di Milena Castigli
Ad Ascoli Piceno è stata realizzata una Natività particolare, un “presepe terremotato“. E’ possibile visitarlo nella Curia vescovile, da una piccola finestra che dal muro di cinta si apre sul giardino, ed è stato voluto da monsignore Giovanni D’Ercole, Vescovo di Ascoli Piceno, nelle Marche, una delle province maggiormente colpite dal terremoto del 2016 insieme a quelle di Rieti, Perugia e Macerata. Questa particolare Natività rappresenta Maria e Giuseppe che aspettano l’arrivo di Gesù Bambino tra macerie, calcinacci, pezzi di tegole, massi e una campana, in terra, precipitata da chissà quale campanile. Lo stesso Giuseppe è ferito, visto che la statuina ha un braccio spezzato e porta il gesso. Il presepe è delimitato da nastri biancorossi, come quelli usati per vietare l’accesso nelle zone rosse dei comuni terremotati. Una Natività dall’alto significato simbolico: non solo un messaggio alle Istituzioni per una ricostruzione più celere, a tre anni e mezzo dal sisma del Centro Italia, ma anche un appello a tutti gli uomini di buona volontà affinché, insieme, rispondano ai bisogni del “bambinello” che, al freddo e tra i calcinacci, rappresenta l’umanità dolente. Aiutare chi ne ha bisogno: è il senso profondo della Giornata internazionale della solidarietà umana che l’Onu celebra ogni 20 dicembre per sottolineare come la solidarietà sia uno dei valori fondamentali e universali alla base della pace, della giustizia e dei rapporti tra i popoli. (Estr.”In Terris”)