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Lo sciopero “generale” in programma dalle ore 9 alle ore 13 di domani venerdì 17 novembre 2023 interesserà anche il traffico ferroviario, con possibili ripercussioni, seppur lievi, sui treni Frecce, Intercity e Regionali di Trenitalia
Lo sciopero nazionale del personale del Gruppo FS Italiane è stato proclamato dalle segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali Filt-Cgil e Uiltrasporti in adesione allo sciopero delle rispettive confederazioni.
Si apprende dal comunicato delle Fs che il personale di Trenitalia del Piemonte, viene escluso dallo sciopero. Attenzione che gli effetti sulla circolazione, in termini di cancellazioni, limitazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine dello sciopero.
Trenitalia invita tutti i passeggeri a informarsi sui collegamenti e i servizi attivi, prima di intraprendere il viaggio, attraverso l’app Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web trenitalia.com, i canali social e web del Gruppo FS Italiane, il numero verde gratuito 800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self-service e le agenzie di viaggio convenzionate.
Si sa , dopo le contestazioni del governo e del ministro Salvini e le reciproche accuse fra leader sindacali e Salvini che lo sciopero generale viene ridotto “a seguito dell’ordinanza n.196 T del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14.11.2023, la durata dello sciopero indetto per il giorno 17/11/2023 è stata ridotta a 4 ore, dalle ore 9.00 alle ore 13.00”.
Archivi -Sud Libertà
Nuove norme per limitare i poteri di controllo della Corte dei conti. Il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo informa che alla Camera il governo ha posto la questione di fiducia sull’esame del disegno di legge di conversione del decreto 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, il cosiddetto decreto Pa. Il testo prevede anche nuove norme sulla Corte dei Conti.
Archivi -Sud Libertà-
PRIMA O POI QUI SCOPPIERA’ LA VERA RIVOLUZIONE
Sono almeno 24 i manifestanti che rischiano la pena di morte in Iran per aver partecipato alle proteste contro il regime che vanno avanti da quasi tre mesi. E’ già pubblica la lista compilata dalle autorità giudiziarie con i nomi di 25 manifestanti accusati di “condurre la guerra contro Dio”.
Uno di loro, il rapper Mohsen Shekari, – si apprende -è già stato impiccato due giorni fa. La popolazione fa appello alle autorità, alla magistratura perché riveda le condanne a morte, evitando ulteriori esecuzioni. Si susseguono con coraggio le manifestazioni contro il governo iraniano.
Sono otto i giornalisti nel Governo di Giorgia Meloni, la prima donna presidente del Consiglio nella storia d’Italia. Sei professionisti (Giorgia Meloni, Eugenia Maria Roccella, Matteo Salvini, Gennaro Sangiuliano, Antonio Tajani e Adolfo Urso) e due pubblicisti (Andrea Abodi e Nello Musumeci). Lo comunica Giornalisti.it e lo riproponiamo con alcune integrazioni.
Giorgia Meloni,
Quarantacinque anni, romana, Giorgia Meloni è la prima presidente del Consiglio donna nella storia d’Italia.
Quasi nessuno era a conoscenza che la Meloni è giornalista (professionista) cresciuta nel quartiere Garbatella di Roma, madre di una figlia, si innamora della politica nel 1992, quando a 15 anni aderisce al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi. Fonda il coordinamento Gli Antenati, che partecipava alla contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione promossa dal ministro Rosa Russo Iervolino. Nel 1996 diviene responsabile nazionale di Azione Studentesca.
In politica non fa che bruciare le tappe. Nel 1998 viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002. Nel 2000 diviene dirigente nazionale di Azione Giovani. Nel 2004 viene eletta presidente di Azione Giovani.
Nel 2006, a 29 anni, viene eletta alla Camera, divenendo la più giovane parlamentare della XV Legislatura. Dal 2006 al 2008 è una dei vicepresidenti della Camera dei deputati. Nel 2008 è nominata Ministro (la più giovane della storia dell’Italia repubblicana) per la gioventù.
