Sicurezza: 27 arresti in Sicilia per porto abusivo di armi, droga , furto ed estorsioni

I Padrini che hanno fatto la storia della mafia - Focus.it

 

 Palermo –

I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica,  nei confronti di 27 persone indagate – a vario titolo – per i reati di detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e clandestinericettazioneattività organizzate per il traffico illecito di rifiutiassociazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacentifurto ed estorsione.

L’attività d’indagine è stata condotta dal personale del Nucleo Operativo della Compagnia di Palermo – San Lorenzo e ha consentito di delineare un grave quadro indiziario, sostanzialmente recepito nel provvedimento cautelare, circa la sussistenza di un sodalizio criminale, attivo nei quartieri San Giovani Apostolo – ex C.E.P., Borgo Nuovo e Cruillas, composto da persone, già note alle cronache, che, avendo anche la disponibilità di armi comuni da sparo di provenienza illecita e clandestine, erano dediti alla gestione di 4 piazze di spaccio, di un’attività organizzata, priva di alcuna autorizzazione, per il traffico di rifiuti e alla commissione di furti di veicoli finalizzati per lo più alle conseguenti estorsioni con il cd. metodo del “cavallo di ritorno”.

L’azione investigativa, portata avanti da settembre 2020 a marzo 2021, ha fatto emergere un grave quadro indiziario su un 34enne del C.E.P., all’epoca dell’indagine ristretto in regime di detenzione domiciliare e attualmente in carcere, quale figura di riferimento per tutte le attività criminali sopra descritte, che, grazie agli altri indagati, sarebbe riuscito a:

  • dirigere un’attività organizzata, priva delle autorizzazioni previste, di gestione di rifiuti, svolta con la compartecipazione di altri 5 indagati e che, oltre allo stoccaggio dei materiali raccolti illecitamente (ferro e altri metalli), ne prevedeva la lavorazione presso un terreno adiacente alla sua abitazione abusiva e il successivo trasporto effettuato tramite il titolare compiacente, raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, di un’azienda operante nel settore che, mettendo a disposizione i propri mezzi, consentiva la compilazione dei formulari per la successiva vendita a ditte della Sicilia e di altre regioni, impegnate nel campo edile, siderurgico e del trattamento di materiale metallico, con guadagni stimati che potevano arrivare anche a 50mila euro mensili;
  • promuovere un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, gestendo in prima persona il rapporto con i fornitori, emanandone le strategie operative criminali e raccogliendone i proventi illeciti stimati in circa 40mila euro su base mensile. Il gruppo era strutturato su un’organizzazione piramidale con al vertice il 34enne e alle sue dipendenze 2 figure incaricate di rifornire le 4 “piazze di spaccio” – la cui operatività nelle predette aree della città era garantita da altri 5 indagati ritenuti intranei al sodalizio – con cocainamarjuana e hashish, approvvigionate da fornitori del capoluogo – tra cui figura un indagato con precedenti riconducibili all’ambito della criminalità organizzata e in particolare alla famiglia mafiosa di Santa Maria del Gesù;
  • esercitare il controllo sul giro di furti di auto finalizzati soprattutto alla successiva richiesta estorsiva con il metodo del cd. “cavallo di ritorno”, in cui le vittime, per vedersi restituiti i veicoli sottratti, erano costretti a versare fino a 1000 euro.

Le risultanze dell’indagine, compendiate nella misura cautelare, avrebbero messo in luce come alcuni cittadini dei quartieri in cui il 34enne esercitava il controllo delle attività criminali si sarebbero rivolti a lui per la risoluzione di problematiche di vita quotidiana o per avere un’intercessione a seguito del patito furto del proprio veicolo.

Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere per 17 persone e la misura cautelare degli arresti domiciliari per le restanti 10. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro preventivo, con decreto emesso dalla stessa A.G., l’area in cui venivano stoccati i rifiuti, adiacente all’abitazione del 34enne, e un autocarro di proprietà della ditta incaricata del trasporto del materiale lavorato.

Nel corso delle investigazioni, si è delineata la responsabilità di tre persone all’epoca dei fatti minorenni, attivamente coinvolte nelle illecite attività ed indagati per i reati di “detenzione abusiva di armi da fuoco”, “ricettazione” e “traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti per i quali l’indagine, proseguita anche sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni, ha portato all’emissione di 3 decreti di perquisizione, eseguiti nella mattinata odierna.

