Regione, Musumeci decide per l’election day: il 25 settembre si vota per politiche e regionali

 

immagine

 

Comunicato stampa del Presidente della Regione

Signor presidente,

al fine di garantire nella stessa giornata del 25 settembre prossimo l’accorpamento delle elezioni politiche con quelle regionali, ritengo necessario avviare tutte le procedura previste dalla vigente normativa, ai sensi dell’art. 10 dello Statuto autonomistico».

«Non sfuggirà certamente, all’attenzione dei signori deputati che la vicina scadenza naturale della legislatura impone, non solo per ragioni di contenimento della spesa, di operare per garantire la più ampia partecipazione alla consultazione elettorale, di evitare una ravvicinata chiusura delle scuole per le famiglie e di evitare un turno elettorale che possa cadere all’inizio della stagione autunnale, per le possibili ricadute legate all’emergenza pandemica».

«Nel rivolgere un deferente saluto al Parlamento, rappresento che la mia decisione di presentare irrevocabili dimissioni dalla carica di presidente della Regione non mancherà di garantire il massimo di tutto il governo della Regione e del suo presidente per adempiere alle funzioni istituzionali fino al compimento del procedimento elettorale».

Conte: ” Per fare politica non serve necessariamente una poltrona”- I cittadini invisibili hanno bisogno di noi

 

Ci hanno spinto fuori dal Palazzo: i cittadini onesti hanno ancora bisogno di noi

Elezioni 2022, Conte: "Tra candidati M5S non troverete chi ha già svolto 2 mandati'
Conte: Per fare politica non serve una poltrona

Elezioni politiche 2022, Giuseppe Conte conferma la regola del doppio mandato, dicendo no all’ipotesi di una deroga per i big 5 Stelle. “Alle prossime elezioni politiche non troverete, tra i candidati del M5S, chi ha già svolto due mandati. Non cambia, quindi, la regola che il Movimento si è imposto dalla prima ora come forma di garanzia affinché gli eletti possano dedicarsi al bene del Paese, senza lasciarsi distrarre dai propri destini personali”, scrive su Facebook il leader pentastellato.

La regola del doppio mandato “non cambia” ribadisce. “Il mio pensiero – scrive il leader M5S – è oggi rivolto a tutti coloro che nel corso dei due mandati hanno lottato contro tutto e tutti per vincere le battaglie del M5S. Sono partiti dai banchetti nelle loro città per chiedere giustizia sociale, legalità, tutela ambientale. Hanno sopportato sacrifici e subito attacchi e offese di ogni tipo per portare a termine gli impegni assunti con i cittadini: il reddito di cittadinanza, la legge anticorruzione, il decreto dignità, il superbonus che abbatte l’inquinamento e rilancia l’economia, il taglio dei parlamentari e dei privilegi della politica. E tante altre misure”.

Lasciando il seggio non potranno più fregiarsi del titolo formale di ‘onorevoli’. Ma per noi, per la parte sana del Paese, saranno più che ‘onorevoli’. Stanno compiendo una rivoluzione che nessuna forza politica ha mai avuto il coraggio neppure di pensare. Stanno dicendo che per fare politica non serve necessariamente una poltrona. Stanno dicendo che la politica è dappertutto. Ovunque ci siano le urgenze e i bisogni dei cittadini, soprattutto di quelli che non hanno privilegi, che non sono affiliati alle cordate politiche e ai potentati economici”, prosegue l’ex presidente del Consiglio.

La regola del doppio mandato resta, ma “il patrimonio di competenze ed esperienze“, maturato grazie agli eletti che hanno già svolto due mandati, “non andrà disperso” assicura Conte. “Continueranno a portare avanti, insieme a noi, le battaglie del Movimento. Abbiamo bisogno della loro esperienza, della loro competenza, della loro inguaribile passione”, aggiunge il leader M5S.

Ora avanti, tutti insieme: ci aspetta una campagna elettorale molto dura. Ci hanno spinto fuori dal Palazzo. E lo hanno fatto con astuzia, tentando pure di attribuircene la colpa. Avanti tutti insieme per continuare a cambiare l’Italia. I cittadini onesti, i cittadini invisibili hanno ancora bisogno di noi”.

 

L’ombra dell’astensionismo-oggi nella votazione- dietro i Referendum formulati per “una giustizia migliore” in Italia

 

Elezioni 2022 -SUD LIBERTA’

 

 

Cosa si vota OGGI   12 giungo?