Nel novembre 2012 si candida alle primarie del Popolo della Libertà, ma con la rinuncia di Berlusconi a disputarle il 20 dicembre lascia il PdL e fonda, assieme a Guido Crosetto, Ignazio La Russa e altri esponenti provenienti da An, PdL e Msi, il nuovo movimento politico di destra Fratelli d’Italia, nelle cui liste viene eletta alla Camera nelle Politiche del 2013.
Gennaro Sangiuliano, Cultura (Ha avuto come professore negli studi Giuseppe Conte)
Napoletano, classe ’62, una formazione da giurista e una carriera tutta nel giornalismo, inviato di economia e politica internazionale e poi direttore, dal 2018 al timone del Tg2 Rai, Gennaro Sangiuliano, da oggi ministro della cultura nel governo Meloni, è da sempre dichiaratamente schierato e impegnato a destra.
«La tradizione del giornalismo italiano è politica. Ed è certamente più onesta una faziosità limpida ed esibita di una subdola terzietà», spiegava qualche anno fa in un’intervista al Foglio, rivendicando al contempo l’equilibrio politico sempre mantenuto dal suo tg: «Basta vedere i dati dell’Osservatorio di Pavia. E questo perché sto attento al minutaggio, sono maniacalmente attento che ci siano tutte le voci». Nell’aprile del 2022 diventò un caso la sua partecipazione con un intervento sul conservatorismo alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Milano.
Laureato in giurisprudenza alla Federico II, un dottorato in Diritto ed economia, sempre a Napoli, e poi un master in diritto privato europeo alla Luiss di Roma dove ha avuto come professore Giuseppe Conte, docente alla Lumsa, alla Sapienza e alla Luiss, dal 1996 al 2001 è stato direttore del quotidiano Roma e poi vicedirettore di Libero.
Entrato in Rai nel 2003 è stato inviato in Bosnia, Kosovo e in Afghanistan. Dal 2009 al 2018 è stato vicedirettore del Tg1. Nel 2018 è stato nominato direttore del Tg2, riconfermato nel 2021. Autore di numerosi saggi, si è dedicato soprattutto alle biografie, da quella di Giuseppe Prezzolini (l’anarchico conservatore, 2008) a quella di Putin (Vita di uno zar, 2015), ma anche Hillary Clinton (Vita in una dynasty americana 2016), Trump (Vita di un presidente contro tutti 2017) e Xi Jinping (Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi, 2019). L’ultimo, nel 2021, è dedicato a “Reagan Il presidente che cambiò la politica americana”.
Antonio Tajani, Esteri
«Venticinque anni di profondo impegno con l’Unione Europea e i suoi cittadini». Antonio Tajani, 68 anni, vicepresidente e co-fondatore di Forza Italia, riassume così, nel suo profilo Linkedin, la sua storia politica e professionale. Iniziata come ufficiale di complemento dell’aeronautica, tiene a ricordare nel suo curriculum, e proseguita nel giornalismo – dai microfoni dei Gr Rai alla guida della sede romana de “Il Giornale” – prima di approdare alla politica.
Tra i fondatori di Forza Italia a fine 2013 con Silvio Berlusconi, Tajani assume l’incarico di portavoce del primo governo del Cavaliere. L’anno dopo diventa europarlamentare nel Ppe e vola in Europa per una lunga carriera che lo vede arrivare ai vertici delle istituzioni, prima con la vicepresidenza della Commissione e poi con la presidenza dell’Eurocamera nel 2017 dopo essere stato Commissario per i Trasporti (2008-2010) e all’Industria, Imprenditoria e Turismo (2010-2014).
Nel 2002 diventa uno dei vicepresidenti del Partito popolare europeo e nel 2004 ottiene il terzo mandato a Strasburgo, dove lavora alla Costituzione europea, mai decollata per le bocciature dei referendum in Francia e Olanda.
