Tragedia familiare ad Agropoli a causa di una violenta lite tra due coniugi

 

Una violenta lite tra due coniugi degenerata in un omicidio e suicidio

Carabinieri scientifica - Fotogramma

Tragedia familiare ad Agropoli, in provincia di Salerno dove marito e moglie, un pizzaiolo di 51 anni e una dipendente di banca di 43 anni, sono stati trovati morti oggi 22 gennaio nel loro appartamento di via Donizetti. Si suppone, secondo prime ipotesi, ad  un femminicidio con conseguente suicidio dell’uomo.

Di mattina tra i due coniugi si sarebbe infatti verificata una lite violenta e le urla avrebbero spinto i vicini a chiedere l’intervento dei carabinieri. Ma, troppo tardi, perchè ,si apprende, lui avrebbe ucciso la donna e si sarebbe tolto la vita. In casa, al momento dei fatti, era presente la figlia della coppia di 13 anni, tuttora sotto choc.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri  per approfondire le indagini e sono attesi il Pm di turno alla Procura di Salerno e il medico legale.

#TUNONSEISOLA, EVENTO CONCLUSIVO ANALISI MULTIDISCIPLINARE SUL FENOMENO DEL FEMMINICIDIO

 

Domani, sabato 30 novembre, ore 9.30, Aula Magna Scienze Politiche (Catania)

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Domani (sabato  presso l’aula magna del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, alla presenza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, si svolgerà l’evento di chiusura del progetto #tunonseisola, ideato e promosso dall’assessorato della Famiglia e delle Politiche Sociali della Regione Siciliana e dall’Ufficio regionale della Consigliera di Parità. Dopo una settimana di eventi e convegni per sensibilizzare la cittadinanza sul fenomeno del femminicidio, il tema verrà affrontato con approccio multidisciplinare da docenti universitari, magistrati e imprenditori.

Dopo la proiezione del video ufficiale prodotto da Filmkam (regia Vladimir Di Prima e aiuto regia Alfio Vecchio), che ha visto numerosi artisti e giornalisti offrire il proprio contributo per lanciare un messaggio di speranza – un ringraziamento particolare a Gino Astorina, Brigitte Blanco, Giuseppe Castiglia, Gaetano Pappalardo, Costanza Spadaro, Roberta Amato, Marinella Fiume, Chiara Guglielmino, Loredana Marino, Abhilash Naidu, Salvo La Rosa, Umberto Teghini, Mario Venuti – apriranno i lavori il direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Catania Giuseppe Vecchio e l’assessore regionale Antonio Scavone.

Seguiranno i saluti istituzionali con: il sindaco di Catania Salvo Pogliese, la delegata dal Rettore alle Pari Opportunità Adriana Di Stefano, la Consigliera regionale di Parità Margherita Ferro, la presidente di Terziario Donna Confcommercio Catania Matilde Cifali, la delegata siciliana dell’Associazione nazionale Donne del Vino Roberta Urso e il responsabile Risorse Umane regionale macroarea Sicilia Fabio Calise, che nei giorni scorsi ha presentato l’annullo postale per la cartolina #tunonseisola che verrà poi distribuita su tutto il territorio regionale quale nuovo strumento di prevenzione e informazione.

Interverranno poi: il procuratore aggiunto presso il Tribunale di Palermo Annamaria Picozzi; il sostituto procuratore del Tribunale di Catania Anna Trinchillo; la prof. Giovanna Fiume (Università di Palermo); la prof. Paolina Mulè (Università di Catania); la prof. Daniela Novarese (Università di Messina); il prof. Stefano Salmeri (Università degli Studi Kore di Enna); la scrittrice Marinella Fiume; la direttrice artistica del Festival Naxoslegge Fulvia Toscano.

In Sicilia primato denunce di stalking, 35 ogni 100 mila abitanti

 

#TUNONSEISOLA, IL FILO CHE UNISCE LA RETE
LUNEDÌ VIA ALLA SETTIMANA SICILIANA CONTRO IL FEMMINICIDIO

 

 

Il 25 novembre alle ore 9.00, binario 1 Stazione Centrale di Catania, partenza del treno contro la violenza sulle donne; ore 12.38 arri

 

 

