Un governo di comunicazione: otto i giornalisti presenti (ovviamente di destra)

 

Sono otto i giornalisti nel Governo di Giorgia Meloni, la prima donna presidente del Consiglio nella storia d’Italia. Sei professionisti (Giorgia Meloni, Eugenia Maria Roccella, Matteo Salvini, Gennaro Sangiuliano, Antonio Tajani e Adolfo Urso) e due pubblicisti (Andrea Abodi e Nello Musumeci). Lo comunica Giornalisti.it e lo riproponiamo con alcune integrazioni.

Giorgia Meloni, 

Quarantacinque anni, romana, Giorgia Meloni è la prima presidente del Consiglio donna nella storia d’Italia.

Giorgia Meloni

Quasi nessuno era a conoscenza che la Meloni è giornalista (professionista) cresciuta nel quartiere Garbatella di Roma, madre di una figlia, si innamora della politica nel 1992, quando a 15 anni aderisce al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi. Fonda il coordinamento Gli Antenati, che partecipava alla contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione promossa dal ministro Rosa Russo Iervolino. Nel 1996 diviene responsabile nazionale di Azione Studentesca.
In politica non fa che bruciare le tappe. Nel 1998 viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002. Nel 2000 diviene dirigente nazionale di Azione Giovani. Nel 2004 viene eletta presidente di Azione Giovani.
Nel 2006, a 29 anni, viene eletta alla Camera, divenendo la più giovane parlamentare della XV Legislatura. Dal 2006 al 2008 è una dei vicepresidenti della Camera dei deputati. Nel 2008 è nominata Ministro (la più giovane della storia dell’Italia repubblicana) per la gioventù.
Nel novembre 2012 si candida alle primarie del Popolo della Libertà, ma con la rinuncia di Berlusconi a disputarle il 20 dicembre lascia il PdL e fonda, assieme a Guido Crosetto, Ignazio La Russa e altri esponenti provenienti da An, PdL e Msi, il nuovo movimento politico di destra Fratelli d’Italia, nelle cui liste viene eletta alla Camera nelle Politiche del 2013.

Gennaro Sangiuliano, Cultura    (Ha avuto come professore negli studi Giuseppe Conte)

Napoletano, classe ’62, una formazione da giurista e una carriera tutta nel giornalismo, inviato di economia e politica internazionale e poi direttore, dal 2018 al timone del Tg2 Rai, Gennaro Sangiuliano, da oggi ministro della cultura nel governo Meloni, è da sempre dichiaratamente schierato e impegnato a destra.

Gennaro Sangiuliano

«La tradizione del giornalismo italiano è politica. Ed è certamente più onesta una faziosità limpida ed esibita di una subdola terzietà», spiegava qualche anno fa in un’intervista al Foglio, rivendicando al contempo l’equilibrio politico sempre mantenuto dal suo tg: «Basta vedere i dati dell’Osservatorio di Pavia. E questo perché sto attento al minutaggio, sono maniacalmente attento che ci siano tutte le voci». Nell’aprile del 2022 diventò un caso la sua partecipazione con un intervento sul conservatorismo alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Milano.
Laureato in giurisprudenza alla Federico II, un dottorato in Diritto ed economia, sempre a Napoli, e poi un master in diritto privato europeo alla Luiss di Roma dove ha avuto come professore Giuseppe Conte, docente alla Lumsa, alla Sapienza e alla Luiss, dal 1996 al 2001 è stato direttore del quotidiano Roma e poi vicedirettore di Libero.
Entrato in Rai nel 2003 è stato inviato in Bosnia, Kosovo e in Afghanistan. Dal 2009 al 2018 è stato vicedirettore del Tg1. Nel 2018 è stato nominato direttore del Tg2, riconfermato nel 2021. Autore di numerosi saggi, si è dedicato soprattutto alle biografie, da quella di Giuseppe Prezzolini (l’anarchico conservatore, 2008) a quella di Putin (Vita di uno zar, 2015), ma anche Hillary Clinton (Vita in una dynasty americana 2016), Trump (Vita di un presidente contro tutti 2017) e Xi Jinping (Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi, 2019). L’ultimo, nel 2021, è dedicato a “Reagan Il presidente che cambiò la politica americana”.

Antonio Tajani, Esteri

«Venticinque anni di profondo impegno con l’Unione Europea e i suoi cittadini». Antonio Tajani, 68 anni, vicepresidente e co-fondatore di Forza Italia, riassume così, nel suo profilo Linkedin, la sua storia politica e professionale. Iniziata come ufficiale di complemento dell’aeronautica, tiene a ricordare nel suo curriculum, e proseguita nel giornalismo – dai microfoni dei Gr Rai alla guida della sede romana de “Il Giornale” – prima di approdare alla politica.

Antonio Tajani

Tra i fondatori di Forza Italia a fine 2013 con Silvio Berlusconi, Tajani assume l’incarico di portavoce del primo governo del Cavaliere. L’anno dopo diventa europarlamentare nel Ppe e vola in Europa per una lunga carriera che lo vede arrivare ai vertici delle istituzioni, prima con la vicepresidenza della Commissione e poi con la presidenza dell’Eurocamera nel 2017 dopo essere stato Commissario per i Trasporti (2008-2010) e all’Industria, Imprenditoria e Turismo (2010-2014).
Nel 2002 diventa uno dei vicepresidenti del Partito popolare europeo e nel 2004 ottiene il terzo mandato a Strasburgo, dove lavora alla Costituzione europea, mai decollata per le bocciature dei referendum in Francia e Olanda.
All’inizio del 2021, rimasto fuori dalla rosa dei ministri forzisti, viene nominato da Berlusconi nella carica di coordinatore unico nazionale di FI. Eletto alle ultime elezioni politiche del 25 settembre alla Camera, Tajani, che da ragazzo militò nel Fronte Monarchico Giovanile, è laureato in Giurisprudenza, parla inglese, francese e spagnolo ed è sposato con due figli.
Molto riservato sulla sua vita privata, è impegnato nel sociale con il sostegno ai tossicodipendenti di una comunità del frusinate, nel Lazio, di cui era originaria la mamma. E a cui – ha annunciato qualche anno fa – devolve la sua pensione da ex vice presidente della Commissione Ue.

Matteo Salvini, Infrastrutture e mobilità sostenibili

Matteo Salvini, 49 anni, segretario della Lega, è il nuovo ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, oltre ad avere il ruolo di vicepremier del nuovo governo Meloni.
Alla guida della Lega arriva nel 2013, quando il partito è al minimo storico del 4 per cento. Rimuove “Nord” dal nome del partito e abbandona la vecchia battaglia di Bossi e Maroni per il federalismo, a favore di temi più caldi come l’immigrazione.