“Si è chiamati a rispondere ad alcune domande, ad alcuni quesiti referendari formulati ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, con i quali si chiede al cittadino se vuole abrogare alcune previsioni normative attualmente in vigore che riguardano l’amministrazione della giustizia. Sono cinque i quesiti referendari   e ognuno di essi sarà riprodotto sotto forma di apposita domanda – “Volete voi che sia abrogato …? – e contenuto in schede dai colori differenti”.

Perché siamo arrivati ai referendum sulla giustizia?
“In primo luogo va detto che le iniziative non sono di origine popolare, non sono cioè il frutto di richieste sostenute dalle firme di almeno 500.000 cittadini elettori. In questo caso, le iniziative sono state assunte da 9 Consigli regionali (aventi peraltro analogo orientamento politico, di centrodestra), ossia Lombardia, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto. Poi si deve precisare che a fronte delle otto richieste referendarie avanzate, solo cinque sono state ritenute ammissibili dalla Corte costituzionale.

Quali sono i quesiti bocciati?
“I tre quesiti scartati dalla Consulta vertevano sull’omicidio del consenziente, sulla responsabilità diretta dei magistrati e sulle droghe, perché le rispettive istanze rientravano in alcune delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude la possibilità di ricorrere al referendum”.

 Il quesito numero 1, proposto su una scheda di colore rosso, punta a cancellare il decreto Severino, numero 235 del 2012. Che cosa comporta votare Sì?
“Chi vota Sì vuole rimuovere dall’ordinamento l’intero testo normativo del decreto Severino, che disciplina le cause di incandidabilità, vale a dire le cause che impediscano l’assunzione o il mantenimento di cariche politiche, elettive e di governo, a livello europeo (Parlamento), nazionale o locale. L’incandidabilità, attualmente, scatta automaticamente a fronte di una condanna penale per reati non colposi. Se vincono i Sì, verrebbe comunque lasciato al giudice il compito di valutare caso per caso se e per quanto tempo comminare, oltre alla sanzione penale, anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici: che in certe evenienze – previste dal codice penale – può addirittura essere perpetua. Chi vota No, vuole mantenere la normativa oggi in vigore sul tema”.

La scheda di colore arancione riporta il secondo quesito: “Volete cancellare il pericolo di «reiterazione del reato» dal novero delle condizioni che consentono al giudice di disporre misure cautelari personali?”. Che cosa comporta votare Sì?
Chi vota Sì vuole che venga eliminata la generalizzata possibilità, oggi riconosciuta ai giudici, di adottare misure cautelari personali detentive (come la custodia in carcere o gli arresti domiciliari) o non detentive (come l’allontanamento dalla casa familiare del coniuge violento, o il divieto di avvicinarsi a certi luoghi per lo stalker) qualora ritengano sussistere il concreto pericolo che l’imputato o l’indagato possa commettere nuovamente un delitto della stessa specie di quello per cui si sta già procedendo. In alte parole, l’intento dei promotori é quello di limitare le condizioni in presenza delle quali i provvedimenti cautelari possono essere disposti, consentendo in particolare che il giudice possa invocare il pericolo della reiterazione del reato solo per alcuni gravi reati (come quelli connessi ad esempio alla criminalità organizzata). Chi vota No, vuole mantenere la normativa oggi in vigore sul tema”.

Sulla scheda gialla è scritto il quesito numero 3: “Volete cancellare le norme che attualmente consentono al magistrato ordinario di passare, nel corso della propria carriera, dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero e viceversa?”. Che cosa può cambiare se passa il Sì?
Chi vota Sì vuole che ai magistrati ordinari – vale a dire a coloro che amministrano la giustizia in materia civile e penale – non sia più riconosciuta la possibilità, nel corso della loro carriera professionale, di cambiare le funzioni che esercitano, passando da quelle di giudice (che pronuncia sentenze o ordinanze) a quelle di pubblico ministero (che svolge le indagini e sostiene “l’accusa”), e viceversa. Oggi il numero massimo di passaggi consentiti é pari a quattro. Chi vota Sì vuole che un magistrato, all’inizio della sua carriera, scelga una volta per sempre se intende esercitare il ruolo di giudice o quello di pubblico ministero. Chi vota No vuole che un magistrato continui ad avere la possibilità di cambiare funzioni nel corso della propria carriera, ritenendo che ciò rappresenti un beneficio per l’amministrazione della giustizia”.

