Agricoltura, dalla Regione Sicilia bando da 20 milioni per nuovi imprenditori

 

 

Oleoturismo

 

Palermo,

La Regione sosterrà finanziariamente chi decide di avviare per la prima volta una iniziativa imprenditoriale in agricoltura nel territorio siciliano, comprese le isole minori.
È stato pubblicato il bando del dipartimento regionale dell’Agricoltura rivolto ai nuovi imprenditori agricoli di età fra 41 e 60 anni. Le risorse disponibili ammontano a 20 milioni di euro a valere dei fondi del Complemento per lo sviluppo rurale della Regione Siciliana al Piano strategico Pac 2023 – 2027. Il 2 per cento della dotazione, pari a 400.000 euro, è riservato ad attività da avviare nelle isole minori.
«Supportiamo la nascita di nuove aziende in agricoltura, che resta – dice il presidente della Regione Renato Schifani – un comparto trainante della nostra economia. Il mio governo è quotidianamente impegnato a sostegno del settore, messo in forte difficoltà dagli effetti della persistente siccità; questo bando dimostra la fiducia in un futuro di sviluppo. È una misura che ha significativi risvolti sociali: sosteniamo le iniziative di soggetti non più giovani, ma che abbiano ancora voglia di scommettere su sé stessi e sulla nostra terra e investiamo negli arcipelaghi siciliani, prevedendo di destinare specificatamente una quota dei finanziamenti ai progetti imprenditoriali che vi saranno realizzati».
L’intervento offre opportunità e strumenti per attrarre nuovi imprenditori nel settore agricolo e attuare idee imprenditoriali innovative anche mediante approcci produttivi sostenibili sia in termini di ambiente sia in termini economici e sociali. Occorrerà presentare, con la domanda, un piano aziendale per lo sviluppo dell’attività agricola. Sono favorite le fasi iniziali d’insediamento tra cui l’acquisizione dei terreni, dei capitali, delle conoscenze.
Il sostegno è erogato con il pagamento di una somma forfettaria in conto capitale di 30.000 euro. Le istanze possono essere presentate attraverso il portale Sian dal 22 luglio al 21 novembre 2024.

Napoli, attivati accordi quadro per più di un miliardo di investimenti.

 

Napoli, ecco la nuova piazza Municipio - la Repubblica

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Napoli

Il Comune di Napoli attiva gli ” Accordi Quadro corrispondenti a più di un miliardo di investimenti afferenti a più tipologie di finanziamento (Patto per Napoli, PNRR, FESR 2014-2020, CIS Centro Storico, Programma Periferie, ecc.) ed a più di 50 opere pubbliche già individuate. Il ricorso allo strumento dell’Accordo Quadro consente di disporre di un “contenitore” di aggiudicatari.

Nel corso della procedura di gara viene, infatti, fissata la disponibilità delle imprese e/o delle società di servizi tecnici a svolgere i lavori e/o i servizi tecnici individuati che verranno eseguiti in funzione di finanziamenti già disponibili e/o eventualmente attivabili con tempistiche stringenti. Ciò significa che più facilmente l’Amministrazione potrà rispettare i tempi. Non di secondaria importanza, lo strumento dell’accordo quadro consente di operare sui finanziamenti già assegnati e su quelli futuri.

L’Amministrazione utilizza e ha utilizzato spesso questo strumento, ma per la prima volta non sono i singoli uffici ad utilizzarlo, ma sono gli uffici tecnici insieme a ricorrere a tale strumento in maniera coordinata. Sono coinvolti tutti gli assessorati – Infrastrutture, Urbanistica, Patrimonio, Scuole, Welfare, Cultura, Sicurezza,Verde, Ambiente, Turismo, Sport, Politiche giovanili, Pari Opportunità – trattandosi, tra l’altro, di progetti fortemente integrati. Basti pensare alla riqualificazione del Quartiere Scampia o alla valorizzazione dell’Albergo dei Poveri, al tema della passeggiata lungo il Molo San Vincenzo o l’efficientamento energetico degli edifici istituzionali, per comprendere la forte integrazione tra temi e deleghe. Questo approccio metodologico è parte della riorganizzazione del lavoro in atto nella macchina comunale che si concluderà con l’immissione del nuovo personale all’esito del concorso in atto.

