La G. di Finanza di Siracusa sequestra gasolio di ignota provenienza e denuncia l’autista alla Procura

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Nel corso di un normale controllo, la Guardia di Finanza di Siracusa ha sequestrato mille litri di gasolio in un comune della provincia. L’ispezione e’ scattata su un autocarro che trasportava visibilmente fusti metallici lungo la S.S. 124 Solarino-Floridia. Sui contenitori, costituiti da gasolio agricolo agevolato, il conducente non e’ stato in grado di  spiegare nulla o esibire alcuna documentazione per giustificare la provenienza e/o la destinazione del carburante.

Il gasolio rinvenuto e l’autocarro sono stati sequestrati mentre due persone sono stati denunciati alla locale Procura della Repubblica per aver sottratto al pagamento delle accise il quantitativo di prodotto energetico. Gli uomini delle Fiamme Gialle stanno al momento vagliando ogni indizio in loro possesso, per cercare di individuare i canali di approvvigionamento.

(Com. It.)

Operazione “Diplomat”: la Guardia di Finanza sequestra 22 diplomi irregolari conseguiti nell’anno 2014-15

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Operazione Diplomat , un organizzazione che  rilasciava diplomi di maturita’ irregolari e’ stata scoperta dalla Guardia di finanza di Ragusa t”. Le indagini sono state inizialmente coordinate dalla Procura della Repubblica e successivamente trasferite per competenza territoriale ai magistrati di Agrigento.

I componenti dell’organizzazione dovranno rispondere di piu’ reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica, che sarebbero stati commessi grazie alla connivenza di presidi, insegnanti e personale di segreteria di quattro istituti paritari.

Gli investigatori hanno controllato le attivita’ di un centro d’istruzione non riconosciuto dalle autorita’ scolastiche, con base logistica a Ispica (RG) e rapporti con scuole paritarie di Catania, Licata e Canicatti’, in provincia di Agrigento. Nel corso del servizio sono stati sottoposti a sequestro probatorio ingenti somme di denaro.

La Procura della Repubblica di Agrigento ha ritenuto gravi gli indizi di colpevolezza acquisiti e ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza di 22 diplomi di scuola media superiore che sarebbero stati conseguiti irregolarmente nell’anno scolastico 2014-2015

La Guardia di Finanza sequestra a Catania loghi contraffatti di diverse griffes (4,6 milioni di articoli)

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Ai raggi x dalla Guardia di Finanza di Catania la  zona industriale di Misterbianco, oltre 4,6 milioni di articoli contraffatti, riportanti mendaci indicazioni sulla loro origine e non a norma rispetto alle previsioni del Codice del consumo. Tutta la merce irregolare è stata posta sotto sequestro dalle Fiamme gialle.

I locali commerciali perquisiti e il deposito di un’azienda,erano  gestiti da un cinese, che rifornisce, all’ingrosso, diversi operatori della provincia etnea.

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Tra gli articoli ed accessori d’abbigliamento che le Fiamme Gialle hanno sequestrato vi sono cappelli, borse, pochette e cinture riproducenti i marchi e loghi contraffatti di diverse griffes (tra le quali Gucci, Valentino, Louis Vuitton, Versace, New York Yankees e Burberry), nonche’ altri prodotti di vestiario che, sebbene di origine asiatica, riportavano in maniera illegale la dicitura made in Italy o riferimenti alla loro manifattura italiana (quali, ad esempio, l’apposizione di piccole etichette con la bandiera italiana).   Si apprende che l’attività delle fiamme gialle proseguirà ancora nei prossimi giorni con altre perquisizioni    in altri locali dei cinesi

 

I Notai avranno funzione di “SENTINELLA” e di supporto alle indagini della Guardia di Finanza

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Formazione, il Consiglio notarile di Catania e Caltagirone incontra la Guardia di Finanza


Le “sentinelle della legalità” tra nuovi obblighi e criticità da superare

CATANIA – Antiriciclaggio e legalità: oltre l’80% delle segnalazioni di operazioni sospette effettuate dai professionisti italiani proviene dai notai (nello specifico 3950 su 4700 segnalazioni). Sono dati relativi al 2017, recentemente elaborati dalla Commissione Sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia: li ha citati il presidente del Consiglio notarile di Catania e Caltagirone Giuseppe Balestrazzi durante l’incontro formativo che si è svolto stamattina (13 luglio, presso la sede etnea del Consiglio)), a cui hanno partecipato gli iscritti alla categoria professionale e i rappresentanti del comando provinciale etneo della Guardia di Finanza, guidato dal gen. Antonio Nicola Quintavalle Cecere.

