Lotta alla contraffazione- Trapani – Sequestrati oltre 1.700 giocattoli e profumi contraffatti per un valore di mercato stimato di 30.000 euro.

Giocattoli contraffatti, sequestrati 2,5 milioni di pezzi a ...

Trapani,

Intensificata l’attività di contrasto alla contraffazione da parte della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Trapani in vista delle prossime festività natalizie.

I militari in servizio presso la Compagnia Marsala, nel fine settimana appena trascorso, hanno sequestrato oltre 1700 articoli recanti marchi di noti brand contraffatti.

In particolare, le Fiamme Gialle marsalesi hanno rivolto l’attenzione a piattaforme di e-commerce individuando due coniugi dediti alla vendita online di giocattoli (tra cui palloni di calcio di famose squadre italiane) e profumi recanti marchi di noti brand nazionali ed esteri di presumibile provenienza illecita.

La successiva attività investigativa ha fatto emergere come i due coniugi fossero anche attivi nel commercio ambulante, soprattutto presso i locali mercatini settimanali.

Pertanto, è stata effettuata la perquisizione degli immobili e dei veicoli riconducibili ai due commercianti, che ha permesso di individuare un vero e proprio deposito di merci contraffatte presso la relativa abitazione.

I prodotti sono stati posti sotto sequestro e i due coniugi deferiti all’A.G. di Marsala. Se immessi sul mercato, oltre ad essere non sicuri e potenzialmente pericolosi in quanto destinati a bambini e alla cura della persona, avrebbero fruttato circa 30.000 euro.

L’operazione delle Fiamme Gialle si inserisce nell’ambito delle diuturne attività di controllo economico del territorio e a contrasto dei traffici illeciti e mira a tutelare sia i cittadini, in particolare nel periodo dell’anno precedente le festività natalizie in cui si registra un deciso aumento dei consumi, sia gli imprenditori onesti che operano nel rispetto delle regole.

L’attività si colloca nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

Caltanissetta, Operazione delle Fiamme gialle: sequestro di oltre 12 mila articoli non sicuri

 

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Caltanissetta,

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, nell’ambito dell’azione di contrasto ai traffici illeciti, hanno sequestrato oltre 12.000 articoli non sicuri pronti per essere immessi sul mercato in occasione della ricorrenza di “Halloween”.

L’operazione, condotta dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Caltanissetta, effettuata in due esercizi commerciali gestiti da soggetti stranieri, previa ispezione della merce esposta, ha consentito di rinvenire numerosi prodotti quali decorazioni, materiale di cancelleria e gadget ispirati ad Halloween, privi del marchio CE e, quindi, non idonei al commercio secondo i dettami del Codice del Consumo.

I prodotti sono stati sottoposti a sequestro amministrativo in quanto privi delle istruzioni e avvertenze per l’uso, delle informazioni minime per il consumatore finale relative alla sicurezza, alla qualità, alla composizione e all’origine dei prodotti, ritenuti indispensabili per un corretto utilizzo in piena sicurezza. Per le violazioni riscontrate sono state altresì elevate sanzioni fino a 25.000 euro.

Sono stati altresì rinvenuti numerosi articoli recanti il marchio “made in Italy” contraffatto, anch’essi sottoposti a sequestro, e sorpresi due lavoratori “in nero”, per le cui violazioni sarà interessato il competente ispettorato del lavoro.

L’operazione di servizio condotta dalla Guardia di Finanza conferma il costante impegno del Corpo nell’attività di prevenzione e repressione degli insidiosi fenomeni della vendita e distribuzione di prodotti non conformi e non sicuri, a tutela del mercato, delle imprese regolari e dei consumatori finali.

Siracusa,sequestrati oltre 53.000 giocattoli di halloween non sicuri – Sequestro della Finanza nel corso di un’operazione finalizzata a contrastare la vendita di prodotti non sicuri e non conformi alle normative

 

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Controlli della Guardia di Finanza di Siracusa a pochi giorni da Halloween: oltre 53.000 articoli tra giocattoli e decorazioni per la festa sono stati sequestrati nel corso di un’operazione finalizzata a contrastare la vendita di prodotti non sicuri e non conformi alle normative vigenti.

Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Lentini, hanno riguardato due esercizi commerciali situati nelle località di Lentini e Francofonte. Durante le ispezioni, sono stati sequestrati più di 53.000 giocattoli con decorazioni e accessori per Halloween, per un valore di decine di migliaia di euro.