Gli Accordi Quadro attivati sono due, uno relativo ai lavori e uno alle verifiche, ma per garantire la più ampia partecipazione delle imprese alla procedura si è scelto di suddividerli in lotti, raggruppati per tipologie (Cluster). Nello specifico, l’Accordo Quadro Lavori è suddiviso in 23 Lotti su 4 Cluster: – nuova realizzazione e riqualificazione immobili ERP; – riqualificazione immobili istituzionali; – restauro e riqualificazione di immobili istituzionali e beni culturali;

– interventi infrastrutturali con sistemazione aree verdi. L’Accordo Quadro Verifiche è suddiviso in 13 Lotti, su 5 Cluster:

– infrastrutturazione e realizzazione linee metropolitana; – opere stradali e viabilità; – rigenerazione urbana, manutenzione e adeguamento di elementi del patrimonio edilizio costruito; – infrastrutture fognarie e protezione idraulica del territorio;

– riprogrammati le cui progettazioni sono ultimate o in fase di ultimazione e consentire che nuovi progetti finanziati o da finanziare vengano realizzati nel pieno rispetto delle stringenti tempistiche

ENERGIA PULITA E FINANZIAMENTI GREEN SIBEG COCA-COLA: 3 MLN DI EURO DA BANCO BPM PER UNA CRESCITA SOSTENIBILE

 

 

Anteprima allegato
Foto Sede Coca Cola- di Marco Notari
Linea di credito per installare a Catania il nuovo impianto fotovoltaico che consentirà all’azienda di auto-produrre il 74% del fabbisogno energetico

 

 

Catania 

Banco BPM ha perfezionato un finanziamento di 3 milioni di euro a favore di Sibeg Coca-Cola (Gruppo ACIES di Bologna), società con sede a Catania che dal 1960 produce, imbottiglia e sviluppa tutti i prodotti a marchio The Coca-Cola Company in Sicilia. Il finanziamento è finalizzato all’installazione del nuovo impianto fotovoltaico presso la sede produttiva della società, situata nel cuore della zona industriale del capoluogo etneo, all’interno dello stabilimento che ospita sia la zona dedicata alla produzione, sia quella degli uffici amministrativi, commerciali e di direzione.

Grazie all’investimento effettuato, l’energia prodotta dal nuovo impianto fotovoltaico da 2,2 MWp passerà dagli attuali 250.000 kwh/annui ai circa 3.000.000 KWh/annui, incrementando la percentuale di energia da fonti rinnovabili.

Anteprima allegato

«Siamo sempre alla ricerca di nuove strade che possano condurre alla riduzione dell’impatto sul territorio – sottolinea l’amministratore delegato di Sibeg Coca-Cola Luca Busi (nella foto sopra )– quest’operazione è l’ulteriore conferma che il nostro impegno si rinnova ogni anno con importanti traguardi da raggiungere. La nuova linea di credito servirà a potenziare l’attuale portafoglio fotovoltaico, innalzando le nostre performance ambientali: l’impianto, che si estenderà su una superficie di 10.053 mq, ricoprirà infatti la totalità dello stabilimento. Dal 2016 utilizziamo energia 100% proveniente solo da fonti rinnovabili: dal 2020, grazie all’installazione dell’impianto di trigenerazione, l’azienda è in grado di produrre in maniera autonoma il 50% di energia elettrica, vapore ed acqua refrigerata, con la conseguente riduzione di 290 tonnellate di anidride carbonica. L’approvvigionamento della restante quota di energia viene acquistata da fonti rinnovabili presso Enel. Con questa operazione, la percentuale di energia autoprodotta rispetto al fabbisogno dello stabilimento salirà al 74-78%, di cui il 27% proveniente proprio dall’impianto FV da 2,2 MWp».

 

«L’intervento a sostegno di Sibeg e del gruppo ACIES conferma la forte volontà di Banco BPM di porsi a fianco delle imprese virtuose che attuano i loro piani di crescita in una logica attenta alla sostenibilità, all’ambiente e all’innovazione tecnologica e che rappresentano un importante volano di sviluppo per il territorio – commenta Marco Notari, Responsabile del Mercato Corporate Centro – Nord di Banco BPM che ha seguito l’operazione – Per Banco BPM l’attenzione a questi temi è fondamentale e per questo abbiamo avviato per le imprese un plafond da 5 miliardi destinato ai finanziamenti sostenibili, un ulteriore sostegno in questo delicato momento di ripartenza».

 Infine Sibeg Coca-Cola, che nel 2021 ha presentato il suo primo Bilancio Sostenibile redatto da KPMG, nei prossimi anni punterà ad obiettivi sempre più ambiziosi: «Vogliamo diventare azienda a zero emissioni entro il 2026, con utilizzo sempre crescente di bottiglie in 100% plastica riciclata – continua Busi – affinché il nostro modello possa fare da apripista, coinvolgendo e trainando le molteplici realtà imprenditoriali virtuose che operano sul territorio siciliano».