«Quella del Notariato è una “collaborazione attiva” al contrasto del riciclaggio di denaro» ha spiegato Balestrazzi, introducendo la relazione del tenente colonnello Francesco Ruis, comandante del Nucleo speciale di Polizia economico-finanziaria della GdF di Catania. «La nostra attività – ha continuato il presidente – supera certamente il mero assorbimento formale degli obblighi normativi, e si pone come “azione di sentinella” a supporto di coloro che svolgono le indagini».

Nel suo intervento Balestrazzi ha poi esposto i dubbi che ancora oggi persistono all’interno degli studi notarili, a seguito dell’introduzione della normativa nazionale che ha recepito la direttiva europea in materia: «Rispetto ad altri professionisti, il notaio non ha un rapporto continuativo con il cliente – ha spiegato il presidente – spesso è difficile agire sulla base di contatti diretti sporadici. Inoltre, la nostra professione ha un Dna prettamente civilistico, lontana da funzioni investigative e di controllo. Fino a che punto spingersi? Come comprendere quella zona grigia in cui può celarsi l’attività criminosa? Da più di un anno siamo in attesa che il ministero dell’Economia approvi le regole tecniche elaborate dal Notariato nazionale. È necessaria una maggiore definizione del comportamento che la normativa ci richiede, anche ai fini dell’applicazione della stessa».

Una maggiore chiarezza che i notai chiedono anche nell’ambito della protezione dei dati personali, altro aspetto di cogente attualità che ha interessato gli studi notarili dopo la recente entrata in vigore del GDPR. Su questo tema è intervenuta il notaio Gea Arcella, sottolineando come «rispetto al passato, la tecnologia ha reso molto più semplice l’accesso ai dati pubblici. Dunque, nella prospettiva di un crescente eccesso di tracciabilità e consultazione, è necessario adeguarsi ai nuovi obblighi, superando le difficoltà iniziali riscontrate dalla maggior parte dei professionisti».

 

Giustizia malata: un ex giudice intascava elevate somme di denaro in cambio di “favori” e sentenze pilotate

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Guai giudiziari per il docente universitario  Giuseppe Mineo, ex magistrato già in servizio presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana e  Alessandro Ferraro, stretto collaboratore dei legali  Piero Amara e Giuseppe Calafiore.
La vicenda è legata ai noti fatti relativi alla c.d. operazione “Sistema Siracusa” diretta dalla Procura della Repubblica di Messina che, nel mese di febbraio scorso, ha condotto in carcere  13 persone componenti di un “comitato di affari”  in grado di condizionare il buon andamento della gestione della giustizia nella provincia aretusea.
Dopo le ammissioni e delle dichiarazione rese in sede di interrogatorio dai legali Amara e Calafiore e dei consequenziali riscontri effettuati dalla Guardia di Finanza,protagonista delle minuziose indagini, è stato ricostruito un ulteriore episodio riconducibile al reato di corruzione consumato dai professionisti nell’ambito sistema clientelare da loro gestito.
In particolare Mineo, magistrato ora in quiescenza e, all’epoca dei fatti, in servizio presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana:
si è adoperato al fine di determinare, nella qualità di giudice relatore, il collegio del C.G.A. ad assumere, contra legem, una decisione favorevole a due imprese riconducibili ai citati legali (la Open Land e la AM Group) nell’ambito di altrettanti contenziosi amministrativi instaurati rispettivamente contro il Comune di Siracusa e contro la Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa;
– ha rivelato, inoltre,in spregio alla funzione pubblica ricoperta,  ai professionisti notizie coperte da segreto d’ufficio afferenti allo svolgimento delle camere di consiglio.
Con tali episodi di corruzione il Mineo ha intascato, con l’intermediazione di un loro collaboratore (Ferraro anch’esso già tratto in arresto, a beneficio di Raffaele Drago(già Presidente della Regione Siciliana e deputato nazionale, deceduto nel 2016 ed, all’epoca dei fatti, legato al Mineo da rapporti di stretta amicizia) una somma pari ad oltre 115 mila euro.
Secondo gli inquirenti  tale somma è stata versata da una delle tante società riconducibili ai legali su di un conto maltese intestato al Ferraro e, da questi, successivamente trasmessa a beneficio di Drago.

