Recuperati in mare dalla G. di Finanza resti di due scafi preziosi per l’Archeologia e la storia della navigazione

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Balzo in avanti della Archeologia marina per il recupero di materiale scientifico di prioritario interesse da parte dei Nuclei specializzati sul mare della Guardia di Finanza. Il Golfo di Follonica (GR) si rivela, ancora una volta,  prezioso custode di tesori archeologici.

Ricorderemo che, nel mese di giugno, i finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale di Livorno, in collaborazione con la Tenenza di Follonica che aveva svolto le preliminari attività infoinvestigative sfociate in un primo rinvenimento, intervenivano per effettuare un recupero di materiale archeologico nello spazio di mare antistante Follonica.

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Una successiva ricognizione del Nucleo Sommozzatori della Stazione Navale di Livorno consentiva così d’individuare i resti di un relitto navale, oltre a ulteriori reperti archeologici localizzati nelle immediate vicinanze.

La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo – diretta da Andrea Muzzi- informata delle operazioni in corso fin in prima battuta, nel contempo si attivava e, grazie a una proficua collaborazione con la Direzione Generale, otteneva così uno specifico finanziamento, su un capitolo di spesa dedicato espressamente alle indagini e attività finalizzate alla tutela delle aree e delle zone di interesse archeologico, che consentisse un più esteso intervento di scavo, conclusosi proprio in questi giorni.

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Le ricerche, condotte sul campo dagli archeologi della ASPS Servizi Archeologici e con il supporto dello stesso personale della Guardia di Finanza, con l’appoggio logistico del diving Feel Dive di Scarlino, hanno così evidenziato, nei pressi di una secca, la presenza di almeno due affondamenti navali, uno romano e uno più recente, avvenuti nello stesso punto a distanza di secoli. Nel corso delle operazioni sono stati così documentati i resti di due scafi e recuperato materiale archeologico di rilevante interesse per la storia della navigazione.

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La Guardia di Finanza- informano i vertici del Corpo –  con mirate attività ispettive nell’ambito delle specifiche prerogative istituzionali di polizia economico-finanziaria con la propria ramificata componente aeronavale e territoriale, rappresenta anche sul mare la forza di polizia di riferimento per il contrasto alle attività illecite, la tutela dell’ordine pubblico, la difesa dei beni collettivi e delle risorse marine nazionali e costiere, concorrendo in questo caso in funzione della conservazione del patrimonio archeologico, in sinergia con le autorità preposte.

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Palermo,false Onlus per trasporto emodializzati: 6 arresti

 

Una inchiesta sul trasporto emodializzati ha condotto alla scoperta di false onlus  a Palermo.   Gli autori nascondevano in realtà attività d’impresa gestita da pregiudicati. L’inchiesta della Procura di Palermo e della Guardia di finanza ha scoperto la truffa dei trasporti di pazienti per conto dell’Asp. 

 I finanzieri hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip nei confronti di sei persone accusate tra l’altro di falso, associazione a delinquere, truffa allo Stato e frode nelle pubbliche forniture. Il Gip ha disposto il sequestro preventivo dell’intero patrimonio aziendale di due associazioni palermitane di volontariato del settore sanitario-assistenziale, l’Associazione di Volontariato Emergency Leader Onlus (A.V.E.L.) e la Confraternita di Misericordia, che adesso sono state affidate ad un amministratore giudiziario.

In manette sono finiti: Pietro Corrao, 63 anni, Saverio Marchese, 55 anni e Salvatore Scavone, 60 anni. Ai domiciliari Beniamino Cusimano, 75 anni, Concetta Teresi 52 anni e Marilena Scalia 48 anni.  Corrao, Marchese,Scavone e Cusimano sono accusati di falso e di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di falso,Teresi per associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato e frode nelle pubbliche forniture ed infine Scalia per truffa ai danni dello Stato e frode nelle pubbliche forniture.   

Secondo le indagini svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle la Avel, che svolgeva per conto dell’Asp di Palermo il servizio di trasporto emodializzati, che doveva essere una associazione di volontariato, era una attività d’impresa, gestita di fatto da indagati per gravi reati quali il traffico di droga aggravato dall’agevolazione mafiosa.

Dietro la finta Onlus si nascondeva un’impresa con turni di lavoro e stipendi anziché rimborsi,gestita di fatto da Corrao e Marchese.