Il quesito numero 4, su scheda grigia, chiede: “Volete cancellare le norme che attualmente non consentono la partecipazioni degli avvocati e dei professori universitari ai consigli giudiziari, quando tali organi sono chiamati ad esprimere pareri sulla professionalità dei magistrati del distretto? Che cosa comporta votare sì?
Chi vota Sì vuole che i magistrati ordinari che lavorano in un distretto, possano essere valutati oltre che da colleghi anche da avvocati e professori universitari che fanno parte del rispettivo Consiglio giudiziario: quest’ultimo è un organo ausiliario del Consiglio superiore della magistratura, che tra i vari compiti ha pure quello di esprimere pareri sulla professionalità dei magistrati. Chi vota No vuole che i pareri sui magistrati continuino ad essere discussi e votati solo dai colleghi del magistrato da valutare”.

Infine, il quesito numero 5, su scheda di colore verde riporta: “Volete cancellare talune norme concernenti le candidature per partecipare alla elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura?”. Che cosa può cambiare se passa il Sì?
Se passa il Sì, viene eliminato il vigente obbligo, per un magistrato ordinario che voglia candidarsi ad essere eletto componente del Consiglio superiore della magistratura, di raccogliere almeno 25 firme di colleghi disposti a sostenerne la candidatura. Così facendo chiunque potrebbe candidarsi senza bisogno di dover raccogliere firme che, secondo i promotori, favorirebbero il ruolo delle correnti in cui si articola l’associazionismo giudiziario. Con la vittoria del No, invece, viene mantenuto l’obbligo di raccogliere un numero minimo di firme e si garantisce che il ruolo rivestito dalle correnti non dipenda dalla previsione che si vorrebbe cancellare con il referendum”.

“Perchè la consultazione sia valida occorre anzitutto che si rechi ai seggi il cinquanta per cento più uno degli aventi diritto di voto: questo é il cosiddetto quorum partecipativo, al cui raggiungimento concorrono pure le schede bianche e quelle nulle. Non sono invece considerati «partecipanti alla votazione», e non concorrono dunque al raggiungimento del quorum partecipativo per un determinato quesito, coloro che, a fronte di pluralità di quesiti referendari, chiedano al Presidente del seggio di non ritirare la relativa scheda. Detto altrimenti, chi si reca alle urne può decidere di ricevere solamente alcune delle cinque schede proposte, e di rifiutare le altre: può cioè astenersi dal voto per una o più domande”.

Quale iter seguirà se, una volta raggiunto il quorum partecipativo, vince il Sì?
“In tal caso le previsioni normative oggetto di referendum sono abrogate con effetto dal giorno successivo a quello della pubblicazione del decreto presidenziale nella Gazzetta ufficiale. Tuttavia, il Presidente della Repubblica può, su proposta del Ministro interessato, e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, differire l’effetto abrogativo per un termine non superiore ai sessanta giorni”.

Se prevale il No?
Qualora l’esito sia contrario all’abrogazione, nei successivi cinque anni non potrà essere presentata una richiesta di referendum che verta sul medesimo oggetto. Occorre considerare che questa preclusione non opera però se il referendum é risultato invalido, per mancato raggiungimento del quorum partecipativo”.

Quali sono gli orientamenti dei principali partiti?
“Si sono detti a favore del Sì i promotori dei cinque quesiti, ovvero Lega e Radicali, a cui si sono aggiunti Italia viva e Azione. FdI sostiene solo 3 quesiti. Il M5S è contrario, mentre il Pd ha scelto la linea della neutralità ….

 

Elezioni Sindaci e Consigli comunali 2022 : ma la rinascita del SUD?

Elezioni sindaci e consigli comunali 2022

 

Oggi giornata di silenzio pre elettorale dopo  le notizie giudiziarie di arresti di candidati per voto di scambio politico mafioso, e infamanti, manifesti murali non autorizzati e ancora  non perseguiti, polemiche in ogni angolo, inevitabili al momento e, soprattutto contenuti personalistici che nulla hanno a che vedere con gli interessi generali della gente

Si apprende anche che è in stato di fermo con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso un altro candidato al Consiglio comunale di Palermo. , Francesco Lombardo, inserito  nelle lista di Fratelli d’Italia. Con lui manette anche per il presunto mafioso Vincenzo Vella, boss di Brancaccio, già condannato tre volte per associazione mafiosa

Sono 120 i Comuni siciliani che domani, 12 giugno, voteranno per eleggere i propri sindaci e per rinnovare i Consigli comunali e circoscrizionali. I seggi saranno aperti solamente domenica (dalle 7 alle 23).

