Il destino degli ostaggi è nelle mani di Dio: la proposta più recente prevede un mese di tregua del conflitto

 

 

Manifestanti in piedi con i ritratti degli ostaggi israeliani - (Afp)

Aft_ Ostaggi rapiti nelle foto dei manifesti tenuti dai familiari

 

 

Sono state 215 le persone rapite in Israele durante l’assalto del 7 ottobre sferrato da Hamas. Quasi la metà di loro sono stati rilasciati grazie ad accordi o a operazioni delle Idf. Hamas ha annunciato più volte che alcuni ostaggi sono stati uccisi nei raid condotti da Israele sulla Striscia di Gaza.

Israele non crede ad un accordo sugli ostaggi

Israele dal canto suo non crede alla  possibilità di  un accordo sugli ostaggi . “Hamas insiste sulla fine completa della guerra e quindi non è pronto ad accordi  di passaggio – spiegano le fonti – questo non va nella direzione buona. I mediatori non sono ancora tornati con una risposta ufficiale così che i negoziati non collassino completamente“.

Un mese di tregua per 11 ostaggi: la proposta più recente

Un mese di tregua in cambio della liberazione di 11-14 ostaggi è quanto prevede  l’ultima proposta  presentata ai mediatori del Qatar dal capo del Mossad David Barnea, che lunedì è tornato da Doha in Israele. In particolare, l’accordo prevede il rilascio delle donne e degli anziani ancora trattenuti nella Striscia di Gaza oltre alla scarcerazione di detenuti palestinesi.

 Israele colpirà in Iraq se continuano attacchi milizie filo Iran

Israele nel frattempo- secondo alcune fonti – ha individuato gli obiettivi da colpire in Iraq nel caso in cui dovessero continuare gli attacchi sferrati dalle milizie sciite filoiraniane presenti nel Paese. .

Gaza, raid Israele su Khan Younis.Strage di persone

Khan Younis, Gaza - Fotogramma /Ipa

 

 

Un attacco israeliano avvenuto nella notte contro una zona umanitaria nei pressi di Khan Younis, creata per dare rifugio agli sfollati nel sud di Gaza, ha provocato una strage di persone Almeno 40 si afferma da più parti.. 

Secondo la Protezione civile di Gaza, nell’attacco sarebbero rimaste ferite anche oltre 60 persone, con i soccorritori che starebbero affrontando “grandi difficoltà” nel recuperare le vittime – molte delle quali si ritiene dormissero al momento degli attacchi – a causa della mancanza di risorse e “dell’assenza di una fonte di luce”.

L’attacco ha colpito Al-Mawasi, una regione costiera vicino a Khan Younis dove sono fuggiti decine di migliaia di palestinesi sfollati, molti dei quali vivono nelle tende in un’area con scarse infrastrutture, scarso accesso a rifugi o aiuti umanitari spiega la Cnn.

Secondo le Forze di Difesa Israeliane, l’attacco ha “colpito importanti terroristi di Hamas che operavano all’interno di un centro di comando e controllo incorporato all’interno dell’area umanitaria”, ma l’organizzazione palestinese ha negato di aver schierato combattenti nella zona. .

Hamas ha quindi affermato che “decine di civili disarmati, la maggior parte dei quali erano bambini e donne” sono stati uccisi nell’attacco. Il portavoce della difesa civile di Gaza, Mahmoud Bassal, ha detto inoltre che i palestinesi della zona non sono stati avvertiti in anticipo dell’attacco.

Escalation del conflitto tra Israele ed Hamas, altri 100 morti in un raid israeliano contro scuola di Gaza

 

 

Escalation del conflitto tra Hamas ed Israele     Si apprende che sono almeno  100 persone  uccise e altre decine sono rimaste ferite in un attacco aereo israeliano contro una scuola di Gaza City, secondo quanto dichiarato da fonti mediche e di sicurezza nel territorio palestinese. L’ufficio stampa del governo controllato da Hamas a Gaza ha dichiarato che l’esercito israeliano ha attaccato la scuola, utilizzata come rifugio per gli sfollati, durante le preghiere del mattino. 