OMBRE SUL VATICANO MA ANCHE IL MERITO DI AVER SCOPERTO IL CORRUTTORE -G-TORZI-CHE RICATTAVA LA SEGRETERIA PONTEFICIA

Il mandato di cattura è stato notificato al termine dell’interrogatorio dal Promotore di Giustizia: estorsione, peculato e truffa aggravata i capi di imputazione

PAPA FRANCESCO ERA ALL’OSCURO DI TUTTO, DA SEMPRE IMPEGNATO NELLA MORALIZZAZIONE DELLA CHIESA

I veri nemici di Papa Francesco

Funzionari del Vaticano infedeli, indagini a Londra, il progetto di un bond da 30 milioni di euro con la Banca Popolare di Bari, infiniti rivoli di denaro che portano lontano, lontanissimo, dall’obolo di carità per i poverelli a cui i tanti soldi spariti erano destinati. Un Papa che ha sempre denunciato la corruzione nel mondo ma che non sapeva gli intrecci che avvolgevano la Chiesa di Roma. Era tenuto all’oscuro di tutto .Il più grande scandalo finanziario di sempre a Oltretevere, per come lo hanno ricostruito i magistrati vaticani, (si parte da 300 milioni ma le cifre dei soldi che ballano in varie operazioni sarebbero molto più alte) si è consumato negli anni all’insaputa di un Papa Francesco impegnato contro la corruzione in un’epocale e radicale opera di moralizzazione che non pochi nemici ha incontrato (e tuttora incontra) sul suo percorso evangelico.

Il Vaticano con il Comunicato stampa che appresso pubblichiamo- informa comunque di aver individuato  il marciume che gettava ombre sulla Chiesa e, tramite la Procura ponteficia, precisa essa i fatti giudiziari, che si sono svolti , conclusasi con i provvedimenti giudiziari. Una pulizia interna insomma, resa possibile con le numerose indagini dei magistrati del Vaticano.

Palazzo del Tribunale e della Gendarmeria in Vaticano

“Il broker Gianluigi Torzi, che fece da intermediario per far tornare alla Segreteria di Stato la proprietà di un immobile di Londra, è stato arrestato ieri sera in Vaticano.

“In data odierna – informa la Sala Stampa della Santa Sede – l’Ufficio del Promotore di Giustizia del Tribunale Vaticano, al termine dell’interrogatorio del sig. Gianluigi Torzi, che era assistito dai propri legali di fiducia, ha spiccato nei suoi confronti mandato di cattura”.

“Il provvedimento a firma del Promotore di Giustizia Gian Piero Milano e del suo Aggiunto Alessandro Diddi – continua il comunicato – è stato emesso in relazione alle note vicende collegate alla compravendita dell’immobile londinese di Sloane Avenue, che hanno coinvolto una rete di società in cui erano presenti alcuni funzionari della Segreteria di Stato”.

“All’imputato vengono contestati vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, reati per i quali la legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclusione”. Gianluigi Torzi è ora detenuto in appositi locali presso la caserma del Corpo della Gendarmeria”.

 

 Un sisma giudiziario che si traduce nella gestione dubbia di centinaia e centinaia di milioni di euro relativa all’acquisto da parte della Segreteria di Stato Vaticana dell’immobile di Sloane Avenue nella capitale britannica (prezzo triplicato rispetto al valore iniziale).        Il protagonista è lui, l’imprenditore Gianluigi Torzi, intervenuto nell’affare – secondo i magistrati pontifici – per risolvere l’impasse della partecipazione della Santa Sede al fondo Athena e diventato poi, secondo la procura vaticana, l’uomo in grado di tenere in pugno la segreteria di Stato fino a riuscire a estorcerle 15 milioni di euro.

Per gli inquirenti dell’Ufficio del Promotore di Giustizia Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi il quadro si fa inquietante a cominciare dagli investimenti fatti dalla Segreteria di Stato nell’Athena Capital Global Opportunities Fund del noto finanziere Raffaele Mincione, dopo un analogo tentativo di business naufragato in Angola: un’operazione, quella con Athena, nata quando a capo della sezione Affari generali della Segreteria c’era monsignor Angelo Becciu, e considerata anomala dalla magistratura vaticana già solo per il fatto che si fosse deciso di finanziare in parte il fondo con i denari dell’Obolo di San Pietro, destinando dunque somme possedute con vincolo di scopo per il sostegno delle attività caritatevoli a vere e proprie operazioni speculative.

La necessità di uscire da questa operazione scomoda che era costata milioni di euro al Vaticano porterà poi al ‘caso’ dell’acquisto dell’immobile di Sloane Avenue con l’intermediazione di Torzi e della sua Gutt Sa, scatenando uno dei più violenti scontri mai registrati Oltretevere e uno scambio al vetriolo tra il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha definito “opaco” l’affare di Londra, e l’ex Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, che ha assicurato di aver sempre agito nell’esclusivo interesse della Santa Sede arrivando a evocare la ‘macchina del fango’.

