Disco rosso alla “Castrazione chimica”: respinto alla Camera il trattamento inibitore della libido”

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E’ davvero incredibile ed incomprensibile la politica italiana. Parole di Papa Francesco che, interpellato da alcuni giornalisti  sulla politica ha affermato : “Non chiedetemi questo: la politica italiana io non la capisco…….”Bocciato dall’Aula della Camera un ordine del giorno sulla castrazione chimica dell’imputato, presentato da Fratelli d’Italia, primo firmatario il capogruppo Francesco Lollobrigida, e sostenuto anche dalla Lega. I contrari sono stati 383, i favorevoli 126. “Forza Italia ha votato no insieme al Partito democratico, al Movimento 5 Stelle e a Leu”     Una proposta incomprensibile inventata dalla Meloni , sostenuta dal leader della Lega Salvini, offensiva alla democrazia italiana. Un vero assurdo respinto al mittente.

Il testo, sul quale il governo si era rimesso all’Aula, impegnava l’esecutivo “ad adottare ogni opportuna iniziativa, anche di carattere normativo, volta a introdurre la possibilità di subordinare la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena in caso di condanna per reati sessuali a trattamenti terapeutici o farmacologici inibitori della libido”.

“ Su ordine del giorno di Fdi su castrazione chimica, la maggioranza si è spaccata e Lega e Fratelli d’Italia si sono visti bocciare l’odg con 383 voti.i voi”.

Reveng porn: la Camera approva, ora nessuno potrà pubblicare o diffondere immagini a contenuto sessuale senza il consenso

 

Revenge porn : con 461 voti, la Camera approva l’emendamento al disegno di legge ‘codice rosso’

 

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In base al testo proposto dalla commissione, “salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro“. “La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici”. “La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale”. Si procede tuttavia d’ufficio quando i fatti sono commessi nei riguardi di persona in stato di inferiorità fisica o psichica o di una donna in gravidanza, “nonché quando il fatto è commesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio”.

CONTE –  “Nei giorni scorsi avevo auspicato che tutti i Parlamentari – donne e uomini, di maggioranza e di opposizione – potessero ritrovarsi uniti nel votare a favore di un testo che punisce il ‘revenge porn’ – ha comunicato il presidente del Consiglio – la diffusione di video e immagini a contenuto sessualmente esplicito, senza il consenso della persona interessata. Si è appena conclusa la votazione alla Camera dei deputati: 461 voti favorevoli, nessun voto contrario. Bella testimonianza da parte di una nostra fondamentale Istituzione!”.

Sardegna: il candidato Solinas (centrodestra) supera Zedda candidato del centrosinistra- Flop M5s

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E’ del 55,37% il dato definitivo sull’affluenza alle urne in Sardegna per l’elezione del Consiglio e del governatore. In totale hanno votato 790.709 elettori, dei quali 396.459 uomini e 394.250 donne.Su  472 sezioni su 1840 (il 25,7%), il candidato di centrodestra Christian Solinas è al 47,99%, il candidato di centrosinistra Massimo Zedda è al 33,79% e il candidato del M5s Francesco Desogus è al 10,61%.
Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) è al 2,96%, Mauro Pili (Sardi Liberi) è al 2,35%, Andrea Murgia (Autodeterminatzione) è all’1,69%, Vindice Lecis (Sinistra Sarda) è allo 0,61%. Per quanto riguarda le liste, questi i risultati parziali su 353 sezioni: centrodestra 53,64%, centrosinistra 29,92%, M5S 9%, Partito dei Sardi 2,96%, Autodeterminatzione 1,77%, Sardi Liberi 2,11%, Rifondazione e Comunisti Italiani 0,54%. Le schede bianche sono 1404, le schede nulle 188, le schede contenenti voti nulli 3287.

Più tardi si sapranno i risultati nella loro ampiezza   . L’Ufficio elettorale della  Regione sarda ha comunicato che arriveranno in forma aggregata, ovvero per gruppi di sezioni. I Comuni che hanno fino a 10 sezioni elettorali comunicheranno i dati solo dopo aver concluso lo spoglio del 100% delle stesse, quelli tra 11 e 30 sezioni comunicheranno il primo dato quando sarà raggiunto il 50% dello spoglio, mentre per i centri dalle 30 sezioni in su i dati arriveranno ad ogni 25% dello scrutinio.