Matteo Salvini

Cavalcando l’onda sovranista che si fa strada in Europa, dal Front National di Marine Le Pen in Francia all’Ungheria del premier Victor Orban, porta la Lega al 34% nelle elezioni europee del 2019. Traguardo lontano oggi, visto che lo scorso 25 settembre si è fermata all’8,8%.
Giornalista professionista, nella “Padania” e a “Radio Padania Libera”, sposato e divorziato, conosce bene l’Europa dopo tre mandati all’Europarlamento, ai quali sono seguiti quello alla Camera, e uno al Senato. Nell’ultima legislatura, con il Governo giallo-verde nel 2018, arriva la sua investitura a ministro dell’Interno, nonché vicepremier di Giuseppe Conte assieme a Luigi Di Maio.
Al Viminale comincia subito la sua battaglia contro l’immigrazione irregolare: in un anno e tre mesi da ministro (tanto durerà il Governo Conte I ) ha più volte stretto le maglie con provvedimenti come le multe alle ong che caricano i migranti in mare per portarli in Italia, e dando al ministro dell’Interno il potere di limitare o vietare l’ingresso delle navi.
Un provvedimento che lo ha portato davanti ai giudici quando negò l’ingresso alle navi Gregoretti e Open Arms, che hanno atteso per giorni fuori dal porto con a bordo centinaia di migranti. Nel primo caso è stato assolto, nel secondo il verdetto deve ancora arrivare.
Al ministero delle Infrastrutture Salvini arriva – ha detto in vista dell’incarico – interessato a «fare qualcosa che serva agli italiani», per «dimostrare che si può sbloccare quello che da decenni è bloccato», e in mente ha «cantieri, porti, autostrade e ferrovie».

Eugenia Maria Roccella, Famiglia, natalità e pari opportunità

Eugenia Maria Roccella, 69 anni, è nata a Bologna e figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale, Franco Roccella, e della pittrice e femminista Wanda Raheli. È il nuovo ministro della Famiglia, natalità e pari opportunità.

Eugenia Maria Roccella

Laureata in lettere moderne, è dottore di ricerca all’Università La Sapienza. Dal 2000 è giornalista professionista. Negli anni Ottanta ha lasciato i Radicali, colpevoli, a suo dire, di portare avanti «battaglie che stanno conducendo verso la distruzione dell’individuo». Si è allontanata per vent’anni dalla politica attiva. È diventata editorialista del quotidiano Avvenire e ha collaborato con Il Foglio, con Il Giornale e con la rivista bimestrale di cultura politica Ideazione. Nel 1997 ha scritto “La leadership di Berlusconi”, e nel 2001 “Dopo il femminismo” (Ideazione editrice).
Nel 2007 è portavoce, insieme con Savino Pezzotta, del Family Day, la manifestazione di sostegno alla famiglia formata da un uomo e una donna organizzata per il 12 maggio dall’associazionismo cattolico.
Deputata Pdl e sottosegretario al Welfare nel 2008 e alla Salute nel 2009, alle elezioni politiche del 2008 viene eletta alla Camera nelle liste del Popolo della Libertà (quota Forza Italia) per la circoscrizione Lazio 2.
Nel maggio dello stesso anno diventa sottosegretario al ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. In seguito alla ricostituzione del Ministero della salute quale autonomo dicastero, il 5 febbraio 2010 è divenuta sottosegretario alla salute.
Nel 2013 ha fondato “Di mamma ce n’è una sola”, il primo comitato italiano contro l’utero in affitto. Alle elezioni politiche del 2013 è stata rieletta alla Camera nella circoscrizione Lazio 1 nelle liste del Popolo della Libertà. Ha poi aderito al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano.
Nel 2015 ha lasciato il Nuovo Centrodestra, nonché il gruppo Area Popolare, passando quindi al Gruppo misto e divenendo una delle fondatrici del Movimento Identità e Azione, guidato da Gaetano Quagliariello.
Alle elezioni politiche del 2022 viene ricandidata alla Camera nel collegio uninominale Puglia – 01 (Foggia) per il centrodestra e in terza posizione nelle liste di Fratelli d’Italia nei collegi plurinominali Calabria e Sicilia.

Adolfo Urso, Imprese e made in Italy

Torna ad occuparsi di temi economici, dopo la parentesi al Copasir, Adolfo Urso. Il nuovo ministro dello Sviluppo economico e del Made in Italy ha alle spalle una lunga storia di destra.
Nato a Padova 65 anni fa da genitori di Acireale (Catania), si laurea in Sociologia alla Sapienza di Roma, inizia l’attività politica nel Movimento sociale italiano e diventa giornalista.

Adolfo Urso

Nel 1983 è tra gli autori del libro: “Atleti in camicia nera. Lo sport nell’Italia di Mussolini”. Nel 1986 diventa direttore responsabile di “Proposta”, bimestrale d’area. Nel 1988 è uno dei reggenti del Fronte della Gioventù; l’anno dopo entra nella segretaria politica del Msi-Dn, dove dirigerà il Dipartimento informazione.
Tra i promotori di Alleanza Nazionale, entra in Parlamento nel 1994. Quella attuale è la sua settima legislatura, le ultime due da senatore. Con i Governi Berlusconi II e III è stato viceministro con delega al Commercio estero dal 2001 al 2006 e tra il 2009 ed il 2010. Nel 2013 non viene candidato dal Pdl.
Forte dell’esperienza e dei contatti maturati nell’esecutivo di centrodestra fonda la società Italy World Services, che fornisce consulenza e assistenza per le imprese italiane all’estero. Nel 2015 aderisce a Fratelli d’Italia e nel 2018 torna alla politica attiva candidandosi al Senato.
Eletto, ottiene la vicepresidenza del Copasir. La sua attività con la Iws gli viene contestata quando con il Governo Draghi gli si apre la strada verso la presidenza del Comitato di controllo sull’intelligence in quanto unico esponente dell’opposizione. Lui spiega di aver passato al figlio la guida della società. Viene quindi eletto presidente dell’organismo.
Il senatore è anche presidente della fondazione Farefuturo che, si legge sul sito, «promuove la cultura e i valori della Nazione, rifuggendo dal dilagante “presentismo”, nella convinzione che occorra il massimo impegno per disegnare il futuro dell’Italia nel contesto di una Europa delle Patrie».
Padre di tre figli, è sposato con Olga, ucraina di Lugansk, città dell’Ucraina, autoproclamata Repubblica filorussa. «Mia moglie e nostro figlio dialogano in russo», ha recentemente raccontato il senatore.

Nello Musumeci, Sud e mare

Coordinatore di Catania della Sezione “Msi””, diventa  presidente della Provincia di Catania eletto con il Msi nel 1994, Sebastiano Musumeci resta alla guida dell’ente per due mandati. Pochi mesi dopo diventa anche europarlamentare ed è rieletto nelle due successive tornate Europee del 1999 e del 2004.