I prodotti ritirati dal mercato erano privi della marcatura CE e non rispettavano le norme di sicurezza previste dal Codice del Consumo. Più in dettaglio, le confezioni non presentavano le informazioni obbligatorie in lingua italiana né le dovute avvertenze sui rischi di soffocamento legati alle componenti di piccole dimensioni.

L’operazione si inserisce in un più ampio dispositivo di controlli che il Corpo sta portando avanti in tutta la provincia aretusea, con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei consumatori e garantire la legalità nel mercato.

In vista di Halloween, infatti, aumenta la richiesta di prodotti legati alla particolare festività e con essa anche i rischi legati all’acquisto di merce pericolosa.

I titolari degli esercizi commerciali coinvolti sono stati segnalati alla Camera di Commercio del Sud Est Sicilia per l’irrogazione delle sanzioni amministrative previste dalla legge.

L’azione della Guardia di Finanza non si limita alla repressione del commercio abusivo, ma mira anche a sensibilizzare i cittadini sui pericoli che possono derivare dall’acquisto di prodotti non conformi. Contrastare la diffusione di questi articoli significa non solo proteggere la salute pubblica, ma anche garantire un mercato competitivo ed equo per tutti gli operatori economici onesti.

 

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Le operazioni continueranno nei prossimi giorni, con un’attenzione particolare a tutte quelle categorie merceologiche che, in vista della festività di origine anglosassone, possono costituire un rischio per la sicurezza dei consumatori, soprattutto dei più piccoli, i quali hanno il diritto di vivere il famoso rito del “dolcetto o scherzetto” in assoluta tranquillità.

Controlli della Guardia di Finanza di Siracusa a pochi giorni da Halloween: oltre 53.000 articoli tra giocattoli e decorazioni per la festa sono stati sequestrati nel corso di un’operazione finalizzata a contrastare la vendita di prodotti non sicuri e non conformi alle normative vigenti.

Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Lentini, hanno riguardato due esercizi commerciali situati nelle località di Lentini e Francofonte. Durante le ispezioni, sono stati sequestrati più di 53.000 giocattoli con decorazioni e accessori per Halloween, per un valore di decine di migliaia di euro.

I prodotti ritirati dal mercato erano privi della marcatura CE e non rispettavano le norme di sicurezza previste dal Codice del Consumo. Più in dettaglio, le confezioni non presentavano le informazioni obbligatorie in lingua italiana né le dovute avvertenze sui rischi di soffocamento legati alle componenti di piccole dimensioni.

L’operazione si inserisce in un più ampio dispositivo di controlli che il Corpo sta portando avanti in tutta la provincia aretusea, con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei consumatori e garantire la legalità nel mercato.

In vista di Halloween, infatti, aumenta la richiesta di prodotti legati alla particolare festività e con essa anche i rischi legati all’acquisto di merce pericolosa.

I titolari degli esercizi commerciali coinvolti sono stati segnalati alla Camera di Commercio del Sud Est Sicilia per l’irrogazione delle sanzioni amministrative previste dalla legge.

L’azione della Guardia di Finanza non si limita alla repressione del commercio abusivo, ma mira anche a sensibilizzare i cittadini sui pericoli che possono derivare dall’acquisto di prodotti non conformi. Contrastare la diffusione di questi articoli significa non solo proteggere la salute pubblica, ma anche garantire un mercato competitivo ed equo per tutti gli operatori economici onesti.

Le operazioni continueranno nei prossimi giorni, con un’attenzione particolare a tutte quelle categorie merceologiche che, in vista della festività di origine anglosassone, possono costituire un rischio per la sicurezza dei consumatori, soprattutto dei più piccoli, i quali hanno il diritto di vivere il famoso rito del “dolcetto o scherzetto” in assoluta tranquillità.

Contrasto al traffico di sostanze stupefacenti Catania – Monitoraggio del tratto di mare tra Catania e Ragusa – Sequestro di 540 chilogrammi di cocaina

 

 

Catania,

I militari del Comando Provinciale di Catania della Guardia di finanza, in collaborazione con i finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo e del Comando Operativo Aeronavale di Pratica di Mare nonché con il supporto del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), hanno condotto un’operazione antidroga che ha consentito di individuare e sottoporre a sequestro 540 kg di sostanza stupefacente del tipo cocaina e trarre in arresto 5 soggetti.

L’operazione, sviluppata da unità specializzate del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (PEF) di Catania, è il risultato di una mirata campagna di prevenzione volta a monitorare i traffici e le rotte commerciali in mare al fine di individuare possibili comportamenti anomali e/o sospetti e attivare specifici controlli sui target emersi.

