I SACRAMENTI DEL POTERE

Risultati immagini per immagine del potere politico

Mozione di sfiducia al governo presentata stamane dalla Lega

 

di  Raffaele Lanza

 

La Lega presenta una mozione di sfiducia al governo Conte Si assume così la responsabilità politica di una operazione avventurosa che trascina il Paese a nuove elezioni e a far credere alla favola che il Paese sotto la guida di Salvini avrà una migliore vivibilità.  Non comprendiamo perchè il leader del Carroccio non abbia preventivato all’inizio quel che era prevedibile, cioè non proporre l’alleanza al M5S. 

L’interrogativo che queste azioni politiche  pongono è questo : può esistere una forma di potere politico orientato al perseguimento del bene comune, che non conduca alla corruzione chi lo detiene, che non si basi sulla forza e sulla mistificazione, che non si limiti a eternare se stesso? Matteo Salvini ha appena dichiarato che si candida premier, Zingaretti leader del Pd si dichiara pronto e certo che la sfida stavolta la vincerà proprio il partito democratico che non ha partecipato al grande subbuglio. Altri partiti sognano di allearsi con i futuri potenti.

Ma  il potere in Italia sembra  per sua natura contaminato e perverso amorale, interessato solo alla propria autoconservazione, sordo infatti agli insegnamenti della morale, finalizzato a soddisfare unicamente i bisogni e i desideri di chi lo detiene Perchè dunque firmare quel Contratto tra i due leader quando ci accorgiamo che non c’è rispetto l’uno dell’altro? 

Possibile che tutti i morti nel Mediterraneo e i disperati sul barconi che invocavano aiuto, soccorso immediato sollevano adesso solo indifferenza agli italiani’ ?      Possibile che gli appelli di Papa Francesco di aprire le porte ai più bisognosi siano caduti nel vuoto?

Ma che popolo siamo?       Un gregge che cura solo gli interessi economici, fiscali, circoscritti al proprio nucleo familiare e nulla più?

 Ricoprire un ruolo di responsabilità al vertice della piramide sociale, significa soddisfare i bisogni primari della società e non il dominio sulle persone e sulle cose. Quest’ultimo, invece, sembra essere il modo di intendere il potere da parte della nostra  classe politica.

C’è  un pessimo uso del potere sino a farsene accecare. Il suo abuso-un ministro che chiacchera nelle piazze e non apre un solo foglio, a Palazzo Chigi,  dell’analisi negativa del Ministero competente sulla Tav, è un fatto gravissimo perché distrugge una comunità trasformando i cittadini in sudditi,  oggetto di inganno, mettendoli nella condizione di narcotizzare la gente , e quindi di non poter giudicare con cognizione di causa.

La gente applaude ma apprezza in realtà  solo una dialettica- come quella del Ministro dell’Interno -tipicamente “familiare” e popolare       Il marciume doveva ancora essere eliminato del tutto. Il Ministro dell’interno lo sapeva benissimo così come si sa che il nostro Paese corre ora il rischio dell’aumento Iva e una spesa ancor più elevata per ogni famiglia. Le macchie restano . Esempi clamorosi: quella dei i Benetton e Atlantia la cui “concessione è stata rinnovata per anni da Governi di destra e di sinistra come se fosse un atto dovuto. Ora arriva-coro unanime di chi aveva manifestato l’impegno di smantellare un sistema corrotto ( manutenzione del Ponte Morandi mai attuata per oltre 25 anni, ha avvertito la Procura di Genova) l’ultimo soccorso chirurgico e tempestivo per i soliti poteri,…. Un sabotaggio alla procedura di revoca- inequivocabile un comunicato del Movimento di replica alla Lega – degno della  politica ammuffita che, in questi anni, ha regalato con i milioni delle tasse dei cittadini concessioni imbarazzanti a chi doveva fare manutenzioni e investimenti, ma ha lasciato in uno stato vergognoso le nostre Autostrade.  Un’assicurazione per una lunga vita a chi doveva fare il proprio dovere, garantendo le manutenzioni sul Ponte Morandi, che invece è crollato il 14 agosto 2018 spezzando 43 vite e 43 famiglie”

     Anche l’abuso dell’informazione pressante , faziosa contro chi si ha l’intenzione di far cadere in ogni caso,mina alla radice la fiducia dei cittadini senza la quale non si possono avere   relazioni politiche in una società fondata sul diritto. Ciò spiega l’astensionismo e il perchè la popolazione non si reca più alle urne.   

 Il potere che opera d’arbitrio non è più potere politico ma é dominio e dunque “violenza pura” che fa di chi lo subisce un oppresso a tutti gli effetti. 

Con tali peculiarità il potere diventa arbitrio, discrezione nella mani dei protagonisti e detentori di poltrone ministeriali, strumento di privilegio.  In Italia il potere politico è sempre più oscuro e ora ancor più meschino .. Forse anche infame non è esagerato dirlo.  Diceva Pasolini: nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. Questo è un rischio enorme che la società contemporanea sta correndo

 Ecco il testo depositato stamane dai leghisti : “Visto l’articolo 94 della Costituzione e visto l’articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica”   -Visto che  “L’esame in aula delle mozioni riguardanti la Tav ha suggellato una situazione di forti differenze di vedute, tra le due forze di maggioranza, su un tema fondamentale per la crescita del paese come lo sviluppo delle infrastrutture”. La Lega ricorda come sul tema dell’alta velocità “si è verificata la situazione paradossale che ha visto due membri del governo presenti esprimere due pareri contrastanti”.

 

“il presidente del Consiglio non era presente in aula, nel momento delle votazioni sulle citate mozioni, per ribadire l’indirizzo favorevole alla realizzazione dell’opera che egli stesso aveva dichiarato pochi giorni prima nell’altro ramo del Parlamento”, sottolinea il testo a prima firma di Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato del Carroccio. “Le stesse divergenze si sono registrate su altri temi prioritari dell’agenda di governo quali la giustizia, l’autonomia e le misure della prossima manovra economica“.