Macerie a Gaza - (Afp)

L’esercito israeliano (Idf)  sostiene che la scuola     era diventata u n obiettivo militare e ha dunque  colpito i militanti di Hamas che “operavano nella scuola Al-Taba’een e vicino a una moschea a Daraj Tuffah, che serve come rifugio per i residenti di Gaza City” e che il centro “serviva come nascondiglio per i terroristi e i comandanti di Hamas”.

L’esercito israeliano  ha affermato che “sono state prese numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili”, mentre ha accusato l’organizzazione militante palestinese Hamas di “sfruttare brutalmente la popolazione civile e le istituzioni come scudi umani per le loro attività di terrore”.

Nelle ultime settimane, gli attacchi alle scuole da parte di Israele sono diventati molto più frequenti, con Israele che ha preso di mira sette plessi scolastici, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani. In un rapporto di questa settimana, le Nazioni Unite affermano di essere “inorridite” dall’escalation. I gruppi per i diritti umani affermano che ci sono prove che Israele non sta facendo abbastanza per distinguere i civili dai combattenti a Gaza, dove la guerra, che dura da mesi, ha ucciso almeno 39.699 persone (secondo un bilancio fornito venerdì), secondo i funzionari sanitari locali.

Il ministero della Sanità di Gaza non fa distinzioni tra civili e combattenti nel bilancio, ma afferma che la maggior parte dei morti sono donne e bambini.

“Cessate il fuoco permanente”: la palla ora è nel campo di Israele”

 

 

L’accordo approvato dall’organizzazione islamista contiene modifiche” e “lontano dalle nostre richieste fondamentali”, mentre l’operazione a Rafah servirebbe ad “esercitare pressioni militari su Hamas per fare progressi nella liberazione degli ostaggi”

Fumo su Rafah dopo un raid israeliano - Afp
Foto di  un raid israeliano – Afp

Dopo la pausa per      negoziare per la tregua a Gaza, con Israele che ha accusato Hamas di aver approvato una proposta “modificata” rispetto a quella concordata con i mediatori di Qatar ed Egitto e ritenuta “unilaterale” e “inaccettabile” da Tel Aviv, lo Stato ebraico ha lanciato nella tarda serata di ieri un attacco a Rafah. Il raid, che non è chiaro se sia da considerare l’inizio dell’operazione di terra, è stato annunciato subito dopo la nota dell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, dove si spiegava come il gabinetto di guerra israeliano avesse deciso all’unanimità di andare avanti con l‘operazione a Rafah “per esercitare pressioni militari su Hamas con l’obiettivo di fare progressi nella liberazione degli ostaggi e per altri obiettivi di guerra”. Del resto, spiegava ancora la nota, la proposta di tregua approvata dall’organizzazione islamista sarebbe considerata “lontana dalle richieste ritenute fondamentali da Israele”.    C’è comunque ottimismo visto che  lo Stato ebraico- si apprende –  invierà  una delegazione al Cairo per tenere colloqui con i mediatori nel tentativo di trovare un accordo bilaterale…

L’operazione israeliana

l portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagariha annunciato nella tarda serata di ieri l’inizio dell’operazione israeliana  Le forze delle Idf “stanno attaccando e operando in modo mirato contro obiettivi dell’organizzazione terroristica Hamas nella zona est di Rafah”.

I carri armati israeliani stanno sparando contro il valico da circa 200 metri di distanza, distruggendo il terminal che da novembre  rappresenta     fra i principali canali di trasporto degli aiuti a Gaza. Il valico si trova a circa 3 chilometri dai confini orientali di Rafah, nell’estremo sud di Gaza.

Altri rapporti affermano che le forze di terra si stanno spostando nell’area del valico e che gli attacchi aerei stanno colpendo la parte orientale di Rafah. Non vi è alcun commento da parte dell’esercito israeliano sull’azione riportata.

