Ufficio stampa della Presidenza: paradigma delle cose che non funzionano e di alcune mafiosità celate
di RAFFAELE LANZA
Ricorderemo intanto -partendo dal concorso dell’ottobre scorso – che erano venute in luce tante circostanze illecite: le” procedure di espletamento del concorso, il mancato sorteggio delle buste contenenti le batterie di domande, l’arrivo in aula di plichi e scatoloni non sigillati, la mancata distribuzione di etichette di accoppiamento scheda anagrafica-compito, la possibilità di annerire le caselle risposta o di flaggarle con altri segni, fino alla presenza di domande errate, fuorvianti e non inerenti alle materie previste dal bando.
Il concorso era già stato contestato all’indomani della sua pubblicazione. La proposta dall’Assostampa, il sindacato unitario dei giornalisti siciliani, finita al Tar Sicilia e in attesa del merito, gli anomali criteri di selezione. Ai giornalisti rappresentanti non va giù il futuro inquadramento dei vincitori a “istruttore direttivo categoria professionale C settore informazione” e “funzionario direttivo categoria professionale D settore informazione” nella mappa organica della Regione siciliana.
Al tempo del concorso sotto accusa sono stati messi i 90 quiz a risposta multipla, di entrambe le selezioni per “6 istruttori” e per “6 funzionari”. In un test vi erano due domande errate: la prima sull’organizzazione del primo “festival dell’Unità” (e non Festa dell’Unità) e la seconda, la nascita di Youtube. Nel primo caso un errore di denominazione, nel secondo mancava la risposta tra le alternative proposte: 1999, 2000 e 2001, essendo di fatto nato nel 2005.
Altro illecito era che , una buona parte delle domande verteva su temi non previsti dal bando, o comunque non previsti nel concorso. Una ventina circa di quiz per entrambi i test vertevano infatti su Storia del giornalismo (data delle prime trasmissioni radiofoniche, Rai, dell’Eiar, anni di nascita di quotidiani come il Corriere della Sera, il Giornale nuovo, dell’agenzia Ansa, ecc.) e cultura generale (come la denominazione delle Isole Falkland, la data della caduta del muro di Berlino, l’evento politico accaduto il 18 aprile 1948, il primo voto a suffragio universale maschile, la prima casa editrice di Topolino, ecc.) oltre a domande inerenti il procedimento amministrativo e i rapporti di pubblico impiego, argomenti previsti invece per la fase orale.
Sappiamo che in breve tempo il Consiglio di Giustizia Amministrativa, accolse, con Ordinanza del 7.05.2020, l’appello cautelare presentato dalla dott.ssa G.V., riformando la pronuncia del Tar Palermo e sospendendo il provvedimento di esclusione dal concorso.
Nel ribaltare il giudizio del Tar Palermo, infatti, il Consiglio di Giustizia Amministrativa ritenne incompleta la formulazione di un quesito (il n. 2) e del tutto errata la correzione approntata dalla Commissione d’esame sulla domanda n. 10; in ordine ad ulteriori tre quesiti (i nn. 35, 37 e 41), inoltre, il Giudice amministrativo di secondo grado affermava la loro estraneità al bando di concorso.
Fin qui in estrema sintesi la vicenda dell’Ufficio Stampa della Regione siciliana oggetto di indagine della Procura della Corte dei conti per l’esosità delle spese all’Ufficio Stampa , l’elevato numero dei giornalisti “prescelti” con gli ex governatori accusati di mafia, il numero ridotto dei comunicati stampa, in particolare da Bruxelles, e l’omesso Atto di interpello della Regione siciliana come prevede la Legge 150/2000.
Sugli incarichi “di natura fiduciaria” giornalistica , la complessità della gigantesca macchina regionale li escludeva. Sarebbe stato infatti un coinvolgimento di natura mafiosa degli apparati cardine della Regione siciliana: la Presidenza e la Funzione Pubblica. Già con la classe dirigenziale la Regione con la distribuzione degli incarichi di favore e l’assegnazione di servizi ed Unità operative era da tempo nell’occhio del ciclone.
Nè l’Ordine regionale dei Giornalisti con il presidente-protempore Giulio Francese – impegnato costantemente al ricordo -memoria della figura di suo padre, in questi anni di reggenza ha proposto mai – con scritto ufficiale- e comunque non risulta agli atti, alla Presidenza della Regione di intervenire nella Contrattazione nazionale come prevede la legge 150/2000