All’inizio del 2021, rimasto fuori dalla rosa dei ministri forzisti, viene nominato da Berlusconi nella carica di coordinatore unico nazionale di FI. Eletto alle ultime elezioni politiche del 25 settembre alla Camera, Tajani, che da ragazzo militò nel Fronte Monarchico Giovanile, è laureato in Giurisprudenza, parla inglese, francese e spagnolo ed è sposato con due figli.
Molto riservato sulla sua vita privata, è impegnato nel sociale con il sostegno ai tossicodipendenti di una comunità del frusinate, nel Lazio, di cui era originaria la mamma. E a cui – ha annunciato qualche anno fa – devolve la sua pensione da ex vice presidente della Commissione Ue.
Matteo Salvini, Infrastrutture e mobilità sostenibili
Matteo Salvini, 49 anni, segretario della Lega, è il nuovo ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, oltre ad avere il ruolo di vicepremier del nuovo governo Meloni.
Alla guida della Lega arriva nel 2013, quando il partito è al minimo storico del 4 per cento. Rimuove “Nord” dal nome del partito e abbandona la vecchia battaglia di Bossi e Maroni per il federalismo, a favore di temi più caldi come l’immigrazione.
Cavalcando l’onda sovranista che si fa strada in Europa, dal Front National di Marine Le Pen in Francia all’Ungheria del premier Victor Orban, porta la Lega al 34% nelle elezioni europee del 2019. Traguardo lontano oggi, visto che lo scorso 25 settembre si è fermata all’8,8%.
Giornalista professionista, nella “Padania” e a “Radio Padania Libera”, sposato e divorziato, conosce bene l’Europa dopo tre mandati all’Europarlamento, ai quali sono seguiti quello alla Camera, e uno al Senato. Nell’ultima legislatura, con il Governo giallo-verde nel 2018, arriva la sua investitura a ministro dell’Interno, nonché vicepremier di Giuseppe Conte assieme a Luigi Di Maio.
Al Viminale comincia subito la sua battaglia contro l’immigrazione irregolare: in un anno e tre mesi da ministro (tanto durerà il Governo Conte I ) ha più volte stretto le maglie con provvedimenti come le multe alle ong che caricano i migranti in mare per portarli in Italia, e dando al ministro dell’Interno il potere di limitare o vietare l’ingresso delle navi.
Un provvedimento che lo ha portato davanti ai giudici quando negò l’ingresso alle navi Gregoretti e Open Arms, che hanno atteso per giorni fuori dal porto con a bordo centinaia di migranti. Nel primo caso è stato assolto, nel secondo il verdetto deve ancora arrivare.
Al ministero delle Infrastrutture Salvini arriva – ha detto in vista dell’incarico – interessato a «fare qualcosa che serva agli italiani», per «dimostrare che si può sbloccare quello che da decenni è bloccato», e in mente ha «cantieri, porti, autostrade e ferrovie».
Eugenia Maria Roccella, Famiglia, natalità e pari opportunità
Eugenia Maria Roccella, 69 anni, è nata a Bologna e figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale, Franco Roccella, e della pittrice e femminista Wanda Raheli. È il nuovo ministro della Famiglia, natalità e pari opportunità.
Laureata in lettere moderne, è dottore di ricerca all’Università La Sapienza. Dal 2000 è giornalista professionista. Negli anni Ottanta ha lasciato i Radicali, colpevoli, a suo dire, di portare avanti «battaglie che stanno conducendo verso la distruzione dell’individuo». Si è allontanata per vent’anni dalla politica attiva. È diventata editorialista del quotidiano Avvenire e ha collaborato con Il Foglio, con Il Giornale e con la rivista bimestrale di cultura politica Ideazione. Nel 1997 ha scritto “La leadership di Berlusconi”, e nel 2001 “Dopo il femminismo” (Ideazione editrice).
Nel 2007 è portavoce, insieme con Savino Pezzotta, del Family Day, la manifestazione di sostegno alla famiglia formata da un uomo e una donna organizzata per il 12 maggio dall’associazionismo cattolico.
