L’inchiesta nasce da accertamenti avviati dai carabinieri della Compagnia di Partinico nel novembre 2017 su Ottavio Lo Cricchio, imprenditore del settore vinicolo, e Michele Vitale, esponente della famiglia mafiosa dei Vitale, storici capi del mandamento mafioso di Partinico. Tra i personaggi di spicco Nicola Lombardo, genero dello storico capo-mandamento di Partinico Leonardo Vitale, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Lombardo era deputato alla risoluzione di controversie tra privati in virtù del «prestigio criminale» che gli derivava dall’ inserimento organico nella famiglia mafiosa di Partinico.
Mafia, i boss dominanti
Episodio esemplificativo è quello registrato dalle microspie nell’agosto del 2017 quando un cittadino si rivolge a lui tramite un altro mafioso per chiedergli di prendere provvedimenti contro un vigilante di una discoteca di Balestrate che aveva malmenato il figlio, la notte di Ferragosto, procurandogli 30 giorni di prognosi.
la mano pesante della Mafia si avverte anche nelle cose più piccine.Intervento di Lombardo in una lite tra due imprenditori locali nata dalla violazione degli accordi per la concessione d’uso di alcune macchinette del caffè. L’influenza mafiosa sul territorio si è manifestata inoltre in occasione del recupero di un mezzo agricolo rubato a un uomo d’onore e per l’ottenimento di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali condotti da un pastore. Fedelissimo di Lombardo era Nunzio Cassarà che ha mantenuto i rapporti con un altro esponente di vertice del clan, Francesco Nania, poi arrestato nel febbraio 2018.
Personaggi mafiosi dominanti: Michele Vitale, figlio del capomafia Vito, detto Fardazza, e nipote di Leonardo Vitale. Il suo clan era capace di coltivare e produrre nella zona di Partinico ingentissime quantità di marijuana e di gestire un vasto traffico di droghe, approvvigionandosi, per la cocaina, dalla ‘ndrina dei Pesce di Rosarno (RC) e da un noto narcotrafficante romano che è stato poi catturato in Spagna dove era latitante. Il 10 ottobre 2018, nelle campagne di Partinico, è stato scoperto un sito di stoccaggio in cui era in essicazione una gran quantità di marijuana, e subito dopo, in contrada Milioti, una vasta piantagione di circa 3.300 piante di cannabis indica.
il comando passa all sorella Antonina Vitale
La notizia della sua collaborazione con la giustizia scosse Cosa nostra. Oggi Giusy Vitale, sorella dei capi del mandamento mafioso di Partinico Leonardo e Vito, torna in carcere nell’ambito dell’indagine che ha portato all’emissione di 85 misure cautelari. Passata alla guida del clan dopo la detenzione dei fratelli Leonardo e Vito, poi divenuta collaboratrice di giustizia, per i pm sarebbe al centro di un grosso traffico di droga. Con lei sono stati arrestati anche la sorella Antonina e il nipote Michele Casarrubia. Nel novembre 2018, Casarrubia va a Roma per trattare l’acquisto di un’ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, detto Claudio Casamonica, personaggio di vertice dell’omonimo clan romano, successivamente morto per Covid. All’incontro, interamente registrato dagli inquirenti, partecipa tra gli altri anche l’allora collaboratrice di giustizia oggi accusata di aver acquistato cocaina da fornitori calabresi a Milano e Bergamo.
Le conversazioni registrate tra la Vitale e il nipote hanno messo in luce il suo ruolo nel traffico di stupefacenti.
I PICCOLI FAVORIPer anni il boss palermitano Francesco Nania sarebbe riuscito a comunicare con l’esterno nonostante fosse detenuto grazie all’aiuto del titolare di un’agenzia immobiliare, Giuseppe Tola, che gli avrebbe messo a disposizione un agente della polizia penitenziaria di Palermo in servizio nel carcere Pagliarelli. Il particolare è emerso dall’indagine che oggi ha portato a 85 misure cautelari. L’agente, a cui è stato contestato il reato di corruzione aggravata, ha favorito il boss rendendo possibili scambi di lettere dal carcere e ha rivelato agli indagati informazioni sull’organizzazione della struttura carceraria per ostacolare le attività di indagine e di intercettazione. In cambio avrebbe ricevuto cibo (ricotta, arance, carne di capretto), vestiti (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante a un prezzo inferiore a quello di mercato.