La popolazione registrata è di 1.710.451 abitanti, di cui 900.823 anche per le elezioni dei presidenti di circoscrizione e dei Consigli circoscrizionali (657.561 a Palermo e 243.262 a Messina). In 107 centri (fino a 15 mila abitanti) si voterà con il sistema maggioritario, in tredici (nei quali l’eventuale ballottaggio si terrà il 26 giugno) con quello proporzionale. I consiglieri comunali da eleggere sono 1.520 e le sezioni elettorali che saranno costituite sono 1.747.

Un nuovo Comune a Messina

Nella sola città di Messina si voterà anche per il referendum sull’istituzione del nuovo Comune “Montemare”, formato da dodici villaggi della fascia collinare e costiera tirrenica del capoluogo.

Come si dà la preferenza

L’elettore – sia per il Consiglio comunale che per quello circoscrizionale – può esprimere una o due preferenze nella stessa lista, ma di genere diverso: una femminile e una maschile. Il voto espresso per una lista si estende al candidato sindaco a essa collegato e non viceversa: il cosiddetto “effetto trascinamento”. Prevista anche la possibilità del “voto disgiunto”, che rende libero l’elettore di votare separatamente per un candidato sindaco e per una lista a questo non collegata.

Palermo, Marco Burrascano, presidente Agenti immobiliari

 

Foto Agenzia

PALERMO

Marco Burrascano è stato eletto presidente della Fiaip -Agenti immobiliari -Palermo. Subentra al past presidente Antonino Matano.
Si è tenuta presso il Grand Hotel et del Palmes, nel capoluogo siciliano, l’assemblea provinciale della Fiaip, la Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali…

Il congresso si è riunito per rinnovare le cariche elettive di presidente provinciale e dei consiglieri. La presenza di Carmelo Mazzeppi, presidente regionale della Federazione, ha testimoniato l’attenzione del sindacato con riguardo sia all’andamento dell’attività interna che alla dinamica di tutela del consumatore nel capoluogo e nell’intera isola.
Il Collegio di Palermo,informa un Comunicato stampa- nell’ultimo periodo “ha incrementato il numero di agenti immobiliari associati, contribuendo al raggiungimento della soglia dei cinquecentocinquanta professionisti siciliani che operano sotto l’insegna Fiaip. I cittadini, poi, hanno confermato di gradire la serietà, l’onestà e la competenza degli agenti immobiliari iscritti alla più grande organizzazione italiana di categoria”.
Sono questi i dati emersi dal dibattito, che hanno ottenuto a Marco Burrascano l’elezione a presidente provinciale. Eletti consiglieri provinciali Margherita Cannizzaro, Antonino Matano, Stefano Magro, Giorgio Greco, Salvatore Interguglielmi, Nunzio Russo, Giuseppe Coniglio, Alessandro La Bua, Andrea De Lorenzo e Giovanni Ferrigno.

FLOP CENTRODESTRA,VINCE IL PD, STOP M5S,ECCEZIONALE ASSENTEISMO ALLE URNE CON IL 48,06

 

Elezioni amministrative 2021, si registra il flop del centrodestra, la caduta della Lega e Salvini, vittoria netta al primo turno del centrosinistra a Milano con Beppe Sala, a Napoli con Gaetano Manfredi e a Bologna con Matteo Lepore. Ballottaggio, invece, a Roma fra il candidato del centrodestra Enrico Michetti – in vantaggio – e il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. Ed è ballottaggio anche a Torino, dove  in vantaggio è risultato  il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo rispetto al candidato del centrodestra Paolo Damilano. Quale elezione regionale l’unica eccezione della destra la regione Calabria.

Elezioni amministrative 2021: i 23 Comuni della provincia di Verona al voto

ROMA

I dati ufficiali del Viminale, relativi allo spoglio di 1.603 sezioni sulle 2.603 totali, confermano a Roma il ballottaggio tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti, in testa con il 30,56%, e il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri con il 27%. La sindaca uscente Virginia Raggi candidata del M5S ottiene il 19,63% e Carlo Calenda il 18,86% dei voti.

MILANO

I dati ufficiali del Viminale, relativi allo spoglio di 1.603 sezioni sulle 2.603 totali, confermano a Roma il ballottaggio tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti, in testa con il 30,56%, e il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri con il 27%. La sindaca uscente Virginia Raggi candidata del M5S ottiene il 19,63% e Carlo Calenda il 18,86% dei voti.