La Procura per i minorenni, a seguito degli accertamenti svolti dai Carabinieri, sta valutando inoltre di adottare provvedimenti di competenza a tutela dei minori appartenenti alle famiglie degli indagati.

 

È obbligo rilevare- informa il Comando Carabinieri -che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.

 

Reggio Calabria, maxi operazione contro una cosca della ‘ndrangheta, indiziata di associazione mafiosa ed estorsione: numerosi arresti e misure cautelari

Foto Ministero I.

Reggio Calabria,

I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria con il supporto dello Squadrone Eliportato ‘Cacciatori’ Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria–Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di numerose persone indiziate a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e armi.

Le indagini  ricostruiscono  dinamiche e assetti di un’articolazione di ndrangheta riconducibile ad una ‘locale’ operante nel territorio del comune di Reggio Calabria, ricostruendone l’imposizione del controllo del territorio ed un diffuso sistema estorsivo nonché la gestione occulta di diverse imprese.

Truffa Fondi UE: sequestrati beni per 441mila euro in Sicilia Due fratelli percepivano indebitamente contributi pubblici

 

Foto monete in euro (eur), valuta dell'unione europea sulla bandiera dell'europa

 

 

Messina,

Il Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Messina ha eseguito un Decreto emesso dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania su richiesta della Procura Europea Ufficio dei Procuratori Europei delegati per la Sicilia con sede in Palermo che ha disposto il sequestro preventivo di denaro e disponibilità finanziarie o, anche per equivalente, di altri beni o utilità per oltre 441mila euro, a carico di tre soggetti riconducibili, a vario titolo, ad una ditta individuale operante nella provincia di Catania.
Il provvedimento è scaturito da un’attività d’indagine, svolta d’iniziativa dai Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Messina, che ha permesso di individuare la presunta truffa, ordita ai danni della Unione Europea, perpetrata dalla ditta in questione, la quale, dopo essersi aggiudicata la gara per l’esecuzione di un servizio di “sfalcio d’erba” nel sedime aeroportuale militare di Sigonella1, ha richiesto contributi europei portando surrettiziamente a fondamento del possesso titolato delle aree (si tratta di una superficie di 368,76,13 ettari ricadenti tra le provincie di Siracusa e Catania), il contratto stipulato per lo svolgimento del servizio.
Nello specifico, i presunti autori del reato hanno approfittato di un’apparente ambiguità della parola “concessione” al fine di legittimare il possesso titolato dell’area, seppur, nell’ipotesi investigativa, In quanto vincitrice di specifico appalto presso la Base dell’Aereonautica Militare di Sigonella. pienamente consapevoli, poiché evidente dagli atti in possesso della stessa ditta, che la concessione dei terreni demaniali fosse a vantaggio dell’Aeronautica Militare per fini istituzionali e nel caso di specie fosse legittimato solo il servizio di sfalcio d’erba e non lo svolgimento di attività agricole oggetto di possibile finanziamento comunitario.
Si tratta di due fratelli, un ex responsabile di sede CAA (Centro Assistenza Agricola) e il titolare dell’impresa individuale, coadiuvati dalla convivente di quest’ultimo (operatrice del CAA), e dunque deputata al controllo circa la veridicità di quanto oggetto di dichiarazioni dell’istante, la cui fattiva collaborazione ha permesso di indurre in errore l’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), percependo indebitamente, per le campagne agricole dal 2020 al 2023, contributi pubblici destinati al comparto agricolo per complessivi euro 375.452,57.
I militari della Benemerita, inoltre, hanno accertato come la presunta truffa fosse stata strumentale anche all’assegnazione di ben 317 titoli di pagamento2 (del complessivo valore di euro 65.726,76) che, a partire dall’anno 2020, sono stati conferiti dall’AGEA alla predetta impresa individuale.
L’operazione-comunica il Comando – testimonia il lavoro dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare impegnati su tutto il territorio nazionale nella lotta alle truffe in danno ai bilanci dello Stato e dell’Unione Europea. Essa rappresenta, inoltre, l’esito dell’efficace azione di contrasto posta in essere dalla Procura Europea, mediante un’incisiva ed efficace azione di coordinamento delle indagini che ha portato all’adozione del provvedimento volto sia ad impedire la prosecuzione dell’attività delittuosa, sia a consentire il recupero delle indebite somme percepite dagli indagati. Nei confronti delle persone coinvolte vige la presunzione di non colpevolezza e le ipotesi accusatorie dovranno essere verificate in sede processuale.