Ma la procura pontificia avrebbe accertato ruoli e interessi dei protagonisti oltre al percorso dei “soldi dei poveri” finiti a finanziare acquisizioni – osservano gli inquirenti – di azioni per diversi milioni di dollari, la sottoscrizione di obbligazioni e perfino quella di un bond emesso da una società riconducibile ancora a Mincione per 16 milioni di dollari: tutte mosse che peraltro, lungi dal portare un guadagno alle casse del Vaticano, per gli inquirenti si sono tradotte in una perdita accertata di oltre 18 milioni di euro al settembre del 2018 e che, secondo gli investigatori, potrebbero nascondere una enorme voragine nei conti della Santa Sede.

L’Europa non ascolta l’Italia ma approva “un pacchetto orientato al sostegno dell’economia e ad investimenti futuri”

 

 

Ue. Ridistribuzione dei seggi del Parlamento europeo dopo la ...

Ancora fibrillazioni tra le parti politiche sulla decisione europarlamentare nella plenaria di  Bruxelles, una risoluzione comune- si sa-  sulle misure necessarie a contrastare le conseguenze della pandemia di Covid-19, che prevede tra l’altro l’utilizzo di Recovery Bond legati al bilancio Ue.

La risoluzione  passata con 395 voti a favore, 171 contrari e 128 astenuti, con 694 voti espressi ha registrato il parere contrario di  Lega e Fi all’emendamento sugli eurobond. 

Nessuna intesa a riguardo tra  M5s e Pd perchè le posizioni erano già diverse all’epoca della creazione del Mes.     Riportiamo spunti di un comunicato stampa della delegazione del Movimento al Parlamento europeo : “Ribadiamo la nostra contrarietà al Mes con il voto negativo sul paragrafo che lo menziona. Purtroppo molti emendamenti migliorativi non sono stati approvati e di questo ci rammarichiamo: senza gli Eurobond si è rivelata una occasione mancata”. Questa mattina il Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza il paragrafo in cui chiede di “attivare” il Mes per far fronte alla crisi. I 5Stelle hanno detto no come la Lega e Fratelli d’Italia. A favore il Pd. Nella risoluzione, votata ad ampia maggioranza, il Parlamento europeo invita la Commissione europea “a proporre un massiccio pacchetto di investimenti per la ripresa e la ricostruzione a sostegno dell’economia europea dopo la crisi, che vada al di là di ciò che stanno già facendo il meccanismo europeo di stabilità, la Banca europea per gli investimenti e la Banca centrale europea e che si inserisca nel nuovo quadro finanziario pluriennale”.

Gli investimenti necessari, secondo l’Eurocamera, “potrebbero essere finanziati attraverso un bilancio pluriennale ampliato, i fondi e gli strumenti finanziari dell’Ue esistenti e obbligazioni a sostegno della ripresa garantite dal bilancio dell’Ue: tale pacchetto  aggira  l’ipotesi della  mutualizzazione del debito esistente e dovrebbe essere orientato a investimenti futuri”. Il Parlamento inoltre, invita gli Stati membri della zona euro ad attivare i 410 miliardi di euro del Mes, con una linea di credito specifica; “ricorda che questa crisi non è responsabilità di un determinato Stato membro e che l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di combattere le conseguenze della pandemia.

Come misura a breve termine, il meccanismo europeo di stabilità dovrebbe immediatamente estendere le linee di credito precauzionali ai Paesi che chiedono di accedervi per far fronte alle esigenze di finanziamento a breve termine per affrontare le conseguenze immediate della Covid-19, con scadenze a lungo termine, tassi competitivi e condizioni di rimborso connesse alla ripresa delle economie degli Stati membri”.  

Corte dei conti: “Manovra con orientamento tendenzialmente espansivo”

La Corte dei conti parla di futuro economico in espansione e afferma: “La condizione dei conti del nostro Paese, pur in un contesto di tassi di interesse assai più favorevole di quello prefigurato nel Def dello scorso aprile, “appare fragile ed esposta a rischi, nel breve come nel medio termine”. La nuova manovra approvata dal Parlamento per l’intero triennio 2020-2022, punta ad un orientamento tendenzialmente espansivo“.