Nello Musumeci

Poi coordinatore regionale di Alleanza Nazionale, partito che lascia nel 2005 in polemica con Gianfranco Fini, fondando il movimento regionale Alleanza Siciliana. Alla guida di questo nel 2006 si candida a Palazzo d’Orleans contro Totò Cuffaro e il centrodestra, ma non viene eletto. Sottosegretario di Stato alle Politiche del Lavoro nel quarto governo Berlusconi nel 2011.
Nel 2012 ritenta l’avventura alla presidenza della Regione e viene sconfitto da Rosario Crocetta, candidato del centrosinistra. Nella stessa legislatura a Sala d’Ercole viene eletto presidente della commissione regionale Antimafia. Lavora nel frattempo al periodico Sicilia Oggi , sia come capocronista sia come tipografo per aiutare la gestione familiare.  Lancia il movimento siciliano #Diventerabellissima” dalla citazione di una frase di Paolo Borsellino.
Nel 2017 è eletto governatore della Sicilia, incarico per il quale decide alla fine del periodo elettorale di non ricandidarsi a settembre scorso “obbligato”  a favorire l’unità del centrodestra con il senatore Schifani -sponsorizzato da Forza Italia e dalla Lega ,  Musumeci appare risentito da questa scelta degli alleati  ma  viene eletto senatore della Repubblica alle politiche del 25 settembre e ora scelto dalla Meloni.

Andrea Abodi, Sport e giovani

Romano, una laurea in economia alla Luiss, una vita da dirigente principalmente nel settore di cui
ora è ministro. Andrea Abodi è il nuovo titolare del dicastero dello sport nel governo Meloni, e la sua nomina segna tra l’altro il ritorno del ministero, a venti mesi dalla caduta del Conte 2.

Andrea Abodi

Abodi è attualmente presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, un incarico giunto all’apice di una lunga carriera nel mondo della dirigenza sportiva, che lo ha portato tra l’altro ad essere tra i cofondatori di Media Partners, presidente della Lega calcio di serie B, consigliere della Figc, e consigliere di Coni Servizi.
Nato a Roma il 7 marzo del 1960, Abodi – che è iscritto nell’elenco pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti – è stato direttore marketing della filiale italiana del Gruppo McCormack, azienda specializzata nell’organizzazione di grandi eventi. Dal 2010 a febbraio del 2017 ha guidato come presidente la Lega calcio di Serie B. Dal 2017 è alla guida dell’Ics, banca sociale per lo sviluppo sostenibile dello sport e della cultura e leader nel finanziamento all’impiantistica sportiva.
Nella sua carriera di manager è stato, inoltre, fondatore e vicepresidente esecutivo di Media Partners Group, una delle principali agenzie di marketing dello sport, ed ha ricoperto il ruolo di presidente in varie società italiane (Arcea Spa, Medialazio srl ed Astral Spa); dal 2002 al 2008 è anche stato consigliere di amministrazione di Coni Servizi spa, mentre nel 2009 si è occupato dell’organizzazione della Coppa del Mondo di baseball a Pescara. Da presidente di Lega B ha promosso nel 2015 la costituzione di B Futura s.r.l., società di scopo della Lega dedicata allo sviluppo infrastrutturale, ricoprendo il ruolo di presidente. (ansa)

LA LISTA COMPLETA DEI MINISTRI

AFFARI ESTERI: Antonio Tajani (vicepremier)

INTERNO: Matteo Piantedosi

GIUSTIZIA: Carlo Nordio

DIFESA: Guido Crosetto

ECONOMIA: Giancarlo Giorgetti

IMPRESE E MADE IN ITALY: Adolfo Urso

AGRICOLTURA E SOVRANITA’ ALIMENTARE: Francesco Lollobrigida

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA: Gilberto Pichetto Fratin

INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ SOSTENIBILI: Matteo Salvini (vicepremier)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI: Marina Calderone

ISTRUZIONE E MERITO: Giuseppe Valditara

UNIVERSITA’ E RICERCA: Anna Maria Bernini

CULTURA: Gennaro Sangiugliano

SALUTE: Orazio Schillaci

TURISMO: Daniela Santanché

Ministeri senza portafoglio:

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO: Luca Ciriani

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: Paolo Zangrillo

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE: Roberto Calderoli

SUD E MARE: Sebastiano Musumeci

SPORT E GIOVANI: Andrea Abodi

FAMIGLIA, NATALITA’ E PARI OPPORTUNITA’: Eugenia Roccella

DISABILITA’: Alessandra Locatelli

RIFORME: Elisabetta Casellati

AFFARI EUROPEI, COESIONE TERRITORIALE E PNRR: Raffaele Fitto

 

REGIONE SICILIA: ALLA RICERCA DEI VERI SPRECHI E DEI “FURBETTI”

 

NECESSARIO UN INTERVENTO DEL PROCURATORE DELLA CORTE DEI CONTI DELLA SICILIA

  QUATTRO MESI DI STIPENDIO AI DUE GIORNALISTI UFFICIO STAMPA ERSU DI PALERMO E CATANIA,  D.MATRANGA (CAPO DEL COBAS-CODIR SICILIA) E GIAMPIERO PANVINI (COMMISSARIO DELL’IST.CIECHI -ARDIZZONE-DI CT) PRONTI IN “LIQUIDAZIONE”  LA STRATOSFERICA SOMMA DI ”  Euro 70.915.70

DI   RAFFAELE   LANZA

Pubblichiamo il decreto di impegno spesa aI due giornalisti dell’Ersu di Palermo e Catania.  Poi, alla fine della lettura, i nostri spunti e proposte

”                                                                                                                          

Visto lo Statuto della Regione siciliana,

Vista la legge  23.3 1971 N.7  “Ordinamento degli Uffici e dell’Amministrazione regionale;

Visto il D.P.R. 28.2.1979 n.70 “Approvazione Testo Unico delle leggi sul Governo italiano e della Regione Siciliana;

Vista la legge n. 15.5.2008 n.10 “Norme sulla dirigenza e sui rapporti di lavoro nella Regione siciliana;

Vista la legge n. 16.12.2008 n.19  ” Norme per la riorganizzazione dei Dipartimenti regionali e del Governo e dell’Amministrazione regionale;

Visto il Dlgs      23.6.2011  n. 118 ” Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili, degli schemi di bilancio della Regione,degli Enti locali e dei loro organismi a norma degli art. 1 e 2        della legge 5 Maggio 2009 n.42 e successive modificazioni ed integrazioni , in particolare l’art. 43 e l’allegato 4/2 al punto 5/2 nella parte in cui prevede che per la spesa corrente , l’imputazione  dell’impegno per la legge  regionale  16.12.2008  n.19 Rimodulazione degli assetti organizzativi dei Dipartimenti regionali ai sensi  dell’art. 13, comma 3 della legge regionale 17. 3.2016  Modifica del decreto del Presidente della Regione 18.1.2013 n.6 e succ. modificazioni ed integrazioni; 