 

Risultati immagini per immagine del potere politico

Conte: Un ‘Europa capace di futuro deve produrre crescita

Risultati immagini per immagine di conte premier

Caro direttore,
nelle ultime settimane il futuro dell’Europa è al centro di un importante dibattito nell’opinione pubblica. Il prossimo rinnovo del Parlamento europeo, d’altra parte, costituisce un’occasione preziosa per avviare una discussione franca e consapevole, che dovremo responsabilmente estendere anche alle cause che hanno determinato l’attuale crisi del processo di integrazione.
Solo in questo modo potremo confidare di rilanciare il progetto europeo, che – ormai da alcuni anni – sembra aver perso la sua forza propulsiva. Siamo chiamati a operare scelte coraggiose, che siano all’altezza dei tempi straordinari che stiamo vivendo. L’Europa non ha alcun bisogno di apologeti o sostenitori fideistici. Ha bisogno di contributi lucidi e critici, che sappiano rilanciare la grande capacità visionaria espressa dai grandi statisti del secondo dopoguerra. La sfiducia dei cittadini nelle Istituzioni europee e nella loro capacità di offrire un benessere futuro è la più grave insidia con cui dobbiamo confrontarci. Non possiamo più indugiare.
Sin dall’inizio del mio mandato ho affermato, in varie sedi, che dobbiamo offrire all’Europa un nuovo umanesimo, ponendo al centro della nostra azione la persona, i suoi inalienabili diritti, ma anche i suoi sogni e le sue paure. Un progetto integrale che vada incontro all’uomo nella concretezza della sua esistenza. Per inaugurare questo nuovo umanesimo occorrono visione e creatività. Ma soprattutto, è necessario acquisire consapevolezza della propria missione nel mondo.
Decisivo è il rapporto tra cittadini e Istituzioni europee. Non possiamo lasciare a una élite il potere di definire il destino di una nazione, né quello di un continente. Occorre favorire la costruzione di un vero popolo europeo, comunità di donne e di uomini che condividono un comune destino. Per realizzare con coraggio l’ambizioso progetto di creazione di un demos europeo occorre rafforzare ruolo e poteri del Parlamento europeo, l’unica Istituzione direttamente legittimata dal voto dei cittadini: il potere di iniziativa legislativa; il potere di inchiesta; il riconoscimento di un generale potere di accountability rispetto alle altre Istituzioni dell’Unione.
Il dibattito politico, negli ultimi anni, va assumendo una dimensione europea. Possiamo ormai ragionare di un’opinione pubblica europea. Per questo dobbiamo guardare con favore anche all’introduzione di istituti di democrazia diretta, fattore essenziale per coinvolgere i cittadini in una più ampia partecipazione, accrescendo il tasso di democraticità dell’intero ordinamento europeo.
Dobbiamo inoltre intervenire per contenere le spese e i costi delle Istituzioni europee, in modo da evitare che possano essere percepite come i ” luoghi dei privilegiati del vecchio sistema”, come è stato per molte Istituzioni nazionali.
Un’Europa capace di futuro nel mondo globale deve produrre crescita. Crescita vera. Nel XXI secolo, questo significa investire nella politica industriale aperta alle nuove tecnologie, nella ricerca e nell’innovazione, nelle infrastrutture materiali e digitali, nella cultura. I frutti di questi investimenti devono però essere distribuiti fra tutti i cittadini. Abbiamo imparato a caro prezzo che una crescita che genera benefici solo per alcuni è insostenibile, non solo dal punto di vista sociale, ma anche macroeconomico.
L’Europa, se investe di più e meglio su tutto questo, può acquisire un vantaggio competitivo nei confronti degli altri attori globali. Essere competitivi significa anche garantirci le opportunità di “dire la nostra”, di promuovere la nostra agenda, di pretendere il rispetto di regole che proteggano imprese e consumatori, che tutelino beni e valori primari, tra cui assume un ruolo decisivo l’ambiente. Dobbiamo essere coerenti col “principio di responsabilità” richiamato dal filosofo Jonas: non possediamo il Pianeta, ma lo custodiamo per trasmetterlo alle generazioni future.
Con uno sforzo di responsabilità collettiva, va affrontata la priorità centrale del lavoro. Il nostro continente ha tassi di disoccupazione giovanile che rallentano le prospettive di sviluppo e mettono a rischio la prossima generazione di europei. L’Europa deve perseguire con vigore e urgenza una efficace tutela della dignità della persona. Una tutela che protegga sia il salario dei cittadini sia i disoccupati, prevedendo ad esempio un’assicurazione europea contro la disoccupazione, come pure l’introduzione di un salario minimo europeo, così come proposto, peraltro, da esponenti del nostro governo. Anche su questo fronte, dopo l’approvazione, a novembre 2017, del Pilastro sui Diritti sociali, l’Europa ha ampi margini di miglioramento. La sicurezza che i cittadini europei chiedono a ogni elezione, nazionale e locale, passa anche per la sicurezza sociale. La mancanza di lavoro allontana l’Europa dai suoi popoli, alimentando delusione e rancore, precarietà esistenziale e smarrimento, sentimenti che possono alimentare reazioni dagli esiti imprevedibili, come dimostrano fenomeni in atto in alcuni Paesi europei.
Scuola e università sono le istituzioni più importanti per una collettività che voglia puntare a uno sviluppo duraturo ed equilibrato. Non avremo mai un’Europa con forte identità e coscienza di sé finché i divari delle conoscenze, tra i cittadini europei, rimarranno così elevati; il demos a cui accennavo prima può nascere proprio da una scuola che – pur nel rispetto delle specificità di ciascuna collettività – esalti le ragioni e i benefici dello stare insieme.
Sicurezza sociale e creazione di lavoro significa anche un’Europa che non resta prigioniera del dilemma crescita- stabilità. Lo vediamo nel faticoso percorso di completamento dell’Unione economica e monetaria e dell’Unione bancaria: i membri più ricchi della famiglia europea richiedono ai membri rimasti indietro crescenti assicurazioni contro i rischi. Oltre un certo limite, queste richieste finiscono per aumentare, anziché diminuire, la pressione dei mercati; espongono i Paesi a pressioni finanziarie indipendenti dai fondamentali economici degli stessi. Colmare questo squilibrio è nell’interesse di tutti per favorire uno sviluppo equilibrato e sostenibile.
La stabilità europea ha bisogno, oltre che di crescita durevole e sostenibile, anche di sicurezza dentro e fuori dai confini. Anche per la migrazione s’impone una responsabilità condivisa degli Stati membri, basata su solidarietà e coesione, in coerenza con la strada indicata dal Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018. L’Europa deve affrontare il fenomeno delle migrazioni sulla base di un approccio strutturale, sfuggendo alla logica emergenziale sin qui prevalsa. Nessuno Stato membro può farcela da solo.
Costruire il futuro dell’Europa vuol dire anche ripensare il nostro approccio verso il continente africano. È giunto il momento di promuovere un serio dibattito su un nuovo partenariato europeo con l’Africa, fondato sulla condivisione dei traguardi da raggiungere, delle responsabilità da assumere e dei frutti da raccogliere. È un modello che ho definito “partenariato tra pari“, che presuppone il superamento delle sfere di influenza nazionali e si offre di contribuire alla crescita economica, alla sicurezza e allo sviluppo di tutti i popoli africani.
Un nuovo approccio verso l’Africa richiede un’Europa all’altezza della sua vocazione mediterranea, cuore della stessa civiltà europea. Una priorità che richiede una strategia multilivello, anche con una più incisiva partecipazione allo sviluppo economico e sociale della regione. L’Italia ha fatto e continua a fare la sua parte nel Mediterraneo, come dimostra l’azione costante a favore del processo di stabilizzazione in Libia.
Lavorare per un’Europa solidale ed equa al suo interno rafforza anche la sua credibilità e la sua leadership nei confronti dei grandi attori globali. È fondamentale continuare ad alimentare il valore strategico del rapporto con gli Stati Uniti, cui ci uniscono prima di tutto valori e principi, e nei cui confronti le tante convergenze prevalgono largamente rispetto a ogni possibile incomprensione. Con la Russia e con la Cina, parti di ogni soluzione nelle crisi internazionali, l’Europa deve continuare un dialogo e un engagement a tutto campo. Sul piano economico, abbiamo interesse a cogliere le opportunità offerte dall’immenso mercato cinese e dagli investimenti bilaterali. Dobbiamo essere in grado di impostare la collaborazione con Pechino su un piano di parità, senza cedere di un passo sui nostri valori e principi, senza mettere in discussione i nostri legami, le nostre regole, le nostre storiche alleanze. Un’Europa forte può aiutare anche le economie più fragili a vincere questa sfida. Isolarsi è impossibile, sottrarsi al dialogo non ha alcun senso e non è coerente con i valori fondanti della casa comune europea.
Responsabilità, solidarietà, crescita e lavoro, stabilità, competitività e leadership verso il resto del mondo, sono tutti pilastri senza i quali l’edificio europeo rimane sbilanciato e a rischio di continui cedimenti o crolli. Per tenere in piedi questi pilastri serve però un materiale sempre più raro nell’Europa di oggi e che dobbiamo tutti, con urgenza, recuperare: la fiducia. Il recupero della fiducia è indispensabile, perché senza fiducia rimarremo fermi, non potremo raggiungere nessun traguardo, mentre il mondo globale andrà sempre più avanti. L’incertezza politica, economica e sociale generata da Brexit nell’Europa intera rende ancora più evidente la necessità di rilanciare un’assunzione di responsabilità verso i cittadini europei. La prospettiva dell’uscita della Gran Bretagna deve farci riflettere e renderci consapevoli della forte domanda di cambiamento che va intercettata per tempo, con risposte adeguate. Questa domanda merita una risposta autenticamente democratica e popolare, l’unica all’altezza di un efficace progetto di pace, di libertà, di giustizia, quale quello europeo.