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E ancora: “Nonostante il miglioramento del quadro tendenziale, infatti, soprattutto per la minore spesa per interessi (l’indebitamento scenderebbe all’1,4 per cento del Pil nel 2020 rispetto al 2 per cento del Def e l’avanzo primario crescerebbe di 3 decimi di punto nel 2020 sempre rispetto al Def) continua a risultare determinante l’aumento delle imposte indirette legato alle ‘clausole di salvaguardia’.     Per la Corte dei conti  il disavanzo si pone di poco al di sotto del 3 per cento e le scelte operate con la legge di bilancio per il 2019 assottigliano ancora i margini di manovra per nuovi interventi”

Anche l’esercizio 2020 si preannuncia dunque impegnativo per il governo dei conti pubblici. “La situazione economica – si spiega – è caratterizzata dalle crescenti incertezze che pesano sul quadro macroeconomico internazionale, anche per l’acuirsi delle pressioni protezionistiche, che si traducono in un deciso rallentamento delle principali economie europee”.

A riflesso di una negativa dinamica del commercio internazionale (con il volume degli scambi che nella prima metà dell’anno si è contratto dell’1,4 per cento in termini tendenziali) e di un sensibile rallentamento delle attività nell’Area dell’euro, la crescita è rimasta debole. Le prospettive dell’economia italiana, già largamente al di sotto della media europea, ne risentono ulteriormente. Le difficoltà interessano ampi comparti della domanda aggregata e in particolare le componenti interne. I consumi delle famiglie sono in decelerazione, nonostante l’ancora buona intonazione del mercato del lavoro e il benefico effetto che la bassa inflazione esercita sul reddito disponibile reale”.

Gli investimenti, pur mostrando una maggiore vivacità, non sembrano nel complesso in condizione di dare un impulso adeguato all’esigenza sempre più vitale di aumentare lo stock di capitale della nostra economia. Le insufficienti aspettative di domanda inducono le imprese a ridimensionare i piani di produzione e decumulare le scorte di magazzino. Il rallentamento – sottolinea la Corte dei Conti – deriva, innanzitutto, dalle difficoltà dell’industria manifatturiera su cui più pesano le incertezze che ancora permangono sul disegno da perseguire nel medio termine per adeguati investimenti in ricerca e innovazione, istruzione e formazione di capitale umano, infrastrutture e salvaguardia del territorio, energie rinnovabili e green economy”.

Mitiga l’insoddisfacente dinamica della domanda interna – spiegano ancora i magistrati contabili – l’andamento della bilancia commerciale, con le esportazioni nette che, stando agli ultimi dati disponibili, continuano a fornire un contributo positivo, ma sono fortemente esposte agli effetti delle guerre commerciali in corso e ai fattori di rischio geopolitico”…

 

 

L’Istat: “l’indebitamento degli Enti pubblici è pari a -2,2% con revisione al peggioramento”

 

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 Le stime del Pil per il 2018 si attestano secondo l’Istat  a +0,8% invece del +0,9% previsto ad aprile scorso, con una revisione in calo di 0,1 punti percentuali. Per il 2017 il dato viene invece confermato a +1,7%.

“Nel 2018 il pil ai prezzi di mercato -avverte il Comunicato Stampa dell’Istat-risulta pari a 1.765.421 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 8.439 milioni rispetto alla stima di aprile scorso. Per il 2017 il livello del pil risulta rivisto verso l’alto di 9.220 milioni di euro. Nel 2018 il tasso di crescita del pil in volume è pari a 0,8%, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di aprile. Sulla base dei nuovi dati, il pil in volume è cresciuto nel 2017 dell’1,7%, con una revisione nulla rispetto alla stima di aprile; il tasso di crescita del 2016 è stato rivisto all’1,3% dall’1,1% della stima precedente. Nel 2018 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti in volume del 3,2%, i consumi finali nazionali dello 0,7%, le esportazioni di beni e servizi dell’1,8% e le importazioni del 3,0%.

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Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato dello 0,7% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, del 2,0% nell’industria in senso stretto, dello 0,6% nel settore dei servizi e del 2,4% nelle costruzioni. Per l’insieme delle società non finanziarie, la quota di profitto è pari al 42,2% e il tasso di investimento al 21,3%.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato nel 2018 una crescita dell’1,8% in valore nominale e dello 0,9% in termini di potere d’acquisto. Poiché il valore dei consumi privati è aumentato dell’1,7%, la propensione al risparmio delle famiglie è rimasta quasi stabile, passando dall’8,0 all’8,1%.

