Conte e Macron: ” Essenziale riformare il Regolamento di Dublino..”

 

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Il presidente francese Emmanuel Macron e il premier italiano si sono incontrati ieri durante la conferenza stampa nel palazzo dell’Eliseo dopo le vibrate polemiche dei giorni scorsi sul caso Aquarius.

Questo il Comunicato stampa nelle sue parti essenziali:

E la Francia stessa,afferma ancora  Macron, “non trae profitto dal sistema collettivo europeo, in particolare dalle regole di Dublino. Siamo un Paese verso il quale sempre più uomini e donne che arrivano tramite le rotte dell’ovest, del centro o dell’est, poi vengono. Se l’Italia durante i primi quattro mesi dell’anno 2018 ha avuto 18mila richieste d’asilo, la Francia ne ha avute 26mila. La Francia ne ha avute quasi 100mila l’anno scorso, l’Italia solo 9mila. Molti fanno errori, confondendo le cifre, ma noi siamo un Paese di richiesta d’asilo e di arrivo, un Paese verso il quale uomini e donne che hanno visto la loro domanda di registrazione rifiutata in un altro Paese dell’area Schengen vengono, per chiedere di nuovo asilo”.

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“Il regolamento di Dublino -spiega Conte -deve cambiare: l’Italia è profondamente contraria alla proposta attualmente in discussione di riforma del regolamento di Dublino (il compromesso preparato dalla presidenza bulgara, ndr) e sta preparando una propria proposta, che non vede l’ora di condividere con gli amici francesi e con gli altri partner europei, in modo da finalizzare questa proposta a livello europeo sotto la presidenza austriaca” del Consiglio Ue, cioè entro fine anno. La proposta italiana verrà presentata nel prossimo Consiglio Europeo, ha specificato Conte, e sarà diversa dalla proposta di compromesso della presidenza bulgara.

Alcuni punti essenziali :dobbiamo creare centri di protezione europei, già nei Paesi di origine o di transito, in modo da anticipare e velocizzare anche i procedimenti di identificazione e le richieste di asilo dei migranti”. L’idea di identificare i migranti fuori dall’Ue circola da tempo e ha una logica evidente, perché consentirebbe di evitare a chi intende chiedere asilo di imbarcarsi in un viaggio pericoloso. In più, ha aggiunto, “il concetto stesso di Stato di primo ingresso va ripensato. Chi mette i piedi in Italia, mette i piedi in Europa”.

Conte ha parlato di “un radicale cambio di paradigma, un approccio integrato, che si fondi su alcuni pilastri fondamentali. Bisogna rafforzare, a livello europeo, il rapporto con i Paesi di origine e di transito dei migranti. In questo modo dobbiamo prevenire i viaggi della morte, e tutta l’Europa deve avvertire su di sé questa responsabilità”. E poi, bisogna lavorare alla protezione dei confini: “Dobbiamo consolidare – ha aggiunto il premier – il concetto di frontiera europea: nessuno in Europa può pensare di rimanere estraneo, di lavarsi le mani rispetto al problema dell’emigrazione. Questo nuovo approccio deve essere orientato a tutelare i diritti fondamentali dell’uomo e a incrementare la lotta contro tutti gli speculatori che traggono vantaggi economici da questa moderna tratta disumana“.

Macron, dal canto suo, ha sottolineato che è indispensabile investire di più su Frontex, l’agenzia Ue con sede a Varsavia competente sulle migrazioni. Sulla necessità di ridurre i numeri degli arrivi, in Europa, sono tutti d’accordo: è forse l’unico punto su cui si registra una convergenza generale, dal blocco di Visegrad ai Paesi del Mediterraneo.

Anche perché, una volta ridotti gli arrivi, trovare un accordo sul resto (vedi ricollocamenti) diventa più facile. Quanto all’Asse dei volenterosi, invocato dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che vedrebbe una collaborazione con i ministri degli Interni italiano e tedesco, Matteo Salvini e Horst Seehofer, Macron lo ha liquidato con una battuta, notando che la parola Asse “non ha portato fortuna” nella storia europea, con un riferimento all’Asse Roma-Berlino del 24 ottobre 1936.

Poi ha lanciato un’altra frecciata a Salvini: visto che ha “contatti privilegiati” con gli austriaci e con gli ungheresi, se riuscirà a ottenere “più solidarietà” da Vienna e da Budapest verso l’Italia, sarà “una buona notizia per tutti noi”. Dopodiché ha sottolineato che per i Paesi parlano premier e presidenti, non i ministri, “ed è bene che sia così – ha aggiunto – perché così prevedono le Costituzioni e, fino a prova contraria, non abbiamo cambiato le Costituzioni dei nostri Paesi”.

 

Secondo le proiezioni dell’Onu, nello scenario medio, nel 2050 potrebbero arrivare 2,5 mld nel 2050 e 4 mld nel 2100, un terzo della popolazione mondiale: l’Ue oggi ha una popolazione di 508 mln di persone. Non si trova ancora nella situazione in cui è l’Australia, Paese molto criticato per le sue durissime politiche sull’immigrazione, ma che ha solo 24 mln di abitanti su un territorio immenso, che si confronta a nord con un colosso come l’Indonesia, che ne conta 261 mln, oltre dieci volte tanto.