Deputata Pdl e sottosegretario al Welfare nel 2008 e alla Salute nel 2009, alle elezioni politiche del 2008 viene eletta alla Camera nelle liste del Popolo della Libertà (quota Forza Italia) per la circoscrizione Lazio 2.
Nel maggio dello stesso anno diventa sottosegretario al ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. In seguito alla ricostituzione del Ministero della salute quale autonomo dicastero, il 5 febbraio 2010 è divenuta sottosegretario alla salute.
Nel 2013 ha fondato “Di mamma ce n’è una sola”, il primo comitato italiano contro l’utero in affitto. Alle elezioni politiche del 2013 è stata rieletta alla Camera nella circoscrizione Lazio 1 nelle liste del Popolo della Libertà. Ha poi aderito al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano.
Nel 2015 ha lasciato il Nuovo Centrodestra, nonché il gruppo Area Popolare, passando quindi al Gruppo misto e divenendo una delle fondatrici del Movimento Identità e Azione, guidato da Gaetano Quagliariello.
Alle elezioni politiche del 2022 viene ricandidata alla Camera nel collegio uninominale Puglia – 01 (Foggia) per il centrodestra e in terza posizione nelle liste di Fratelli d’Italia nei collegi plurinominali Calabria e Sicilia.
Adolfo Urso, Imprese e made in Italy
Torna ad occuparsi di temi economici, dopo la parentesi al Copasir, Adolfo Urso. Il nuovo ministro dello Sviluppo economico e del Made in Italy ha alle spalle una lunga storia di destra.
Nato a Padova 65 anni fa da genitori di Acireale (Catania), si laurea in Sociologia alla Sapienza di Roma, inizia l’attività politica nel Movimento sociale italiano e diventa giornalista.
Nel 1983 è tra gli autori del libro: “Atleti in camicia nera. Lo sport nell’Italia di Mussolini”. Nel 1986 diventa direttore responsabile di “Proposta”, bimestrale d’area. Nel 1988 è uno dei reggenti del Fronte della Gioventù; l’anno dopo entra nella segretaria politica del Msi-Dn, dove dirigerà il Dipartimento informazione.
Tra i promotori di Alleanza Nazionale, entra in Parlamento nel 1994. Quella attuale è la sua settima legislatura, le ultime due da senatore. Con i Governi Berlusconi II e III è stato viceministro con delega al Commercio estero dal 2001 al 2006 e tra il 2009 ed il 2010. Nel 2013 non viene candidato dal Pdl.
Forte dell’esperienza e dei contatti maturati nell’esecutivo di centrodestra fonda la società Italy World Services, che fornisce consulenza e assistenza per le imprese italiane all’estero. Nel 2015 aderisce a Fratelli d’Italia e nel 2018 torna alla politica attiva candidandosi al Senato.
Eletto, ottiene la vicepresidenza del Copasir. La sua attività con la Iws gli viene contestata quando con il Governo Draghi gli si apre la strada verso la presidenza del Comitato di controllo sull’intelligence in quanto unico esponente dell’opposizione. Lui spiega di aver passato al figlio la guida della società. Viene quindi eletto presidente dell’organismo.
Il senatore è anche presidente della fondazione Farefuturo che, si legge sul sito, «promuove la cultura e i valori della Nazione, rifuggendo dal dilagante “presentismo”, nella convinzione che occorra il massimo impegno per disegnare il futuro dell’Italia nel contesto di una Europa delle Patrie».
Padre di tre figli, è sposato con Olga, ucraina di Lugansk, città dell’Ucraina, autoproclamata Repubblica filorussa. «Mia moglie e nostro figlio dialogano in russo», ha recentemente raccontato il senatore.
Nello Musumeci, Sud e mare
Coordinatore di Catania della Sezione “Msi””, diventa presidente della Provincia di Catania eletto con il Msi nel 1994, Sebastiano Musumeci resta alla guida dell’ente per due mandati. Pochi mesi dopo diventa anche europarlamentare ed è rieletto nelle due successive tornate Europee del 1999 e del 2004.