Per ottenere il rilascio della certificazione antimafia gli indagati avevano fatto carte false, attribuendo formalmente la veste di presidente a Cusimano, che è incensurato. “In sede di stipula e rinnovo delle convenzioni con l’Asp – dice la Gdf – gli indagati hanno presentato false certificazioni concernenti la natura di Onlus dell’Ente e l’attestazione che quest’ultima fosse amministrata da soggetti immuni da precedenti penali, grazie alle quali Avel ha potuto accedere alle convenzioni pubbliche”.

Le indagini hanno svelato  “l’esistenza di un vero e proprio’cartello’ fra i rappresentanti di sette associazioni palermitane che svolgevano il servizio di trasporto emodializzati per conto della locale Asp, capeggiate dalle referenti della Confraternita di Misericordia”. “Il patto illecito – comunica la Gdf – concretamente attuato tramite la creazione di chat su whatsapp, prevedeva che i diversi partecipanti concordassero di rifiutare il trasporto’collettivo’ dei pazienti, rendendosi disponibili solo al più remunerativo ‘trasporto singolo’ dei malati, così ingannando l’Asp e provocando un danno alle casse pubbliche”.

Nicolosi: “distrazione di fondi pubblici”, denunciato ex dipendente

 

 

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Distrazione di fondi pubblici, in questo caso del Comune di Nicolosi che ha denunciato il reato di un suo impiegato.Beni per 61mila euro sono stati sequestrati da militari della Guardia di finanza di Catania al  dipendente del Comune  indagato per peculato in esecuzione di un provvedimento del Gip emesso su richiesta della Procura etnea.

Secondo le indagini delle Fiamme gialle della compagnia di Paternò, avviate su denuncia dell’Ente, è emersa infatti una distrazione di fondi pubblici, dal 2013 al 2019, da parte di un impiegato  furbetto od ‘infedele’, oggi in pensione. La Guardia di finanza ha ricostruito la procedura del peculato contestato all’indagato. Fino allo scorso dicembre, all’esaurimento del denaro anticipato dal Comune per pagare i propri servizi, l’ufficio ragioneria emetteva alla propria tesoreria, funzione svolta da una banca, un mandato di pagamento a favore di Poste Italiane.

Secondo l’accusa il dipendente comunale allora preposto al servizio, avrebbe prelevato dall’istituto di credito la somma corrispondente al mandato, ma ne versava soltanto una parte alle Poste, tenendo indebitamente per sé la differenza. Per far figurare comunque un versamento pari a quello del mandato, e anche per superare senza rilievi il successivo riscontro della banca, l’impiegato avrebbe anche alterato le cifre riportate sulla ricevuta rilasciata dalle Poste prima del deposito del documento e dell’archiviazione della pratica.  I riscontri dei versamenti con le ricevute non coincidevano ed è scattata la denuncia alla Procura.

BLITZ DELLA FINANZA NELLE SEDE DELL’AST TRASPORTI “PRESIEDUTA” DA GAETANO TAFURI E SOCIETA’ DEI “MISTERI”

 

di     R.LANZA

Blitz della guardia di finanza nella sede dell’Ast, l’azienda regionale che si occupa del trasporto extraurbano. Le ipotesi di reato sono corruzione e abuso d’ufficio.

L’AST   oggi è Società per Azioni – circa 900 dipendenti -per  garantire servizi migliori ai cittadini utenti.Il processo di riorganizzazione che ha interessato negli anni la struttura aziendale non ha erogato tuttavia servizi di qualità.  Orari non controllati, assenze degli autisti incaricati, corse che saltano frequentemente, sporcizia sui sedili e posti a sedere, degli autobus,linguaggio spesso scurrile degli operatori, indifferenza verticistica e delle direzioni cittadine.

AST SpA opera in un territorio di 11.891 kmq di superficie, pari al 47% della superficie regionale fornendo i propri servizi ad una popolazione di 3.456.649 di abitanti, 69% della popolazione regionale residente in 128 comuni.