Conte: “Presto un Comitato di esperti presso la Presidenza del Consiglio”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato dell’Ufficio Stampa del Prof.Avv.Giuseppe Conte

Un sistema Paese forte, ricco di punte di eccellenza e di talenti, con una capacità di innovazione enorme. Eppure troppo spesso non riusciamo a fare “sistema” e a creare strategie sinergiche per esprimere le nostre grandissime potenzialità.

Oggi ho avuto il piacere di accogliere a Palazzo Chigi la Consulta dei Presidenti degli enti pubblici di ricerca e ci siamo confrontati proprio su questi temi. Nell’incontro, il primo con il Presidente del Consiglio dall’istituzione della Consulta nel 2016, è emersa la necessità di una collaborazione continua e proficua per l’elaborazione di proposte e progetti. Per questo costituirò, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un Comitato permanente formato da esperti di alta qualificazione, da rappresentanti della Consulta dei presidenti degli enti pubblici di ricerca, nonché da rappresentanti della Conferenza dei rettori delle università italiane.

Vogliamo disegnare una strategia pluriennale e di ampio respiro per valorizzare e incentivare la qualità della ricerca italiana, non solo quella scientifica, ma anche quella umanistica. Dobbiamo diventare più attrattivi, abbiamo tutte le carte in regola per esserlo. Le giovani menti italiane non devono più fuggire all’estero, e anzi, dobbiamo attrarre quelle straniere in Italia.

Lavorerò fin da subito con i Presidenti degli enti di ricerca per ripensare e rivoluzionare il sistema del reclutamento, in linea con gli standard internazionali. Poi sarà necessario procedere ad una semplificazione burocratica ed esplorare nuove forme e strumenti di finanziamento, ricorrendo anche a nuove tipologie di partenariato pubblico e privato.

Sono consapevole che è necessario investire di più nella ricerca, nell’innovazione, nell’università e nella scuola. Al Governo non sfugge che ricerca e istruzione sono settori chiave per lo sviluppo del Paese e l’Italia non può permettersi di rimanere indietro.

L'immagine può contenere: 3 persone, persone sedute, tabella e spazio al chiuso
L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, persona seduta
L'immagine può contenere: 5 persone, persone che sorridono, vestito elegante
Foto Uff.Stampa

Giuseppe Conte: “Sogniamo un’Europa del Popolo”- Vi spiego perchè la disciplina del bilancio ha bloccato il Pil

 

Le molte sfide internazionali di fronte a noi, come il protezionismo, i flussi migratori, il cambiamento climatico, le persistenti crisi internazionali, ci spingono a concentrarci sulle complesse dinamiche che coinvolgono le relazioni fra i principali attori globali.

L’opinione pubblica europea ha considerato per anni il progetto europeo come uno strumento per affrontare queste sfide e come uno scudo contro i loro effetti avversi, ma oggi si interroga sulla sua validità e credibilità. Senza ignorare i meriti storici di quest’ultimo, l’opinione pubblica si aspetta che esso diventi più appropriato per fronteggiare le sfide presenti e future.

Oggi ho l’opportunità di mostrare come daremo attuazione a questa istanza di cambiamento. Mi concentrerò principalmente su aspetti economici e sociali interni al nostro Paese, ma sono sicuro che sarà di interesse per voi, in quanto la nostra esperienza può essere un precursore dell’aspetto che assumerà l’Europa domani.

C’è una parola chiave attorno alla quale abbiamo costruito la nostra visione politica e la nostra attività quotidiana: questa parola è POPOLO.

Il popolo italiano è stato paziente e disciplinato per molti anni. Ha avuto fiducia nelle istituzioni italiane ed europee, politiche e tecniche.

Per anni, gli italiani hanno fatto propri i principi economici fondamentali predicati dal cosiddetto ordine liberal-democratico: l’integrazione nel mercato globale, la libera circolazione di persone e capitali, la disciplina di bilancio, l’adozione incontrollata di nuove tecnologie e la crescita senza limiti della finanza globale.

Hanno creduto che l’euro sarebbe stato in grado di risolvere tutti i loro problemi cronici: l’alta inflazione, una moneta debole, il debito pubblico. Così, hanno adottato in maniera entusiasta la nuova moneta.

Ma la realtà si è rivelata molto diversa.

Il prezzo da pagare per avere una moneta stabile e una bassa inflazione è stato un debito pubblico crescente, nonostante si richiedesse continuamente di stringere la cinghia per mantenere la spesa pubblica primaria (al netto della spesa per interessi) costantemente al di sotto delle entrate fiscali.

