CRISI D’IMPRESA: MISURE D’ALLERTA PER  UNA “SECONDA POSSIBILITÀ” AGLI IMPRENDITOR

Focus di commercialisti, avvocati e giudici fallimentari di Catania sul nuovo Codice

 CRISI D’IMPRESA: MISURE D’ALLERTA PER  UNA “SECONDA POSSIBILITÀ” AGLI IMPRENDITORI

Obblighi di controllo per una riforma normativa che è innanzitutto culturale

CATANIA

«Una novità che investe in pieno il mondo delle imprese e che rappresenta un importante cambiamento culturale»: così Giorgio Sangiorgio, presidente dei Commercialisti di Catania, ha definito il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, al centro di una serie di incontri – organizzati dagli Ordini etnei dei Commercialisti e degli Avvocati  e dal Centro Studi Diritto fallimentare di Catania, in collaborazione con il Tribunale Civile di Catania, IV sezione fallimentare – per approfondire i diversi aspetti della nuova normativa approvata lo scorso gennaio. Tra le disposizioni che entreranno in vigore il 15 agosto 2020, in attesa dei decreti correttivi, vi sono le misure di allerta per la composizione della crisi, focus del primo degli appuntamenti tenutosi ieri (15 novembre) all’Hotel Baia Verde di Acicastello. «Si tratta della parte più rilevante della riforma – ha sottolineato Sangiorgio, che ha coordinato i lavori – perché rappresenta lo spirito di questo nuovo impianto normativo: una prospettiva che va a supporto dell’imprenditore, volta a una “seconda possibilità”, nell’ottica di considerare la situazione di crisi non come patologica, ma costruendo un sistema di misure per intercettarne i segnali e rimediare per tempo».

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Tra gli strumenti previsti dalla normativa per realizzare una «fotografia completa della situazione debitoria», le certificazioni dei crediti delle Pubbliche amministrazioni, sulle quali ha fornito una panoramica – con particolare riferimento agli enti previdenziali – Pier Luigi Tomaselli, coordinatore dell’Ufficio legale metropolitano Inps di Roma. Un’analisi – ha detto – che corre su un «doppio binario con diverse finalità: quello della certificazione, per rappresentare al giudice la posizione debitoria dell’impresa nella procedura concorsuale, e quella dell’informazione, che mira a mettere il giudice nella condizione di conoscere la posizione debitoria allo stato in cui si presenta».

Sulla priorità delle misure di allerta nel contesto normativo nazionale e comunitario si è focalizzato l’intervento di Lucia De Bernardin, giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Catania. Si tratta di «meccanismi ideati per intercettare tempestivamente i segnali di crisi, segnalare problemi di liquidità e arrivare a una ristrutturazione dell’impresa». Seppur sulle modalità di attivazione dell’allerta il quadro del legislatore sia ancora non totalmente definito, De Bernardin ha sottolineato, nel caso dell’Italia dove sono prevalenti le Pmi, il ruolo dei consulenti nell’impostare un migliore e più ordinato monitoraggio e controllo della gestione delle imprese».

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Per verificare che i bilanci delle imprese siano “in regola” – tramite procedure interne o affidate a studi professionali esterni – sono stati individuati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili cinque indici d’allerta, illustrati da Maurizio Stella, segretario dell’Ordine etneo. Si tratta di «indicatori interni ed esterni – ha precisato – che segnalano squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa». Rilevano parametri quali la sostenibilità dei debiti in relazione ai flussi di cassa, i ritardi nei pagamenti, le prospettive di continuità aziendale. Sottoposti a verifiche trimestrali, nel dettaglio si elencano: l’indice di sostenibilità degli oneri finanziari (in termini di rapporto tra oneri finanziari e fatturato), l’indice di adeguatezza patrimoniale (rapporto tra patrimonio netto e debiti totali), l’indice di ritorno liquido dell’attivo (rapporto tra cash flow e attivo), l’indice di liquidità (rapporto tra attività a breve termine e passivo a breve termine); l’indice di indebitamento previdenziale e tributario (rapporto tra l’indebitamento previdenziale e tributario e l’attivo). Applicati su un campione test di 180mila imprese, dall’analisi statistica si rilevano 18mila imprese insolventi tra quelle esaminate nell’arco di cinque anni.