Operazione “ALBANA”. 15 arresti per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal possesso di armi

 

Attestazione per sostanze non sottoposte alla disciplina della 309/90

 

Caltanissetta

 I Carabinieri del ROS, coadiuvati nella fase operativa da personale dei Comandi Provinciali Carabinieri di Enna, Caltanissetta, Catania e Brescia, hanno dato ieri esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa nel corso delle indagini preliminari dal GIP del Tribunale di Caltanissetta – su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 15 persone, gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e hashish aggravata dalla disponibilità di armi.

Tra di essi tre sono indagati anche per il reato di intestazione fittizia di beni al fine di eludere la normativa sulle misure di prevenzione, mentre uno dei tre per un ulteriore reato riferito ad un’autonoma disponibilità di armi e munizioni.

L’ordinanza cautelare è stata eseguita altresì nei confronti di altri due soggetti, gravemente indiziati unicamente del delitto di cui all’art. 73 d.p.r. 309/90.

Gli indagati sono tutti destinatari della misura cautelare in carcere, tranne due soggetti, sottoposti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Nel medesimo contesto investigativo, la Procura della Repubblica DDA di Caltanissetta ha emesso decreti di perquisizione da effettuarsi in Germania tramite Ordine di Indagine Europeo a carico di due soggetti, residenti a Colonia ed eseguiti dalla Polizia Criminale di Colonia e BKA con la presenza anche di personale del ROS nell’ambito di un’avviata cooperazione internazionale sotto egida EUROPOL. Le attività sono state supportate dalla Rete @ON finanziata dalla Commissione Ue.

L’indagine è la naturale prosecuzione dell‘ incessante impegno della Procura della Repubblica di Caltanissetta e ROS nel contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa della provincia di Enna.

In tale contesto sono state svolte mirate investigazioni volte a riscontrare l’esistenza di un articolato traffico di sostanze stupefacenti provenienti dalla Germania e dirette a Barrafranca, gestito da soggetti barresi emigrati in Germania. In questo contesto, il 4 dicembre 2021 il  figlio di uno degli indagati in custodia cautelare veniva arrestato in Baviera proveniente da Colonia e diretto in Sicilia, poiché trovato in possesso di 300 grammi di cocaina. In particolare risaltava che tale figlio manteneva rapporti con l’Italia anche attraverso l’utilizzo di apparati telefonici criptati di cui è stato utilizzatore prima del suo arresto.

Gli approfondimenti investigativi sviluppati attraverso i canali di cooperazione di polizia (EUROPOL) e giudiziaria (EUROJUST) facevano emergere una perdurante stabilità di rapporti tra la comunità di Barrafranca dimorante a Colonia, tra cui spiccano anche soggetti già condannati in via definitiva per associazione mafiosa, e soggetti italiani dediti al traffico di sostanze stupefacenti.

Secondo l’ordinanza del GIP l’ampia piattaforma delle intercettazioni, sostenuta da innumerevoli servizi di osservazione, controllo e pedinamento, forniva gravi indizi circa il collegamento di due degli indagati con posizioni di rilievo con elementi legati alla criminalità organizzata di Catania “Ognina-Picanello”.

Con la collaborazione  di un nutrito gruppo di catanesi e con la complicità di una insospettabile intera famiglia di Barrafranca, sarebbe stata approntata una grossa piantagione di Cannabis Indica in serra, con annessa raffineria, per la produzione di Marijuana e Hashish, stupefacente che, il 25 novembre 2022, veniva scoperto e sequestrato insieme ad un ingente numero di armi e munizioni clandestine.

Le attività d’indagine contestuali e successive hanno quindi consentito di delineare l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla produzione, lavorazione e distribuzione interprovinciale della sostanza stupefacente, che aveva la disponibilità di numerose armi oggetto di sequestro.