La disciplina di bilancio ha frenato la crescita del PIL. Nel terzo trimestre del 2018, il PIL è ancora 5 punti percentuali al di sotto del picco massimo di questi anni, registrato nel 2008.

L’apertura globale dei mercati, la libera circolazione dei capitali e la rivoluzione tecnologica hanno prodotto grandi risultati come promesso, ma di questi benefici hanno goduto in pochi, e non in molti.

Perciò, l’entusiasmo sul futuro è stato rimpiazzato da una visione più cupa. Si è diffuso un sentimento di disperazione; persino la classe media, che si sentiva emancipata dalle necessità economiche di base, ora teme la povertà. Tutti, con poche eccezioni, tendono a ritenere che il domani sarà peggiore dell’oggi. Chi può permetterselo incoraggia i propri figli a trasferirsi e cercare migliori opportunità altrove.

La storia ci insegna che può accadere di tutto quando le persone si sentono ingannate e trattate ingiustamente.

Nonostante questi pericoli, i miei concittadini italiani si sono dimostrati molto maturi e profondamente legati alle loro istituzioni democratiche; non hanno occupato le piazze né hanno espresso il loro malcontento e la loro rabbia in maniera violenta.

Al contrario, hanno utilizzato il voto democratico per sconfiggere le vecchie élite e sostenere coloro i quali suggeriscono strade alternative per tornare su un sentiero di prosperità.

Il mio governo costituisce la risposta istituzionale al desiderio degli italiani di trovare una nuova prospettiva per il futuro.

Il mio compito e la mia priorità come Presidente del Consiglio è preservare questo prezioso patrimonio di fiducia che mi è stato affidato, mettendo in campo soluzioni immediate per le necessità più urgenti del mio popolo.

Solo continuando ad occuparmi delle necessità dei miei cittadini, sarò in grado di fare affidamento sulla loro fiducia per affrontare i problemi di lungo termine che hanno frenato la nostra economia per così tanto tempo.

Lo ritengo un tema politico cruciale. Per troppi anni, i politici italiani hanno interpretato questa sequenza al contrario: dando priorità all’utilizzo della fiducia di cui disponevano invece che al mantenimento della stessa.

Nel passato, hanno chiesto al popolo di fare sacrifici in nome di un futuro brillante. Hanno smantellato la regolamentazione del mercato del lavoro nel nome di una maggiore e migliore occupazione. Hanno accettato una ritirata dello Stato dal suo ruolo di produttore diretto di beni e servizi, in cambio di una presunta migliore qualità dei servizi, di prezzi inferiori e una maggiore soddisfazione dei consumatori. Temendo i “fallimenti dello Stato”, hanno chiesto al popolo di tollerare i “fallimenti del mercato”. La cura degli interessi di lungo termine è stata rimpiazzata dalla dipendenza dal breve termine.

Le persone hanno già pagato il costo di questi cambiamenti, mentre i benefici si devono ancora vedere.

I cittadini sono ora consapevoli del fatto che tutti i cambiamenti che hanno dovuto sopportare abbiano prodotto una società peggiore in termini di opportunità, distribuzione del reddito, giustizia sociale, condizioni del welfare, sicurezza del lavoro e prospettive di crescita per loro e i propri figli.

Dobbiamo dare risposte a tutto questo. Non sarà facile e non succederà tutto domani. Ciononostante, mentre progettiamo e implementiamo le soluzioni, dobbiamo alleviare i problemi.

Le due principali misure contenute nella nostra Legge di Bilancio, il Reddito di Cittadinanza e la cosiddetta Quota 100, sono le nostre risposte immediate alle urgenze del Paese.

Il Reddito di Cittadinanza fornisce un sostegno al reddito a circa 1,7 milioni di famiglie povere, che corrispondono a 5 milioni di persone, in cambio della loro disponibilità a lavorare o ad acquisire le competenze necessarie per essere in grado di farlo in futuro. Le imprese hanno un incentivo ad offrire un lavoro alle persone coinvolte nel programma perché beneficeranno di sgravi sui contributi previdenziali e assistenziali.

Il programma è orientato alle persone più povere, ma al contempo fornisce un meccanismo di assicurazione implicito per le famiglie della classe lavoratrice vulnerabili rispetto a shock inaspettati a causa della loro fragile situazione finanziaria.

È opportuno chiarire alcune errate convinzioni riguardo alle nuove regole che si applicano all’età pensionabile. Questa misura rappresenta una soluzione riparatrice per un’intera generazione che, dall’oggi al domani, si è vista aumentare l’età pensionabile di molti anni. Crediamo che questa sia stata una seria violazione del patto sociale, alla quale si doveva porre rimedio.

Inoltre, vorrei rassicurare tutti coloro che sono preoccupati della sostenibilità di lungo periodo del nostro sistema pensionistico. Il sistema rimane completamente sostenibile perché coloro che scelgono di andare in pensione prima finiranno per ricevere una somma inferiore e perché questa riforma si applica solo per tre anni.

Lasciatemi inoltre sottolineare che chi sceglie di andare in pensione prima lascerà posti di lavoro vacanti che saranno occupati dai giovani. Nel settore pubblico, questo potrebbe innescare inoltre un ringiovanimento indispensabile del personale ed un aumento significativo della produttività.

Siamo orgogliosi di essere riusciti a trovare il modo di introdurre questo programma nonostante lo stretto spazio disponibile per le nostre finanze pubbliche.

Si tratta di interventi estremamente importanti e urgenti, necessari a guarire delle gravi ferite sociali. In ogni caso, difficilmente essi possono fornire di per sé una soluzione a problemi profondamente radicati nella nostra società, che è percepita come disuguale nelle opportunità che offre, ingiusta nella distribuzione della ricchezza prodotta, e incapace di generarne abbastanza per tutti.

Per affrontare questi problemi, abbiamo bisogno di ampi correttivi alle regole che governano la nostra economia e la nostra società.

Dobbiamo predisporre delle regole del gioco capaci di sostenere le persone comuni e di preservare l’ambiente; di generare una redistribuzione del reddito più equa, migliori opportunità per ognuno, condizioni di lavoro dignitose, sicure e stabili per tutti e non soltanto per una minoranza fortunata.

In una parola, abbiamo bisogno di regole che mettano al centro gli esseri umani, le famiglie e la comunità. Dobbiamo smetterla di confondere i mezzi con i fini, come abbiamo fatto per tanti anni. Abbiamo bisogno di un nuovo “umanesimo”.

Questa visione è radicalmente nuova.

È una visione nuova perché non è costruita in termini di una contrapposizione tra statalismo e liberismo, come ha fatto la tradizionale divisione tra sinistra e destra per più di un secolo. Piuttosto, pensiamo che la vera divisione risieda tra coloro che hanno e coloro che non hanno il potere di cambiare le sorti della propria nazione. Pensiamo che questo diritto non possa essere concesso solo a una piccola minoranza di cittadini.