In tale contesto, grazie alla stretta sinergia sviluppata dalle Fiamme Gialle di Catania con la componente aeronavale della Guardia di finanza e lo S.C.I.C.O., è stato effettuato un monitoraggio giornaliero del tratto di mare compreso tra le province di Catania e Ragusa per finalità di polizia economico-finanziaria che ha consentito di rilevare, tra le altre, movimenti anomali di un motopeschereccio il quale, in luogo dell’attività di pesca, è risultato intento al recupero di diversi colli galleggianti presenti in acqua.

Si è proceduto pertanto a intercettare il natante con l’ausilio delle unità navali del Corpo al fine di procedere a un controllo approfondito. A seguito di ispezione dell’imbarcazione sono stati effettivamente rinvenuti a bordo 18 colli, ognuno dal peso di circa 30 kg, caratterizzati dalla particolare cura dell’imballaggio, verosimilmente diretto a evitare infiltrazioni di acqua in modo da preservarne il contenuto e, al contempo, scongiurare il pericolo di inabissamento grazie a una serie di galleggianti.

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Le peculiari modalità di confezionamento e le anomale modalità di recupero hanno dato adito all’ipotesi che potesse trattarsi di un carico di sostanze stupefacenti, con ogni probabilità scaricato in mare da una delle navi cargo che solcano quel tratto di costa per essere successivamente recuperato e trasportato sulla terraferma (c.d. “drop off”).

La susseguente apertura e analisi dei colli, condotta dalle unità specializzate del citato Nucleo PEF di Catania, ha confermato la presenza all’interno degli stessi di numerosi panetti contenenti sostanza biancastra in polvere che, da un preliminare esame tramite l’utilizzo di test speditivi, è risultata essere stupefacente del tipo cocaina.

Per effetto del ritrovamento dell’ingente carico di narcotico, informata costantemente la Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania, si è dunque proceduto:

  • al sequestro di iniziativa di un totale di 450 panetti, per un peso complessivo di circa 540 chilogrammi a lordo del confezionamento, nonché dell’imbarcazione utilizzata per il relativo trasporto;
  • all’arresto, in flagranza, dei 5 membri dell’equipaggio (4 italiani e 1 cittadino serbo), in quanto ritenuti responsabili del reato di “produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope” di cui all’art. 73 del d.P.R. n. 309/1990, aggravato dall’ingente quantitativo (ex art. 80 del medesimo d.P.R. n. 309/1990).

 

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I provvedimenti di arresto e sequestro, adottati di iniziativa in flagranza di reato, sono stati convalidati dall’Autorità Giudiziaria etnea.

L’operazione, resa possibile dalla costante e sinergica azione svolta dai presidi operativi della Guardia di Finanza sul territorio e in mare, si inserisce nel più ampio quadro delle diuturne attività svolte dai finanzieri a testimonianza dell’efficacia e dell’impegno del dispositivo delle Fiamme Gialle nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di traffico illecito. L’individuazione di un simile quantitativo di droga ha evitato che lo stupefacente fosse destinato a inondare le piazze di spaccio, con elevatissimi guadagni nell’ordine di oltre 100 milioni di euro.

Corruzione e falso ideologico Catania – Eseguite 9 misure cautelari personali- Ditte “generose” e dispositivi medici

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Catania,

I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di complesse attività d’indagine coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione nelle province di Catania, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Perugia, con il supporto di militari degli omologhi Comandi Provinciali del Corpo, a un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha disposto l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 9 soggetti [4 Direttori di Unità Operative Complesse (in breve U.O.C.)/Dipartimenti di Aziende Ospedaliere delle province della Sicilia orientale, 3 rappresentanti di società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, un rappresentante di tali multinazionali e un provider per l’organizzazione di eventi], a vario titolo indagati in concorso per i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

In particolare, sulla scorta degli elementi indiziari acquisiti nell’attuale fase del procedimento in cui non si è ancora instaurato il contraddittorio con le parti, sarebbe stato osservato che tre società – distributori locali per conto di multinazionali operanti nel settore della commercializzazione di dispositivi medici – avrebbero promesso e poi elargito ingenti somme di denaro per l’organizzazione da parte dei dirigenti sanitari indagati, operanti in strutture sanitarie della Sicilia orientale, di convegni e congressi di medicina finalizzati alla formazione, l’ultimo dei quali svoltosi a Catania nel mese di maggio..