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Reazioni

Il Presidente del Consiglio Conte ha commentato: “Direi che non dobbiamo enfatizzare il ruolo di elezioni regionali che hanno importanza per la Sardegna e offriranno degli spunti anche a livello nazionale, ma non ritengo che potrà derivare una qualche conseguenza per il governo nazionale”.

 

Salvini e Di Maio: “L’amore per la poltrona -e il potere – diventa più forte della diversità di vedute tra loro”

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“Salvini e Di Maio “:  “Tav o non Tav dureremo sino alla scadenza del governo”

 

Matteo Salvini  non ha perso occasione, sul tema della Tav, di dire che “non sussiste alcuna polemica in seno al governo ma solo una diversità di vedute tecniche che in ogni caso risolveremo senza bisogno di creare la crisi con il M5S”  Inoltre precisa Salvini “Stiamo preparando un decreto per dimezzare i tempi dei cantieri, l’Italia ha bisogno di più opere“. A questo punto  “se qualcuno ha scavato 25 chilometri di galleria è più utile finirla o lasciarla così? Per capirlo non serve una laurea al Politecnico”.

Per la Tav e le Grandi opere in generale quindi “nessuno stop”. Anzi, serve “un piano Marshall” per il rilancioUn conto sono le parole – dice – un conto sono i fattiL’intesa si trova sempre. Così è stato in questi otto mesi. E sarà così anche stavolta. Siamo abituati a trattare e a portare a casa il risultato, e infatti la maggioranza degli italiani è dalla nostra parte. Se le faccio vedere il mio telefonino, lo troverà intasato di messaggi dei cittadini che ci fanno i complimenti per Quota 100, e sono passati appena cinque giorni dal decreto”.

 Si può risparmiare un miliardo tramite alcune modifiche e si può rivedere in questo senso il progetto, come dice il Contratto di governo, e non vedo grandi problemi. Non solo si va avanti con la Tav. Ma in una fase di rallentamento generale dell’economia, dalla Cina alla Germania, dobbiamo rilanciare con un grande piano di opere pubbliche, in cui rientra la Tav insieme all’apertura e allo sviluppo di 400 progetti, da Nord a Sud. In queste ore è bloccato il Brennero, e se già ci fosse la terza corsia dell’autostrada, che noi faremo, non lo sarebbe. Accelerare e rilanciare sulle infrastrutture è fondamentale. E per farlo, vanno dimezzati i tempi burocratici che servono per le realizzazioni“.
(Ag🙂

Conte interviene sul caso Diciotti e “salva” Matteo Salvini dagli artigli delle toghe divise sulla vicenda

 

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Sulla vicenda Diciotti il premier Giuseppe Conte interviene per assumersi la piena responsabilità politica . Questa vicenda, “se l’avessi ritenuta illegittima, sarei intervenuto”., “rientra nella linea politica sull’immigrazione seguita dal Governo. Sicuramente non mi sento estraneo a questa vicenda. La linea politica è quella del governo. Non può essere estranea alla logica e all’azione concreta perseguita dal Governo”.

CONTE – Una vicenda che “si inquadra nell’ambito della politica sulle migrazioni perseguite dal Governo. Io sono la massima autorità di Governo – ha detto Conte – e quindi sono responsabile di questa politica. Mi sento e mi devo assumere la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto”.     Ma  “non sarò io a suggerire ai senatori come devono votare, anche perché dal punto di vista tecnico, date le premesse, mi sento in conflitto di interessi. Mi sento e mi assumo la piena responsabilità politica della vicenda Diciotti: non possono giudicare me stesso. Saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del Governo”.
Una cosa è certa: se i senatori del M5s non appoggeranno il Ministro dell’Interno respingendo la richiesta dei magistrati etnei di “Autorizzazione a procedere”, il leader della Lega non sosterrà più il governo che andrebbe subito allo sfascio non avendo più i numeri e gli uomini per governare il Paese. V edremo.

 

Giù il cappello di fronte alla coerenza di Gregorio De Falco: il M5S ha ucciso il dissenso, e la libertà di opinione. Provo dolore , non me lo aspettavo…

 

 

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di   R.Lanza

 

Non me l’aspettavo, si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale”. Lo afferma pubblicamente   il senatore dei Cinque Stelle Gregorio De Falco, commentando la sua espulsione decisa dal collegio dei probiviri del M5S. “Speravo – spiega – che restasse vivo uno spazio democratico nel Movimento, che per suo statuto deve essere ispirato al metodo democratico”.