Siamo radicali perché vogliamo riportare questo potere dove fin dall’inizio lo aveva collocato la nostra Carta Costituzionale: al popolo, che lo esercita nelle forme e nei limiti della legge.

Si tratta di un programma vasto e multiforme, guidato da un concetto semplice: sostenere il merito mentre si combattono i monopoli e le rendite di posizione.

Una sequenza infinita di riforme può scaturire dal perseguimento di questa idea fondamentale.

Il sostegno del merito porterà la nostra attenzione sull’istruzione, e in particolare su quella della prima infanzia, che molti scienziati sociali ora considerano come la fase cruciale della vita in cui si decide il destino di una persona. La qualità dell’istruzione primaria per tutti, sebbene questa sia relativamente economica, è uno degli strumenti più potenti per creare uguaglianza nelle opportunità e uno degli investimenti di maggior rendimento a disposizione di una società.

La lotta alle rendite di posizione e al comportamento monopolistico implica una revisione radicale delle regole per accedere ai mercati, per entrare negli ordini professionali; più in generale, una revisione di tutte le norme burocratiche che non perseguono altri obiettivi se non proteggere gli insider.

Combattere le rendite di posizione significa essere inflessibili con la corruzione, perché si tratta dell’abuso di potere più vergognoso, volto a estorcere un beneficio da coloro che stanno solo chiedendo di esercitare un legittimo diritto.

Il mio governo su questo fronte non ha avuto esitazioni. Abbiamo adottato una legge anticorruzione che al momento è tra le più severe al mondo. Abbiamo iniziato a rivedere la regolamentazione economica praticamente in qualsiasi materia: dalla normativa sulla crisi d’impresa, al codice degli appalti, alla riforma del codice e del processo civile.

La nostra ambizione è dimostrare che non ci sono scelte mutuamente esclusive da fare tra una società più eguale, inclusiva (e direi gentile) e un’economia robusta che genera più ricchezza per tutti in maniera sostenibile.

Quando l’equità è percepita da un ampio numero di persone, e la fiducia prevale sui comportamenti opportunistici, le persone tendono a guardare con maggiore speranza al futuro, e a rinunciare a qualcosa oggi per ottenere qualcosa di meglio domani.

Quando gli sforzi e i sacrifici vengono ricompensati, invece di essere sfruttati dai percettori di rendite e dai loro comportamenti predatori, è razionale per le persone investire di più nel capitale umano e nel capitale fisico, perché avranno rendimenti maggiori.

Quando il senso di inclusività è in grado di cementare le comunità, è razionale per le persone investire nel “capitale pubblico” e avere più fiducia nelle istituzioni, perché il frutto di questo investimento sarà condiviso equamente piuttosto che essere indirizzato esclusivamente ai più benestanti.

Infine, una società più giusta ed equa è più forte perché le persone hanno fiducia reciproca, ed è più efficiente perché meno risorse vengono sprecate nella difesa di privilegi ingiusti.

L’Italia oggi sta percorrendo questa strada. Noi vogliamo andare molto lontano, non so dire quanto tempo ci vorrà. Quello che so è che senz’altro la nostra battaglia per una società migliore sarebbe più facile se non fossimo soli lungo questo percorso.

Ogni comunità, se lasciata sola, faticherà a fronteggiare i venti contrari che provengono da chi mette una Nazione contro l’altra solo per il proprio vantaggio.

Se noi, come europei, fossimo più uniti in questi sforzi, saremmo molto più forti nel sostenere la visione originale che ha ispirato il sogno di un’Europa che protegge i suoi cittadini e i valori a noi cari: la libertà, la giustizia sociale, un trattamento equo per ciascuno, la solidarietà fra popoli e nazioni, lo Stato di diritto.

Questa è l’Europa che noi italiani sogniamo. Un’Europa del popolo, dal popolo, per il popolo.

L'immagine può contenere: 1 persona, vestito elegante e testo

Global Compact: l’Italia si astiene in attesa di “valutarne l’impatto”

Il Global compact non vedrà la partecipazione dell’Italia.Nella votazione  al Palazzo di Vetro, l’Italia si è astenuta, insieme ad altri 11 Paesi, mentre sono stati 152 i voti a favore, e cinque quelli contrari, tra i quali quelli di Stati Uniti ed Ungheria. Oltre a Stati Uniti ed Ungheria hanno votato contro Israele ed altri due Paesi della Ue, Repubblica Ceca ed Ungheria. Tra gli astenuti oltre all’Italia, l’Austria, l’Australia, la Svizzera e la Bulgaria.

Immagine correlata

Il rinvio  a ‘Global Compact for safe and orderly and regular migration, è stato concordato ,in seguito ad un’ampia valutazione con riferimento alla sua portata”, da  Lega e M5S, che come forze politiche di maggioranza in una mozione si sono riservate di valutare l’impatto (‘follow up’) concreto del Global Compact proponendo un ‘riesame periodico’ degli effetti dell’applicazione del documento”.

“L’importante -afferma il premier Giuseppe Conte -è affrontare nel merito le questioni, ma se mi chiede se è il Global Compact a determinare la presenza dell’Italia” tra i big del pianeta “le rispondo che no, non è questo lo strumento per dire se l’Italia e nel consesso dei grandi”.

Il presidente della Camera Roberto Fico si è invece espresso in altri termini:. “L’Onu è una sede di dialogo, in quel tavolo ci devi stare, per un approccio globale che è la posizione dell’Italia”, aveva infatti affermato stamane durante l’incontro con i giornalisti parlamentari per gli auguri di Natale.

“Innanzi tutto – spiegava – vorrei dargli un nome italiano: un patto globale per le migrazioni. Significa che siccome l’immigrazione è una problematica assolutamente globale, per forza dobbiamo sederci al tavolo insieme a tutti gli altri Paesi del mondo per affrontare la problematica dell’immigrazione. E quando ci sediamo al tavolo in un contesto così importante come quello dell’Organizzazione delle Nazioni unite, dove l’Italia ha dei rapporti fondamentali proprio con quei Paesi da dove partono soprattutto i migranti, è chiaro che in quel tavolo ci devi stare, in quel tavolo devi collaborare, in quel tavolo devi poter firmare un patto globale che regga anche culturalmente il fenomeno migratorio con un approccio globale. E’ la posizione dell’Italia”.

 

Giuseppe Conte,lo 007 italiano, annulla all’UE la rigidità delle posizioni e salva la manovra mantenendo sia Quota 100 che Reddito di cittadinanza

 

Risultati immagini per immagine di giuseppe conte

 

Successo pieno di Giuseppe Conte all’Europa. Il collegio dei commissari europei, riunito stamani a Bruxelles, ha deciso di non avviare oggi la procedura per debito (Edp in gergo) nei confronti dell’Italia   Conte ha mantenuto le sue posizioni e pacatamente ha spiegato ogni cosa ai commissari.  Il vicepresidente Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici hanno messo sotto i riflettori la manovra italiana, punto per punto così come gli stessi avevano promesso.     Alla fine il risultato come uno studente all’esame di laurea: Idoneo.