Visto il DDG 3845 DEL 3.9.2020 con il quale il Dirigente generale del Dipartimento della Funzione pubblica (Madonia n.d.r.) ha conferito al dott. Giovanni Stimolo l’incarico ad interim del Servizio 8 Trattamento economico del personale a tempo determinato a decorrere dal 31.8.2020;

Visto il vigente CCRL;

Vista la L.R. n.9 del 12 maggio 2020 Legge di Stabilità regionale n. 2020-2022;

Vista la Legge .n.10 del 12 maggio 2010 sul Bilancio di previsione della Regione siciliana   triennio 2020-2022;

Vista la Delibera di Giunta n.172 del 14.5.2020   -Approvazione del Documento Tecnico di accompagnamento e del Bilancio gestionale triennio 2o2o-2o22;

Visto il paragrafo 8/3 punto 2 dell’Allegato 4/2 del Dlgs 118/2011 e s.m.int.;

Visto il DP DEL 27:6.2019 N.12   Regolamento di attuazione del Titolo  II della Legge regionale; 

Visto il Capitolo 190001 “Stipendi ed altri assegni fissi da erogare al personale a tempo  determinato con qualifica diversa da quella dirigenziale in servizio negli uffici   dell’Amministrazione regionale (Spese obbligatorie) -l’art 14 Gestione stipendiale accentrata presenta una disponibilità pari a 8.00.00.25;

Considerato che l’impegno per il pagamento degli emolumenti stipendiali  dei giornalisti dell’Ersu di Catania e Palermo deve essere assunto   nei limiti degli stanziamenti di spesa previsti per l’esercizio 2019 nel Bilancio di previsione 2019    – 2012 approvato con legge regionale 22 febbraio 2019 n.2 “Bilancio di previsione della Regione siciliana nel trienno 2019-2021”;

Ritenuto di dover impegnare per il pagamento degli emolumenti stipendiali    per il periodo da settembre a dicembre e Tredicesima mensilità 2020 in favore dei giornalisti dell’Ersu di Catania e Palermo sul capitolo 190001- art 14   la somma di   Euro 70.915.70;   sul capitolo 10901 la somma di Euro 602800 per Irap; sul capitolo 108006 la somma di 402900

per il pagamento degli oneri per l’Amministrazione e sul capitolo 108171 la somma di Euro 19. 217.00 per il pagamento degli oneri a carico dell’Amministrazione (Casagit e Inpgi)riportati dettagliatamente negli allegati prospetti che fanno parte integrante del presente provvedimento.

                                                                                                                                  DECRETA

ai sensi del Dls 118/2011 e s.mod.e int.

ART.1- E’ impegnata sul bilancio della Regione siciliana-esercizio finanziario  2020 la somma complessiva di Euro 70.915.70 necessaria per il pagamento degli emolumenti stipendiali per il periodo da settembre a dicembre e Tredicesima mensilità 2020 in favore dei giornalisti  dell’ERSU di Palermo e Catania: sig. Dario Matranga e Giampiero Panvini, gravante sul Capitolo 19001- Art 14 –  Codice gestionale U.O.I. OI.OI.OI.OO2; 

ART2- E’ impegnata per il periodo da settembre a dicembre e Tredicesima mensilità 2020 sul Bilancio della Regione siciliana  2020: sul Capitolo 108006 la somma di euro 6.02800            per il pagamento degli oneri per l’Amministrazione,Codice gestionale U.O.I. OI.OI.OI.OO2; SUL CAPITOLO 108171 -Codice gestionale U.O.I. OI.OI.OI.OO2 LA SOMMA DI EURO 19.217.00 per il pagamento degli oneri a carico dell’amministrazione ( Casagit e Inpgi)

ART 3- E’ impegnata sul bilancio della Regione siciliana la somma di euro 6.02.800 necessaria per il pagamento dell’IRAP ai giornalisti dell’Ersu di Palermo e Catania per il periodo da settembre e dicembre e Tredicesima mensilità 2020 sul capitolo 109001 (Imposta regionale sulle attività produttive..)

Firmato dal dirigente regionale –direttore dr Giovanni Stimolo _con firma digitale- e dall’istruttore direttivo S.Ocello il 15 Settembre 2020

Acireale/ Il neo-commissario Panvini incontra il personale dell'Oasi Cristo Re: “La situazione è grave, ma restiamo uniti!” - La Voce dell'Jonio

Il “Commissario” dell’Istituto Ciechi G.Panvini -Da circa due decenni percepisce  una elevata somma-
per “l’attività di Ufficio  Stampa all’Ersu” di “Caporedattore”- anche in assenza di redattori giornalisti

SUD LIBERTA‘ – L’abbiamo pubblicata così come ci è stata consegnata ed appare oggi- per la norma sulla Trasparenza- sul sito Internet della Regione siciliana    (Aggiornamento: la pagina dei due decreti ai giornalisti Pamvini e Dario Matranga ”  successivamente è scomparsa. “Non è stata più trovata)

CHE INDECENZA ALLA REGIONE, SIGRA MADONIA, DIRIGENTE GENERALE, ANCHE LA PAGINA SUL SITO DELLA REGIONE SICILIANA , HA FATTO TOGLIERE O NON HA PIU’ GARANTITA.   VERGOGNA, VERGOGNA. E ,FORSE MUSUMECI NON SA NULLA, AVREBBE  CORRETTO LA QUESTIONE.

I due giornalisti interessati sono per l’Ersu di Palermo Sig. Dario Matranga – Segretario generale del Cobas-Codir comparto regionale siciliano. Per l’Ersu di Catania Giampiero Pamvini, commissario  dell’Ist.Ciechi “Ardizzone Gioeni”di Catania. Ambedue per soli quattro mesi – vedi il decreto sopra -fruiranno di una somma complessiva di oltre settantamila euro -comprensiva dei relativi oneri.               Ambedue da circa vent’anni  sono riusciti a formalizzare una “delibera” al proprio Consiglio di amministrazione dell’Ersu di Palermo e Catania , enti  autonomi di sottogoverno tenebroso-“controllati” (si fa per dire) dal Dipartimento alla Formazione, dove la Procura di Palermo ha notificato-ricorderemo- provvedimenti di arresto ed altro ad impiegati corrotti ed arraffoni,  presieduti da un governante -presidente con il quale hanno dichiarato di avere la qualifica di “Caporedattore” per la presenza di personale agli Uffici Stampa.