Si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale – spiega  l’ufficiale della capitaneria di porto – perché incide sulla libertà di opinione e voto del parlamentare, tutelata da quella Costituzione che proprio il M5S ha difeso nel 2016 dal tentativo di manomissione del Pd di Renzi”.

“Con questa decisione – conclude – si dimostra che nel M5S mentre si discute di saltare la regola del doppio mandato dall’altra parte ci si irrigidisce pensando che un parlamentare debba votare a favore della manovra senza nemmeno leggerla“.

Molti lo ricorderanno ancora per la famosa telefonata in cui intimava a Schettino “Salga a bordo, ca**o”, durante il disastro della Costa Concordia. Si disse allora: C’è qualcuno valido in Italia che riesce a far funzionare le cose ed ad avere autorità.Quattro anni dopo, Gregorio De Falco, 53 anni, ufficiale in congedo della Marina militare, èra un senatore del Movimento Cinque Stelle. Oggi non più. Si ritrova in mezzo ad una tempesta politica.

Ricorderemo che con  altri quattro parlamentari Cinquestelle, Paola Nugnes, Matteo Mantero, Elena Fattori e Virginia La Mura, si era astenuto dal voto di fiducia al decreto Sicurezza e fu etichettato come dissidente     Una scelta non gradita al M5S che segnalò il caso al collegio di vigilanza, dei probiviri.    Chi sta nel partito deve obbedire senza   pensare e commentare era il coro unanime interno.     Sì ma non per un uomo come De Falco c he ha sempre conservato i valori della libertà dell’uomo , del rispetto anche dell’avversario e delle opinioni.   Insomma un uomo d’altri tempi dinanzi al quale bisogna solo inchinarsi.

Sul decreto Sicurezza rilevò che vi erano profili di incostituzionalità e lasciava migliaia di migranti in un limbo ed in una situazione di incertezza e di irregolarità. Queste persone, secondo De Falco, erano esposte a maggiori rischi di devianza, criminalità e lavoro nero..  Ora l’espulsione, un marchio di vergogna del M5 S che ha sempre sbandierato la sua libertà a favore del popolo.  Dov’è la libertà di opinione? Occorre obbedire alla garibaldina per essere del M5 S?      Questa è dittatura, non democrazia   Proibire il dissenso, Signori del M5S, significa uccidere la libertà di un uomo.     Tanto più se quest’uomo si chiama: Gregorio De Falco.!   Giù il cappello –Di Maio e compagnia di ronda-  di fronte all’ex Comandante della Marina italiana

 

 

 

 

 

Comunicato del M5S inviato a Sud Libertà: “La Stampa deve disintossicarsi dalle pubbliche provvidenze..”

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          ” IN ITALIA SI PRODUCE LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO”

Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa che segue : “….La verità è che il pluralismo e il diritto alla corretta informazione dei cittadini sono in Italia minati in radice da ben altre nefandezze. Come l’invadenza della politica nel mondo dei giornali e delle televisioni. E la presa mortale negli assetti proprietari delle testate da parte di gruppi economico-finanziari che tutto hanno a cuore meno quello di fare giornali autenticamente indipendenti, al servizio dei lettori e dei cittadini. La presa mortale di quei finanzieri, costruttori, padroni della sanità privata che da decenni vanno teorizzando che in Italia è impossibile fare imprenditoria se non si possiede un giornale. Per mettere sotto scacco la politica e il Parlamento, naturalmente, per condizionare gli eletti e magari mungere a loro piacere dal pubblico ogni sorta di appalto, sovvenzione e contributo per le loro altre intraprese di privati prenditori.

Ma questo, sindacato e Ordine dei giornalisti non lo dicono. Nonostante il tema dei conflitti di interesse che devastano e screditano i giornali sia per la nostra democrazia una patologia contro la quale cittadini e lettori reclamano da anni un intervento risolutore, magari limitando negli azionariati il peso dei soggetti economici che giornali e tv usano solo come mezzo di pressione.

Ecco, questo sì che mina il pluralismo in Italia. Producendo quella “dittatura del pensiero unico” che tende a bloccare ogni ipotesi di autentico cambiamento, ogni tentativo di invertire politiche che hanno messo in ginocchio il nostro sistema produttivo, favorito l’imprenditoria parassitaria e predona, riducendo in povertà milioni e milioni di italiani.