Nel corso delle indagini, sono infatti state rinvenute numerose armi e munizioni clandestine come di seguito indicate:

  • -n. 1 fucile doppietta a canne mozze con calciolo modificato calibro 12, marca Gamba modello Royal, con matricola abrasa;
  • -n. 1 pistola calibro 9 marca Star-Sa, fabbricazione spagnola, con matricola abrasa; -n. 1 pistola senza marca, calibro 9, con matricola abrasa; -n. 1 pistola marca Beretta modello 70, calibro 7,65, con matricola abrasa;
  • -n. 1 revolver marca Trada calibro 38, con matricola abrasa; -n. 1 pistola modello Luger marca Fab 1516, con matricola abrasa; -n. 1 carabina marca Winchester calibro 22 RL modello 250 avente matricola n. 207026815, non censita in banca dati FF.P.; -n. 1 carabina ad aria compressa marca Diana di fabbricazione tedesca modello F134T05 Classic, calibro 4,5 e matricola n. 01435201; -n. 3143 cartucce vario calibro;
  • ingente quantitativo di bossoli, ogive e polvere pirica con altro materiale per il confezionamento di munizionamento di vario calibro.

 

 

Arrestato in Spagna, a Pamplona, Sebastian Gutuman, catturando sfuggito all’operazione “Perseverant”da Reggio Calabria

illustrazioni stock, clip art, cartoni animati e icone di tendenza di concetto di liberazione con una colomba che scappa rompendo le catene, simbolo di prigione. - evasione dalla prigione

 

 Reggio Calabria – Pamplona (ES),

Sebastian Ionut Gutuman aveva trovato rifugio a Pamplona, la città spagnola famosa per la corsa dei tori, sfuggendo così all’operazione Perseverant, la retata del 29 febbraio scorso condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria che, coordinati dal Procuratore Emanuele Crescenti e dal Sostituto Procuratore Davide Lucisano della Procura di Palmi, avevano fatto luce sui flussi di droga fra i giovani della Piana di Gioia Tauro.

A dare avvio alle investigazioni dei militari dell’Arma, in quella occasione, era stata la denuncia sporta dal padre di una giovane assuntrice di sostanze stupefacenti che, vista la brutta china che stava prendendo la figlia, aveva deciso di deporre l’orgoglio di genitore e confidare la dipendenza della ragazza ai Carabinieri delle Stazioni di Taurianova e di San Martino di Taurianova. Gli approfondimenti successivi fatti dagli investigatori, avviati nel marzo del 2020 e conclusi anni dopo, accertavano i timori dell’uomo, riscontrando l’esistenza di un florido mercato della droga leggera e pesante, con base a Taurianova e ramificazioni a Rosarno, Platì e Gerocarne, dove avevano base i fornitori del narcotico.
Sottrattosi fortuitamente all’arresto e convinto di essere ormai fuori dal raggio di azione dei militari dell’Arma, il catturato e la sua famiglia conducevano a Pamplona una vita normale, in totale anonimato. Non immaginavano, distanti migliaia di chilometri dalla Calabria, di avere comunque il fiato dei Carabinieri sul collo. Già prima delle catture, infatti, gli investigatori erano riusciti a bucare il circuito di telefoni “citofoni” utilizzato dal Gutuman e dai suoi correi e ne monitoravano la quotidianità. Non è così sfuggito loro quando la madre dell’odierno arrestato, parlando con un parente, ha rivelato di aver lasciato l’Italia e di essere in Spagna.
Immediata l’attivazione del Servizio di Cooperazione Internazionale del Ministero dell’Interno, che, presi contatti con la controparte spagnola, ha permesso lo scambio di informazioni fra Carabinieri e i gendarmi della Guardia Civil. Ed è così che, in forza del Mandato di Arresto Europeo emesso dal Tribunale di Palmi, per il ricercato 23enne sono scattate le manette. Ritornato ora in Italia, attende il processo sottoposto a misura cautelare.
Con Gutuman, i Carabinieri hanno assicurato alla giustizia tutti gli indagati dell’operazione “Perseverant” colpiti da provvedimento restrittivo del GIP di Palmi.
Il procedimento è attualmente pendente in fase di indagini e l’effettiva responsabilità della persona destinataria della misura cautelare, in uno con la fondatezza delle ipotesi d’accusa mosse a suo carico, saranno vagliate nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore della persona sottoposta ad indagini.