 Hamas spera nell’accordo di “cessate il fuoco permanente”

Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che ha informato il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, e il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamal, del sì del movimento palestinese alla proposta dei due Paesi arabi per un cessate il fuoco, ha riferito Hamas in una nota. “La palla è nel campo di Israele”, aveva dichiarato un funzionario dell’organizzazione islamista, con Hamas che ha affermato di aver accettato la proposta dei due Paesi dopo aver “ricevuto garanzie dagli Stati Uniti per arrivare a un cessate il fuoco permanente e al ritiro di Israele da Gaza al termine della terza e ultima fase dell’accordo”, ha detto una fonte del gruppo al canale saudita Asharq.

I mediatori ci hanno detto che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è chiaramente impegnato a garantire l’attuazione dell’accordo”, ha poi detto ad al-Jazeera Khalil al-Hayya, vice del leader di Hamas. Secondo il numero due di Sinwar, l’accordo prevede che “il primo giorno della prima fase” ci sia “un chiaro impegno a sospendere temporaneamente le operazioni militari”. Al-Hayya ha riferito che “la proposta include, nella sua seconda fase, l’annuncio della cessazione permanente delle operazioni militari” a Gaza.

Israele ed Hamas non accettano accordi di tregua: ora si apre lo scenario del Ramadan

 

Le forze di difesa israeliane “pronte a ogni scenario”. Qatar: via vertici Hamas se non accettano accordo

Israele - Hamas, le immagini di oggi della guerra: i raid ...

Archivi – Sud Libertà

 

Inizia il Ramadan, non c’è accordo tra Israele e Hamas: l’operazione militare a Gaza continua. I vertici militari israeliani e lo Shin Bet hanno “approvato i piani per continuare la guerra”, è l’informazione che filtra dalle Forze di difesa israeliane (Idf) dopo una riunione tra il capo di Stato maggiore, Herzi Halevi, e il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, andata in scena presso il quartier generale del Comando meridionale a Beersheba. Secondo le Idf, all’incontro hanno partecipato anche il capo del Comando meridionale, il generale Yaron Finkelman, il vice capo dello Shin Bet ed altri ufficiali.

Israele si prepara allo ‘scenario Ramadan’

L’inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani, può coincidere con un momento di particolare tensione e le Forze di difesa israeliane (Idf) sono pronte “per ogni scenario possibile in tutti i teatri”, assicura il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, affermando che l’esercito sta “rafforzando” la sua preparazione.

“Hamas impedisce un accordo e agisce al contrario di quello che suggeriscono i mediatori“, dice Hagari in una conferenza stampa. Il portavoce aggiunge che secondo l’intelligence israeliana, “Hamas sta accumulando equipaggiamenti e cibo per i suoi membri, mentre la popolazione di Gaza ha difficoltà a ottenere rifornimenti”.

Hamas “sta rafforzando la sua posizione, come se non fosse interessato a un accordo, e cerca di infiammare le regione durante il Ramadan”, che inizia oggi, “a spese della popolazione palestinese della Striscia di Gaza”, è la valutazione del Mossad, secondo quanto reso noto dall’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Confermato incontro tra il direttore David Barnea e il capo della Cia, William Burns, un faccia a faccia avvenuto venerdì “nel quadro dell’impegno incessante per promuovere un altro accordo per il ritorno degli ostaggi”. “Continuano i colloqui e la cooperazione con i mediatori”, aggiungono da Israele.

Qatar, pressing su Hamas

Il Qatar, mediatore dall’inizio della crisi,si spinge  verso una posizione più intransigente nei confronti di Hamas. Doha, secondo il Wall Street Journal, starebbe minacciando di espellere i leader di Hamas, tra cui il capo dell’ufficio politico Ismail Haniyeh, che vivono in autoesilio nell’emirato qualora continuassero a non accettare un accordo sul cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi.