NAPOLI

Sulla base dei primi dati ufficiali dati forniti dal Viminale, quando sono state scrutinate 185 sezioni su 884, a Napoli Gaetano Manfredi, sostenuto da uno schieramento ampio formato da Pd, Movimento 5 Stelle e altri partiti di centrosinistra è al 63,46%, il candidato di centrodestra Catello Maresca è al 21,74%, e Antonio Bassolino al 7,64. I dati definitivi del Viminale relativi all’affluenza al voto per le elezioni comunali a Napoli vedono una diminuzione di circa 7 punti rispetto al voto precedente.    Su 884 sezioni l’affluenza finale è stata il 47,19% degli elettori contro il 54,12%.

Al dettaglio: Maschi: 178223 / 366506 (48.63%)  Femmine: 188320 / 410245 (45.90%)Elezioni Comunali 2016 – 884 sezioni su 884 – Affluenza finale: (54,12 %) Elezioni Regionali 2020 – 884 sezioni su 884 – Affluenza finale (46,1 %) Numero totale aventi diritto al voto nel 2016: 788.291 Numero totale aventi diritto al voto nel 2021: 776.751

BOLOGNA

A Bologna il candidato di centrosinistra Matteo Lepore raggiunge il 62,05%, seguito da Fabio Battistini (centrodestra) con il 29,55%.Sono i dati parziali del Viminale quando sono stata scrutinate 402 sezioni su 445 per le comunali a Bologna.

TORINO

Idati del Viminale, riferiti a 781 sezioni sulle 919 totali, confermano a Torino il ballottaggio tra il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo, in vantaggio con il 43,72%, e quello del centrodestra Paolo Damilano, al 38,79%. Valentina Sganga candidata di M5s è al 9,24%.

La lista civica ‘Torino Bellissima’ che sostiene Paolo Damilano si avvia ad essere il primo partito della coalizione di centro destra. Quando mancano poco meno di 300 seggi da scrutinare, infatti, Torino Bellissima registra l’11,26% dei consensi. A seguire FdI con il 10,64% che alle ultime elezioni regionali del 2019 aveva ottenuto il 10,64% dei voti. La Lega, al momento, è il terzo partito con il 10,37% dei voti, contro il 26% ottenuto alle regionali di due anni fa.

CALABRIA

Qui sono state scrutinate 536 sezioni su 2.421, vince il candidato del centrodestra Roberto Occhiuto con il 54,84% dei voti. La candidata del centrosinistra Amalia Bruni al 28,38%, Luigi De Magistris è al 15,27%. Identica l’affluenza al voto per le elezioni regionali in Calabria, rispetto alla precedente chiamata alle urne. I dati definitivi del Viminale danno infatti una affluenza definitiva al 44,36% contro il 44,33% precedente.

L’ASSENTEISMO

Si conferma un eccezionale assenteismo della popolazione  nelle elezioni comunali 2021, con Roma e Milano sotto il 50% dei votanti. Nella capitale, secondo i dati definitivi del Viminale, alle urne si è recato il 48,83% degli elettori contro il 57,03% delle precedenti elezioni comunali.

A Milano ha votato il 47,69% degli aventi diritto contro il 54,65%. A Napoli, ai seggi si è presentato il 47,19% degli elettori contro il 54,12% delle precedenti consultazioni. Bologna supera il 50%: alle urne il 51,16% degli elettori, con un calo comunque evidente rispetto al 59,66% delle elezioni comunali precedenti. A Torino, secondo i dati del Viminale, diminuzione di circa 9 punti rispetto al voto precedente. Alle urne si è recato il 48,06% degli elettori contro il 57,18%.

 

Scarsissima l’affluenza alle urne nelle grandi città. E’ chiaro che la gente è stufa dei “teatrini” della politica

 

Comunali: l'affluenza alle 12 nei capoluoghi di provincia - Campania -  ANSA.it

Mai così bassa l’affluenza alle urne  in particolare nelle grandi città. E’ chiaro che la gente non vuol  più sentire “barzellette” di destra o di sinistra.

Il dato nazionale dei votanti secondo i dati del  Viminale alle 15 alla chiusura dei seggi, è pari al 54,64%. Nel 2016 — quando le urne sono state aperte un solo giorno — era stato del 61,52%. Questa elezione amministrativa ha coinvolto 1.153 municipi, tra quelli monitorati dal ministero dell’Interno, e la percentuale dei votanti non tiene conto delle comunali in Friuli Venezia Giulia.

A Roma l’affluenza registra una diminuzione di oltre 8 punti rispetto al voto precedente. Alle urne si è recato il 48,83% degli elettori contro il 57,03%.