 

 

Reggio Calabria , discariche abusive in strada. 16 avvisi di garanzia

 

Ambiente, 550 mila euro per la bonifica del sito 'Ex Sogeri' di Tollo -  DIRE.it

Archivi -Sud Libertà
 Reggio Calabria – Scilla 
I Carabinieri della Stazione di Scilla hanno portato a termine un’importante operazione di polizia ambientale attraverso un’indagine durata circa 4 mesi e conclusa con la notifica di 16 avvisi di garanzia nei confronti di uomini impiegati per la maggior parte nell’ambito del settore edile.
L’attività dei militari dell’Arma, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha consentito di accertare come gli indagati alimentavano anche quotidianamente due discariche abusive site in località Solano Superiore del Comune di Scilla e in località Melia del Comune di San Roberto. Varie erano le tipologie di rifiuti sversati, tra materiale inerte, mobili, sanitari, nonché rifiuti speciali di vario tipo, anche pericolosi, tra cui batterie di automezzi. Prendersi cura di queste problematiche e vigilarvi sull’inquinamento ambientale è la sfida odierna dell’Arma dei Carabinieri a salvaguardia della popolazione locale con un’attenzione particolare alla salubrità dei centri cittadini. Trattandosi di provvedimento in fase di indagini preliminari, rimangono salve le successive determinazioni in fase dibattimentale.

Palermo, uccide il compagno poi si toglie la vita. Alla ricerca di un perchè.

 

Edouard Manet - Suicidio

 

Palermo,

Omicidio-suicidio in un appartamento nel centro di Palermo.   Una coppia è stata trovata senza vita. . La donna trovata morta con il compagno nell’appartamento di via Notarbartolo era una vigilessa 62enne del comando della Polizia municipale di Palermo.I carabinieri  stanno cercando di ricostruire quel che è successo. Sembra che sia stata usata l’arma della donna per l’omicidio-suicidio.Si apprende che il compagno della vigilessa, Pietro Delia di 66 anni, era un commercialista.

L’ipotesi: è stata la donna a sparare ma non si conosce ancora il motivo

Secondo una prima ipotesi investigativa sembra che a sparare sia stata la donna che poi si sarebbe tolta la vita. Laura Lupo, questo il nome della vigilessa, sarebbe stata trovata con la pistola ancora in pugno. La figlia della coppia  ha dato l’allarme perchè non riusciva a contattare i genitori.      Chiamat i vigili   del fuoco che hanno forzato la porta e trovato la coppia senza vita.  Indagini sono in corso adesso per ricostruire    l’omicidio-suicidio

 

Napoli, perdono la vita due operai nel corso dei lavori in un cantiere edile

Incidente sul lavoro a Napoli

Napoli,

Morti sul lavoro. Un intervento dei  carabinieri a Lettere in via Depugliano dove, Raffaele Manzo, 57enne, sarebbe precipitato dal terzo piano di una palazzina in ristrutturazione nel corso dell’allestimento dell’impalcatura. La Procura di Torre Annunziata ha disposto il sequestro del cantiere e aperto un fascicolo.

Non è finita. Si apprende pure che un altro operaio ,60enne,  è morto presso il cantiere di una scuola, in viale dei Tigli, a Casalnuovo di Napoli. Soccorso, l’uomo è deceduto al suo arrivo in ospedale. Indagini in corso per ricostruire la tragedia.

Dai primi accertamenti eseguiti dai carabinieri intervenuti sul posto pare che entrambi gli operai avessero un regolare contratto di assunzione dalle due ditte che stavano effettuando i lavori. Aperta un’inchiesta da parte della Procura di Nola.

Napoli,truffe ai danni di anziani realizzate con la tecnica del finto Carabiniere. Un fenomeno diffusissimo, tre arresti

 

