NAPOLI: CORRUZIONE FORNITURE SANITA’, 33 ARRESTI, COINVOLTI DIRIGENTI MEDICI E 4 SOCIETA’

La Guardia di Finanza di Napoli ha notificato tra ieri e oggi 33 avvisi di conclusione indagini a 29 persone e 4 società coinvolte nell’indagine della Procura della Repubblica di Napoli  per un  sistema di corruzione nella sanità napoletana legata a  quattro aziende riconducibili ad alcuni componenti della famiglia dell’Accio.

Coinvolta anche una dirigente dell’Asl Napoli 1 Centro.   Notificate  sei misure cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di quattro componenti la famiglia Dell’Accio, la dirigente dell’Asl Napoli 1 Centro Loredana Di Vico e un collaboratore dei Dell’Accio. Sono 22 le procedure di affidamento di forniture  contestate a vario titolo nell’avviso di conclusione indagini a firma del sostituto procuratore Valter Brunetti. 

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Tra i 33 indagati figura anche Francesco Alfonso Bottino, ex direttore generale dell’ospedale S. Anna e S. Sebastiano di Caserta, già coinvolto in una inchiesta della DDA di Napoli su irregolarità negli appalti della sanità casertana. Bottino sarebbe coinvolto, in concorso con altri indagati, tra cui l’imprenditore Vincenzo Dell’Accio, nella procedura per la fornitura di quattro colonne laparoscopiche per l’ospedale casertano che risale al 2012.

Secondo la ricostruzione delle autorità in quell’occasione venne illecitamente  favorita, per la fornitura delle quattro apparecchiature, di un valore complessivo di 690mila euro oltre l’Iva, una delle società finite al centro dell’indagine che però forniva i beni richiesti a un prezzo superiore del 330 per cento rispetto ai prezzi praticati dalla casa produttrice degli apparecchi, anch’essa in gara d’appalto con  un agente di commercio. 

Tra gli indagati c’è Loredana Di Vico, responsabile dell’unità operativa complessa acquisizione beni e servizi dell’Asl Napoli 1 Centro, preposta all’istruzione delle procedure per le forniture elettromedicali, gli imprenditori Vincenzo Dell’Accio, al quale la donna era legata da uno stretto rapporto, e suoi parenti, Rosario, Antonio e Claudia dell’Accio.

. Avvisi di conclusione indagini anche nei confronti dei quattro rappresentanti delle società Lga, Maflamed, Frag Hospital e Vicamed, alcuni dei quali risultati essere dei prestanome dei dell’Accio. Tra gli indagati figura un medico dirigente dell’ospedale San Giovanni Bosco e due dipendenti dell’unità operativa complessa gestione economico finanziaria informatizzata dell’Asl Napoli 1,  addetti alla liquidazione. I tre sono accusati di  corruzione per avere ricevuto regali dall’imprenditore Dell’Accio per finalità diverse da quelle istituzionali. Tra i benefit che gli indagati avevano ricevuto figurano anche dei buoni da spendere presso una pasticceria di Napoli, un biglietto ferroviario Napoli-Torino e un soggiorno alberghiero in una suite. 

Coinvolti anche dirigenti medici, per  forniture di varie apparecchiature (colonne laparoscopiche, broncoscopi, colonne endoscopiche, sistemi di videoendoscopia, generatori, e strumentazione varia) dirette agli ospedali San Giovanni Bosco, Ospedale del Mare, Ascalesi, San Paolo, Loreto Mare di Napoli e per l’Azienda Ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta.

Gli investigatori infine proseguono le indagini….

Guardia di Finanza scopre peculato : arrestato Salvatore Campo, presidente dell’Associazione siciliana antiestorsione

Un successo della Guardia di Finanza

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Una vera sorpresa, per tutti…Il presidente dell’Associazione siciliana antiestorsione (Asia), Salvatore Campo, è stato arrestato e posto ai domiciliari dalla Guardia di Finanza di Catania per falso ideologico e peculato.

Si apprende che Campo è pure  indagato anche per estorsione continuata nei confronti di alcune vittime del racket che avevano richiesto accesso allo specifico fondo di solidarietà statale.

L’attività investigativa, culminata oggi nell’arresto del 75enne numero uno dell’antiracket del Catanese, è partita dal monitoraggio delle organizzazioni operanti nel territorio, nonché dall’esame di esposti presentati in procura da alcune associazioni.