La differenza sul piano economico è sostanziale: una cosa è dichiarare  “di essere coordinatore o capoufficio stampa(personale amm/vo o precario nell’ufficio), una cosa è dichiarare di essere caporedattore che dà diritto (ma qui è-inequivocabilmente -calpestato ed inosservato) ad un’altra ed elevata indennità stipendiale riconducibile all’apice del contratto giornalistico. Una apparente mistificazione lessicale insomma.       Caro Matranga, caro Panvini , non siamo stupidi e nemmeno i siciliani-appena aperti gli occhi- lo saranno.

In realtà gli atti di organizzazione degli uffici stampa di Catania e Palermo -Ersu- non sono per nulla conformi alle disposizioni vigenti in materia stampa e di pubblica amministrazione perchè il personale che coadiuva il  “capo redattore Dario Matranga” dell’Ersu di Palermo nonchè quello di Catania – visibile sui siti delle due strutture-è del tutto privo del requisito dell’iscrizione all’albo nazionale dei giornalisti e nell’esercizio delle funzioni istituzionali non può – salvo che ambedue gli uffici, in assenza temporanea dei due giornalisti, abbiano operato così abusivamente per vent’anni o meno- e  “afferma la legge: ” non possono i dipendenti intrattenere rapporti diretti con la stampa, e in generale con i media”.  Il personale di questi due uffici stampa devono avere dall’Ersu cioè altre mansioni che non rientrano nelle previsioni delle norme sulla stampa.   Sappiamo ad esempio che la Procura della Corte di conti ha recentemente obiettato sulla qualifica dei 24 giornalisti “caporedattori”dell’Ufficio stampa centrale-documantazione  della Presidenza regionale poi “mandati a casa”- è notorio – dal governatore di turno   

Ersu Catania, assegnate borse di studio al 100% degli studenti idonei – LiveUnictNuova Isola delle Femmine: Piano Regione Sicilia Tutela Qualità Aria: Finisce al Csm il caso del processo sull'inquiname...

 

E’ anche logico -che l’Ufficio stampa, sostanziandosi essenzialmente nella funzione di comunicazione all’esterno dell’attività istituzionale dell’ente pubblico, risponde ad esigenze di carattere continuativo.     “Che ci azzecca” allora un giornalista “caporedattore ” all’Ersu di Catania o all’Ersu di Palermo per l’invenzione di una delibera interna sottomano con la penna in prestito al Presidente dell’Ersu protempore, se nessuno dei componenti l’ufficio stampa è tale da definirsi “redattore”?

I redattori sono solo quelli che entrano nelle previsioni legislative di operare solo come giornalisti iscritti all’Albo  . Affermare il contrario realizza un falso e l’ipotesi investigativa da parte dell’Autorità giudiziaria di Palermo e Catania ed in particolare l’attento Procuratore della Corte dei conti  sarà o dovrebbe essere-   di accertare la peculiarità del lavoro giornalistico del personale degli Uffici Stampa di Catania e Palermo

Motivi di giustizia – e di disparità- con l’ufficio Stampa centrale ricostituito in parte sorprendentemente con il risorto Contratto dei dipendenti regionali anzichè quello giornalistico-  ci hanno indotto a richiedere chiarimenti sul decreto confezionato dalla Regione siciliana per dare i superstipendi/emolumenti al Matranga,capo sindacale dei dipendenti regionali della Sicilia, e al Panvini in perenne veste di Commissario Ist. Ciechi di Catania, e quindi “assente” dal proprio Ufficio Stampa.

Il dott Giovanni Stimolo, Direttore del Servizio regionale economico,da noi interpellato, ha risposto alla nostre domande pacatamente. “Sono vent’anni – spiega il dirigente che cerchiamo di scoprire e capire questa matassa , vorremmo capire meglio la posizione giuridica di questi due giornalisti. Io tuttavia- tengo a precisare dr. Lanza – mi sono occupato della parte economica. Loro cioè hanno consegnato i contratti-registrati- e io ho solo preso atto della loro regolarità. Eventuali modifiche giuridiche sulla loro posizione di “redattore” anzichè di caporedattore” , -come Lei sostiene- in coerenza con la Corte dei conti,    devono essere suggerite dal dirigente generale della Funzione pubblica del Personale della Regione siciliana.Tale qualifica di “caporedattore”comunque io non l’ho trascritta nel decreto di impegno spesa. E’ lì che deve richiedere specifiche domande, al la dott.ssa  Carmen Madonia.”    Invìi una denuncia e/o segnalazione alla drssa.Madonia”

In data 30 Novembre SUD LIBERTA’ ha inviato un’e-mail al direttore generale della Funzione Pubblica. Eccola: Richiesta informazioni -e risposte- per intervista sul Quotidiano “Sud Liberta”    Pubblichiamo il testo integrale

Carmen Madonia, dirigente generale Funzione Pubblica Pers.
“Buongiorno Dott.ssa Carmen Madonia
…. desidero rivolgerLe alcune domande sull’Ufficio stampa dell’Ersu di Catania ed impegno spesa con  Vs decreto n.4161(a firma del dirigente
Giovanni Stimolo ed istr.dir.Ocello) comprensivo stipendi D.Matranga (per l’Ersu di Palermo) e Pamvini (per l’Ersu di Catania)
da settembre a dicembre 2020 più tredicesima mens.   Euro  70.915.60    art14  Cap190001  eccetera
Domanda:  Si apprende dal Vs dirigente Settore Economia con il quale lo scrivente ha avuto breve colloquio che ambedue i giornalisti precitati “rivestono la qualifica di “CAPOREDATTORE” in coerenza con un Contratto registrato regolarmente e presentato alla Regione.  Alzando il velo sull’Ufficio stampa dell’Ersu di Catania, Lei dottssa Madonia, dirigente generale della funzione pubblica della Regione Sicilia, è a conoscenza che da tanti anni – il drStimolo precisa- “saranno almeno vent’anni che cerchiamo di capire questa cosa, faccia una segnalazione-denuncia al dirigente generale”-  il giornalista Pamvini, ex funzionario dell’Ersu, afferma di essere “Caporedattore” senza che vi siano giornalisti all’interno della struttura etnea?        Il personale collocato nell’Ufficio stampa dell’Ersu -così anche all’Ersu di Palermo-  è quasi tutto amministrativo non risulta cioè iscritto all’Albo Giornalisti ed è pertanto arbitrario -oltre che illecito – dichiarare di rivestire la qualifica di “CAPOREDATTORE” in assenza di tale requisito  perchè le persone che collaborano con i giornalisti dell’Ersu di Catania e Palermo non possono definirsi “Redattori”, qualifica che spetta solo agli iscritti all’Albo prof. Elenco Prof/Pubblic.
Si desidera sapere quindi se in questi venti anni è stata solo una svista della Regione oppure intenzionalmente si vuole proseguire – come prova il Vs decreto -su un percorso che già la Corte dei conti ha censurato con gli ex 24 giornalisti degli ex Presidenti della Regione sicilia.
2)  Perchè il decreto in oggetto non cita la qualifica dei giornalisti (uno dei quali fra l’altro perennemente nelle vesti di Commissario dell’Ist.Ciechi Catania)?  Un’altra svista?
3)  Ricordo  alla dirigente generale che queste circostanze delineate fanno molta ombra alla Regione impegnata nella ricostituzione dell’Ufficio stampa centrale con altre modalità e, comunque ,più economiche, ricondotte alla qualifica contrattuale di “funz.direttivo”.        Vi è una vergognosa disparità che mette in cattiva luce anche il Presidente della Regione siciliana On Dr.Nello Musumeci che, con la Sua onestà  dovrebbe comunque intervenire soprattutto sotto il profilo economico dei due giornalisti da segnalare alla Corte dei conti
La Sua opinione a riguardo Dottssa Madonia e quali correttivi- se intenderà attuarli- porrà in essere?
Si richiede gentilmente una risposta – possibilmente in tempi brevi – alle domande sopra formulate.
           Cordiali    Saluti
30 Nov. 2020                                      Dr. Raffaele   Lanza                                       Direttore di Sud  Libertà