 

Il premier Giuseppe Conte è in questo preciso istante che scriviamo in diretta fb e nel corso del suo intervento non nasconde la soddisfazione del successo conseguito mantenendo la schiena dritta  “Abbiamo lavorato con la massima determinazione per evitare la procedura di infrazione”. “Abbiamo salvato l’impostazione della manovra – ha aggiunto -, non abbiamo ceduto sui contenuti certi degli effetti virtuosi che una manovra espansiva potrà determinare”.

 

 

Dall’Europa, nel corso della trattativa per evitare l’infrazione, c’è stata “rigidità di posizioni ma – ha spiegato – anche apertura al dialogo. Abbiamo lavorato affinché fosse quantificata la stima economica e finanziaria delle misure” contenute in manovra, “soprattutto di quelle a carattere sociale e previdenziale. Queste valutazioni hanno rilevato che le risorse necessarie per realizzarle erano inferiori a quelle inizialmente previste, il che ci ha portato a ridurre il disavanzo dall’iniziale 2,4% al 2,04% circa, senza modificare i contenuti”, sia “riguardo la platea che riguardo ai tempi di attuazione. Ci tengo a ribadirlo: sia quota 100 che reddito di cittadinanza partiranno nei tempi previsti“, ha concluso Conte.

La scuola per una qualità di vita migliore per bambini con atrofia muscolare spinale

 

Progetto del Club Kiwanis “Catania Nord Ponte del Sapere” e istituto “Fermi-Eredia”

Famiglie Sma: «La diversità, con o senza carrozzina, è un valore da coltivare»

Risultati immagini per IMMagini bambini sma

CATANIA –

«La scuola contribuisce alla qualità della vita di ogni bambino e ragazzo, e quindi anche a quella dei piccoli pazienti con atrofia muscolare spinale. Far conoscere questa malattia genetica rara ai compagni e ai coetanei sani significa stimolare in loro la consapevolezza che non esistono disabilità che dividono, ma piuttosto diversità che uniscono. Ringraziamo il Club “Catania Nord Ponte del Sapere” del Kiwanis International per il progetto di service con cui ha fatto proprio questo principio di solidarietà, e che ha voluto dedicare alla nostra associazione». In una sala gremita di studenti, insegnanti e autorità istituzionali, la presidente nazionale di Famiglie Sma Daniela Lauro è intervenuta questa mattina (30 novembre) a Catania, nella Sala Consiliare del municipio, per l’avvio ufficiale del “concorso grafico” che fino al prossimo maggio coinvolgerà le scuole elementari, medie e superiori del capoluogo etneo e della provincia (capofila l’istituto superiore “Fermi-Eredia”).

Risultati immagini per IMMagini bambini sma

Matite, colori, pastelli e pennelli: ogni tecnica sarà valida per esprimere nel proprio disegno il valore dell’integrazione scolastica, «ma soprattutto dell’inclusione sociale in generale – ha specificato la counselor di Famiglie Sma Simona Spinoglio – perché, con o senza carrozzina, ognuno è diverso dall’altro. Accettare i propri limiti, la propria diversità, dando valore a sé stessi, soprattutto nella fase dell’adolescenza, incoraggia ad accettare gli altri e a stare bene con loro».

«Vogliamo partire da un gesto semplice e spontaneo come un disegno, per arrivare a un’azione più potente, quella dell’integrazione» ha dichiarato il presidente del Club Kiwanis “Catania Nord Ponte del Sapere” Giuseppe Conte, promotore dell’iniziativa che ha ricevuto il plauso del sindaco di Catania Salvo Pogliese – presente all’incontro – degli assessori Giuseppe Lombardo (Servizi sociali) e Barbara Mirabella(Istruzione), del presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Castiglione, di altre autorità cittadine e delle forze dell’Ordine. In sala anche numerosi soci del Kiwanis, tra cui la governatrice nazionale eletta Maura Magni. I disegni che saranno realizzati dagli alunni del territorio etneo saranno oggetto di mostre scolastiche; due fra questi verranno scelti per un annullo filatelico.

Risultati immagini per IMMagini bambini sma

Presente inoltre il prof. Giuseppe Vita, responsabile scientifico del NeMO Sud di Messina, tra i maggiori centri italiani per le malattie neuromuscolari: «Con l’avvento del primo trattamento per la Sma e la sperimentazione di altri farmaci – ha spiegato il medico – sta lentamente migliorando la storia clinica dell’atrofia muscolare spinale. La Sicilia è tra le prime regioni attive su questo fronte, ed è importante esserne consapevoli, per sostenere le famiglie e in particolar modo quelle che dovranno affrontare nuove diagnosi». Un’attività di sostegno a 360 gradi, come ha raccontato la psicologa Stefania La Foresta, che presso il NeMO Sud segue, con approcci innovativi, numerosi bambini Sma insieme ai loro genitori.

CATANIA: APPELLO ALLE SCUOLE PER UN MIGLIOR FUTURO DEI BIMBI CON ATROFIA MUSCOLARE SPINALE

 

Risultati immagini per IMMAGINI DI BAMBINI CON ATROFIA MUSCOLARE

Venerdì 30 novembre, ore 10.00, Sala Consiliare – Palazzo degli Elefanti, Catania

Iniziativa del Club Kiwanis “Catania Nord Ponte del Sapere” a sostegno di Famiglie Sma,

l’associazione di genitori di bimbi con atrofia muscolare spinale

CATANIA –

Cittadinanza attiva, raccolta fondi per la ricerca scientifica e azioni di sensibilizzazione per far conoscere la realtà sociale diFamiglie Sma, l’associazione che riunisce genitori di bambini con atrofia muscolare spinale. È il mix di solidarietà che caratterizza il nuovo progetto di service del Club “Catania Nord Ponte del Sapere” del Kiwanis International, messo in campo in collaborazione con l’Istituto scolastico “Fermi-Eredia”.

Un’iniziativa di ampio respiro che intende coinvolgere istituzioni e scuole di Catania e del suo territorio, e che sarà presentata venerdì 30 novembre, alle 10.00, nella Sala Consiliare di Palazzo degli Elefanti, attraverso una conferenza informativa che rappresenta a tutti gli effetti il primo passo concreto del percorso solidale intitolato “Con l’integrazione contro la Sma”.

Risultati immagini per IMMAGINI DI BAMBINI CON ATROFIA MUSCOLARE

Domani interverranno: la presidente nazionale di Famiglie Sma Daniela Lauro, il presidente del Club Kiwanis “Catania Nord Ponte del Sapere”Giuseppe Conte, il dirigente dell’Istituto “Fermi-Eredia” Alfio Petrone, il responsabile scientifico del NeMO Sud di Messina Giuseppe Vita, il dirigente medico Annette Wenzell, la counselor Simona Spinoglio e la psicologa Stefania La Foresta.