Ne riparleremo. E lo faremo nei prossimi giorni e settimane. Continueremo a raccontare che cosa sono stati e sono i finanziamenti pubblici all’editoria che il MoVimento 5 Stelle vuole abolire. Quanti sperperi, regalìe, scandali e truffe hanno prodotto. Quante centinaia di milioni hanno elargito ad editori che nel frattempo hanno sfruttato e sfruttano migliaia e migliaia di giornalisti pagati, grazie ad una legge infame sottoscritta dalla stessa Fnsi, quella del cosiddetto “equo-compenso”, solo qualche euro ad articolo. Migliaia di cronisti ridotti in condizione di estremo bisogno e schiavitù e che tuttavia consentono con il loro lavoro a questi “editori”, soprattutto a livello locale, di riempire decine di pagine ogni giorno e di mandare in edicola giornali che altrimenti non vedrebbero mai la luce. Cronisti ridotti spesso alla fame, ricattabili per bisogno dalla politica e dai potentati economici sui quali sono chiamati a scrivere. Cronisti alle dipendenze di quegli stessi editori che hanno munto e vorrebbero continuare a mungere i fondi della presidenza del Consiglio per fare ancora stati di crisi farlocchi, pensionare e licenziare altre centinaia di giornalisti.

No, signori dell’Ordine e della Fnsi, questo non si può fare. Il nostro sistema di informazione ha bisogno di disintossicarsi dalle pubbliche provvidenze, così come dai conflitti di interesse, se davvero vuole diventare competitivo per fare i buoni giornali, autonomi, indipendenti, credibili che i lettori vorrebbero. Ed è un cammino che, se volete, possiamo fare insieme. In Italia non abbiamo bisogno di un sistema di “partecipazioni statali” per foraggiare carta stampata, radio e televisioni. Quello che ci serve è un sistema nel quale possano tornare ad affermarsi editori puri che come unico obiettivo abbiano quello di fare giornali in grado di reggere le sfide del mercato. Giornali autenticamente indipendenti e nei quali i giornalisti siano pagati il giusto e non resi schiavi. Questo ci serve, se davvero abbiamo a cuore il pluralismo e la nostra democrazia informativa.

  ( Comunicato Stampa M5S -blog)

Commissione Antimafia: LUMIA ERA L’UOMO CENTRALE DEL SISTEMA DI GOVERNO PARALLELO_DELLA REGIONE SOTTO L’OMBRA DELLA MAFIA

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Nella foto Claudio Fava, Presidente della Commissione regionale Antimafia

PALERMO

Un nuovo scenario siciliano rivela il Presidente della commissione regionale antimafia On Claudio Fava dopo aver ascoltato le audizioni del Musumeci.     “«Audizioni svolte dove sembrerebbe emergere, più che un “sistema Montante”, un “sistema Lumia”, nel quale il primo era garante di interessi particolari e specifici del mondo imprenditoriale, ma era il secondo ad essere appunto al centro del sistema parallelo di governo della Regione. È ovviamente ancora un quadro che si sta delineando e non già una certezza. Un motivo in più per proseguire nel lavoro della Commissione». Ne è convinto Claudio Fava dopo le rivelazioni sorprendenti di Nello Musumeci, nell’ambito delle audizioni per l’indagine conoscitiva sul cosiddetto sistema dell’imprenditore Antonello Montante arrestato per corruzione e indagato insieme a esponenti delle forze dell’ordine, dei servizi segreti e politici. 
«Avremmo voluto ascoltare tutti i presidenti della Regione – ha detto Fava al termine dell’audizione – Abbiamo ascoltato Raffaele Lombardo ed avremmo voluto ascoltare Crocetta, che ha declinato l’invito. Oggi abbiamo ascoltato anche il presidente Musumeci per la sua esperienza di presidente della commissione antimafia e deputato dell’opposizione nella scorsa legislatura. Vogliamo capire quanto di questo “sistema Montante” rischia di sopravvivere come governo parallelo della Regione siciliana». 

 

 MUSUMECI ALL’ANTIMAFIA :   “LUMIA ERA L’UOMO OMBRA DEL GOVERNO PARALLELO DELLA REGIONE SICILIANA”

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Non si lasciano sfiggire l’occasione i deputati del M5 S per i quali restano ancora sul tappeto parecchie perplessità pur confermando l’assunto che dietro Lumia aleggi l’ombra della Mafia e dei favoritismi regionali «Abbiamo appreso dal presidente della regione Musumeci, audito in commissione antimafia, che il senatore Lumia aveva addirittura una propria stanza in presidenza della Regione Siciliana. Musumeci ha parlato addirittura di “sistema Lumia” e non di “sistema Montante”. Ebbene, vorremmo capire però se Lumia era lì in veste di osservatore esterno o se lo stesso, rendesse conto a qualcuno».