Husam Badran, esponente del gruppo palestinese che risiede a Doha, smentisce tuttavia la notizia, sottolineando che senza un accordo, la violenza aumenterà durante il mese sacro di Ramadan. “Non abbiamo dichiarato che i negoziati sono stati interrotti. Siamo la parte che più desidera fermare questa guerra”, dice, rimarcando che le condizioni poste da Hamas per un accordo sugli ostaggi includono un cessate il fuoco permanente, il ritorno dei civili sfollati nel nord di Gaza, l’aumento degli aiuti umanitari e il ritiro delle truppe

Israele avverte: Chiusura ora delle Moschee e Hamas replica: “Qualsiasi danno alla libertà di culto non passerà senza conseguenze”

 

La Spianata delle Moschee - (Fotogramma)

 

 

 ”Limitare l’accesso dei palestinesi nella moschea di Al-Aqsa durante il Ramadan”viene ritenuta da parte di Hamas un a “decisione criminale.” La chiusura della Spianata delle Moschee ai palestinesi promuove, sostiene Hamas in un comunicato, ”la criminalità sionista e la guerra religiosa condotta dal gruppo di coloni estremisti del governo di occupazione terroristico contro il nostro popolo palestinese e la violazione della libertà di culto nella benedetta Al-Aqsa Moschea”.

A tal fine Hamas chiede ”al nostro popolo palestinese nei Territori occupati, ad Al-Quds (Gerusalemme, ndr) e nella Cisgiordania occupata, di respingere questa decisione criminale, di resistere all’arroganza dell’occupazione” e di ”mobilitarsi, recarsi e stazionare nella benedetta Moschea di Al-Aqsa’‘.

Inoltre Hamas avverte Israele che ”qualsiasi danno alla Moschea di Al-Aqsa o alla libertà di culto in essa contenuta non passerà senza conseguenze” e annuncia una ”benedetta intifada ed esplosione di fronte all’ingiustizia, all’arroganza e all’aggressione”.

Media: 70 palestinesi uccisi in raid israeliani nel centro di Gaza

Si apprende intanto che sarebbero  almeno 70 civili palestinesi caduti in seguito ai raid aerei condotti nella notte nel centro della Striscia di Gaza.   Ad essere preso di mira in particolare il campo profughi di Nuseirat, la zona di Zuwaida e la città di Deir al-Balah.

Gli ultimi attacchi israeliani hanno anche causato la morte di 16 persone nella città di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, mentre altri cinque palestinesi sono stati uccisi nel nord dell’enclave palestinese.

Oggi all’AIA la prima udienza della Corte internazionale di giustizia contro Israele

E oggi si apre all’Aia la prima udienza della Corte internazionale di giustizia (Cig) per fare luce sulla politica israeliana in Cisgiordania e nei Territori palestinesi occupati. I primi a testimoniare saranno proprio i palestinesi e in particolare il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Riyad al-Maliki. All’udienza, che durerà una settimana, parteciperanno 52 Stati e tre organizzazioni internazionali. Il mese scorso la Cig aveva chiesto a Israele di prevenire il genocidio nella Striscia di Gaza e di fare tutto quanto era nelle sue possibilità per proteggere i civili palestinesi.

Era stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel dicembre del 2022, a chiedere alla più alta Corte dell’Onu un parere consultivo e non vincolante sulle conseguenze legali delle azioni di Israele nei confronti dei palestinesi nei territori occupati La richiesta era quindi arrivata prima dagli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas contro Israele e della successiva rappresaglia sulla Striscia di Gaza.

Israele ha preso il controllo della Cisgiordania e di Gerusalemme Est nel 1967. Oggi in quei territori vivono circa 700mila coloni israeliani e tre milioni di palestinesi. I palestinesi rivendicano i territori per uno stato indipendente con Gerusalemme Est come capitale.

 

No al cessate il fuoco. Prima dell’accordo di pace il leader Netanyahu “vuol neutralizzare la rete dei tunnel “

 

Hamas ha liberato altri due ostaggi - Internazionale

 

 

Niente da fare  Ognuna delle due parti dice no al cessate il fuoco.  Da un lato Hamas rivela di non essere interessato all’accordo proposto in Francia a Parigi.  Compresa la liberazione degli ostaggi, ogni giorno reclamata dai parenti e familiari. Le posizioni rimangono distanti. Hamas,     chiede il ritiro di Israele da Gaza con garanzie sulla fine della guerra e, inoltre, punta a ottenere la liberazione di un maggior numero di detenuti palestinesi rispetto a quanto prospettato. 