 Nei fatti, dette sponsorizzazioni economiche avrebbero avuto lo scopo di ottenere in cambio l’impegno degli stessi di favorire le “ditte più generose” garantendogli l’uso effettivo di un numero maggiore di propri dispositivi medici nel corso degli interventi chirurgici.

 

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Operazione Chrysalis. in corso sequestri per oltre 2,5 milioni di euro per frodi fiscali, fatture per operazioni inesistenti e false dichiarazioni redditi.

Centomila euro in casa, l'ombra del riciclaggio di soldi “sporchi”: tre  donne a giudizio | Quotidiano di Gela

Oltre 40 i militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Reggio Emilia, su delega della locale Procura della Repubblica, stanno dando esecuzione ad un Decreto di sequestro preventivo e ad un Decreto di perquisizione locale e personale e Informazione di garanzia e sul diritto di difesa.

L’attività d’indagine, denominata CHRYSALIS, che ha visto una collaborazione tra il Nucleo Investigativo dei Carabinieri e il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, coordinati dalla locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Capo Dott. Gaetano Calogero Paci, muove da accertamenti svolti sul conto di un nucleo familiare, il cui tenore di vita si era improvvisamente modificato, con l’acquisto di un’abitazione di pregio ed il possesso di numerose autovetture di grossa cilindrata.

I successivi approfondimenti investigativi hanno permesso di accertare la costituzione di società cartiere, intestate fittiziamente a soggetti prestanome ma di fatto gestite da un soggetto di origine calabrese contiguo alla criminalità organizzata della c.d. “Cosca Emiliana”, che hanno emesso, nel periodo 2016 – 2019 fatture per operazioni inesistenti per circa 10.000.000,00 di euro. Tali società ricevevano giornalmente numerosi bonifici che venivano prelevati in contanti presso vari uffici postali, per essere poi restituiti ai disponenti il bonifico.

A riscontro del c.d. giroposta, si era già proceduto al sequestro di denaro contante e del saldo presente sul conto corrente di due società ritenute essere delle cartiere, per un totale complessivo di € 69.926,33.L’attività di indagine ha permesso di accertare la sussistenza di sei società cartiere, con oggetto sociale dichiarato lavori edili, lavori di meccanica e commercio di autovetture, costituite al solo scopo di emettere fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, al fine di consentire ai beneficiari delle F.O.I. l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva.

I provvedimenti odierni sono stati emessi dall’Autorità Giudiziaria nei confronti di 5 società e di 15 soggetti risultati essere, nel tempo, loro rappresentanti legali e/o amministratori, dislocate nelle province di Reggio Emilia e Parma. Al termine delle attività d’indagine, è stato appurato come due tra le società interessate abbiano utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell’I.V.A. e delle Imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalle società cartiere per oltre 10.000.000,00, mentre ulteriori tre società hanno omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi, procurandosi un profitto illecito totale quantificato in circa € 2.500.000.Il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca è stato operato, agli esiti di mirati riscontri all’Anagrafe dei Rapporti, sulle somme presenti sui conti correnti nella disponibilità delle società e delle ditte utilizzatrici le FOI, poiché considerato esso stesso profitto diretto del reato, e, per equivalente, sulle somme e sui valori comunque nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza dell’imposta evasa calcolata. Contestualmente all’esecuzione del decreto di sequestro sono state eseguite n. 6 perquisizioni locali e personali nei confronti dei soggetti destinatari del citato provvedimento giudiziario.

Nel corso delle operazioni si è provveduto a notificare, nei confronti di tutti i 15 soggetti indagati, un’informazione di garanzia emessa dall’A.G. inquirente in ordine alla predetta ipotesi di reato. In virtù del principio della presunzione di innocenza di cui all’art. 3 del D. Lgs. 188/2021, la colpevolezza dei soggetti sottoposti ad indagine in relazione alla vicenda giudiziaria sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Scoperta truffa del bonus cultura – Edicolante incassa illecitamente oltre 140 mila euro

 

18app - Bonus cultura | TorinoGiovani

 

 

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, nel quadro del costante monitoraggio a tutela della spesa pubblica, hanno scoperto e posto fine ad una condotta fraudolenta perpetrata dal titolare di una libreria in provincia di Avellino, il quale con subdoli artifizi e raggiri, ha conseguito indebitamente il <<Bonus Cultura – App18>> erogato dallo Stato e riservato ai 18enni, per un importo pari a complessivi euro 144.160,55.