Economia: disco verde alle “Sentinelle” per la crisi d’impresa

 

Al via un ciclo d’incontri di formazione rivolto ai professionisti del settore

ECONOMIA, LAVORI IN CORSO PER IL NUOVO ALBO DEI CURATORI

VIA ALLA FORMAZIONE DELLE “SENTINELLE” PER LA CRISI D’IMPRESA

 

Commercialisti, avvocati e giudici fallimentari di Catania riuniti per analizzare
le prime norme in vigore: organi di controllo e nuovi obblighi per gli imprenditori

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«Una riforma epocale, non solo per le novità normative che introduce, ma prima di tutto per il cambio di mentalità nella direzione del supporto alle imprese. Tramite organi di controllo che svolgono la funzione di “sentinelle”, s’intende arrivare a una diagnosi precoce che permetta di intercettare i segnali interni e prevenire la crisi delle imprese, affinché solo in ultima istanza si arrivi in Tribunale». Così Giorgio Sangiorgio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Catania sintetizza la portata del nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza che riscrive la materia a partire da una impattante novità: bandita la parola fallimento, si parlerà d’ora in poi di liquidazione giudiziale.

La riforma, approvata a gennaio, è stata al centro dell’incontro che si è svolto all’Hotel Mercure di Catania, organizzato da Commercialisti e Avvocati etnei e dal Centro Studi Diritto fallimentare di Catania, in collaborazione con il Tribunale Civile di Catania, IV sezione fallimentare. Il corpo principale del nuovo Codice entrerà in vigore dal 15 agosto 2020, ma alcune norme nell’ambito del diritto societario sono già attive e stanno investendo le figure professionali «chiamate a un ruolo di primo piano rispetto all’obbligo per le imprese di adeguare il loro assetto interno anche tramite l’istituzione di organi di controllo», come sottolineato dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania Marco Tortorici.
Il convegno è stato, dunque, un momento di confronto tecnico sulle linee generali della Riforma ma anche il primo step di un ciclo d’incontri che proseguirà dopo l’estate per accompagnare i professionisti in un percorso di analisi e studio dei diversi aspetti del nuovo Codice. «Una formazione che rappresenta un dovere per gli Ordini, ma anche un valore aggiunto e uno strumento per fare rete», ha sottolineato Lucia De Bernardin, giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Catania, moderatrice dell’incontro.

Una formazione «ineludibile» soprattutto alla luce della prospettiva della nascita di un nuovo “Albo nazionale” dei soggetti incaricati dall’autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e di controllo nelle procedure di cui al codice della crisi e dell’insolvenza: «Figure che rispondono a una delle direttive della riforma verso una maggiore specializzazione e formazione dei professionisti, con l’obiettivo di perseguire efficienza e sollecitudine nella trattazione delle procedure», ha spiegato il presidente della IV Sezione del Tribunale di Catania Mariano Sciacca parlando anche della nuova e più rigida disciplina delle incompatibilità per i curatori.

Tra le disposizioni del Codice da subito in vigore – sulle quali hanno offerto una panoramica il presidente del Centro Studi Diritto fallimentare etneo prof. Concetto Costa, insieme al giudice Giorgio Marinoe al commercialista Maurizio Stella – quelle che prevedono organismi di controllo nelle società a responsabilità limitata, con un ampliamento della presenza del Collegio sindacale, e le norme sui nuovi assetti organizzativi degli imprenditori, chiamati a dotarsi di strutture amministrative adeguate. Una serie di novità «quasi dirompenti in materia di concordato preventivo», ha sottolineato Costa, rilevando nel nuovo Codice una maggiore presenza dell’attività della componente giudiziale, insieme ad una «corposa iniezione di economia aziendale che si avvicina molto alle problematiche economiche attuali».

Gestire la crisi, costruire piani d’impresa, pianificare modelli, scelte strategiche e controlli mirati: questi gli imperativi che il nuovo Codice impone in una visione sistemica preventiva del rischio d’insolvenza.