Nel corso dell’incontro verranno illustrate le modalità del concorso grafico destinato agli alunni delle scuole elementari, medie e superiori del territorio etneo. L’obiettivo è stimolare la realizzazione di disegni dedicati al tema della solidarietà e dell’integrazione dei bimbi con Sma, i quali – a causa della malattia che colpisce i muscoli volontari del corpo – non possono compiere movimenti comegattonare, camminare, controllare il collo e la testa, deglutire.

Risultati immagini per IMMAGINI DI BAMBINI CON ATROFIA MUSCOLARE

 

 

Due disegni verranno scelti dal “comitato d’onore” per destinarli all’annullo filatelico, mentre tutte le opere saranno esposte in apposite“gallerie scolastiche” durante la giornata conclusiva del 7 maggio 2019, in cui si svolgerà anche una manifestazione finale al Parco Gioeni.

A corredo del concorso, il Club Kiwanis “Catania Nord Ponte del Sapere” porterà avanti la campagna di raccolta fondi anche attraverso la ricerca di partner che vorranno aderire. Inoltre, nel mese di marzo 2019 è in programma un torneo calcistico non agonistico.

 

 

Conte: “Mi accingo a deliberare lo stato di emergenza per la Sicilia”

Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa diffuso da Giuseppe Conte, autore dello scritto. Eccolo in versione integrale:

Immagine correlata

È da settimane che la nostra Penisola è martoriata da eventi meteorologici particolarmente violenti. Prima la Calabria, la Sicilia e la Sardegna, poi dal 27 ottobre il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, le province di Trento e Bolzano, nonché la Liguria e il basso Lazio. Il vento e le intense precipitazioni hanno causato vittime e ingenti danni. Già nei giorni scorsi il bilancio era tragico: 17 persone decedute, tantissime famiglie evacuate, interi territori distrutti.

Le precipitazioni delle ultime ore soprattutto in Sicilia incrementano il tragico bilancio: 12 nuovi decessi e un disperso in provincia di Palermo e nell’agrigentino.

Dobbiamo ringraziare il pronto intervento del servizio di protezione civile e l’intera macchina dei soccorsi per avere soccorso la popolazione e avere garantito interventi di ripristino delle infrastrutture danneggiate per consentire la ripresa, quanto più rapida, delle normali condizioni di vita.

In questi giorni mi sono mantenuto sempre in costante contatto con il Capo del Dipartimento Protezione Civile per avere un aggiornamento continuativo. Dopo avere firmato i provvedimenti necessari a gestire l’emergenza, mi accingo a convocare il Consiglio dei Ministri, la prossima settimana, per deliberare lo stato di emergenza.
Con la deliberazione dello stato di emergenza il Governo disporrà lo stanziamento delle prime risorse e adotterà gli interventi necessari a superare l’emergenza.

Il mio commosso pensiero va alle vittime di queste sciagure e ai loro familiari. E ancora una volta rinnovo la vicinanza a tutte le popolazioni colpite ed esprimo il mio personale ringraziamento alle donne e agli uomini del Servizio nazionale della Protezione civile che sono intervenuti e ancora stanno intervenendo per prestare soccorso.

Questa mattina sono in Sicilia: sto effettuando un sopralluogo nel palermitano e nell’agrigentino. Nei prossimi giorni sarò al Nord: porterò di persona la deliberazione sullo stato di emergenza, non appena l’avremo adotta in Consiglio dei Ministri”.

SUD LIBERTA’ PUBBLICA LA PROTESTA DEL PREMIER CONTE CONTRO IL “GIORNALISMO DENIGRATORIO”

Ecco la lettera di protesta( copia pervenuta al direttore di Sud Libertà) di Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio al direttore del quotidiano “La Repubblica” , autore “di  ostilità denigratoria”  e “di un giornalismo che non merita interviste..”

Risultati immagini per immagine di Conte

Riceviamo e pubblichiamo:

lo scorso week-end, sabato 6 ottobre e domenica 7 ottobre, il Suo quotidiano (La Repubblica n.d.r.)  che sin dal giorno in cui ho ricevuto l’incarico di avviare questa nuova esperienza di governo mi ha riservato astiosi attacchi, sciorinando falsità e diffamazioni del più variopinto tenore, mi ha dedicato due articoli che mirano a persuadere il lettore circa la presunta illegittimità del concorso con cui sarei diventato professore “ordinario”.

I titoli, riportati anche in prima pagina sono di per sé eloquenti: sarei diventato professore ordinario perché “promosso dal mio maestro e socio [di studio]”, e perché “lavoravo … e avevo rapporti di affari con chi dopo pochi mesi fu mio commissario”.

Già in passato ho chiarito che non intendo rispondere alle diffamazioni del Suo giornale promuovendo azioni penali o anche solo civili di risarcimento dei danni fin quando rivestirò l’incarico di Presidente del Consiglio. Considerato questo alto ufficio, infatti, non ritengo opportuno avvalermi degli strumenti di tutela giudiziaria che pure sono posti a disposizione di tutti i cittadini. Sono cresciuto e mi sono formato nel culto del principio della libertà di stampa e anche adesso che ho la possibilità di constatare, sul piano personale, come di esso si possa fare un uso così insistentemente malaccorto, rimango fermo in questa mia convinzione.

All’inizio della mia esperienza di governo sono rimasto sorpreso di scoprire che quando questo giornale mi attaccò sulla mia esperienza di studio alla New York University non si premurò – eppure sarebbe bastato leggere le precisazioni riportate da altri giornali italiani – di pubblicare le complete e inequivoche dichiarazioni della portavoce della medesima Università, che attestavano i miei soggiorni di studio estivi dal 2008 al 2014 (addirittura due anni in più di quanto riportato nel mio curriculum).

Come pure sono rimasto sorpreso, in occasione degli attacchi ricevuti per la mia partecipazione al concorso dell’Università La Sapienza, di leggere sul suo giornale che il concorso sarebbe stato “confezionato a mia misura” senza che nessun elemento fosse fornito a supporto di questa gravissima affermazione. Per tutta risposta il Suo giornale mi ha perfino accusato di essermi ritirato dal concorso tramite una dichiarazione video-registrata diffusa via internet, priva di valore giuridico, fingendo di ignorare o non preoccupandosi di verificare – cosa è più grave? – che lo stesso giorno avevo inviato una comunicazione formale certificata (pec) alla segreteria amministrativa del concorso.

Anche gli articoli pubblicati lo scorso week-end circa la presunta illegittimità del mio concorso da ordinario sono privi di qualsiasi consistenza, e si affidano a consumati espedienti retorici al fine di suggestionare il lettore. Avrei lasciato perdere anche in questo caso, solo che pur di attaccare me, per fatti che risalgono al 2002, finite per scagliarvi contro il professor Alpa, una delle nostre riconosciute eccellenze in campo giuridico, giurista unanimemente apprezzato in Italia e all’estero. E questo non è giusto perché Alpa è fuori dalla contesa politica e in ogni caso non merita attacchi così palesemente strumentali e diffamatorii!