Rete Urbana
Comuni Serviti 14
Popolazione Servita 666.267
Km Percorsi 2.956.937
Rete ExtraUrbana
Numero di Linee 114
Popolazione Servita 3.456.649
Km Percorsi 14.763.0

Recentemente l’assessore regionale Falcone, aveva respinto l’idea di una presunta compagnia aerea controllata dalla Regione Siciliana. “Apprendiamo da indiscrezioni di un progetto – dichiarò Falcone alla Stampa tramite il portavoce Stampa Fabio De Pasquale -per la costituzione di una compagnia aerea, annunciato dal presidente dell’Ast, azienda partecipata della Regione. Si ritiene opportuno precisare che si tratta di una iniziativa personale del presidente, avvocato Gaetano Tafuri, mai concordata con il governo Musumeci e della quale non conosciamo, neppure informalmente, i contenuti”. 

Resta un mistero l’operato pure di Gaetano Tafuri e sui motivi che lo spingerebbero a pensare ad una compagnia di bandiera regionale con la controllata Ast – senza una intesa con l’attuale Giunta regionale e il Presidente Musumeci così come resta un mistero la sua autonomina ed occupazione della poltrona presidenziale. E perchè non è intervenuto finora il Presidente della Regione Musumeci?    E’ per caso soddisfatto il governatore della qualità dei servizi erogati dall’AST nelle varie città siciliane?  Perchè non attua un sondaggio nelle varie fermate degli autobus?     Perchè alla guida di questa azienda non si promuove
Nello Musumeci - Wikipedia?
un personaggio di rispetto lontano da interessi particolari, politici ed economici.Ad esempio un generale in pensione dei Carabinieri ?             Quelli attuali, caro Presidente Musumeci, – sembrano al pubblico personaggi dubbi, titolari di troppi incarichi politici anche nel periodo della Mafia dei governatori,  che non hanno eliminato i disagi e il malessere della popolazione -utenza siciliana    Occorrerebbe mandarli subito a casa. 

Tafuri : dopo l’esperienza di Commissario della Metro -CircumEtnea- il 5 settembre del 2018 si è autonominato amministratore unico dell’azienda Ast Aeroservizi  che gestisce in toto l’Aeroporto di Lampedusa. L’ autonomina di Presidente è avvenuta in seno ad un’assemblea dei soci, in quell’occasione presieduta da Giovanni Amico. Amico, dirigente Ast distaccato parzialmente presso AST Aeroservizi con la qualifica di “DG – Accoutable Manager”. Ex amministratore unico della società che gestisce l’aeroporto di Lampedusa  dal 2006.  Tafuri sa bene di aver a che fare con una Società molto amata a Bruxelles e che può contare su un contributo Ue di parecchi miliardi di euro.

I suoi poteri si ampliano a tal punto che, forse non si rende conto , che così  controlla se stesso, perchè  le due società sono in rapporto diretto. Ma Tafuri trova l’espediente singolare nel testo unico in materia di società a partecipazione pubblica) che stabilisce quanto segue: “non è consentito nominare, nei consigli di amministrazione o di gestione, amministratori della società controllante a meno che la nomina risponda all’esigenza di rendere disponibili alla società controllata particolari e comprovate competenze tecniche degli amministratori della Società controllante o di favorire l’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento.

 

All'Ast Tafuri, il "fedelissimo" - Live Sicilia
Gaetano   Tafuri
Apprendiamo adesso che nei giorni scorsi    la Guardia  di finanza ha perquisito la sede dell’Ast in via Caduti Senza Croce di Palermo ascoltando tra gli altri presidente, vice presidente e direttore generale.
 L’incarico era quello  di acquisire alcuni atti amministrativi relativi ad incarichi e appalti aggiudicati o ancora in corso di aggiudicazione.

Sulle indagini Fiamme gialle e inquirenti mantengono provvisoriamente il silenzio. L’unica certezza sembra essere che gli indagati in questa prima fase sarebbero almeno cinque. Al momento dell’accesso i finanzieri hanno chiesto ai vertici dell’Ast di essere presenti e consegnare, fra le altre cose, anche i loro smartphone.   Vedremo appresso gli sviluppi.