Un sollecito telefonico ed una risposta che dal 30 Novembre non è mai arrivata al Quotidiano “SUD LIBERTA”   nè al suo direttore  .  I lettori potranno farsi una idea di come funzionano le cose in Sicilia, come viene praticata alla Regione ed enti “padronali” che ruotano nell’ambito regionale quali l’Ersu, la norma -burletta sulla Trasparenza  e come viene “distribuito il denaro pubblico”     

 

 

 


Bisogna sempre avere il coraggio delle proprie idee e non temere le conseguenze perché l’uomo è libero solo quando può esprimere il proprio pensiero senza piegarsi ai condizionamenti “ (Charlie Chaplin).

Giornalisti “scaricati” a Radio Blu-    Solidarietà di Sud Libertà

Fnsi e Ast insorgono contro due licenziamenti specchio di un precariato devastante

Il direttore di SUD LIBERTA’: Investire oggi sull’informazione di qualità incentivando quotidiani on line ed emittenti

PRATO

Due licenziamenti da Radio Blu, emittente privata hanno provocato la legittima protesta dei giornalisti e degli organi rappresentativi. “È  – –lo  specchio di un precariato sempre più devastante, denunciano Fnsi e l’Associazione Stampa Toscana

Sandro Bennucci, presidente Ast

I  due giornalisti licenziati non erano lì occasionalmente, ma lavoravano per il gruppo dal 2015 come dipendenti anche se a partita Iva e pagati da altri soggetti, comunque riconducibili al medesimo gruppo editoriale. La loro prestazione- spiegano i dirigenti degli organi di tutela professionale – era svolta all’interno del gruppo e non soltanto con Radio Blu, dalla quale, da oltre un anno, erano stati assunti. Nel loro caso, dunque, la giustificazione del cambiamento di palinsesto e la futura cessione delle frequenze di Radio Blu non può reggere: il mancato rispetto del repechage, non potrà che essere valutato relativamente all’intero gruppo editoriale all’interno del quale ben avrebbero potuto essere inseriti i due giornalisti. Ancora una volta è il metodo che va condannato e la considerazione che lavoratori dipendenti con alta qualificazione professionale possano essere presi e scaricati a piacere”.
Fnsi e Ast  richiamano anche l’attenzione delle istituzioni “perché si metta un freno al precariato che umilia e offende la professione”.

       

La solidarietà della redazione SUD LIBERTA’

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Foto    Raffaele Lanza, direttore di Sud Libertà

SUD LIBERTA’  esprime “piena solidarietà ai colleghi di Radio Blu. E’ sempre triste quando si disperde il valore di una voce anche se nazionale sportiva”, afferma il direttore del Quotidiano Raffaele Lanza   Concordo sull’assunto di investire oggi sull’informazione di qualità incentivando i quotidiani on line per procedere a regolari contratti giornalisti”nonchè l’emittenza quotidiana”

Don Ciotti guida la popolazione contro le Mafie: “Ognuno deve fare la propria parte..”

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(Archivi Sud Libertà)

             – RICORDATE LE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE –

Tutti in corteo, da Padova a Palermo, per ricordare le vittime della mafia e ribadire l’impegno della memoria. Tante le adesioni alla manifestazione promossa da Libera e da Don Ciotti contro tutte le mafie che ha chiamato a raccolta migliaia di persone da Nord a Sud. A Padova la manifestazione ha visto la partecipazione di 50 mila persone secondo gli organizzatori, 30 mila secondo le forze dell’ordine.

“Abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti di chi è stato ammazzato, di chi non c’è più e di chi è rimasto solo. Loro sono morti ma per noi sono ancora vivi, e le loro speranze devono camminare con noi. E’ da 163 anni che parliamo di mafia, non è possibile in un Paese civile. Come non è possibile che l’80 p.c. dei familiari delle vittime non conosca la verità o parte di essa” ha detto il presidente di ‘Libera’ don Luigi Ciotti aprendo il suo intervento a conclusione della manifestazione a Padova.

“Oggi un caro pensiero va ai ragazzi della scuola media di San Donato Milanese, e un pensiero a padre Dall’Oglio di cui da lungo tempo non abbiamo notizie, e a Silvia Romano una stupenda ragazza di 30 anni cooperante in Africa. Così come non dobbiamo dimenticare Giulio Regeni, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La nostra gente ha bisogno di verità” ha sottolineato don Ciotti.

“C’è gente che ha deciso di metterci la faccia e far capire da che parte sta. In questo momento nel nostro Paese dobbiamo alzare la voce mentre tanti scelgono un prudente silenzio” ha aggiunto don Ciotti. “Le mafie sono presenti in tutto il territorio nazionale come dice il rapporto che è stato fatto dal parlamento, e si sono rese più flessibili e reticolate, sono loro che fanno rete e crescono nelle alleanze – ha ammonito ancora -. Soprattutto sono diventate imprenditori e imprenditrici e non possiamo dimenticare questa area grigia di commistione tra legale e illegale”.

E ancora: “La mafia è un avversario difficile da scoprire, ma dobbiamo essere riconoscenti al lavoro di magistratura e forze di polizia. Non dobbiamo lasciarli soli e la politica deve dare strumenti: ci vogliono meno leggi e più legge nel nostro paese. Ci vogliono leggi più forti e categoriche. Ci vuole una risposta di cittadini responsabili che si assumano la loro pare di responsabilità. La democrazia chiede a ciascuno di noi di fare la sua parte”, ha sottolineato.