Questo Bonus è un’iniziativa dedicata a promuovere la cultura fra i giovani: si tratta di un buono di 500,00 € da spendere in cinema, musica e concerti, eventi culturali, libri, musei, visite a monumenti e parchi archeologici, teatro e danza, prodotti dell’editoria audiovisiva, corsi di musica, corsi di teatro e corsi di lingua straniera, nonché abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale.

L’attività investigativa dei finanzieri della Compagnia di Arzignano si è sviluppata a seguito della ricezione di una denuncia presentata da un neo maggiorenne del luogo il quale, con l’intento di convertire il Bonus erogato dallo Stato in denaro di libera spendita, pur avendo seguito l’intera procedura per la conversione del beneficio economico rilevata da un sito internet, non riceveva alcuna somma in denaro, salvo poi constatare tramite l’applicativo ministeriale, che il bonus ad esso destinato era stato utilizzato da una libreria facente capo all’indagato.

I militari di Arzignano hanno focalizzato l’attività investigativa sulla libreria irpina segnalata e, a seguito dell’acquisizione di dati e notizie presso la CONSAP – Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici Spa – azienda di diritto privato totalmente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, incaricata dal Ministero della Cultura di gestire i pagamenti a favore degli esercenti che hanno aderito all’iniziativa in rassegna – hanno appurato che il titolare della libreria ha reiterato per almeno 442 volte la condotta delittuosa delineata ottenendo una indebita percezione di denaro pubblico pari appunto ad oltre 140 mila euro.

In sostanza, il libraio, regolarmente accreditato dal Ministero della Cultura per l’acquisto di beni e servizi culturali attraverso il bonus Cultura – App18, pubblicizzava sul proprio sito – realizzato con una fattura tale da ingannare centinaia di potenziali beneficiari – la possibilità di monetizzare i voucher statali dati ai neo maggiorenni beneficiari del predetto Bonus e, una volta incassato il contributo, pari appunto a 500,00 €, lo tratteneva anziché corrisponderlo al titolare del beneficio ministeriale. Per tale condotta il menzionato titolare della libreria campana è stato deferito alla Procura della Repubblica di Vicenza per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, previsto e punito dall’art. 316 ter del codice penale.

In ordine a tali risultanze è stato attivato dalle Fiamme gialle vicentine, il Ministero della Cultura che ha disposto la sospensione in via cautelare dall’elenco degli esercenti “18APP” la ditta individuale di cui è titolare l’indagato.

L’attività illecita, inoltre, non avrebbe solo riguardato il titolare della libreria, bensì anche i giovani (18enni o comunque destinatari del beneficio), i quali cedendo il proprio voucher a fronte di un compenso, ovvero la promessa di un compenso di denaro in libera spendita, avrebbero, inoltre, violato la normativa istitutiva del “Bonus Cultura 18app” di cui al D.P.C.M. n. 187/2016 e al D.L. n. 177/2019.

L’attività di servizio costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio e dell’impegno della Guardia di Finanza di Vicenza nel contrasto agli illeciti perpetrati nel settore della spesa pubblica e mira a controllare il corretto impiego delle risorse pubbliche, assicurando che l’accesso ad agevolazioni o esenzioni avvenga in favore di coloro che ne hanno effettivamente diritto e bisogno a tutelare l’iniziativa dedicata a promuovere la cultura tra i giovani, con l’obiettivo assicurare di garantire il corretto impiego dei fondi pubblici.

Si rappresenta che la misura è stata adotta d’iniziativa da parte della polizia giudiziaria e che, per il principio della presunzione di innocenza, – informa la Finanza- la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Inchiesta Perugia, Cantone: la vicenda è molto grave ,il numero di accessi abusivi è molto alto, ma non ci sarebbero finalità economiche…”

 

 

Il procuratore Cantone - Fotogramma
Il Procuratore Cantone – 
Bisogna tutelare le banche dati, non solo quella della Dna, ma tutte quelle che hanno atti giudiziari“, ha detto Cantone, che ha affermato che quelli dell’inchiesta sono “numeri molto più preoccupanti di quelli emersi, inquietano, sono mostruosi”. “In questi mesi, da quando è uscita la prima notizia – continua il procuratore -, come procura di Perugia abbiamo fatto atti delicatissimi, abbiamo sentito per due volte il ministro della Difesa che va ringraziato per la sua scelta di rivolgersi all’autorità giudiziaria”, spiega aggiungendo che in questo modo ha consentito di “far uscire questo verminaio“.