Chiarisco allora che il prof. Alpa non è, propriamente, il mio “maestro”. Sul piano accademico il mio maestro è il prof. Giovanni Battista Ferri, con il quale mi sono laureato alla Sapienza e sotto la cui guida ho iniziato a svolgere attività di ricerca scientifica e di assistente universitario. Il prof. Alpa l’ho conosciuto diversi anni dopo, quando ormai ero ricercatore all’Università di Firenze, derivandone sicuramente grande giovamento per l’affinamento della mia formazione di studioso.

A differenza di quanto riportato, io e il prof. Alpa non abbiamo mai avuto uno studio professionale associato né mai abbiamo costituito un’associazione tra professionisti. Sarebbe bastato ai suoi giornalisti chiedere in giro, senza profondersi in sofisticate investigazioni, per scoprire che Alpa, all’epoca dei fatti, aveva sì uno studio associato, ma a Genova, con altri professionisti. Mentre a Roma siamo stati “coinquilini” utilizzando una segreteria comune, che serviva anche altri studi professionali, tutti collocati nello stesso stabile, come spesso avviene nel mondo professionale, dove è frequente che diversi professionisti si ritrovino a condividere un medesimo indirizzo professionale, anche solo per economia organizzativa, mantenendo tuttavia distinte le rispettive attività professionali. Peraltro, a conferma della distinzione delle attività professionali vi è il fatto che io ho stipulato un contratto di locazione per l’appartamento sito al piano superiore e Alpa per l’appartamento sito al piano inferiore, entrambi a Roma, in piazza Benedetto Cairoli 6.

Nell’articolo di domenica si torna a rimestare sull’argomento tirando fuori un fatto “nuovo”: io e Alpa saremmo stati incaricati dal Garante Privacy, nel 2001, di difenderlo in un giudizio contro la Rai, quindi prima del concorso. Verissimo. Risulta per caso all’eminente articolista e al Suo giornale che nel caso due professionisti vengano incaricati da un cliente (peraltro istituzionale: Garante Privacy) di far parte del medesimo collegio difensivo si produca una qualche forma di conflitto di interessi tra loro in vista di futuri concorsi? Quale sarebbe la ragione di questa incompatibilità visto che sia io che Alpa abbiamo svolto la nostra attività quali professionisti autonomi e fatturato al nostro cliente ciascuno per proprio conto? Nell’articolo si richiama un parere dell’Anac reso in occasione di un recente concorso universitario che, però, non ha nulla a che vedere con le circostanze di cui sopra.

L’ulteriore elemento di conflitto di interessi, per il Suo giornale, sarebbe che alcune mie pubblicazioni presentate per il concorso sarebbero state ospitate in volumi curati dallo stesso Alpa e che avrei realizzato, prima del concorso e sotto la direzione di Alpa, un progetto pilota sull’insegnamento del diritto privato nelle scuole superiori. La tesi non è ardita. E’ talmente risibile che denuncia chiara malafede. Quindi d’ora in poi tutti i giovani studiosi dovrebbero evitare di pubblicare articoli in riviste o in volumi diretti o curati da autorevoli accademici; diversamente si produrrebbe una incompatibilità e dovrebbero ritirarsi dai concorsi in cui sono stati nominati commissari gli autorevoli curatori o direttori di riviste che hanno ospitato i loro scritti…

Una considerazione finale. Stiamo ragionando di un concorso svoltosi nel 2002. Di un concorso pubblico che si è concluso con l’unanime deliberazione favorevole di tutti i commissari. Nonostante la costante attenzione, anche mediatica, che accompagna da tempo lo svolgimento dei concorsi e nonostante anche la notorietà (non certo del candidato quanto) del commissario, nessuno ha mai denunciato alcunché né ha mai sollevato censure. Immagino, tuttavia, che la ragione per cui state svolgendo queste “inchieste” sia l’amore della verità e lo spirito di “servizio pubblico”, senza alcuna volontà di rimestare fatti noti, distorcendoli per mere ragioni “politiche”…

Torno alla considerazione iniziale. La libertà di stampa è un bene di primaria importanza sul piano assiologico, perché costituisce il fondamento di qualsivoglia sistema democratico.

Ma è legittimo suscitare alcuni interrogativi e promuovere una seria riflessione pubblica senza per questo essere accusati di ledere i princìpi democratici?

Si può sollecitare una discussione invitando Lei e i Suoi giornalisti a valutare se Voi stessi siate davvero consapevoli di quanto preziosa sia la libertà di espressione e di quali implicazioni l’amministrazione di questo “bene pubblico” comporti sul piano delle responsabilità ? Siamo sicuri che le difficoltà con cui attualmente si sta confrontando un po’ tutta la carta stampata siano da ricondurre ai nuovi strumenti info-telematici e non anche, quantomeno in parte, alla rinuncia a coltivare più rigorosamente il proprio mestiere, fidando nell’approfondimento critico delle notizie e nella verifica rigorosa delle fonti?

Vi è piena consapevolezza che anche un giornale è un’intrapresa culturale che deve rispondere ai propri stakeholders e deve “stare” sul mercato? Vi è piena consapevolezza che il rapporto di fiducia con i propri lettori, la credibilità di quello che viene scritto sono i “beni intangibili” che un’azienda giornalistica dovrebbe gelosamente preservare nel proprio esclusivo interesse, anche economico?

Nei mesi scorsi molti dei Suoi giornalisti mi hanno sollecitato a concedere interviste e a riferire notizie di “prima mano”.

Quanto alle notizie, mi darà atto che, nel corso delle varie conferenze stampa, ho sempre risposto in modo puntuale e cortese anche ai Suoi giornalisti. Ci mancherebbe altro. Quanto all’intervista confermo il diniego. Il Suo giornale sta esibendo nei miei personali confronti un’ostilità talmente preconcetta e denigratoria che non intendo rilasciarle interviste.

Considerato però il mio incarico e considerato altresì che Lei è il direttore di una testata giornalistica Le ho rivolto, ormai qualche tempo fa, un invito a venire a Palazzo Chigi. L’ho invitata per avere un confronto sul momento attuale che sta vivendo la carta stampata, sullo stato dell’informazione e su altre rilevanti questioni per il nostro sistema democratico. Ero e resto disponibile a riceverLa, come pure ho fatto con altri direttori di altrettante testate giornalistiche.

L’unica condizione che ho posto è che si possa video-registrare il nostro incontro in modo che avvenga in piena trasparenza e che di esso sia reso partecipe il più ampio pubblico. Lei ha sin qui declinato il mio invito. Che sia la volta buona?