 

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Operazione “Tir Camaleonte”: la Guardia di Finanza scopre un meccanismo illecito di società commerciali

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Nei  guai il Gruppo Reitano

Sequestro preventivo per equivalente, delle disponibilità finanziarie degli indagati fino alla concorrenza di circa 10 milioni di euro, pari al profitto delittuoso originato dalla perpetrazione dei reati tributari è stato operato dalla Guardia di Finanza di Catania.
Due società commerciali attive ed incriminate, RTN s.r.l. con sede legale a Milano e la JBC s.r.l.s. con sede legale a Misterbianco (CT), entrambe esercenti l’attività di trasporto merci per conto terzi.   Da queste sono venute fuori tante galassie e “sistemi solari” di imprese commerciali fittizie

L’accusa degli investigatori è piombata sui  fratelli Riccardo,63 anni, allo stato irreperibile, e Giovanni Reitano, 71 anni, e il figlio di quest’ultimo Antonio Luca Maria Reitano di 42 anni, per gestione truccata con prestanome di un gruppo di imprese attive nel trasporto di merci per conto terzi e operanti, in modo apertamente sleale, in frode al Fisco e ai creditori.

L a Guardia di  Finanza ha comunicato pure che il Gruppo Reitano aveva dichiarato fallimento di sette società commerciali. L’operazione, condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania e convenzionalmente nota come “Tir Camaleonte”, ha messo in luce un meccanismo illecito di periodica sostituzione di società del gruppo, gestite da persone incompetenti e con il medesimo numero di dipendenti.

Guai anxche per il commercialista Fabio Saccuzzo di 40 anni, che teneva la contabilità i gran parte delle imprese  Reitano”,  Luisa Spampinato di 58 anni, ex convivente di Riccardo Reitano, formalmente mera dipendente ma in realtà spesso chiamata, secondo l’accusa, a partecipare alle fasi gestionali cruciali relative al passaggio di assetti  patrimoniali dalla società avviate al fallimento a quella di nuova creazione; Antonio Lo Presti di 42 anni, titolare di partita IVA quale libero professionista.

La  Guardia di Finanza comunica anche i soggetti “prestanome”:due cittadini di nazionalità cubana, Alberto David Victoria, 42 aanni, amministratore di diritto in 5 società del “gruppo Reitano” e Jimenez Josè Fonseca Zamora 71 anni, suocero di Riccardo Reitano, allo stato latitanti  sul territorio nazionale; Maria Correnti, anch’ella amministratore di diritto di 5 società del gruppo, proposta ai Reitano dal commercialista Saccuzzo; a differenza dei primi due destinatari della misura carceraria, anche in ragione delle dichiarazioni rese dalla stessa nel corso delle indagini, il G.I.P. ha disposto la misura cautelare personale dell’obbligo giornaliero di firma/presentazione alla polizia giudiziaria

 

GUAI GIUDIZIARI PER POLITICI E PERSONAGGI INSOSPETTABILI DELL’ISPETTORATO DEL LAVORO

    Sud  liberta’  : l’impotenza di Domenico Amich, direttore di un Ufficio difficile e complesso come l’Ispettorato del Lavoro

Corruzione è il reato principale che mette nei guai personaggi insospettabili.  Scambi di favore con ex politici molto noti in Sicilia ed imprenditori con dirigenti della Regione che  “non hanno esitato a sancire accordi sacrificando i rilevanti interessi collettivi in gioco”. L’operazione è stata condotta dalla Guardia di Finanza.