“Il mercato delle sos non si è affatto fermato”, ha spiegato, sottolineando che le ricerche sono proseguite anche dopo che ci fu la fuga di notizie sull’inchiesta. “La vicenda è oggettivamente molto grave, il numero di accessi fatti è eccessivamente elevato e rende evidente che in 4 anni gli atti consultati sono tantissimi“, ha aggiunto Cantone, che ha spiegato: “Laudati ha detto che intende rendere dichiarazioni e lo aspettiamo”.

Riguardo ai rapporti tra il finanziere indagato e i giornalisti coinvolti nell’indagine, Cantone ha osservato: “Ci risulta che Striano con una serie di giornalisti aveva rapporti di amicizia”, ha detto il procuratore precisando che non si sa come il rapporto era nato ma che “non ci sono elementi per ritenere che ci siano state segnalazioni” da parte di qualcuno rispetto alla figura del finanziere. “L’indagine è affidata al gruppo valutario della Gdf di cui mi fido”, ha continuato il procuratore ricordando …”

E ancora: “Qualcuno ha detto che stiamo attaccando la libertà di stampa, per me è un principio fondamentale e la stampa svolge un ruolo determinante. Conosco bene quali sono i limiti e i diritti della stampa”. “I giornalisti sono solo quattro, altre quattro persone avevano rapporti con Striano ma non sono giornalisti”, ha precisato Cantone riguardo ai cronisti coinvolti nell’inchiesta.

Come spiega Cantone, “l’imputazione è provvisoria” e “abbiamo limitato le imputazioni a questi casi in cui abbiamo ritenuto, in base a elementi forti, che non c’era una notizia data alla stampa ma che la stampa aveva commissionato attività di informazione all’ufficiale di polizia giudiziaria. Un’ipotesi investigativa che speriamo sia smentita”.

“Questo numero enorme di dati, di informazioni, di atti scaricati alla banca dati della procura Antimafia, che fine ha fatto? Quanti di questi dati possono essere utili per cento ragioni? Ci preoccupiamo della criminalità organizzata, della stampa, ma quante di queste informazioni possono essere utili anche, per esempio, ai servizi stranieri e a soggetti che non operano nel nostro territorio nazionale? Tra l’altro tra i dati scaricati ci sono informative banali ma anche atti coperti dal segreto”, ha domandato quindi Cantone.

Secondo il Procuratore “sarebbe impossibile contestare l’associazione a delinquere, non c’erano gli elementi“. Secondo l’accusa, l’indagato “fa una serie di favori a una serie di soggetti che fra loro non hanno rapporto”.

“Il tema delle infrastrutture informatiche evidenzia che ovunque ci sono accessi abusivi. C’è bisogno di meccanismi contro gli attacchi esterni, ma anche rispetto agli attacchi interni le banche dati sono vulnerabili, ha aggiunto.

“Il commissariamento della Procura Antimafia è una boutade perché un organo giudiziario non può essere commissariato”, ha poi detto rispondendo a una domanda sulle polemiche sulla Procura nazionale Antimafia della quale qualcuno ha chiesto il commissariamento.

“Noi abbiamo sentito il senatore Lotito come persona informata dei fatti“, ha quindi detto rispondendo alle domande dei commissari e precisando che “la nostra indagine riguardava il confezionamento della annotazione”. “Non abbiamo ritenuto che fossero emersi elementi”, ha proseguito Cantone quanto alla sua inchiesta aggiungendo che si è dunque deciso “di trasmettere a Roma che si sta occupando della vicenda specifica”.

Riguardo alle tipologie di accessi al centro dell’indagine, spiega, “ci sono nomi anche rilevanti, c’è la compagna di un ex presidente del Consiglio che non era di centrodestra, ma certamente la maggior parte degli accessi ha riguardato esponenti di centrodestra. C’era anche un esponente del Pd: se qualcuno avesse spiegato e volesse spiegare il perché sarebbe molto più semplice capire ma le valutazioni politiche spettano a voi”.

“Il Csm valuterà se e quando sentirci, noi ci siamo messi a disposizione. Le cose sono state dette in seduta pubblica, quindi si potrebbe anche ritenere sufficiente ciò che abbiamo detto”, ha concluso.

