Omicidio poliziotto Nino Agostino,il 5 agosto del 1989. Oggi arriva la condanna all’ergastolo per Gaetano Scotto Il papà del poliziotto ucciso è morto lo scorso aprile

Vincenzo Agostino - padre di Antonino Agostino che si è battuto fino alla morte per avere  giustizia per il figlio - con la foto del poliziotto e sua moglie stampata sulla maglietta  - Fotogramma

Il padre Vincenzo Agostino che non tagliò mai la barba in attesa di avere giustizia   E’ morto lo scorso aprile …

 

 

Condanna all’ergastolo per Gaetano Scotto accusato dell’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino ucciso con la moglie Ida Castelluccio il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo).

La sentenza è stata emessa pochi minuti fa dalla Corte d’Assise di Palermo presieduta da Sergio Gulotta. E’ stata così accolta la richiesta della  Procura generale di Palermo. In aula anche la procuratrice generale Lia Sava, con i Pg Nico Gozzo e Umberto De Giglio.

Assolto l’altro imputato, Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento aggravato. E’ stata la  Procura generale a chiedere l’assoluzione. Il padre dell’agente, Vincenzo Agostino, dal giorno dell’agguato non tagliò mai la barba in attesa di “avere giustizia”. E’ morto lo scorso aprile, in attesa di conoscere la sentenza. La moglie, Augusta, era morta 5 anni prima. A portare avanti la battaglia per la verità, a distanza di 35 anni, sono le figlie Nunzia e Flora e i nipoti, tutti in aula.   Tutti si dicono soddisfatti “anche se si devono capire tante altre cose”

Durante il processo è emerso che il poliziotto Agostino, che all’epoca era in servizio al Commissariato di San Lorenzo di Palermo raccoglieva informazioni sui latitanti nel territorio del mandamento di Resuttana.

“Un fatto importante da risultare decisivo nella valutazione di quella che deve essere la responsabilità di chi faceva parte di questa compagine criminale”, hanno spiegato le difese di parti civili, durante le arringhe. Non ci sono state repliche, né dalla Procura generale né dalle difese, prima che i giudici entrassero in camera di consiglio.

In passato il boss Nino Madonia era stato giudicato in un procedimento parallelo con rito abbreviato. Adesso sul banco degli imputati Gaetano Scotto, suo stretto collaboratore, per il quale la Procura generale nelle scorse settimane ha chiesto l’ergastolo. Per la difesa di Scotto non si sarebbe trattato di un omicidio di mafia.

Ma il delitto sarebbe stato di ben “altra natura che trae origine da ben altri rapporti”. Elementi che porterebbero “alla assoluta mancanza di prova nei confronti di Scotto Gaetano. Per tali motivi concludo, così come il mio precedente difensore, chiedendo l’assoluzione di Scotto Gaetano per non aver commesso il fatto contestato”, ha detto l’avvocato Giuseppe Scozzola. Oggi la decisione della Corte d’Assise. Ergastolo per Scotto.