L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è pari nel 2018 a -2,2 % (-2,4 % nel 2017), con una lievissima revisione in peggioramento (+0,2 punti percentuali) rispetto alla stima pubblicata ad aprile

 

CONTE :”VI SPIEGO QUALE SARA’ IL MIO IMPEGNO DI GOVERNO DI RILANCIO PER IL SUD”

 OCCORRE EQUITA’ SOCIALE E TERRITORIALE : CONTRASTARE IL DIVARIO TRA NORD E SUD

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Giuseppe Conte precisa il suo impegno per il Sud, l’azione riformatrice del nuovo governo. Ecco la lettera-comunicato  diffusa dal premier. “la lettura del Manifesto per l’Italia, pubblicato su un quotidiano siciliano , mi ha offerto l’opportunità di arricchire la riflessione sull’urgenza di una proposta qualificante per il nostro Sud. Proprio nella giornata di ieri ho avuto modo di condividere con la neopresidente della Commissione europea Ursula von der Leyen i contenuti più significativi dell’agenda riformatrice alla quale il nuovo governo sta lavorando, a partire proprio dall’avvio di un piano strutturale di rilancio del Mezzogiorno, che sarà parte integrante del “patto con l’Europa” che ho proposto ieri a Bruxelles.

Voglio essere estremamente chiaro. Si tratta di una sfida decisiva. Per affrontarla è necessario il concorso delle migliori risorse, in una prospettiva di crescita socio-economico e culturale, che deve riguardare l’intero Paese. A tale proposito, ho accolto con favore la dichiarazione d’intenti, contenuta nel Manifesto, orientata – come si legge – ad affiancare all’inchiesta e alla denuncia documentata una fase nuova per avviare progetti, azioni costruttive di proposta, tese a ricucire l’Italia, dentro “un disegno non assistenziale di sviluppo”.

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La crescita dell’Italia, da Sud a Nord, è fra i punti più qualificanti dell’azione del Governo, a partire dall’ineludibile principio dell’equità sociale e territoriale. Si tratta di una priorità che gli italiani avvertono da decenni, al pari di tematiche forse più spesso evocate a livello mediatico, ma non per questo più urgenti.

Allo stesso modo, posso garantirLe che si tratta di un’evidenza avvertita anche dalle Istituzioni europee, come dimostrato, proprio pochi giorni fa, dalla Direzione generale per la Politica regionale e urbana della Commissione Ue, secondo la quale negli ultimi anni gli investimenti pubblici nel Sud-Italia sono diminuiti in maniera consistente. A tale proposito è inaccettabile che nello stesso Paese, come emerge dal rapporto del Comitato europeo delle Regioni, coesistano la provincia a più basso tasso di povertà (Bolzano) e tre delle Regioni a più alto rischio d’indigenza, tutte del Sud. È un trend che dobbiamo invertire con urgenza, lavorando alacremente al rilancio del Meridione. Vogliamo realizzare un piano straordinario di intervento, approntare una cintura di protezione per le aree che soffrono di maggiori disagi dal punto di vista economico e sociale. Dedicheremo il nostro impegno a questo obiettivo e ne faremo un autentico pilastro della nostra azione politica, in Italia e in Europa.

L’azione riformatrice del Governo, a partire dai progetti di autonomia differenziata, mira a promuovere e a riconoscere, nel rispetto della Costituzione, le legittime pretese dei territori, senza perdere di vista però gli obiettivi della coesione e della solidarietà nazionale. La nostra prospettiva mira a contrastare il divario fra Nord e Sud, le logiche di contrapposizione fra aree di un Paese che corre a velocità diverse. Lavoriamo affinché i nostri figli non conoscano un’Italia di serie A e una di serie B. Lavoriamo, al contrario, per un Paese che, compatto, deve mettere in campo tutti gli strumenti per vincere le sue sfide nel mutevole contesto internazionale. Per farlo c’è bisogno di lasciare alle spalle quei sentimenti di rassegnazione che finiscono per deprimere anche i migliori slanci. È inutile nasconderlo: spesso i modelli di governo, a livello locale, si sono piegati a logiche più vicine alla gestione del potere che al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Credo che le classi politiche nei territori abbiano oggi una grande occasione di riscatto.

C’è un Governo pronto a mettere in campo tutti gli strumenti di coordinamento e di sostegno. Le priorità sono una Banca pubblica per gli investimenti a supporto delle imprese e tutti quegli strumenti di intervento, come i Contratti istituzionali di sviluppo, le Zes e i Contratti di Rete, idonei a perseguire obiettivi mirati e finanziariamente sostenibili, in grado, al contempo, di capitalizzare le risorse, in particolare quelle europee, che spesso non sono spese o non vengono adeguatamente impiegate. E poi ancora, l’aumento di fondi dedicati alle infrastrutture di tutto il Paese, con una quota destinata al Sud maggiore rispetto al passato e realmente calibrata sulla popolazione e sui suoi bisogni. Non è tollerabile – è solo un esempio fra i tanti – che Matera, la Capitale europea della cultura, rimanga isolata dal resto del Continente a causa di una rete ferroviaria inadeguata. Una politica che propone soluzioni concrete e rapide contribuisce ad alimentare il “serbatoio della fiducia”, garantendo il carburante necessario per il riscatto del Sud.