Frode fiscale “Carosello”, transnazionale, aggravata per agevolare “Cosa Nostra” – Cinque arresti e sequestri per oltre 3 milioni di euro in territorio nazionale ed estero

 

 

 Due ordinanze di applicazione di misure cautelari personali e reali emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, sono state notificate dai militari del Comando Provinciale di Genova e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza nei confronti di 5 persone (di cui 3 destinatarie del provvedimento della custodia in carcere e 2 destinatarie di un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari), sottoposte ad indagini, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.) dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (art. 2 D.Lgs. 74/2000), dichiarazione infedele (art. 4 D.Lgs. 74/2000), omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. 74/2000), emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 D.Lgs. 74/2000) e omesso versamento IVA (art. 10-ter D.Lgs. 74/2000), aggravati dalla transnazionalità (art. 61-bis c.p.).

Nei confronti di un indagato i predetti reati vengono altresì contestati con l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p., per avere commesso tali delitti al fine di agevolare l’associazione di stampo mafioso “Cosa Nostra”.

In particolare, attraverso società con sede in Spagna, Portogallo e Italia, aventi quale amministratore di fatto e socio occulto il capo e promotore dell’associazione criminale (già destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale che lo indicava come “collettore degli interessi mafiosi nel settore del commercio dei prodotti surgelati”) e quali amministratori e soci soggetti scelti da lui stesso o da altri associati, l’associazione consentiva al dominus di partecipare a varie società, tutte collegate tra loro, e di gestire, nel periodo 2015-2021, un giro d’affari basato sull’importazione di prodotti ittici surgelati dalla Spagna e dal Portogallo all’Italia, nonché di porre in essere reiterate e gravi frodi IVA consistite nel trasferire su “missing trader” (ditte cioè che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura) il debito IVA nascente dalle transazioni e nel garantirsi, nel contempo, la possibilità di praticare prezzi al di sotto delle normali condizioni di mercato, con conseguente alterazione della libera concorrenza, nonché, di reimpiegare il denaro provento delle fittizie intestazioni societarie e dei delitti di evasione nelle società estere riconducibili all’organizzazione.

Le “frodi carosello” venivano realizzate dall’associazione attraverso: società con sede in territorio iberico destinate all’esportazione verso l’Italia di prodotti ittici surgelati;

  • ditte (cc.dd. “missing trader”) che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura ai propri cessionari (i quali, per contro, detraevano i tributi corrisposti) con sede sul territorio nazionale, costituite al solo scopo di effettuare solo formalmente le importazioni, rivendere i prodotti, accumulare e non versare ingenti debiti IVA, per poi scomparire nell’arco di un biennio o poco più;
  • entità (cc.dd. “buffer”) realmente esistenti, destinate ad acquistare i prodotti formalmente importati dai “missing trader” e a rivenderli ai clienti finali.

 

Nell’ambito del sodalizio, il dominus della frode è stato coadiuvato:

– dal titolare di una impresa individuale nonché socio ed amministratore di una società di Genova, entrambe coinvolte nella frode fiscale con il ruolo di filtro (cd. “buffer”) che, tramite un’ulteriore società genovese, ha trasferito all’estero denaro proveniente dalle “società cartiere” italiane impiegate nella frode;

– la moglie del medesimo, la quale ha formalmente assunto per conto del coniuge la qualifica di socio e amministratore in varie società iberiche ed italiane gestite di fatto dal predetto;

– una donna residente a Siracusa, titolare di cariche formali all’interno di società cartiere costituite in Italia, nonché referente per la gestione dei clienti nazionali, in particolare quelli siciliani;

– un soggetto originario di Palermo, che gestiva la riscossione dei pagamenti da parte della clientela, facendogli pervenire il denaro frutto dello schema fraudolento attuato.

Le risultanze investigative acquisite hanno consentito alla Procura della Repubblica di Genova di chiedere ed ottenere dal competente G.I.P. l’emissione di un provvedimento cautelare personale nei confronti di 5 indagati tra cui 2 Mandati di Arresto Europeo nei confronti dei soggetti stabilitisi in Spagna.

I Mandati di Arresto Europei e di Indagine emessi sono stati eseguiti a Barcellona da personale della Divisió d’Investigació Criminal de Mossos d’Esquadra, con il supporto del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Genova ed il coordinamento del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, ed a Vigo da personale dalla Policia Nacional – Unidad de Delincuencia Económica y Fiscal, al fine di procedere alla perquisizione dei luoghi nella loro disponibilità.

Nei confronti di 8 indagati il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per un importo complessivo di oltre € 3 milioni di euro, corrispondente al profitto delle attività illecite poste in essere.