Poi coordinatore regionale di Alleanza Nazionale, partito che lascia nel 2005 in polemica con Gianfranco Fini, fondando il movimento regionale Alleanza Siciliana. Alla guida di questo nel 2006 si candida a Palazzo d’Orleans contro Totò Cuffaro e il centrodestra, ma non viene eletto. Sottosegretario di Stato alle Politiche del Lavoro nel quarto governo Berlusconi nel 2011.
Nel 2012 ritenta l’avventura alla presidenza della Regione e viene sconfitto da Rosario Crocetta, candidato del centrosinistra. Nella stessa legislatura a Sala d’Ercole viene eletto presidente della commissione regionale Antimafia. Lavora nel frattempo al periodico Sicilia Oggi , sia come capocronista sia come tipografo per aiutare la gestione familiare. Lancia il movimento siciliano #Diventerabellissima” dalla citazione di una frase di Paolo Borsellino.
Nel 2017 è eletto governatore della Sicilia, incarico per il quale decide alla fine del periodo elettorale di non ricandidarsi a settembre scorso “obbligato” a favorire l’unità del centrodestra con il senatore Schifani -sponsorizzato da Forza Italia e dalla Lega , Musumeci appare risentito da questa scelta degli alleati ma viene eletto senatore della Repubblica alle politiche del 25 settembre e ora scelto dalla Meloni.
Andrea Abodi, Sport e giovani
Romano, una laurea in economia alla Luiss, una vita da dirigente principalmente nel settore di cui
ora è ministro. Andrea Abodi è il nuovo titolare del dicastero dello sport nel governo Meloni, e la sua nomina segna tra l’altro il ritorno del ministero, a venti mesi dalla caduta del Conte 2.
Abodi è attualmente presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, un incarico giunto all’apice di una lunga carriera nel mondo della dirigenza sportiva, che lo ha portato tra l’altro ad essere tra i cofondatori di Media Partners, presidente della Lega calcio di serie B, consigliere della Figc, e consigliere di Coni Servizi.
Nato a Roma il 7 marzo del 1960, Abodi – che è iscritto nell’elenco pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti – è stato direttore marketing della filiale italiana del Gruppo McCormack, azienda specializzata nell’organizzazione di grandi eventi. Dal 2010 a febbraio del 2017 ha guidato come presidente la Lega calcio di Serie B. Dal 2017 è alla guida dell’Ics, banca sociale per lo sviluppo sostenibile dello sport e della cultura e leader nel finanziamento all’impiantistica sportiva.
Nella sua carriera di manager è stato, inoltre, fondatore e vicepresidente esecutivo di Media Partners Group, una delle principali agenzie di marketing dello sport, ed ha ricoperto il ruolo di presidente in varie società italiane (Arcea Spa, Medialazio srl ed Astral Spa); dal 2002 al 2008 è anche stato consigliere di amministrazione di Coni Servizi spa, mentre nel 2009 si è occupato dell’organizzazione della Coppa del Mondo di baseball a Pescara. Da presidente di Lega B ha promosso nel 2015 la costituzione di B Futura s.r.l., società di scopo della Lega dedicata allo sviluppo infrastrutturale, ricoprendo il ruolo di presidente. (ansa)
LA LISTA COMPLETA DEI MINISTRI
AFFARI ESTERI: Antonio Tajani (vicepremier)
INTERNO: Matteo Piantedosi
GIUSTIZIA: Carlo Nordio
DIFESA: Guido Crosetto
ECONOMIA: Giancarlo Giorgetti
IMPRESE E MADE IN ITALY: Adolfo Urso
AGRICOLTURA E SOVRANITA’ ALIMENTARE: Francesco Lollobrigida
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA: Gilberto Pichetto Fratin
INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ SOSTENIBILI: Matteo Salvini (vicepremier)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI: Marina Calderone
ISTRUZIONE E MERITO: Giuseppe Valditara
UNIVERSITA’ E RICERCA: Anna Maria Bernini
CULTURA: Gennaro Sangiugliano
SALUTE: Orazio Schillaci
TURISMO: Daniela Santanché
Ministeri senza portafoglio:
RAPPORTI CON IL PARLAMENTO: Luca Ciriani
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: Paolo Zangrillo
AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE: Roberto Calderoli
SUD E MARE: Sebastiano Musumeci
SPORT E GIOVANI: Andrea Abodi
FAMIGLIA, NATALITA’ E PARI OPPORTUNITA’: Eugenia Roccella
DISABILITA’: Alessandra Locatelli
RIFORME: Elisabetta Casellati
AFFARI EUROPEI, COESIONE TERRITORIALE E PNRR: Raffaele Fitto
Il premier Mario Draghi ha annunciato le dimissioni in Consiglio dei ministri. Come si sa il M5S non ha votato la fiducia sul decreto Aiuti e il presidente del Consiglio ha comunicato ai ministri l’intenzione di lasciare la guida del governo. Sarà il Parlamento a decidere se il governo debba restare ancora in sella o lasciare per avviarci verso nuove elezioni. Intanto i ministri del governo Draghi non si sono dimessi: una curiosità rispetto all’azione dei colleghi di uscire dall’Aula per non porre la fiducia.