Le due parti rimangono lontane e la mediazione continua a rimanere difficile e complessa. Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, non si sposta dalla posizione già nota_ intende chiedere solide garanzie per la fine della guerra ed il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia.    La fine della guerra verrebbe vista da altri come punto di partenza per avanzare richieste politiche

Da Tel Aviv, nessuna apertura nelle dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu: “L’obiettivo fondamentale è prima di tutto l’eliminazione di Hamas“. Per questo, riguardo al possibile accordo per il rilascio degli ostaggi, il premier israeliano ribadisce che “non accetteremo ogni accordo, a ogni costo”.  Netanyahu ribadisce le tre condizioni per arrivare all’eliminazione di Hamas: la distruzione di tutti i suoi 24 battaglioni, 17 dei quali sono stati già annientati, completare le operazioni mirate nel nord e nel centro della Striscia e la neutralizzazione della rete dei tunnel, operazione “che richiede più tempo”.

Forse un punto d’incontro tra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi

 

Palestinesi passano davanti alle case danneggiate dagli attacchi israeliani durante il conflitto, nel mezzo di una tregua temporanea tra Israele e Hamas, nel nord della Striscia di Gaza. (Reuters/Abed Sabah)

Archivi -Sud Libertà

 

Oggi, venerdì 26 gennaio, la Corte internazionale di Giustizia deciderà sulle eventuali misure cautelari da adottare nei confronti di Israele nell’ambito del ricorso presentato dal Sudafrica contro lo Stato ebraico per il crimine di genocidio. Lla Corte dell’Aja potrebbe  chiedere lo stop dell’operazione militare nella Striscia di Gaza.

Dal canto suo , Hamas si dice pronto a rispettare qualsiasi decisione della Corte Internazionale di Giustizia che richieda il cessate il fuoco a Gaza se lo farà anche Israele. La notizia, rilanciata dal sito di Al Jazeera, in vista dell’udienza con cui la Corte oggi dovrà annunciare se concederà misure di emergenza, Hamas afferma che rilascerà tutti gli ostaggi israeliani se Israele scarcererà tutti i prigionieri palestinesi. “Il nemico sionista deve mettere fine al suo assedio di 18 anni a Gaza e far entrare tutto l’aiuto necessario alla popolazione e alla ricostruzione”, conclude la dichiarazione.

La decisione dell’Aja è vincolante e non appellabile, ma non è detto che Israele decida di rispettarla  visto  che la Corte non ha gli strumenti per far rispettare le sue sentenze.

Dubbi comportamenti di Israele

Nel ricorso presentato dal Sudafrica si chiede alla Corte di determinare se i comportamenti di Israele rappresentino violazioni della convenzione contro il genocidio di cui fanno parte sia Tel Aviv che Pretoria. Lo Stato sudafricano, nello specifico, accusa Israele non solo di commettere atti di genocidio, ma anche di una mancata prevenzione e repressione di atti di genocidio imputabili alle truppe. La Convenzione, infatti, vieta agli Stati gli atti di genocidio, ma prevede anche il loro obbligo di prevenire e reprimere i corrispondenti atti individuali.

Hamas non ci sta alla resa, il vertice israeliano:”Dobbiamo eliminare questi barbari che uccidono i bambini di fronte ai genitori..”

 

Le notizie di martedì 28 novembre sul conflitto tra Israele e Hamas- Corriere.it

 

Problema ostaggi e tregua per le due parti combattenti. C’è di mezzo  l’Iran che minaccia Israele dopo l’uccisione di una figura di spicco dei pasdaran in un raid in Siria. Hezbollah si unisce al coro affermando che “i limiti sono stati superati”. Altissima tensione,”DOBBIAMO COMBATTERE CONTRO I BARBARI CHE UCCIDONO BAMBINI DI FRONTE I LORO GENITORI, AFFERMA IL VERTICE ISRAELIANO”, il dialogo non sembra poter decollare, anzi si allontana sempre più. L’Egitto prova a ricoprire il ruolo di mediatore e elabora un piano in 3 step per provare a disinnescare la crisi.