Archivi -Sud Libertà

 Napoli Ponticelli,

In mattinata odierna, in Napoli, località Ponticelli, personale della Sezione Operativa del N.O.R. della Compagnia Carabinieri di Lamezia Terme, sta eseguendo un’ordinanza cautelare – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di tre personeritenute responsabili di “truffe ai danni di anziani” realizzate con la c.d.  “tecnica del finto Carabiniere”.
L’indagine, condotta mediante accertamenti di natura tecnico-informatica, nonché attività investigative tradizionali di osservazione, controllo e pedinamento, ha consentito di attribuire al sodalizio tre eventi delittuosi, avvenuti nel dicembre 2023, consistiti in una truffa consumata in Besnate (VA), ai danni di un anziano novantatreenne, per un ammontare di circa € 15.000, nonché due truffe tentate in Gioia Tauro (RC) e Lamezia Terme (CZ), ai danni di altrettanti ultrasettantenni, che avrebbero fruttato ai malfattori, qualora portate a compimento, la somma di oltre 25.000 euro.
In particolare, l’indagine ha preso le mosse dall’arresto in flagranza di reato, a Lamezia Terme, di due soggetti, tra i destinatari delle odierne misure cautelari. Grazie a una meticolosa attività investigativa, i militari dell’Arma sono riusciti a raccogliere gravi e circostanziati elementi di colpevolezza a carico dei complici dei due arrestati, delineando un puntuale modus operandi finalizzato alla realizzazione delle truffe. L’attività di analisi dei Carabinieri ha permesso anche di determinare l’organigramma del presunto gruppo criminale, distinto in ruoli:
“telefonisti”, incaricati di telefonare alla vittima designata fingendosi Carabinieri, prospettandole l’arresto di un parente e richiedendo denaro e oro a titolo di cauzione;
– “organizzatori logistico-operativi”, aventi il compito di organizzare gli spostamenti dei complici indicando i luoghi in cui recarsi, orari di partenza e mezzi da utilizzare, nonché fornendo indicazioni stradali e aggiornamenti sull’andamento delle telefonate finalizzate ad adescare le vittime;
– “esattori”, il cui ruolo, fingendosi Carabinieri o avvocati, consisteva nel recarsi presso l’abitazione delle vittime per farsi consegnare il denaro e i preziosi.
L’attività di indagine svolta tra il mese di dicembre 2023 e febbraio 2024, ha fornito inoltre importanti elementi di analisi, favorendo l’osmosi operativa nell’ambito del Comando Provinciale Carabinieri di Catanzaro con l’implemento delle attività informative, preventive e repressive grazie alle quali si è registrata una drastica diminuzione delle truffe ai danni di anziani con la c.d. “tecnica del finto Carabiniere”.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari. L’Arma dei Carabinieri, da sempre impegnata a tutela delle comunità, coglie l’occasione- informa il Comando per rinnovare l’invito alla popolazione a segnalare immediatamente eventuali analoghi fenomeni criminali, la cui pervasività ai danni delle persone anziani costituisce motivo di allarme sociale

SICILIA CORROTTA AI RAGGI X: IN STATO DI ARRESTO IL SINDACO DI TREMESTIERI ETNEO RANDO,PER VOTO DI SCAMBIO, E SOSPESO IL VICEPRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA LUCA SAMMARTINO PER CORRUZIONE

LA DEGENERAZIONE AFFARISTICA DEL COMUNE DI TREMESTIERI ETNEO E LO STOP DELLA MAGISTRATURA AI REFERENTI COME LUCA SAMMARTINO

 

Contestazioni a pioggia ad indagati normali ed indagati eccellenti. Voto di scambio politico-mafioso è l’accusa contestata agli 11 indagati raggiunti da un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip di Catania nell’ambito dell’operazione “Pandora” dei carabinieri del Comando provinciale. I provvedimenti sono stati notificati con il supporto di oltre cento  militari dell’Arma nelle province di Catania e Palermo.

Tra gli indagati ci sono esponenti politici, funzionari comunali ed imprenditori, accusati a vario titolo di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti.

L’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania e condotta dal Nucleo investigativo di Catania tra il 2018 e il 2021 ha ricostruito tanto gli accordi illeciti tra alcuni amministratori del Comune di Tremestieri Etneo ed elementi vicini alla cosca mafiosa Santapaola-Ercolano riguardanti l’elezione nel 2015 dell’attuale Sindaco Santi Rando  in stato di fermo per scambio elettorale politico-mafioso e corruzione aggravata  la successiva “degenerazione affaristica” dell’Ente, messa in atto dai funzionari infedeli mediante numerose corruttele, per concedere permessi e assegnare lavori agli “imprenditori amici”. 

Gli indagati eccellenti Rando e Sammartino (per la riduzione del numero delle farmacie comunali)

Emerso inoltre, nell’ambito di una strategia dei vertici comunali tesa a neutralizzare ogni forma di opposizione politica, l’accordo corruttivo con lo storico consigliere d’opposizione Mario Ronsisvalle (finito ai domiciliari per istigazione alla corruzione) poi transitato tra i sostenitori del Rando per le Amministrative del 2021. In particolare Ronsisvalle, titolare di una farmacia a Tremestieri, anche grazie all’intervento di Luca Sammartino sospeso per un anno dai pubblici uffici per corruzione aggravata principale referente politico del primo cittadino, all’epoca dei fatti deputato regionale e attuale vicepresidente della Regione, sarebbe stato avvantaggiato attraverso la riduzione del numero delle farmacie presenti nella pianta organica comunale, promettendo in cambio il sostegno elettorale, per le elezioni europee del 2019, al candidato sostenuto da Sammartino.