 

In Sicilia.  sventolano le bandiere di Libera . Da ogni scuola della città e della provincia dicono in coro:  “La mafia uccide, il silenzio pure”  Tra loro anche Vincenzo Agostino, per la prima volta senza la moglie Augusta Schiera recentemente scomparsa. Indossa una maglia bianca con il ritratto di Augusta e del figlio Antonino, il poliziotto ucciso con la moglie Ida Castelluccio nel 1989. “Oggi sono qui anche per lei – dice -. Augusta è morta senza avere verità e giustizia, ma non si può vivere sperando che la giustizia arrivi nell’aldilà”.

Oltre 10mila i partecipanti a Palermo, spiegano dall’organizzazione, che in un lungo serpentone hanno raggiunto piazza Verdi, per la lettura di circa 1.000 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti,reporter italiani uccisi all’estero pure, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici assassinati dalle  mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere.

Ascolti tv, Sanremo 2019 in calo al 49,5%, Flop degli imbranati Baglioni e Bisio, gaffe di Raffaele e ancora stupidaggini di Bisio

 

Ascolti tv, Sanremo 2019 in calo al 49,5%. FESTIVAL MEZZO FLOP DI BAGLIONI

Sono questi gli artisti “migliori” che abbiamo ?    La RAI LI SELEZIONI MEGLIO…..

 La prima serata di Sanremo è stata seguita in media da 10.086.000 telespettatori con il 49,5% di share.Quel che subito salta agli occhi è la mancanza di un vero presentatore.   Il palcoscenico di ieri era quello degli “imbranati” e tanta nostalgia il pubblico ha provato ricordando i presentatori conduttori del recente passato. 

Ascolti tv, Auditel: Festival Sanremo 2019 giù: Baglioni sotto gli 11 milioni e il 50% di share. I dati Auditel su Sanremo

Lo scorso anno la media della prima serata il Festival aveva toccato 11.603.000 telespettatori e del 52,1% di share sempre con Claudio Baglioni al comando. Nell’edizione di Sanremo 2019 con Carlo Conti e Maria De Filippi gli spettatori erano stati anche in quel caso più alti. 11.374.000  e share: 50.37% fu il verdetto dell’Auditel.

Il Festival di Sanremo ha cambiato la sorte pure  dell’access prime time dove, con ‘PrimaFestival’, ha consegnato a Rai 1 una debordante vittoria sulla fascia,in virtù di  8.012.000 telespettatori e uno share del 29,92%. Canale 5 con ‘Striscia la Notizia’ ha ottenuto 3.525.000 telespettatori e il 12,28% di share. Anche nel preserale ha dominato la rete ammiraglia di Viale Mazzini con ‘L’Eredità’, visto da 5.406.000 telespettatori e il 25,73% di share, mentre ‘Avanti un altro!’ su Canale5 ha totalizzato 4.287.000 telespettatori e il 20,75% di share.

Sanremo 2019: “salutiamo i Casamonica”, gaffe Raffaele e Bisio, social si scatenano

Salutiammo i Casamonica..”. E i social si scatenarono sulla gaffe di Virginia Raffaele sul palco dell’Ariston. Tutto e’ partito dalla giacca damascata con cui Claudio Bisio si e’ presentato in scena nella prima parte della serata inaugurale della 69^ edizione del Festival di Sanremo: ricami verde, nero e oro e inserti lurex. Una giacca cosi’ particolare che non poteva passare inosservata tra i ‘navigatori’ del web. E lo stesso Bisio ci ha poi scherzato dicendo “E’ arrivato un tweet sulla mia giacca, chiedono se la mia stilista e’ dei Casamonica”. Ed e’ allora che la Raffaele, al suo fianco, ridendo fa la battuta: “Salutiamo i Casamonica”. Un attimo e si e’ resa conto che era il caso di scusarsi subito e dire “Scherzavo, ora mi denunciano…”. In soccorso interviene lo stesso Bisio, dicendo “Non preoccuparti, siamo registrati poi la tagliano”.

Sanremo 2019: Bisio, Rai e giornalisti chiudiamo qui polemica su Baglioni

Lo dico anche al mondo Rai: quest’uomo ha un grande cuore, una grande testa e se vi fidate di lui lavoreremo benissimo. Chiudiamola qua, lo dico anche ai giornalisti, non a quelli che seguono lo spettacolo…”. Cosi’, con una vena ironica, Claudio Bisio nel suo monologo dal palco dell’Ariston dedicato al ‘sovversivo’ Claudio Baglioni per le sue parole, ai primi di gennaio, sul tema migranti.

Sanremo 2019: Bisio gioca su testi Baglioni, passerotto richiamo a migranti

Il passerotto e’ un volatile migrato dall’Africa migliaia di anni fa, “e Baglioni lo sapeva”. Ad esempio, “‘passerotto non andare via’ era un’esortazione agli immigrati, ‘restate qui’, e l’ha detto 30 anni fa. E’ lui che li ha sobillati. Non sapevano che li stava aspettando, e lui li stava aspettando”. Di conseguenza, Claudio Baglioni “e’ sempre stato un sovversivo” e” solo ora vi accorgete che Baglioni fa politica”. Claudio Bisio ha scherzato, giocato su alcune parole di testi del direttore artistico del Festival di Sanremo per ridimensionare le polemiche sulla questione migranti che era stata innescata dallo stesso Baglioni rispondendo ad una domanda sul tema in occasione della prima conferenza stampa dell’organizzazione.   Bisio si e’ detto “stupito da quella serie di polemiche sulle sue parole”, ovvero “mi ha stupito il vostro stupore…”.   I passerotti “se ne fregano di porti chiusi o aperti…”, implicito – ma non troppo – il riferimento alle parole del ministro dell’Interno Salvini in fatto di porti interdetti alle navi delle Ong. “Baglioni ha scritto ‘Tutti qui’, lui e’ da sempre ossessionato da questa storia dei migranti. E’ un anarchico, un sobillatore. Antimilitarismo, eversore sociale…”

Sanremo 2019: problema tecnico, Patty Pravo “qui per passeggiata o cantare?”