Vaticano: la Marogna spendeva il denaro (oltre 200 mila euro) in beni di lusso personali anzichè nelle missioni umanitarie

Caso Becciu: il Vaticano fa arrestare Cecilia Marogna, la 'dama del  cardinale' - Il Riformista

Papa Francesco vuol mettere ordine al Vaticano. Gli eventi si susseguono. I soldi sono della Santa Sede ma l’indagata li spendeva per acquistare lussuosi beni personali. L’arresto di Cecilia Marogna,la 39enne manager cagliaritana  nota come la ‘dama del cardinale‘ per il rapporto fiduciario che la legherebbe all’ex numero due della Segreteria di Stato vaticana, il cardinale Angelo Becciu. ha destato scalpore per l’uso disonesto e personale  del denaro qualificato “Missioni umanitarie”              Si sa finora che l’accusa è di peculato per distrazione di beni. Tra il dicembre 2018 e il luglio 2019 avrebbe ricevuto 500mila euro dalla Segreteria di Stato per volontà del cardinale Becciu.

Gli inquirenti vaticani hanno visto giusto, hanno indagato e scoperto l’uso improprio di quel denaro ed hanno emesso un mandato di cattura internazionale attivando l’Interpol. Nel mirino degli inquirenti vaticani sarebbero finiti  bonifici per mezzo milione di euro ricevuti dalla Santa Sede per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, e , quasi per la metà, nell’acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso. Marogna, che sarebbe in possesso di una lettera firmata da Becciu che la accredita come persona di sua fiducia, avrebbe ricevuto il denaro in diverse tranche tra il dicembre 2018 e il luglio 2019 sul conto corrente della Logsic d.o.o., la società, con sede a Lubiana, di cui è titolare. Versamenti tutti con causale “contributo per missione umanitaria”. Di quei circa 500mila euro, però, quasi 200mila sarebbero stati spesi in vestiti, ristoranti e lussuosi accessori (tra l’altro 12mila euro da poltrona Frau, 2.200 da Prada, 1.400 da Tod’s, 8mila da Chanel).

È stata arrestata Cecilia Marogna, coinvolta nella grossa inchiesta sulle  operazioni finanziarie della Segreteria di Stato della Santa Sede - Il Post

Anche la “Logsic “si sarebbe rivelata una società ‘fantasma’,  un ufficio chiuso senza nemmeno la targhetta. I bonifici in questione sarebbero stati firmati quando a Becciu era già succeduto come Sostituto agli Affari generali mons. Edgar Pena Parra, ma sarebbe stato proprio l’ex prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi a chiedere a monsignor Alberto Perlasca, all’epoca a capo dell’ufficio amministrativo della SdS (oggi indagato nell’inchiesta vaticana), di onorare gli accordi presi con la managing director della Logsic.

Spiegano gli investigatori: “La Marogna, presentatasi come esperta in relazioni diplomatiche e diplomazia parallela, sarebbe entrata in contatto con il cardinale nel 2016, proponendosi come mediatrice su crisi internazionali di vario genere. Becciu, dopo aver fatto filtrare alla luce delle notizie uscite di sentirsi “truffato” e pronto a sporgere denuncia nei confronti della signora, ha anche precisato, attraverso il suo legale, l’avvocato Fabio Viglione, che “i contatti con Cecilia Marogna attengono esclusivamente a questioni istituzionali“.

L’indagata afferma di aver ottenuto  “il risultato di aver costruito una rete di relazioni in Africa e Medio Oriente per proteggere Nunziature e Missioni da rischi ambientali e da cellule terroristiche“, spiegando che “i fondi in Slovenia erano di garanzia per le operazioni in Africa”.

 

OPERAZIONE “FAKE CREDIT”: LA “MENTE”,ANTONIO PALADINO, REATI TRIBUTARI E INDEBITE COMPENSAZIONI

 

 

     Demolita dal Comando della Guardia di Finanza la Confimed Italia di Antonio Paladino, commercialista e presidente di Confimed Italia

   Operazione “Fake Credit” dei Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania che ha condotto all’arresto di tre persone, 21 agli arresti domiciliari e sei raggiunte dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno. Le Fiamme gialle hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 30 persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata di reati tributari e, in particolare, di indebite compensazioni (attraverso l’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti) aggravate dalla partecipazione di professionisti. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura distrettuale di Catania.         Sequestrate pure 11 società commerciali, aziende utilizzate dagli indagati unicamente per mettere a segno i reati tributari e  beni per 9,5 milioni di euro.

