voluto dare il loro voto alla mia candidatura La loro e la vostra fiducia mi onorano, mi obbligano e mi impegnano. Potete tutti contare su di me per mettere in atto questo progetto di progresso, di apertura e di indipendenza francese ed europea, che abbiamo difeso per tutta questa campagna”
L’astensione ha raggiunto il livello più alto dal 2002. Secondo i risultati ufficiali comunicati dal ministero dell’Interno, sono 35.418.947 gli elettori che hanno votato per uno dei 12 candidati in corsa: si tratta del 74,86% degli aventi diritto. Il dato è decisamente inferiore rispetto al 2017, quando ha votato il 77,8% degli elettori, e al 2012, quando alle urne si è recato il 79,5% degli aventi diritto. Calo anche rispetto al 2007, quando l’83,8% degli aventi diritto ha espresso la sua preferenza.
Zelensky: ” forse è l’ultima volta che mi vedete vivo..”
Nella foto Zelenski
Guerra Ucraina-Russia, Volodymyr Zelensky ha avuto un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, un confronto che “è l’inizio di una nuova pagina nella storia dei nostri Stati”, scrive su Twitter il presidente ucraino spiegando che Draghi “ha sostenuto la disconnessione della Russia da SWIFT e la fornitura di assistenza alla difesa” (3400 militari italiani divisi in due contingenti) di Kiev. Afferma Zelenski :”L’Ucraina deve entrare a far parte dell’Ue” L’eroe ucraino ha rifiutato l’offerta americana di salire sui mezzi americani per mettersi in salvo… Resisteremo fino all’ultimo se gli alleati ci forniranno di ulteriori munizioni. Sono queste che mancano”
Lo scenario attuale è agghiacciante. Sembra che il dittatore russo ,Putin, abbia trasmesso ferocia e ulteriore violenza ai suoi uomini. Un carro armato- si vede in video amatoriale- al centro di Kiev sale sopra un’autovettura in corsa che transitava guidata da un anziano rimasto bloccato fra le lamiere. In un altro video un missile ha colpito palazzo residenziale. Feriti, paura e terrore dappertutto. Siamo tornati davvero settant’ anni indietro. Manifestazioni contro Putin in tutto il mondo davanti le ambasciate sovietiche.
“Una nuova giornata è iniziata sul fronte diplomatico con un colloquio con Emmanuel Macron. Armi ed equipaggiamenti dai nostri partner stanno arrivando in Ucraina. La coalizione contro la guerra sta funzionando”, ha scritto in un tweet questa mattina il presidente ucraino.
“E’ un momento cruciale per chiudere una volta per tutte l’annoso dibattito e decidere sull’adesione dell’Ucraina all’Ue”, ha scritto ancora, aggiungendo: “Ho parlato con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di ulteriore assistenza concreta e della battaglia eroica degli ucraini per il loro futuro libero”.
Oggi il problema della revoca dei vaccini sollevato da Biden sarà all’attenzione dei leader europei. Vi saranno naturalmente eccezioni, la Merkel che seguirà la discussione da remoto.
La posizione di Draghi sulla possibile ‘liberalizzazione’ dei vaccini è chiara e in linea con quella di Biden: “I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”, ha detto il premier.
Di eguale sintonia la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen che si è detta “pronta a discutere di qualsiasi proposta che affronti la crisi in modo efficace e pragmatico”.“Ed è per questo che siamo pronti a discutere di come la proposta statunitense di esenzione della protezione della proprietà intellettuale per i vaccini Covid possa aiutare a raggiungere questo obiettivo”
Ursula Von Der Leyen ha sollecitato i Paesi produttori affinché nel breve periodo consentano le esportazioni ed evitino l’adozione di misure che interrompono l’approvvigionamento di dosi.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron si è associato agli altri leader che si sono espressi in favore della cancellazione dei brevetti per i vaccini contro il covid. I vaccini sono un bene comune globale, quello che rende difficile l’accesso ai vaccini è il trasferimento di tecnologia e la capacità di produzione, ha dichiarato inaugurando un nuovo hub vaccinale nel centro di Parigi.
Tra i perplessi/contrari anche la Svizzera. Qui la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ritiene “significativo” l’annuncio arrivato dagli Stati Uniti. Per la Seco, tuttavia, questa sospensione temporanea non garantirà un accesso “equo, economico e rapido” ai vaccini e ad altre tecnologie contro la pandemia. Per la Confederazione non esiste infatti una soluzione semplice, poiché ci sono numerosi elementi da considerare. Il presidente della Confederazione Guy Parmelin, intervistato dalla Srf, ha difeso le protezioni sui brevetti.
Secondo il capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (Defr), ciò è “necessario” per l’innovazione. La Svizzera – che sulla questione ha ricevuto critiche a livello nazionale e internazionale – si è tuttavia detta “pronta” a continuare le discussioni avviate all’interno del Wto.
Naturalmente le grandi aziende farmaceutiche, a partire dalla statunitense Pfizer non condividono la linea Biden ed associati sulla revoca, e ricorda di aver prodotto e commercializzato, grazie all’azienda tedesca BioNTech che l’aveva sviluppato, il primo vaccino anticovid approvato in Occidente.
Translate »
Warning: file_get_contents(https://gooolink.com/somefile.php?domain=sudliberta.com): Failed to open stream: HTTP request failed! HTTP/1.1 521
in /customers/c/2/5/sudliberta.com/httpd.www/wp-content/plugins/gutenberg-addon/function.php on line 32