Giovedì nero per lo sciopero proclamato per oggi, 16 dicembre, da Cgil e Uil contro la manovra economica giudicata insoddisfacente. Per 8 ore sono rischio, pur nel rispetto delle fasce di garanzia, alcuni servizi importanti, dai trasporti – con riflettori sui treni, tra orari e convogli garantiti – alle banche, mentre resteranno fuori dalla protesta il comparto Sanità, Poste e Scuola. “Insieme per la giustizia”, lo slogan della protesta che sarà accompagnata dalla manifestazione nazionale che si terrà a Roma in contemporanea con altre città italiane come Milano, Bari, Cagliari e Palermo.
I lavoratori incroceranno le braccia contro una legge di bilancio che, secondo la protesta, non riduce le diseguaglianze sociali e riconsegna di fatto, alla ripartenza economica post Covid, lo stesso Paese di prima dell’epidemia, con eguali problemi, eguale sviluppo squilibrato, eguale occupazione precaria, eguale- se non peggiorata anzi- redistribuzione sbilanciata della ricchezza.
Ad innescare la miccia della protesta soprattutto la riforma del fisco su cui il governo, accusano Cgil e Uil, ha voluto chiudere una partita favorendo i redditi medio alti e concedendo troppo poco a quelli bassi. “Chiediamo di scioperare e di scendere in piazza perché tutti insieme abbiamo bisogno di combattere una pandemia salariale e sociale che non ha precedenti. La vita e le condizioni delle persone sono nettamente peggiorate e quindi i provvedimenti del Governo devono essere cambiati”, ha ripetuto il leader Cgil, Maurizio Landini che guarda ad un nuovo modello di sviluppo con cui “cambiare la faccia di questo Paese” con “più giustizia sociale, più giustizia economica, e un lavoro di qualità che torni al centro della politica”.
Lo sciopero arriva a 7 anni dall’ultima prova di forza sempre di Cgil e Uil che rompe nuovamente un’unità sindacale conquistata dopo anni di tensioni e contrasti. Ed è la Cisl di Luigi Sbarra che non ci sta ad esprimere dissenso al premier Draghi….Parla anzi al contrario di Uil e Cgil. “Possiamo dire senza vergogna di avere una legge di bilancio di profilo espansivo, coesivo, che da risposte forti di redistribuzione a fasce deboli e a redditi medio bassi e bassi. Abbiamo ottenuto risultati importanti, io li valorizzo e li capitalizzo perché sono stati il frutto delle nostre lotte e della serietà del governo a dialogare con le parti sociali“, ha detto elencando uno per uno i risultati ottenuti dall’inizio della trattativa.
“Sul fisco l’impostazione iniziale del governo prevedeva un finanziamento della riforma di 6 miliardi, 3 sull’Irpef e 3 sull’Irap. Abbiamo chiesto di fare di più e l’esecutivo ha postato 8 miliardi ma divisi in 5 per l’Irpef e 3 per il taglio dell’Irap. Infine , ad oggi invece, abbiamo ottenuto un’altro risultato importante: 7 miliardi sull’Irpef e 1 sull’Irap con una spalmatura che vede per l’85% sgravi fiscali a chi guadagna meno di 50mila euro. Non solo. Portiamo a casa anche un risultato che non era previsto dall’accordo nella cabina di regia: 1,5 mld di decontribuzione per i lavoratori dipendenti sotto i 35mila euro e l’aumento della no tax area per i pensionati a 8.500 euro oltre ad aver conquistato nel 2022 la piena indicizzazione delle pensioni”, ha concluso Sbarra ricordando anche l’aumento da 3 a 5,5 miliardi del finanziamento sulla riforma degli ammortizzatori sociali e i 350 milioni per la proroga della cassa Covid.
Lunedì prossimo c’è un’altra storia a Palazzo Chigi, la riforma delle pensioni. Un tavolo per ridiscutere della legge Fornero al quale i sindacati arriveranno condividendo-apparentemente – una piattaforma unitaria per un pensionamento flessibile.
Ora comunque occhi puntati sulla manovra al Senato dove il tempo stringe: il governo si appresta a giocare e chiudere la partita molto probabilmente in questo fine settimana. E’ attesa per il weekend infatti la presentazione di un pacchetto di emendamenti che assorba le richieste di modifica della maggioranza. Il 21 dicembre la manovra sarà dunque in aula a Palazzo Madama mentre approderà alla Camera solo dopo Natale.