«Nulla di nuovo sotto il sole – aggiunge De Luca – ma c’è da comprendere a che titolo Lumia fosse lì e cosa abbia fatto o governato in particolare alla Regione. Secondo Musumeci, Lumia era lì per fare il regista, ma io mi chiedo se piuttosto Lumia facesse da guardiano di una strategia che aveva sede in altri luoghi. Non dimentichiamo, per esempio, che gli interessi in gioco riguardavano anche l’agenzia nazionale dei beni confiscati alla mafia, che in sostanza è la più grande holding dell’intero paese».

«Oggi per me – commenta  Roberta Schillaci – è importante capire se ci sono refluenze di quel sistema nel governo attuale, ecco perché staremo a vigilare sull’attività del governo ed in particolare, su determinati assessorati cardine per l’economia siciliana, come ad esempio quello alle attività produttive e dove le cronache di questi ultimi giorni non lasciano stare sereni».

Disatteso dal governo il Patto “Global Compact for Migration” per una migrazione sicura ed ordinata

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Il patto lanciato dall’Onu – Global Compact for Migration- nel settembre 2016 per  garantire a livello internazionale “una migrazione sicura, ordinata e regolare” sarà, almeno per il momento, disatteso dall’Italia.  Il Presidente del consiglio Giuseppe Conte ha comunicato l’opportunità politica di affrontare la questione in  Parlamento  disertando l’appuntamento di Marrakech,.    Sul punto sono nate tuttavia tensioni ed idee diverse tra i due alleati governativi  M5S e Lega.         Quest’ultima condivide pienamente la decisione del premier mentre il M5S ritiene che in aula parlamentare la discussione non approderà ad alcun risultato visto che le posizioni politiche      sono assolutamente diverse tra loro a tal punto che sarà quasi impossibile trovare un punto d’incontro…

CORLEONE: VINCE NICOLOSI DEL MPA, PASCUCCI (29%) AL 2 POSTO TRAVOLTO DALLE POLEMICHE DEL M5S

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Nella foto, Nicolò Nicolosi, vincitore delle elezioni comunali

 

Corleone, il comune sciolto per mafia nel 2016, ha un nuovo capitano dopo diversi commissariamenti subiti.   E’ Nicolò Nicolosi, l’uomo candidato che ha vinto le elezioni comunali. «L’esito delle elezioni – afferma- è una vittoria per la città. I corleonesi si sono svegliati affidando a noi il compito di condurre Corleone verso nuove mete. Lo faremo con la squadra di consiglieri e assessori che abbiamo designato, lo faremo con tutti i corleonesi».

Il vincitore, appoggiato da una lista civica di centrodestra, si attesta al 60% seguito da Maurizio Pascucci (M5s) al 29% e da Antonio Saporito in lizza con una civica di centrosinistra. Nicolosi, 76 anni, è stato sindaco dal 2002 al 2007, il secondo mandato elettorale gli sfugge per appena tre voti, con una coalizione di centrodestra; politico di lungo corso, ha fatto parte della Dc, fondatore del Patto per la Sicilia, poi è entrato nel Mpa dell’ex governatore  Raffaele Lombardo, travolto oggi dalle vicende giudiziarie.

Pascucci dunque che era stato sorpreso sui social in una foto che lo ritraeva accanto al nipote del superboss Provenzano, defunto,e travolto dalle polemiche e dalla decisione del leader del M5 s che avrebbe ritirato il simbolo dal Comune in caso di vittoria, non c’è l’ha fatta.   Certamente la “campagna stampa contraria di Luigi Di Maio” non ha influito positivamente sull’esito finale.     Gli elettori andati a votare sono 6.611 su 10.814, in percentuale il 61,13% di fronte al 73,2% dell’ultimo   appuntamento elettorale

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il Comune di Corleone aveva di nuovo fatto parlare di sé una settimana fa, allorchè i commissari di gestione che da 27 mesi lo amministrano avevano dedicato la via Scorsone, strada dove ha casa la famiglia del “Capo dei capi”Riina, al giudice Cesare Terranova, ucciso dalla mafia nel ’79.