Chi sono i fermati dai finanzieri? (Abbiamo ” oscurato” il nominativo di un soggetto a richiesta della stessa , a termini della nuova normativa perchè’,inviandoci i provvedimenti del Giudice è risultata estranea al fatto  n.d.r –   6  Settembre  2023)

Antonio Paladino, 57 anni, commercialista, presidente di Confimed Italia, un ente di organizzazione di datori di lavoro con sede a Roma e uffici amministrativi a Catania), Gaetano Sanfilippo, 43 anni, dipendente dello studio professionale “Paladino”, diretto collaboratore di Antonio Paladino in Confimed Italia e Andrea Nicastro, 46 anni, consulente amministrativo a disposizione della Confimed Italia.

Ai domiciliari sono finiti i professionisti attestatori per la loro opera di certificatori di crediti inesistenti. Si tratta di Paolo Bigi, 62 anni, consulente amministrativo; ). E poi Giuseppina Licciardello di 60 anni, commercialista domiciliata a Catania, professionista a disposizione di Paladino; Pasquale Toscano, 54 anni, commercialista operativo su Latina con studio a Napoli, che non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità; (Abbiamo  qui  “oscurato ” il nominativo di altro soggetto a richiesta dello stesso, a termini della nuova normativa perchè inviandoci i decreti del Giuice è risultato estraneo al fatto  n.d.r. 8  Settembre 2024) ; Gian Mario Gallo, 54 anni, commercialista con studio a Segrate (MI), che non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità; Salvatore Debole, 63 anni amministratore dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R. con sede a Belpasso, società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti erariali per 2,9 milioni di euro; Giuseppe Vetrano, 61 anni, rappresentante legale della “Delivery Express s.r.l.s”, con sede in Catania, esercente l’attività di “trasporto di merci su strada”, società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari per 450.000 euro; 

Gesualdo Piazza, 45 anni, rappresentante legale di “San Francesco Società Cooperativa”, con sede in Caltagirone, esercente l’attività di “altri servizi per la persona” società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli utilizzati per la compensazione di 1 milione di euro di debiti erariali; Fabrizio De Santis, 59 anni, rappresentante legale della “Pachira S.r.l.”, società che si occupava (ora è cessata) di “cura e manutenzione del paesaggio, compresi parchi e giardini”, con sede a Roma, “portatrice” di crediti IVA inesistenti utilizzati per compensazioni per oltre 2,5 milioni di euro; Maria Rosa Crocco, 62 anni, rappresentante legale della “B suite società cooperativa”, che si occupava (attività ora cessata) di “pulizia generale (non specializzata) di edifici”, con sede in Rignano Flaminio (RM), anch’essa “generatrice” di crediti IVA fasulli utilizzati per compensazioni con debiti tributari non onorati; Carlo Noto, 55 anni, rappresentante legale della “Quattrotempi S.r.l.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “organizzazione di convegni e fiere”, con sede a Roma, anch’essa società strumento per la compensazione di crediti di imposte non esistenti; Roberto Pes 55 anni, rappresentante legale della “La Cartomatica S.r.l.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “servizi connessi a tecnologie informatiche”, con sede a Roma, anch’essa società utilizzata per generare la compensazione di imposte per 1,3 milioni di euro; Pietro Guardabascio di 56 anni, rappresentante legale di “Il Garofalo S.r.l.s.”, con sede a Roma ed esercente l’attività di “ipermercato”, società strumentale alla formazione di crediti tributari inesistenti da compensare con debiti tributari non assolti;

Sebastiano Di Meo, 69 anni, rappresentante legale della società “Di Meo S.r.l.s”, azienda che dichiarava quale attività (ora cessata) “l’installazione di impianti per la distribuzione del gas”, con sede a Napoli, anch’essa società utilizzata per generare una compensazione di imposte a favore dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.; Cosimo Damiano Gallone 38 anni, attualmente detenuto preso la Casa circondariale di Verona per rapina aggravata, rappresentante legale di “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”, avente quale attività il “trasporto di merci su strada” con sede in Pero (MI), anch’essa società veicolo per la creazione di crediti IVA fasulli; Mario Barrella di 58 anni, anch’egli nella qualità di rappresentante legale della succitata “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”; Marco Maggio, 41 anni, rappresentante legale di “Job Act Società Cooperativa”, attività dichiarata di “pulizia generale (non specializzata) di edifici”, avente sede a Milano, società cooperativa utilizzata dagli indagati per la creazione di crediti IVA fittizi poi portati in compensazione; Carmine Pelloni, 57 anni, rappresentante legale della “Molly Malone 2015 S.r.l.s.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “catering per eventi, banqueting”, con sede in Segni (RM), anch’essa utilizzata per generare la compensazione di imposte per circa 1,2 milioni di euro; Davide Bertolini di 45 anni, uno dei rappresentanti legali della “Textile Export S.r.l.”, avente sede in Roma (RM) ed esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di tessuti”, società i cui crediti tributari fasulli sono stati ceduti per favorire l’inadempimento di debiti tributari di soggetti terzi; Michele Antonio Gerardo Gallo di 75 anni anch’egli rappresentante legale della citata “Textile Export S.r.l.”.