C’è un capitale umano da motivare e accrescere: sono i giovani, le uniche eccellenze che non vorremmo più “esportare”. Le scelte politiche dei prossimi mesi devono mettere le nostre ragazze e i nostri ragazzi nella condizione di poter restare. Per questo è necessario rafforzare la rete della ricerca e dell’innovazione, sostenere i percorsi di autoimprenditorialità, rendere attrattivi i territori per le loro aspettative economiche e sociali, per i loro progetti di vita. Vi è poi un capitale naturale da valorizzare e mettere al servizio di una visione di ampio respiro in materia di turismo, cultura e rispetto dell’ambiente, sempre nel segno di uno sviluppo sostenibile. La transizione energetica e un Green new deal sono gli alleati dello sviluppo nel Mezzogiorno, poiché sono capaci di coniugare nuova occupazione, innovazione e tutela dell’ambiente.

Parlare del Sud e lavorare ad una maggiore coesione dell’intero sistema-Paese significa promuovere il bene comune di tutti gli italiani. Significa scongiurare i rischi di una società frammentata e arroccata su dannosi egoismi. Significa mettere a disposizione competenze, volontà e – soprattutto – entusiasmo e fiducia.

È un impegno collettivo al quale non possiamo sottrarci”.

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Catania: investire all’estero, andare a DUBAI, nei Paesi arabi, verso nuovi mercati

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Quali opportunità per le PMI siciliane

DESTINAZIONE EMIRATI ARABI

Ordine Commercialisti Catania: nasce Commissione di Studio sull’internazionalizzazione

 

Nel mese di novembre a Dubai prenderà il via l’Italian Festival week: un evento-vetrina sullo stile di vita nostrano e sulle eccellenze italiane presenti negli EAU. Oggi da Catania basta un volo diretto e un tragitto che dura meno di sei ore, per catapultarsi in un territorio che garantisce già da tempo un buon interscambio con le nostre imprese. Lì dove il Pil continua a crescere, così come l’interesse verso la Sicilia, c’è spazio per sviluppare attività imprenditoriali nei settori più trasversali: dal food all’edilizia, passando per la moda e i prodotti agricoli.

Un contesto altamente competitivo, dove serve arrivare preparati, non soltanto sotto il profilo fiscale e amministrativo. L’obiettivo, dunque, oggi più che mai è quello di costruire questo ponte ideale con tutti gli strumenti utili per infrastrutturare al meglio, proiettare all’estero il nostro sistema commerciale e imprenditoriale e attrarre investimenti esteri. Focus al centro dell’incontro che si è svolto ieri – venerdì 26 ottobre – nel capoluogo etneo durante il convegno “La Sicilia ponte sul mediterraneo tra Europa e Stati Arabi: un modello di sviluppo possibile”. A promuoverlo l’Ordine etneo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (Odcec), l’assessorato al Turismo della Regione Siciliana, il Comune di Catania, SAC – Società Aeroporto Catania e la Camera di Cooperazione italo-araba.

 

I Paesi Arabi possono fortemente incidere sullo sviluppo della Sicilia: in vista di Expo 2020 occorre arrivare preparati per cogliere opportunità che non sono più soltanto miraggi. «Questa iniziativa – ha sottolineato il presidente Odcec Catania Giorgio Sangiorgio – rientra nell’attività organizzate per informare e sollecitare i dottori commercialisti, che possono supportare i propri clienti a investire all’estero con visione strategica. Gli imprenditori avvertono l’esigenza di un percorso di accompagnamento che possa guidarli in ambito internazionale. Non si tratta certamente di un sostegno alla delocalizzazione ma al potenziamento di aziende che godono di buona salute: è per questo che alcuni giorni fa è nata la nuova Commissione di Studio dell’Ordine sull’internalizzazione, che verrà presieduta da Giuseppe Giarlotta». 

Nel corso della tavola rotonda, coordinata dal consigliere Odcec Marcello Murabito e introdotta dal commercialista Nicola Platania, sono intervenuti:Mario Mancini (presidente Camera Cooperazione italo-araba), Carlo De Simone (responsabile Relazioni Esterne di Simest), Italo Mennella e Salvatore Scalisi (direttore ente bilaterale regionale Turismo Siciliano), Angelo Di Martino (vicepresidente vicario di Confindustria Catania) e Maria Cristina Zuddas (ente italiano di Certificazione Halal “Whad) che ha trattato il tema “Italia Bayti: un progetto per l’incoming e l’accoglienza in Italia del turista arabo e musulmano”. Hanno portato i saluti istituzionali la funzionaria regionale Daniela Lo Cascio e il delegato SAC Francesco D’Amico. Ha concluso il convegno Nicoletta Danieli, referente negli Emirati della Camera di Cooperazione, in diretta dalla capitale araba, che ha presentato in videoconferenza l’Esposizione Universale di Dubai 2020, in programma dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021.