Un capolavoro di lunghe indagini :intercettazioni telefoniche, ambientali, videoriprese, testimonianze e accertamenti bancari hanno consentito di delineare un quadro indiziario grave nei confronti di Campo,che aveva il dovere di tutelare le vittime antiraket invece la Finanza scopre che le costringeva all’ usura ed estorsione a consegnargli somme di denaro non spettanti.

La Guardia di Finanza riferisce pure che il l presidente dell’Asia avrebbe inoltre utilizzato a fini personali il conto corrente intestato all’associazione, nel quale affluiscono oltre ai contributi riconosciuti dalla Regione Sicilia anche contributi volontari che dovrebbero essere vincolati al raggiungimento degli scopi statutari.

Dagli accertamenti bancari è emersa un’appropriazione complessiva dei fondi associativi di oltre 70mila euro. Solo una parte (circa 37mila euro) è riferibile ai fondi pubblici..   Quanto basta per consentire al Gip  di disporre  il sequestro preventivo.

RIACE: PER FAVOREGGIAMENTO IMMIGRAZIONE CLANDESTINA ARRESTATO IL SINDACO LUCANO

La gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace,ha causato approfondite indagini che hanno condotto all’arresto del  sindaco di Riace, Domenico Lucano,  nell’ambito dell’operazione Xenia, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Secondo un comunicato della Procura di Locri  “i finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano, sindaco del Comune di Riace ed il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione denominata ‘Xenia‘”.

 Proprio riguardo alla gestione di denaro pubblico, la Procura di Locri  con il Procuratore Luigi D’Alessio”procederà nei prossimi giorni ad approfondire ogni opportuno aspetto per presentare l’eventuale, apposito ricorso presso il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria fermo restando che dalle indagini è comunque emersa una pluralità di situazioni che, nell’immediatezza, impone la trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti ai fini dell’accertamento del connesso danno erariale”.

Le indagini hanno messo in luce ” diffuse e gravi irregolarità”. Il gip presso il Tribunale di Locri ha tuttavia affermato che “ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”.

Invece sono emerse “diffuse e gravi irregolarità anche in merito: ad altre e diverse procedure di affidamento diretto alle associazioni operanti nel settore dell’accoglienza; alla irregolare rendicontazione dei criteri riguardanti la lungo permanenza dei rifugiati; all’utilizzo di fatture false tramite le quali venivano attestati fraudolentemente costi gonfiati e/o fittizi”. E ancora, irregolarità relative al “prelevamento, dai conti accesi ed esclusivamente dedicati alla gestione dell’accoglienza dei migranti, di ingentissime somme di denaro cui è stata impressa una difforme destinazione, atteso che di tali somme non vi è riscontro in termini di corrispondenti finalità”.

– Dalle indagini dei finanzieri è emersa “la particolare spregiudicatezza del sindaco, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, nell’organizzare veri e propri ‘matrimoni di convenienza’ tra cittadini riacesi e donne straniere – spiega la procura di Locri – al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano”. Secondo l’accusa, “il sindaco Lucano, unitamente alla sua compagna Tesfahun Lemlem” ha “architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia”.

Scoperto pure  “fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti della cittadina riacese, così impedendo l’effettuazione delle necessarie procedure di gara previste dal Codice dei contratti pubblici e favorendo invece due cooperative sociali, la ‘Ecoriace’ e ‘L’Aquilone'”. Secondo quanto fa sapere la procura di Locri in una nota queste due “cooperative sociali difettavano infatti dei requisiti di legge richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, poiché non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore”.

Dulcis in fundo i finanzieri hanno pure scoperto come Lucano, allo scopo “di ottenere il suo illecito fine, a seguito dei suoi vani e diretti tentativi di far ottenere quella iscrizione, si sia determinato ad istituire un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente, secondo il sistema agevolato previsto dalle norme, lo svolgimento di servizi pubblici”.

Secondo l’accusa, affidando in via diretta alla ‘Ecoriace’ ed a ‘L’Aquilone’ i servizi di raccolta e trasporto rifiuti, il sindaco “ha impedito l’effettuazione delle necessarie e previste procedure di gara, così inevitabilmente: condizionando le modalità di scelta dei contraenti da parte dell’ente amministrativo da lui gestito e violando il principio di libera e sana concorrenza; producendo in capo alle due cooperative sociali un ingiusto vantaggio patrimoniale, quantificato in circa un milione di euro”.