Specificano gli inquirenti: “Tutti sono accusati a vario titolo di avere costituito un’associazione a delinquere finalizzata alla sistematica perpetrazione di reati tributari”.

Divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale per Claudia Debole, 37 anni, rappresentante legale dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.; per Giacomo Celesti 50 anni, rappresentante legale della “Business Projects industrial services s.r.l. unipersonale” avente sede ad Augusta ed esercente l’attività di “installazione di impianti telecomunicazioni e elettronici”, beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 3,9 milioni di euro, Federico Risicato 46 anni rappresentante legale della “Vigil Service s.r.l.” con sede a Belpasso, quale società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari effettivi per 62.000 euro; Michele Spera di 53 anni, rappresentante legale della “RE. POINT s.r.l.” avente sede a Ragusa, esercente l’attività di “altre attività di servizi connessi a tecnologie informatiche”, società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 105.000 euro; Rita Gianformaggio di 27 anni, rappresentante legale della “New Solar s.r.l.” avente sede a Catania esercente l’attività di “altre attività di consulenza amministrativa”, società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari complessivi per 252.000 euro; Renato Balsamo di 57 anni, rappresentante legale della “Ariel Società cooperativa Sociale” avente sede a Catania ed esercente l’attività di “altri servizi di sostegno alle imprese”, società anch’essa beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 450.000.

L’operazione condotta dal Gruppo Tutela Finanza Pubblica del Nucleo P.E.F. di Catania, coordinata dalla Procura distrettuale di Catania si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché di accertamenti bancari unitamente alla disamina di documentazione contabile ed extracontabile e di materiale informatico acquisito nel corso di una perquisizione locale  

Tracciata infine  la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi di cui oltre 9,5 milioni utilizzati per indebite compensazioni.

 

 

 

 

GUARDIA DI FINANZA,PRESIDIO INSOSTITUIBILE, FESTEGGIA IL 246 ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE

 

 

 

 

GRUPPO LEONARDI SETTORE RIFIUTI: ARRESTI, SEQUESTRI, ILLECITI ,”CORRUZIONE, ASSOCIAZIONE MAFIOSA”

– VIDEO   – g.di    finanza – Un ingente quantitativo di denaro è stato trovato sotterrato dai finanzieri: le banconote in mazzette erano contenute in sacchi di plastica neri inseriti in alcuni bidoni di plastica e poi sotterrati. 

Il  gruppo Leonardi di Lentini i cui interessi erano ormai su Catania, soprattutto nel settore dei rifiuti è sotto i riflettori della Giustizia. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania su richiesta della Procura etnea nei confronti di 9 persone, due delle quali sono finite in carcere, tre ai domiciliari e 4 sottoposti alle misure cumulative dell’obbligo di presentazione alla P.G. e di dimora.

La contestazione verte su reati a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata e rivelazione di segreto d’ufficio nonché per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

"Sicura Mazzette", ecco i nomi degli arrestati

La cronaca giudiziaria parte dagli anni 2018 e 2019 per la gestione della discarica di Lentini nel Siracusano, la più estesa della Sicilia e gestita dalla Sicula Trasporti nonché le “pressioni” del clan mafioso dei Nardo finalizzate ad ottenere l’affidamento di un chiosco presente all’interno dello stadio della Sicula Leonzio che disputa il campionato di serie C.