Il 25 novembre alle ore 9.00, binario 1 Stazione Centrale di Catania, partenza del treno contro la violenza sulle donne; ore 12.38 arri

vo a Palermo per piantumare l’albero del ricordo

Ogni tre giorni in Italia muore una donna per mano di un uomo violento. Nel 2019, in Sicilia, sono state uccise sette donne dai loro compagni, fidanzati, mariti. E secondo l’ultimo Rapporto Eures 2019, l’Isola ha il primato per denunce di stalking (35 ogni 100mila abitanti), con 10 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale del 24,6: dati che rivelano la dimensione di un problema che spesso degenera in violenza di genere. Con l’hashtag #tunonseisola e con un filo rosso, ’assessorato alla famiglia e alle Politiche Sociali della Regione Siciliana con l’Ufficio della Consigliera di Parità, hanno deciso di lanciare un messaggio forte per affrontare la battaglia contro un fenomeno ormai diventato strutturale: il femminicidio. Una settimana di eventi, ideati per ricordare Anna Maria, Alessandra, Nicoletta, Loredana, Alice, Elvira e Rosalia, per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere un nuovo strumento digitale a sostegno delle vittime.

Primo appuntamento lunedì 25 novembre alle ore 9.00 presso il binario 1 della Stazione Centrale di Catania: in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e alla presenza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, partirà il treno speciale #tunonseisola diretto verso Palermo, grazie al patrocinio di Rete ferroviaria italiana e Trenitalia. Saliranno a bordo amministratori di enti locali, donne attive della società civile, imprenditori, artisti, docenti e studenti per un viaggio che percorre le tappe obbligatorie per contrastare il femminicidio: il coraggio, la denuncia, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la costruzione di una rete che metta insieme sinergicamente istituzioni, associazioni e cittadini. All’arrivo presso la Stazione centrale di Palermo (ore 12.38) si terrà una cerimonia solenne in memoria delle vittime siciliane, con un momento di preghiera e la piantumazione dell’Albero del Ricordo.

«Per portare a conoscenza della vittima, una donna in pericolo, le informazioni utili per trovare immediato sostegno – spiega l’assessore regionale Antonio Scavone – abbiamo realizzato un QR Code che rimanda a una pagina web dove sono presenti tutti i CAV (Centro Antiviolenza) siciliani. La Settimana #tunonseisola, che presenteremo lunedì mattina – prima alla Stazione di Catania e poi all’arrivo a Palermo – è accompagnata da una serie di misure e iniziative legislative che abbiamo messo a punto in questi mesi. Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge o ex partner: dobbiamo agire per arrestare quest’onda che sta travolgendo la società».

«Abbiamo voluto creare una campagna di sensibilizzazione partendo proprio da un messaggio positivo di fiducia e ottimismo – sottolinea la Consigliera di Parità della Regione Siciliana Margherita Ferro – c’è sempre qualcuno che ti può aiutare, che tende la mano, e in questo caso sono le istituzioni che si avvicinano per creare un contesto di fiducia e offrire tutti gli strumenti per consentire a chi subisce violenza di liberarsi dalla morsa psicologica e fisica del suo aggressore. Il “filrouge” è il leitmotiv che abbiamo scelto per accompagnare il progetto: il filo – nella sua accezione più negativa – può intrappolare come una ragnatela; il filo può essere utilizzato per legare, stringere, annodare, bloccare, trattenere, dividere. Ma il “filo” del nostro progetto unisce, racconta la “RETE” creata per sostenere le donne; è il filo che ci lega alla vita; il filo della matassa che conduce a una risoluzione del problema; è il nodo che si scioglie e si libera; il filo che orienta e che diventa guida per ritrovare la strada perduta».

 

Codice Rosso, è legge, le indagini saranno più veloci, punito il “Reverge porn”, la condivisione on line

Oggi il Codice Rosso, fortemente voluto dal governo Conte – come lo stesso afferma-  , è legge dello Stato” .

Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti”. “I dati parlano di una vittima ogni 72 ore e ci restituiscono l’immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose. Grazie anche al supporto fondamentale delle associazioni che da anni si impegnano per combattere contro la violenza di genere, abbiamo studiato e messo a punto ogni strumento che consentirà di offrire a chi chiede aiuto una rete efficace di protezione che si attiverà da subito”, aggiunge Conte. “Il Codice Rosso,aggiunge Conte,  a cui hanno lavorato i ministri Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede, che ringrazio, è un modo per non far sentire queste donne sole e indifese. Non è la soluzione definitiva, e ne siamo consapevoli. Ma è un primo importante passo, che mi rende orgoglioso, nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno“.