 

I sequestri, che interessano il territorio italiano, il territorio spagnolo e quello portoghese, riguardano: – 100 rapporti finanziari, di cui 54 ubicati in Italia, 26 in Spagna e 20 in Portogallo;

– quote del capitale sociale di 15 società, di cui 7 con sede in Italia, 4 con sede in Spagna e 4 con sede in Portogallo; – 2 società di Genova con relativo compendio aziendale;

– 9 immobili situati nelle provincie di Genova, Palermo e Cuneo.

Al fine di dare corso alle attività di sequestro dei rapporti finanziari e delle società in Spagna ed in Portogallo, sono stati emessi Certificati di Congelamento ai sensi del Regolamento (UE) 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, che disciplina il riconoscimento e l’esecuzione negli Stati membri dell’UE dei provvedimenti di congelamento e di confisca emessi da un altro Stato membro nel quadro di un procedimento in materia penale.

Contestualmente alle misure cautelari personali e reali, la Guardia di Finanza di Genova, con l’ausilio dello S.C.I.C.O. e dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa, Napoli e Venezia sta procedendo a perquisizioni delegate dalla D.D.A.A. ligure a Genova, Palermo e provincia, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa e nelle provincie di Napoli e Venezia.

Va precisato- informa la Finanza-  che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, indipendentemente dagli elementi indiziari raccolti che hanno portato all’emissione dei provvedimenti cautelari, gli indagati non possono essere considerati colpevoli fino ad eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.

 

 

 

 

Circuiscono una novantenne per indurla a fare testamento a favore della sorella – Quattro indagati e sequestro preventivo di beni per quasi 3 milioni di euro

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I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, coordinati dal Procuratore Capo, Dott. Alberto Lari, e diretti dal Sostituto Procuratore, Dott.ssa Maria Paola Marrali, al termine di delicate indagini afferenti alla circonvenzione di una novantunenne psicologicamente vulnerabile, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di quasi tre milioni di euro.

La vicenda ha riguardato le condotte illecite di quattro persone volte ad approfittare della notevole compromissione delle facoltà volitive della vittima per indurla a compiere un atto giuridico, consistente in un testamento per atto pubblico, a favore della sorella, estromettendo l’altro fratello dal cospicuo asse ereditario.

In particolare, un avvocato del foro di Imperia, in virtù del suo ruolo di amministratore di sostegno dell’anziana, mediante visita medica neurologica eseguita da un professionista compiacente otteneva la certificazione inerente alla capacità di testare della vittima e, successivamente, grazie a un notaio le faceva redigere un testamento istituendo erede, per l’appunto, la sorella e, in caso di rinuncia, la nipote.

L’attività d’indagine, svolta dal personale del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria appartenente alla Sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Imperia, è stata eseguita attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali, alcune perquisizioni che hanno consentito di acquisire copiosa documentazione bancaria e sanitaria sia presso le strutture ove la vittima era stata ricoverata nel corso del tempo, che presso la locale ASL 1 Imperiese.

Inoltre, le molteplici testimonianze raccolte tra il personale sanitario della struttura ove la vittima era ricoverata, attestanti l’esistenza di una ben visibile deficienza psichica, le dichiarazioni di un testimone presente alla redazione dell’atto, che raffigurava l’anziana testatrice del tutto silente, nonché la successiva perizia del C.T.U. nominato dall’Autorità Giudiziaria che constatava uno stato tale da comprometterne le facoltà critiche e volitive, conducevano alla denuncia, ferma restando la presunzione d’innocenza, dell’avvocato, del notaio, del neurochirurgo e della nipote della vittima per il reato di circonvenzione di incapace.

Al fine di “preservare” le disponibilità finanziarie e i beni immobili oggetto del testamento dal rischio di dispersione, il G.I.P. presso il Tribunale di Imperia, accogliendo le proposte formulate da parte della Procura della Repubblica di Imperia, ha emesso il decreto di sequestro preventivo di quasi 2 milioni e 300 mila euro di disponibilità finanziarie, nonché di quattro immobili e un terreno, siti nei comuni di Roma, Santa Marinella (RM) e Valenza (AL), per il valore complessivamente stimato in oltre 600.000 euro. Il provvedimento ha poi riguardato ulteriori 113.000 euro quale profitto del reato.

L’odierna operazione, sviluppata facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria, testimonia la costante azione della Guardia di Finanza nel contrasto dei reati contro il patrimonio a tutela delle fasce più deboli della popolazione in quanto maggiormente fragili e manipolabili, nonché dei fondamentali valori di onestà e legalità.