Sequestro preventivo anche di tutti i beni aziendali, quote e azioni sociali per un valore complessivo di 110 milioni di euro. I sigilli sono stati apposti sulla Sicula Trasporti che ha a Catania in Contrada San Giorgio e che si occupa di “trattamenti e smaltimenti di altri rifiuti non pericolosi” e cioè la gestione dei rifiuti solidi urbani, insieme all’impianto di trattamento meccanico biologico di Contrada San Giorgio e le vasche di abbancamento situate nel comune di Lentini. La società ha un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro e oltre 120 dipendenti;

Sequestrata anche la “Sicula Compost con sede a Catania che si occupa di “produzione di compost” e cioè la produzione di fertilizzanti agricoli derivanti dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e agroalimentari; la società ha circa 20 dipendenti e ha un fatturato di 3,6 milioni di euro;

Non è finita qui l’attività della G.di Finanza: -sequestro anche per la “Gesac con sede a Catania in Contrada Coda Volpe che si occupa di estrazione di pomice e di altri minerali ed è inserita nella filiera della lavorazione dei rifiuti solidi urbani, forniva il materiale pietroso da cospargere (obbligatoriamente per legge) sulla “parte secca” del rifiuto, abbancato nelle vasche della discarica gestita dalla Sicula Trasporti. Ha un fatturato di circa 2 milioni di euro e ha oltre 20 dipendenti.

Sotto inchiesta la Edile Sud srl di Scordia che gestisce l’attività di gestione di un impianto di recupero, trasporto e produzione di rifiuti non pericolosi nel territorio di Lentini. La società, con 18 dipendenti, ha un volume d’affari di circa un milione di euro.

La Procura e la Gdf ipotizzano il traffico illecito di rifiuti in virtù anche ad un rodato circuito corruttivo con il pagamento di tangenti in contanti per decine di migliaia di euro per ammorbidire i controlli. Le indagini dei finanzieri del Gico di Catania si sono avvalse di di intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione amministrativa afferente le autorizzazioni necessarie per la gestione degli impianti della famiglia Leonardi nonché accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Catania nel corso di un accesso negli impianti “incriminati” e operato dai finanzieri nel febbraio del 2019.

 

La consistente mole indiziaria così emergente ha consentito di porre in attenzione, secondo gli investigatori un sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la Sicula Trasporti, un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente non più gestibile e che finiva in discarica senza subire alcun trattamento preliminare, un trattamento quest’ultimo essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero.

Una gestione della discarica, dell’impianto Tmb e di compostaggio, da parte della famiglia Leonardi, orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative.

Il sistema illecito orchestrato da Antonino Leonardi, secondo gli atti giudiziari, si reggeva su due pilastri: le tangenti per influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare” i controlli ambientali e la fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme con una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio.

Gli accertamenti tecnici operati direttamente nelle imprese gestite da “Antonello” Leonardi hanno consentito di rilevare che sia ingenti quantitativi di rifiuti solidi urbani (non sottoposti ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione, successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di materiale originata da un incompleto processo di compostaggio, venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese, previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi, anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun formulario.

Si tratta di rifiuti che, per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di ammissibilità necessari alla discarica e che hanno permesso agli indagati di accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in frode agli impegni assunti con i Comuni.

Rifiuti altamente putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di produrre biogas creando così concreti presupposti per l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. In alcune circostanze, è stato appurato che i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e nelle acque circostanti.

Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in discarica anche frigoriferi interi (contenenti al loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati, oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali sanitari (circostanza che ha anche configurato un’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro da versare trimestralmente alla Regione).

L’impianto di compostaggio della “Sicula Compost dal maggio 2018 ha iniziato a ricevere la “frazione umida” proveniente dalla “Raccolta Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento, in ragione dell’autorizzazione rilasciata dalla Regione che avrebbe consentito alla “Sicula Compost di ricevere presso la sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una potenzialità di lavorazione della “frazione umida” calcolata intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270. Una circostanza nota sia ad Antonino Leonardi che a Pietro Nicotra che hanno così deciso che che delle 1.400 tonnellate di “rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, almeno 400 dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella discarica di Lentini.

Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova vasca nella discarica della Sicula Trasporti venivano smaltiti illecitamente nei terreni di proprietà delle società di Leonardi. Una condotta fraudolenta realizzata  con la compiacenza – secondo la Procura – dei fratelli Guercio e della loro Edile Sud la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”, attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di destinazione dei succitati inerti.                       Adesso resta da vedere l’azione difensiva dei legali del Gruppo Leonardi. Attendiamo…

A seguire le foto distribuite alla Stampa dei soggetti sotto i riflettori della Procura

IL POTERE MAFIOSO DELL’ ACQUASANTA DI PALERMO SU CUI FALCONE AVEVA INDAGATO E “LA RICERCA DI NUOVI ADEPTI” SUBISCONO UN DURO COLPO

Nell’ambito di una vasta operazione antimafia, stamane 91 persone sono state destinatarie di un provvedimento giudiziario notificato dalle      forze del  Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, con il supporto del Comando Provinciale di Palermo e di altri Reparti sul territorio nazionale…   

Ordinanze di custodia cautelare e sequestro preventivo, emesse dal Gip presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia..        Sotto i riflettori degli investigatori anche  un vasto patrimonio immobiliare e mobiliare del valore di circa 15 milioni di euro.

FIDANZAMENTI COMBINATI IN NOME DEL POTERE – ANCHE QUESTA E' LA ...

 

Le operazioni sono in corso in Sicilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania. Impegnati 500 uomini delle Fiamme Gialle, con l’appoggio di un mezzo aereo e di unità cinofile addestrate per la ricerca di armi, stupefacenti e valuta.

Nel maxi blitz è stato messo in ginocchio  il vecchio clan mafioso dell’Acquasanta di Palermo, su cui già Giovanni Falcone aveva indagato negli anni Ottanta, in piena guerra di mafia. In manette gli eredi dello storico clan siciliano dei Fontana che anni fa si erano trasferiti in Lombardia dove gestivano il business della vendita del caffè.

Tra i pm che hanno coordinato la maxi inchiesta, denominata ‘Mani in pasta’, c’è anche Roberto Tartaglia, il nuovo vice capo del Dap. L’indagine, molto complessa per l’individuazione, nelle varie epoche, dei soggetti malavitosi, è coordinata dal Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise, Dario Scaletta e, appunto, dall’ormai ex pm della Dda di Palermo, Roberto Tartaglia, oggi il numero due del Dap.

 Afferma il  gip del Tribunale di Palermo dr. Piergiorgio Morosini:    “In questi giorni le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale hanno portato alla totale interruzione di moltissime attività produttive, destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalità di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa. Nelle prossime settimane, i riflessi di questa situazione, che riguardano naturalmente anche Palermo, in particolare i quartieri con maggiori difficoltà socio-economiche, tra i quali Arenella e Acquasanta, sono suscettibili di creare un contesto assai favorevole per il rilancio dei piani della associazione criminale sul territorio d’origine e non solo” 

“Da una parte – prosegue il giudice  – l’attuale condizione di estremo bisogno, persino di cibo quotidiano, di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell’economia sommersa, può favorire forme di ‘soccorso mafioso’ prodromiche al reclutamento di nuovi adepti”. “Dall’altra – aggiunge – il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un ‘interessato sostegno’ potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche della organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili  di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione delle aziende ai danni del titolare originario”.     Adesso vedremo come si svilupperà la difesa legale degli imputati

Arresti domiciliari per due imprenditori per ” i reati di peculato e abusiva attività finanziaria..”

Coronavirus, stop ai controlli della Guardia di Finanza

Marsala (Trapani) –

Arresti domiciliari per  Domenico Cottone e Chiara Gulotta, marito e moglie, rispettivamente amministratore di fatto della sala giochi in via Cavour a Palermo President Gaming Hall e rappresentante legale, destinatari di un provvedimento giudiziario per i reati di  peculato e abusiva attività finanziaria nonchè riciclaggio.

Cottone è anche proprietario del Marsala Calcio. L’operazione “Washing Hall” è stata coordinata dai pm Giovanni Antoci e Vincenzo Amico e dal procuratore aggiunto Sergio Demontis. E’ stato disposto dal giudice anche il sequestro di beni e disponibilità finanziarie di un milione di euro relativo al debito complessivo con l’erario maturato nell’arco di 4 anni, nonché della sala giochi.

Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza  marito e moglie si sarebbero appropriati degli importi dovuti per legge su tutte le giocate effettuate e quelli previsti dal canone di concessione,   . Le indagini – informano gli investigatori -si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, videoriprese e controlli patrimoniali. All’interno della sala giochi si svolgeva, secondo i finanzieri, un’attività abusiva finanziaria. I titolari concedevano dei ticket validi per giocare dietro la consegna di assegni bancari postdatati e in alcuni casi senza la data di emissione.

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