 Oggi la Regione vuol cambiare: l’assessore regionale Mariella Ippolito- si apprende – è stata invitata dal Presidente Musumeci a provvedere tempestivamente con un sostituto provvisorio all’Ispettorato territoriale di Catania. E ‘ già scattata la nomina dell’Ispettore capo dell’Ufficio omonimo di Palermo Venerando Lo Conti.  Staremo a vedere come concilierà la guida dei due Uffici siciliani.

Nei guai anche la rappresentante legale dell’ispettorato  Maria Rosa Trovato 60 anni che adesso si trova insieme con Amich  agli arresti domiciliari  e ai due politici del gruppo ovvero Mario Lucio Forzese, 55 anni parlamentare nelle ultime due precedenti elezioni e Antonio Nicotra 59 anni ex Consigliere Comunale di Catania.

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Forzese – rileva l’accusa  – prese un fascicolo sanzionatorio dall’ispettorato e lo consegnò a un imprenditore che lo fece sparire per non pagare. Il fascicolo è stato trovato oggi a casa dell’imprenditore. Forzese in cambio ottenne voti per le regionali 2017”.

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Peculato, fine di un Magistrato antimafia: nei guai l’ex Pm Ingroia come amministratore della “Sicilia -Servizi”

“Alberghi di lusso e stipendio d’oro”: sequestro di beni per l’ex pm Ingroia

Nei guai l’ex Pm Ingroia. Su delega della Procura i finanzieri del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo hanno sequestrato oltre 150.000 euro a Ingroia e a Antonio Chisari, all’epoca dei fatti, rispettivamente, amministratore unico e revisore contabile della società partecipata regionale Sicilia e Servizi spa (oggi Sicilia Digitale spa). Entrambi sono indagati per una duplice ipotesi di peculato. Il provvedimento di sequestro preventivo è stato emesso dal gip del Tribunale del capoluogo su richiesta della locale Procura. Le contestazioni mosse agli indagati traggono origine dalla natura riconosciuta alla Sicilia e-Servizi spa di società in house della Regione e dalla conseguente qualifica di incaricato di pubblico servizio rivestita da entrambi. Il provvedimento è stato firmato dalla gip Marcella Ferrara.

La cosa curiosa di questa vicenda è che Ingroia è messo sotto accusa dai magistrati che fino a cinque anni fa erano i suoi colleghi. Per il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Pierangelo Padova ed Enrico Bologna, avrebbe potuto ottenere solo il rimborso dei biglietti aerei nelle trasferte da Roma (sua nuova residenza) verso la Sicilia.

Nulla, invece, era dovuto per i costosi alberghi: il Grand Hotel Villa Igea, la storica residenza della Belle Epoque scelta da tanti sovrani per i loro soggiorni in Sicilia, all’Excelsior, al Centrale Palace hotel.

Ingroia, in particolare, dapprima liquidatore della società (dal 23 settembre 2013), è stato successivamente nominato amministratore unico dall’assemblea dei soci (carica che ha ricoperto dall’8 aprile 2014 al 4 febbraio 2018). “Le indagini hanno consentito di accertare che il 3 luglio 2014 – spiegano le Fiamme gialle – Ingroia si è autoliquidato circa 117.000 euro a titolo di indennità di risultato per la precedente attività di liquidatore, in aggiunta al compenso omnicomprensivo che gli era stato riconosciuto dall’assemblea, per un importo di 50.000 euro“. L’autoliquidazione del compenso ha determinato un abbattimento dell’utile di esercizio del 2013 da 150.000 euro a 33.000 euro.

 “La violazione della normativa nazionale e regionale in materia di riconoscimento delle indennità premiali ai manager delle società partecipate da Pubbliche Amministrazioni –  avverte il Comando provinciale della Guardia di finanza di Palermo – è stata avallata dal revisore contabile, Chisari, il quale, in base alla disciplina civilistica, avrebbe dovuto effettuare verifiche sulla regolarità dell’operazione”.