Poi in serata una nota dell’ufficio stampa del Quirinale che afferma: in riferimento ad alcune notizie circolate nel pomeriggio si sottolinea che nel colloquio tra il Presidente Mattarella e il Presidente Draghi si è registrata una totale identità di vedute.
Il premier dopo essersi recato al Colle si è intrattenuto per circa 30 minuti a Palazzo Madama con la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Massimo riserbo sui contenuti dell’incontro. Mentre con il presidente della Camera, Roberto Fico, ancora in isolamento , positivo al Covid, Draghi ha avuto un colloquio telefonico.
Il premier “mercoledì- d’intesa con il Presidente Mattarella – renderà comunicazioni alle Camere…
Il comunicato di Draghi – “Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico“
“Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”, ha detto annunciando le sue dimissioni in Consiglio dei ministri.
“La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo“, ha detto ancora Draghi, aggiungendo: “In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche”.
“Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani”……
Roma,
“Ho avuto un colloquio con il premier Draghi, abbiamo parlato anche degli altri punti e devo registrare una disponibilità del presidente a venirci incontro su tutti i punti. Però è evidente che la fase che stiamo affrontando non può accontentarsi di dichiarazioni di intenti e di impegni, occorrono misure concrete”. Così il leader del M5S Giuseppe Conte, nel corso dell’assemblea congiunta nella quale ha annunciato l’Aventino parlamentare sul dl aiuti.
Oggi in Senato i 5 Stelle non voteranno la fiducia.
Roma,
Il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera con 410 voti a favore, 49 contrari e una sola astensione sul decreto Aiuti. Sono 28 i deputati del Movimento 5 stelle che non hanno votato la fiducia perché figurano assenti o in missione nella seduta di oggi pomeriggio. I 5 stelle, in percentuale, hanno garantito la presenza del 73% del loro gruppo. Poco meno della Lega, presente con il 74% di deputati con 25 non partecipanti al voto e 9 in missione. Il Pd è il gruppo parlamentare più presente con l’83% di deputati partecipanti al voto.
Ma Draghi sembra aver frenato l’opzione Superbonus edilizio. E ora’? Chi manterrà gli impegni con le imprese, gli amministratori, i referenti, se in atto il Superbonus-cavallo di battaglia del M5S- rimane congelato?
Fioccano i comunicati d’Agenzia sul ” superbonus edilizio. “Il governo batta un colpo”. A scandirlo, le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Bilancio, Finanze, Ambiente e Attività produttive. “Abbiamo fatto un enorme lavoro per affrontare e risolvere la questione della responsabilità solidale dei cessionari dei crediti fiscali legati al Superbonus, ma il Governo non ci ha dato ascolto e la norma non entrerà nel decreto Aiuti. Uno schiaffo a famiglie, imprese, tecnici e lavoratori del settore delle costruzioni, messi in enorme difficoltà dal blocco della circolazione dei crediti e del conseguente fermo dei cantieri causati dal ministro Daniele Franco e dal premier Mario Draghi” affermano.
