Stop della Procura di Messina ai metodi mafiosi- anche politici comunali- di Mistretta

 

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Una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Messina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo peloritana, guidata dal Procuratore della Repubblica dott. Maurizio De Lucia, è  stata notificata a quattordici persone  (3 dei quali verranno ristretti in carcere, 11 sottoposti all’obbligo di presentazione alla p.g.), ritenuti responsabili – a vario titolo – di “tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori” (art. 12 quinquies D.L. 306/92).

 

Il provvedimento scaturisce da una complessa indagine  coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Messina, Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio –con l’aiuto prezioso del Comando dei Carabinieri di Messina sulla Mafia attiva di Mistretta (ME), parte più occidentale della provincia peloritana, che ha svelato  un tentativo di estorsione –”posto in essere da una consigliere comunale di Mistretta, Enzo Tamburello, in concorso con altri soggetti” di cui uno già destinatario di un provvedimento di sequestro dei beni, per appartenenza a Clan mafioso (mandamento di San Mauro Castelverde) – ai danni di 2 imprenditori edili, aggiudicatari dell’appalto, del valore di circa un milione di euro, bandito  dal  Comune peloritano e finanziato dall’Unione Europea per la riqualificazione dei 12 siti ove sono installate le opere d’arte contemporanea che costituiscono il  percorso culturale ”.Fiumara d’Arte”

Le investigazioni, che avevano già consentito di trarre in arresto, il 6 ottobre 2017, una coppia di imprenditori edili per trasferimento fraudolento di valori,hanno scoperto una gran quantità di beni immobiliari e di automobili con intestazioni fittizie

Le indagini avviate attraverso servizi di osservazione, intercettazioni telefoniche e acquisizioni documentali permettevano di riscontrare le prime dichiarazioni rese informalmente dall’imprenditore ampliandole ed identificando i complici di Tamburello e ricostruendo i rapporti tra loro.

La donna citata come la “signorina” è stata identificata proprio in Maria Rampulla, deceduta nel maggio del 2016, sorella di Pietro (condannato per essere l’artificiere della strage di Capaci ed all’epoca dei fatti detenuto) e di Sebastiano, storico capo della “famiglia di Mistretta” deceduto nel 2010.

Gli ulteriori due complici sono stati identificati in Giuseppe Lo Re detto Pino, personaggio ritenuto dai Carabinieri molto addentrato nel Clan mafioso e colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale nel 2015 e dalla zia di questi, una maga o cartomante di Acquedolci, Isabella Di Bella

L’attività investigativa ha consentito altresì di accertare che il Lo Re disponeva dei conti correnti bancari delle società ancorché formalmente intestati ai fittizi titolari nonché come lo stesso gestisse quotidianamente i suoi night club occupandosi personalmente del reclutamento e del pagamento delle ragazze impiegate.

Sui beni è intervenuto il provvedimento di sequestro preventivo che ha colpito tutti i compendi aziendali….

 

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