SUD LIBERTA’ : IL SUD SI STA “DESERTIFICANDO”, I GIOVANI FUGGONO,LASCIANO GLI STUDI, IL RILANCIO DELLA SICILIA AFFIDATO SOLO A POCHI MA NON BASTA

IL  DRAMMA      SICILIANO

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di   Raffaele  Lanza

Sotto i riflettori il dibattito politico-economico: la “Questione meridionale”. Secondo studi di osservatori scientifici (Svimez), il Mezzogiorno per recuperare terreno rispetto al resto del Paese deve essere sostenuto da politiche ad hoc. Altrimenti, si profila un rischio peggiore. ed un ulteriore passo indietro   Non trascuriamo che il Meridione  può pagare anche le incertezze internazionali e il rallentamento del commercio mondiale che potrebbero debilitarne, ulteriormente, la crescita. Non ci sono dubbi: il Sud ha bisogno di investimenti e di interventi strutturali nella propria economia. Per questi motivi, nell’evoluzione del Meridione d’Italia, e in Sicilia in particolare, il ruolo della politica è di straordinaria importanza. Il ruolo spesso evocato nel dibattito di politica economica su efficacia e rilevanza degli investimenti pubblici quale volano dello sviluppo del Paese è, nel Sud, confermato con ogni evidenza”.

 

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In 16 anni, hanno lasciato il Mezzogiorno, un milione e 883mila residenti, la metà giovani. Purtroppo è la Sicilia la regione in cui l’emorragia è più allarmante.Mettiamo nel conto poi anche la Campania e la Calabria che stanno comunque meglio di noi . Secondo il presidente Svimez Adriano Giannola, “con la frenata dell’economia le prospettive per il Sud peggiorano. Per ora tutto tiene, ma i dati che iniziano a circolare sul rallentamento della crescita preoccupano, anche perché il Mezzogiorno continua a portarsi dietro tutte le sue arretratezze”. In buona sostanza, “il recupero che c’è stato negli ultimi due anni rischia di saltare nell’attuale stagione dell’incertezza”. Per lo Svimez, nel 2019, “si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2 per cento nel Centro-Nord e +0,7 per cento al Sud”. Secondo Giannola, “il Mezzogiorno non è tutto uguale. Ci sono regioni che hanno fatto meglio,  ma ce ne sono altre, come la Sicilia, che stanno andando particolarmente male”.

La Sicilia – è il pensiero di SUD LIBERTA’- è stata usata nei decenni come un serbatoio di voti , messa volutamente in ginocchio nello sproporzionato rapporto economico con il Nord Italia, per costringere la popolazione a rivolgersi ai referenti politici- onorevoli – e frequentare le segreterie dei deputati per risollevare la famiglia con un favore o un “posticeddu” al Comune o, velatamente, alla Regione in massa o creando apposite categorie clientelari (come alla Protezione civile o in maniera sfacciata al dipartimento ai beni culturali infestato dagli “amici degli amici”)…

A dispetto delle dichiarazioni politiche attuali , lo Svimez dimostra, purtroppo, che il Sud, e la Sicilia in particolare, si stanno “desertificando”. Chi si iscrive all’Università lascia la struttura sia per i costi esosi delle tasse che ricadono sulle spalle dei genitori sia per la difficoltà/impossibilità di trovare lavoro persino con due lauree… I giovani sono senza futuro e fuggono altrove,probabilmente sono più coraggiosi delle precedenti generazioni, partono in Spagna, Australia, Svizzera, Germania ,le micro, piccole e medie imprese accusano la mancanza del sostegno adeguato, la burocrazia eccessivamente pesante e l’assenza di aiuti per l’accesso al credito, le famiglie si sentono abbandonate. Solo il lavoro e la produzione nonchè l’agricoltura possono salvare il Sud e la Sicilia. , per invertire la rotta del tessuto produttivo/occupazionale dell’isola.   Non basta combattere la Mafia e la corruzione come un dipartimento di polizia e magistratura,-osserviamo noi di SUD LIBERTA’ – occorre che l’intera classe politica regionale, collaborando con la Presidenza della Regione Sicilia, instauri un rapporto alla pari con il  governo di Roma per l’interesse generale del Sud . Quando la casa brucia bisogna intervenire tutti insieme.Solo così possiamo far restare nel Sud i nostri figli, salvare le loro idee genuine e riaffermare quell’autonomia che abbiamo nel sangue dalla nascita e che, pochi lassù vogliono ancora riconoscere…