Convocato per questa sera, intorno alle 21, un Consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle con il leader Giuseppe Conte. Sul tavolo il caso Luigi Di Maio, mentre all’interno del partito sono numerose le pressioni sull’ espulsione del ministro degli Esteri dal Movimento. La diversità di vedute fra il ministro e il leader G Conte sulla problematica dell’invio delle armi all’Ucraina non è cosa da poco. Ha riflessi internazionali perchè l’Italia deve garantire valori di democrazia e di libertà
Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, in una nota si esprime così nella fase di tensioni che attraversano il M5S in relazione all’invio di armi all’Ucraina “La prossima settimana in Parlamento si voterà la risoluzione sulla posizione che il Governo porterà avanti ai tavoli europei. Da Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l’Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici. Valori di democrazia, di libertà, di rispetto della persona e di difesa degli Stati“. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, in una nota si esprime così nella fase di tensioni che attraversano il M5S in relazione all’invio di armi all’Ucraina.
l titolare della Farnesina sottolinea che “tutti cerchiamo e vogliamo la pace. Intanto, però, Putin sta continuando a bombardare l’Ucraina, ignorando la richiesta della comunità internazionale di sedersi a un tavolo per i negoziati. Intanto l’esercito russo continua a uccidere civili innocenti e blocca i porti e l’export del grano, rischiando di causare una ulteriore guerra che, a sua volta, potrebbe generare l’aumento di nuovi flussi migratori incontrollati, anche verso il nostro Paese”. “Nel frattempo – si legge – dobbiamo rimanere uniti per vincere in Ue la battaglia sul tetto massimo al prezzo del gas, per contrastare le speculazioni e tutelare famiglie e imprese italiane”.
“Davanti a uno scenario del genere, i dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il Ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue. Un atteggiamento poco maturo che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Un fatto molto grave. Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da Ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista. Ricordo innanzitutto a me stesso che abbiamo precise responsabilità: in ballo c’è il futuro dell’Italia e dell’Europa”
Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il dl sulle riaperture che traccia la roadmap del post pandemia Covid. “In Consiglio dei ministri sono stati approvati provvedimenti importanti che eliminano quasi tutte le restrizioni che hanno limitato i nostri comportamenti nei mesi passati” ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa.
Afferma ancora Draghi: “Come avevo anticipato alla fine dello scorso anno, l’obiettivo del governo era un ritorno alla socialità e la riapertura economica, riconquistare la socialità tra i ragazzi, che tornassero a scuola, limitare l’uso della Dad. Credo che i provvedimenti approvati oggi riconoscano che è uno stato a cui siamo arrivati”
“Grazie al vaccino sono stati evitati quasi 80mila decessi nel solo 2021. Anche questa è una lezione straordinaria. Le decisioni sono state prese sulla base della scienza e la pandemia” è stata superata “sulla base di vaccini e tanta gente non è morta perché è stata vaccinata” ha evidenziato il presidente del Consiglio, precisando che “con il Cdm abbiamo fatto passi fondamentali verso la riapertura ma osserviamo con grande attenzione l’andamento della curva epidemica e siamo pronti ad adattare tutto il nostro apparato in base alla curva, anche in senso espansivo se è il caso”.
“Per fine marzo, con la fine dello stato d’emergenza, scioglieremo il Cts“, il cui operato, ha detto il premier, “continuerà con l’Iss e il Css. Devo ringraziare tantissime persone per il risultato” ottenuto, “anche a nome del governo”, tra questi “Locatelli e Brusaferro e tutti i membri del Cts, presenti e passati. Il Cts, se uno esamina la situazione che si è sviluppata, ha dato un supporto straordinario a decisioni difficilissime, anche un supporto psicologico”, perché forniva pareri che davano la possibilità di assumere decisioni “sulla base della scienza e non delle sensazioni. E’ un aspetto essenziale per chi le decisioni doveva prenderle e per chi in Parlamento doveva votarle”.