E allora che succede? Sono venuta per fare una passeggiata o per cantare?..”. Patty Pravo l’ha detto quando si e’ verificato un problema tecnico che ha ritardato il via all’esecuzione di ‘Un po’ come la vita’, il brano con cui e’ in gara al Festival di Sanremo in coppia con Briga. Problema che ha allungato i tempi, tanto che e’ stata rimandata sugli schermi la grafica con il titolo del brano e i nomi di artisti e autori, ripartendo quindi da zero. E al termine dell’esecuzione, Virginia Raffaele nel donarle un mazzo di fiori l’ha imitata nella voce dicendo “un piccolo contrattempo, cosa vuoi che sia’”

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IL TIME: I GUARDIANI DEL MONDO – I GIORNALISTI INDIPENDENTI SONO LE PERSONE PIU’ IN PERICOLO

Khashoggi e giornalisti perseguitati persone dell'anno

I GIORNALISTI  sono le figure professionali protagoniste dell’anno che sta per chiudersi. Time Magazine ha scelto i giornalisti perseguitati per la ricerca della verità come “persone dell’anno” 2018. Il riconoscimento a “I guardiani e la guerra della verità” va in particolare a Jamal  Khashoggi, le cinque vittime della sparatoria nella redazione della Capital Gazette, e altri tre giornalisti: la filippina Maria Ressa e i due reporter della Reuters arrestati in Myanmar, Wa Lone e Kyaw Soe Oo. Nell’annunciare la scelta, il direttore del magazine Edward Felsenthal ha sottolineato che 52 giornalisti sono stati uccisi nel 2018. Il riconoscimento va a giornalisti che “hanno pagato un prezzo terribile”, ha aggiunto, citato dai media americani.

Oltre al saudita Khashoggi, il cui assassinio nel consolato di Istanbul è diventato un caso di rilevanza internazionale, Time ha voluto sottolineare altre vicende di giornalisti perseguitati o uccisi. Maria Ressa, autrice di articoli critici della politica del presidente filippino Rodrigo Duterte, è stata incriminata il mese scorso di evasione fiscale e rischia fino a dieci anni di carcere. Ex giornalista della Cnn, Ressa ora dirige il sito di news Rappler. Wa Lone e Kyaw Soe Oo, sono due giornalisti della Reuters in carcere da un anno in Myanmar. A settembre sono stati condannati a sette anni di detenzione per aver ottenuto documenti confidenziali sulla persecuzione della minoranza etnica dei Rohingya. Tra le “persone dell’anno” anche cinque giornalisti uccisi durante la sparatoria nella redazione della Capital Gazette ad Annapolis, in Maryland, avvenuta lo scorso 28 giugno: a compierla un uomo che si sentiva diffamato dagli articoli del giornale sulla sua condanna per stalking. Altri giornalisti aggrediti nel corso delle loro funzioni od uccisi completano un elenco che va oltre quello stilato pacatamente dal giornale Time

(Ag.)
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65 GIORNALISTI UCCISI NEL 2017

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Carmelo Peluso, Per il Tribunale anche il giornale era asservito alla Mafia e i giornalisti privi della libertà di pensiero”

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Comunicato del difensore Avv Carmelo Peluso

Mario Ciancio vicino  ai mafiosi per decreto del Tribunale. Non perché lo abbiano percepito i cittadini di Catania che lo hanno avuto accanto per tutta la vita, non perché abbia commesso fatti eclatanti noti alla opinione pubblica, non perché abbia avuto frequentazioni poco chiare, ma per decreto. Un decreto che ha raccolto un mosaico variegato di sospetti e li ha fatti diventare il presupposto di un giudizio di pericolosità sociale. Quella persona che per tanti anni è stata al centro della società catanese, oggi è additata come persona che addirittura avrebbe riciclato il danaro della mafia. Editore di un giornale asservito alla mafia, i cui giornalisti sarebbero stati privi della libertà di pensiero”.

Lo dice in una lunghissima nota l’avvocato Carmelo Peluso uno dei difensori dell’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo. La nota ripercorre alcuni passaggi della vita imprenditoriale dell’editore catanese, gli inizi, l’espansione degli interessi in agricoltura e nell’editoria e ricorda episodi come quando ”il principe Carlo d’Inghilterra, con la moglie Diana, nell’anno 1984, decidono di visitare la Sicilia” e sono ospiti di Ciancio.

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”Una ospitalità passata, inevitabilmente – dice il legale – attraverso il filtro delle indagini del prefetto di Catania Verga – poi nominato Commissario antimafia – nonché dei servizi segreti di sua Maestà britannica per verificare il rigore morale e la trasparenza assoluta della famiglia che avrebbe accolto Carlo e Diana in Sicilia”. ”E’ bene sapere che il procedimento di prevenzione antimafia si fonda sul mero sospetto e non sulla prova rigorosa della responsabilità, che è l’unica che può dar luogo ad una sentenza di condanna – spiega Peluso – Il Tribunale della prevenzione emette un giudizio sulla pericolosità sociale di un soggetto in funzione del sospetto di una sua ‘appartenenza’ a sodalizi mafiosi. Ciò basta per rendere inquietante questo giudizio, che deve essere condotto con grande equilibrio, proprio per non indulgere al sospetto privo del requisito di ‘concretezza’ che la legge impone”.

”Il solo auspicio è che il Giudice di appello abbia la serenità di valutare correttamente il materiale proposto dall’Accusa”. Lo dice in una nota l’avvocato Carmelo Peluso uno dei difensori dell’imprenditore catanese Mario Ciancio Sanfilippo. ”Infinitamente difficile è fornire la prova di tutti gli investimenti effettuati in quarant’anni di vita dal Ciancio, essendo impossibile reperire presso le Banche documenti risalenti ad oltre un decennio – scrive Peluso – La Difesa ha ricostruito quanto possibile, con attenzione e dovizia di particolari, dovendo arrendersi solo davanti all’assenza di dati ultraquarantennali. Oggi, però, fa male leggere nel decreto del Tribunale che Ciancio nei primi anni Settanta avrebbe riciclato due miliardi e mezzo di lire provento di attività mafiose, solo perché è difficilissimo reperire la documentazione relativa alla provenienza di quel danaro. Che era danaro della famiglia ricca, di cui si è detto”.

”Pensiamo, però – prosegue – alla assurdità dell’accusa fiondata sul solo sospetto senza prova, un giudizio senza processo. Se è vero che storicamente la mafia divenne imprenditrice solo alla fine degli anni Ottanta, quale mafioso avrebbe accumulato quella fortuna negli anni Settanta? E con quali attività? Anche la fonte illecita quindi è stata individuata solo per la ‘intuizione’ del Giudice, che si fonda sul sospetto e no sulla prova. Due miliardi e mezzo ricavati dalla mafia (quale mafia?) da attività illecite (quali attività?) e consegnate a Ciancio (perché a Ciancio e non ad altri Cavalieri più titolati di lui per ‘vicinanza’ ad ambienti mafiosi?). Due miliardi e mezzo in un tempo il cui la benzina costava cento lire al litro e un impiegato guadagnava 250.000 lire al mese. Viene voglia di definire il sospetto del Tribunale un incredibile falso storico. Nonostante tutto, però, noi crediamo nel Giudice di appello”.

 

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