LA GUARDIA DI FINANZA ARRESTA L’INTERO EQUIPAGGIO DELLA MOTONAVE REMUS CARICA DI DROGA E CON IL TRASMETTITORE SPENTO

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Oltre 20 tonnellate di hashish sono state sequestrate dalla Guardia di finanza , nascoste su una motonave panamense,Remus, fermata in mare. Arrestato l’intero equipaggio, il comandante e 10 componenti, tutti cittadini montenegrini. L’operazione – compiuta dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo, con il supporto operativo del Gruppo Aeronavale di Messina e la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata – è coordinata dalla Dda della Procura della Repubblica di Palermo.

I risultati conseguiti dall’operazione – è il comunicato degli inquirenti- – sono il frutto di una attenta attività di intelligence e di analisi delle rotte seguite dall’imbarcazione che, dopo essere partita dal porto di Las Palmas in Gran Canaria, aveva dichiarato di essere diretta verso il porto di Tuzla (Turchia), via Alexandria (Egitto) – dice la Finanza – L’attività di ombreggiamento dell’imbarcazione, svolta con l’impiego di aeromobili e pattugliatori d’altura della Guardia di Finanza, ha permesso di verificarne il comportamento sospetto, posto che – durante la navigazione in acque internazionali antistanti le coste nord africane – ha spento ripetutamente il proprio trasmettitore AIS(Automatic Identification System) per occultare la propria posizione e i propri movimenti. Le evidenti anomalie emerse durante il costante monitoraggio della navigazione hanno consentito di ipotizzare il coinvolgimento della motonave Remus nel traffico internazionale di stupefacenti che, negli ultimi anni, ha visto più volte protagonisti i paesi del nord Africa“.

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All’atto dell’abbordaggio, il comportamento sospetto del Comandante della nave e dell’equipaggio, i quali non sono stati in grado di fornire chiare spiegazioni in merito alle proprie attività in mare e alla propria destinazione, spingevano i militari a scortare il natante presso il porto di Palermo, anche in relazione alla presenza a bordo di 18 serbatoi contenenti complessivamente circa 400.000 litri di gasolio, che richiedevano tempo per l’ispezione adeguata   Si apprende anche che:

Lo svolgimento delle complesse operazioni di ricerca a bordo, da parte del personale operante, avvenute in un contesto particolarmente critico, stante il notevole quantitativo di carburante stivato, è stato reso possibile grazie al pronto intervento e alla perizia tecnica dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Palermo che assicuravano, con un lavoro di bonifica durato oltre 14 ore e la successiva ininterrotta presenza, la giusta cornice di sicurezza per la prevenzione di ogni incidente – – Anche l’intervento di una unità medica dell’ASP di Palermo, consentiva l’accurato monitoraggio delle condizioni di salute dei finanzieri impegnati nelle operazioni, rese particolarmente difficoltose dalle esalazioni del combustibile”.

Complessivamente, oltre 20 tonnellate di hashish, di 13 diverse qualità, per un valore di mercato oscillante tra i 150 e i 200 milioni di euro erano nascoste nel carburante.   Altri elementi di questa complessa operazione sono stati spiegati dalla GdF:

 

“… Hanno fornito un indispensabile contributo operativo anche il Reparto Aeronavale ed il Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo, oltre che Europol, il MAOC (Maritime Analysis and Operations Centre) di Lisbona, la DEA statunitense e la Polizia Criminale del Montenegro, nell’ambito del progetto di collaborazione per garantire la sicurezza nei Balcani IPA (Instrument for pre-accession assistance). Nell’ambito della più ampia cornice dell’operazione denominata ‘Libeccio International’, sono stati operati dalle Fiamme Gialle di Palermo, negli ultimi 4 anni, sequestri per oltre 139 tonnellate di stupefacenti, per un controvalore complessivo stimato in oltre 1,4 miliardi di euro. “Il Mar Mediterraneo – – si conferma uno dei bacini mondiali maggiormente interessati dai traffici illeciti. In questo scenario la Guardia di Finanza svolge il suo ruolo esclusivo di ‘polizia del mare’, integrando il dispositivo aeronavale costiero con quello di altura, tanto per il controllo delle frontiere esterne con le attività di esplorazione aeromarittima condotte in acque internazionali, quanto per la difesa degli interessi economico-finanziari del Paese e dell’Unione europea“. Un successo insomma di non poco conto della GdF.