Ingroia- che ricorderemo è stato nominato dall’ex governatore della Regione Sicilia Rosario Crocetta (oggi non più confermato) si sarebbe, inoltre, indebitamente appropriato di ulteriori 34.000 euro, a titolo di rimborso spese sostenute per vitto e alloggio nel 2014 e nel 2015, in occasione delle trasferte a Palermo per svolgere le funzioni di amministratore, nonostante la normativa nazionale e regionale, chiarita da una circolare dell’assessorato regionale dell’Economia, consentisse agli amministratori di società partecipate residenti fuori sede l’esclusivo rimborso delle spese di viaggio. “Lo stesso Ingroia aveva adottato un regolamento interno alla società che consentiva tale ulteriore indebito rimborso” concludono gli investigatori. Anche in questo caso la violazione della normativa vigente è stata avallata dal revisore contabile, Chisari, indagato – in concorso con Ingroia – anche per questa seconda ipotesi di peculato.   Troppi passi falsi per un magistrato che fino a pochi anni fa, era divenuto famoso per la sua lotta antimafia.

Titoli illeciti scoperti dalla Guardia di Finanza di Palermo

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Letto: 12345

Il  Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito il provvedimento degli arresti domiciliari per nove persone e notificato un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Palermo.

 Secondo gli inquirenti con  accessi illeciti ai sistemi informativi gli arrestati procedevano alla falsa intestazione, emissione e successiva rivendita di biglietti per  lo stadio per le partite casalinghe del Palermo calcio.

Questi biglietti risultavano essere intestati sistematicamente a soggetti inesistenti e titolari di agevolazioni e sconti (under 14, over 65, riduzione donna), sfruttando illecitamente l’agevolazione prevista per determinate categorie.

Oltre il 60% dei titoli ridotti emessi per gli incontri di campionato risultano essere intestati a soggetti inesistenti con la successiva e fraudolenta immissione sul circuito di vendita d i oltre 4.000 tagliandi d’accesso.

Le associazioni per delinquere erano composte da titolari di ricevitorie autorizzate, da rivenditori abusivi (i noti  “bagarini”), da capi ultras e da esponenti di spicco del tifo organizzato “rosanero” che, con la loro remunerativa attività criminale, hanno aggirato le norme poste a tutela della sicurezza degli stadi

Denunciati alla Magistratura anche  23 individui, e segnalate alla Prefettura  65 persone per diverse violazioni amministrative.

La Finanza comunica che  sono stati pure posti sotto sequestro 123 titoli falsi, con intestazioni fittizie.

Sorprendente arresto del Sindaco Barbagallo di Acireale per Corruzione e turbativa d’asta

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Operazione della Guardia di Finanza di Catania

Letto: 17564

Tra i destinatari del provvedimento cautelare, cinque in carcere e tre ai domiciliari, emesso dal Gip su richiesta della Procura distrettuale etnea, figura anche  il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, eletto con una lista civica.

L’operazione, scattata alle prime luci dell’alba, è la conclusione di una lunga inchiesta condotta dalla Finanza con il coordinamento della Procura di Catania.  La sorpresa proviene dalla notizia dell’arresto del primo cittadino acese.

 Roberto Barbagallo, 42 anni, era stato eletto sindaco di Acireale nel giugno del 2014. Con i suoi 15.573 voti, appoggiato da liste civiche del centrosinistra, aveva superato abbondantemente nel turno di ballottaggio, il candidato del centrodestra, Michele Di Re

Laureato in ingegneria civile ha una specializzazione in idraulica ..Nel 2009 era stato il primo degli eletti al consiglio comunale di Acireale. Politicamente è considerato vicino al deputato regionale Nicola D’Agostino che si era occupato di questioni antimafia. Ma non è bastato al Barbagallo che secondo gli inquirenti è caduto nella facile rete della corruzione, piaga italiana come una cancrena. Sull’operazione della guardia di finanza la Procura di Catania ha avvertito che fornirà ulteriori elementi alla Stampa interessata

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