Il Cairo parte dalla sospensione dei combattimenti per almeno due settimane in cambio del rilascio di 40 ostaggi – donne, minori e uomini anziani, soprattutto malati – ancora prigionieri a Gaza. In cambio, Israele rilascerebbe 120 detenuti di sicurezza palestinesi. La seconda fase vedrebbe un “dialogo nazionale palestinese” sponsorizzato dall’Egitto volto a porre fine alla divisione tra le fazioni palestinesi – principalmente l’Autorità Palestinese dominata dal partito Fatah e Hamas – e portare alla formazione di un governo ‘tecnico’ in Cisgiordania e a Gaza in vista di elezioni parlamentari e presidenziali palestinesi.

La terza fase includerebbe un cessate il fuoco globale, il rilascio dei restanti ostaggi israeliani, compresi i soldati, in cambio di un numero da determinare di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane affiliati ad Hamas e alla Jihad islamica – compresi quelli arrestati dopo il 7 ottobre e alcuni condannati per gravi reati terroristici.

Hamas: “Nessuna resa”

Il piano egiziano sarebbe stato bocciato da Hamas. Il no è implicito se si legge il primo messaggio pubblico che Yahya Sinwar, leader dell’organizzazione, diffonde dopo gli attacchi del 7 ottobre scorso: nessuna resa. Hamas sta affrontando una “battaglia feroce, violenta e senza precedenti” contro Israele, non si arrenderà e non si sottometterà alle “condizioni dell’occupazione”.

Al di là della posizione espressa in maniera perentoria, Sinwar condisce il discorso con dati che non sembrano avere fondamento. Le Brigate al-Qassam, dice, avrebbero attaccato almeno 5.000 soldati israeliani, uccidendone un terzo. Tali numeri non trovano nessun riscontro, nemmeno lontano, nei bollettini ufficiali diffusi dalle Idf: Israele ha reso noti i nomi di 156 caduti dall’inizio delle operazioni. Il leader di Hamas a Gaza sostiene invece che le Brigate al-Qassam abbiano “schiacciato” le truppe israeliane e le stiano decimando.

Tregua di 4 giorni nel conflitto tra Hamas(Gruppo terroristico) e Israele. Segnali di serenità che lasciano ben sperare nella pace prossima

Chi sono gli ostaggi di Hamas? 220 prigionieri, più della metà hanno  passaporti stranieri

Qatar: “Tregua di 4 giorni, ma c’è possibilità che duri di più”. Hamas: “150 i prigionieri palestinesi che saranno rilasciati dalle carceri israeliane”

I bambini prigionieri di Hamas e i parenti col fiato sospeso: «Verranno  tutti rilasciati?»- Corriere.it
Il ministero della Giustizia israeliano ha pubblicato l’elenco dei 300 prigionieri palestinesi candidati al rilascio nell’ambito dell’accordo sugli ostaggi approvato dal governo di Tel Aviv. Partono da questo momento le 24 ore in cui sarà possibile presentare ricorso presso l’Alta Corte.

 Israele si è impegnata a rilasciare circa 150 prigionieri in cambio del rilascio di cinquanta ostaggi israeliani ma secondo l’accordo con Hamas l’organizzazione cercherà di individuare e rilasciare fino a cinquanta ostaggi aggiuntivi durante i giorni del cessate il fuoco. In tal caso, Israele rilascerà in cambio altrettanti prigionieri.  Manifestazioni per sollecitare il rilascio dei prigionieri vengono fatte dinanzi al Ministero della difesa israeliano

Si apprende infine che il  primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il membro del gabinetto di sicurezza Benny Gantz sono stati autorizzati a decidere ogni volta sull’identità dei prigionieri da rilasciare. Un terrorista di mestiere infatti può sconvolgere non solo Israele ma il mondo intero. E’ bene fare attenzione massima a chi si rilascia.Sono stati inoltre autorizzati a determinare la data finale del cessate il fuoco – in vista della possibilità che Hamas rilasci altri ostaggi – a condizione che la durata totale non superi i dieci giorni.