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Procedimenti penali più veloci per prevenire e combattere la violenza di genere. Il Codice Rosso, definitivamente approvato dal Senato, non punta solo su un generalizzato inasprimento delle pene per combattere il dilagare di violenze, maltrattamenti e femminicidi, ma agisce sul ‘fattore tempo’ come elemento determinante per scongiurare l’esito irreparabile che, ormai con cadenza quotidiana, viene riportato dalle cronache. La maggioranza sbandiera il risultato raggiunto a palazzo Madama, mentre l’opposizione ne contesta gli effetti positivi annunciati, perché è una legge a costo zero e non stanzia risorse.

Il testo si compone di 21 articoli che, come fa notare una relazione del Servizio Studi del Senato, “individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e, in relazione a queste fattispecie, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l’instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l’eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime”. Il provvedimento incide sul codice penale per inasprire le pene per alcuni dei citati delitti, per rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato.

VELOCIZZAZIONE DELLE INDAGINI E DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI – Gli articoli da 1 a 3 del ddl intervengono sul codice penale prevedendo, a fronte di notizie di reato sui delitti di violenza domestica e di genere che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale. Alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta. Il pubblico ministero, entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato, assume informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e nel caso scattano le indagini di polizia giudiziaria.

DIVIETO DI AVVICINAMENTO RAFFORZATO – Le norme in vigore che disciplinano il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, vengono rafforzate e punite con la reclusione da sei mesi a tre anni per chiunque violi gli obblighi o i divieti previsti dall’autorità giudiziaria.

PUNITO IL MATRIMONIO FORZATO Una delle innovazioni introdotte dal Codice Rosso è l’articolo che punisce, con la reclusione da uno a 5 anni, il delitto di costrizione o induzione al matrimonio che colpisce chi “con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un’unione civile”, approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. La disposizione, vista la dimensione ultranazionale del fenomeno da colpire, stabilisce che il reato sia punito anche quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia.

PENE AGGRAVATE IN CASO DI MATRIMONIO FORZATO DI MINORI – Il nuovo articolo contiene le circostanze aggravanti del reato di matrimonio forzato: la pena è aumentata se i fatti sono commessi ai danni di un minore di 18 anni é aumentata da 2 a 7 anni se viene colpito un minore sotto i 14. Si vogliono così contrastare, in attesa di una legge organica, il fenomeno delle spose-bambine e dei matrimoni precoci e forzati.

PIU’ RISORSE PER ORFANI DEL FEMMINICIDIO – Sul fronte delle risorse, la legge recepisce il finanziamento di 7 mln a partire dal 2020, già previsto nella Legge di Bilancio.

MALTRATTAMENTI E ATTI PERSECUTORI – L’articolo 9 interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, elevando la pena minima a 3 anni, fino a una massima di sette; se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da 4 a 9 anni; con una lesione gravissima, la reclusione da 7 a 15 anni. I caso di morte la morte, la reclusione raddoppia da 12 a 24 anni. La fattispecie viene ulteriormente aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità.

REVENGE PORN, PUNITO ANCHE CHI CONDIVIDE IMMAGINI La lotta al revenge porn è un altro aspetto innovativo della legge, che punisce chi realizza e diffonde immagini o video privati, sessualmente espliciti, senza il consenso delle persone rappresentate per danneggiarle a scopo di vendetta o di rivalsa personale. Punito anche chi ‘condivide’ le immagini on line. Il reato viene punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000 e prevede una serie di aggravanti nel caso, a esempio, se il reato di pubblicazione illecita è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.

ERGASTOLO PER OMICIDIO AGGRAVATO – L’articolo 11 modifica il codice penale intervenendo sull’omicidio aggravato dalle relazioni personali, di cui all’art. 577 c.p., per estendere il campo d’applicazione delle aggravanti consentendo l’applicazione dell’ergastolo anche in caso di relazione affettiva senza stabile convivenza o di stabile convivenza non connotata da relazione affettiva.

DA 8 A 14 ANNI DI CARCERE – A chi causa lesioni permanenti personali gravissime, come la deformazione o lo sfregio permanente del viso. La cronaca riporta ormai decine di casi di donne rimaste irreparabilmente offese per essere state colpite al volto dall’acido corrosivo lanciato da uomini che non si erano rassegnati all’interruzione del matrimonio o di una relazione sentimentale.

VIOLENZA SESSUALE, FINO A 24 ANNI DI RECLUSIONE – L’articolo 13 inasprisce le pene per i delitti di violenza sessuale che, in caso di violenza su un minore di dieci anni, parte de un minimo di 12 fino a un massimo di 24 anni di reclusione.

 – E’ prevista la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.

 – La legge stabilisce l’attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria “in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere”.