A Napoli l’affluenza segna il dato peggiore di sempre: 47,19% degli aventi diritto; cinque anni fa, al primo turno aveva partecipato il 54,12% degli elettori. Nel 2011, sempre al primo turno, l’affluenza era stata del 60,33%. Nel 2006, alle urne andò il 66,64% dei napoletani.

A Bologna hanno votato 156.688 elettori, pari al 51,17% degli aventi diritto. Anche in questo caso l’affluenza registra un crollo rispetto alle precedenti amministrative: -8%.

A Torino la partecipazione è calata del 9% rispetto al 2016, quando fu eletta la sindaco M5S Chiara Appendino. Nel capoluogo piemontese la partecipazione si è infatti fermata al 48,06% rispetto al 57,18% di cinque anni fa. Stavolta hanno votato 331.488 su 689.684 aventi diritto.

A Trieste si è recato alle urne il 46,3 per cento dei votanti, pari a 85.378 elettori su 184.489. A Pordenone, invece, la percentuale di votanti è stata molto più alta, il 55%, pari a 23.226 su 42.195 elettori. In entrambi i casi, si è registrata una flessione: alle Comunali del 2016, infatti, a Trieste aveva votato il 53,45% degli aventi diritto, a Pordenone il 62,38%

Referendum: garantire la sicurezza sanitaria anche a chi dovrà raccogliere il voto domiciliare

Referendum: perché e per cosa si vota il 20 e 21 settembre - LegnanoNews

 

Per  assicurare il pieno esercizio dei diritti civili e politici e al tempo stesso le massime condizioni di sicurezza sanitaria, anche a coloro che andranno a raccogliere il voto,il recente decreto  (14 agosto 2020, n. 103) in materia elettorale, ha stabilito particolari modalità per consentire il voto domiciliare a tutti gli elettori che, essendo sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario per Covid-19, non possono recarsi ai seggi.

Un compito  affidato alle sezioni ospedaliere attraverso i seggi speciali che si recano presso le abitazioni degli elettori. Proprio per incrementare il numero delle sezioni ospedaliere e ampliare la platea dei comuni nei quali istituirle, il decreto legge n.103/2020 prevede la loro costituzione anche nelle strutture sanitarie con almeno 100 posti letto, derogando rispetto al limite ordinario di 200.

La scelta- informa il Viminale – di affidare la raccolta del voto domiciliare alle sezioni ospedaliere, composte da personale appositamente formato, è dovuta all’esigenza di garantire la sicurezza sanitaria anche nella fase dello scrutinio. Le nuove disposizioni consentono agli elettori che si trovano nelle condizioni previste dal decreto legge e che ne facciano richiesta, di poter votare per tutte le prossime consultazioni referendarie, regionali e comunali. In collaborazione con il Ministero della Salute, sono state diramate, anche di recente, indicazioni operative per i componenti dei seggi speciali, al fine di garantire la raccolta del voto in condizioni di sicurezza.

Previsti corsi di formazione dedicati a coloro che dovranno raccogliere il voto domiciliare,  forniti dei dispositivi di protezione individuale ritenuti necessari. Per quanto riguarda in particolare le elezioni comunali, si applicano le disposizioni già vigenti dal 1960 (articolo 42 del decreto del Presidente della Repubblica n.570/1960) per tutti gli elettori ospedalizzati, che prevedono la possibilità di votare per gli elettori del comune dove ha sede la struttura medica.

 

 

Oggi alle 9.30 si rivota sul decreto elezioni- Convocati i senatori “assenti”

Coronavirus, verso la chiusura del Parlamento? - Startupitalia

Stamane alle 9.30, sarà ripetuta la procedura al Senato di fiducia sul decreto visto che non si è raggiunto il numero legale di 150 senatori a fronte di 149 votanti

Il mistero dei senatori a vita, quasi sempre assenti o in missione ...

Nella foto sopra “i senatori a vita” quasi sempre assenti al Senato

Il voto al provvedimento – che era passato con 145 sì, 2 contrari (Emma Bonino e Matteo Richetti) – aveva provocato le assenze per protesta del centrodestra, mentre il senatore Riccardo Nencini, pur presente, non aveva partecipato al voto. Se non convertito in legge, il provvedimento decadrà oggi.

 – In ordine  alle suppletive, il decreto ne fissa il termine per lo svolgimento per i seggi dichiarati vacanti alla Camera e al Senato entro il prossimo 31 luglio, in 240 giorni dalla dichiarazione della vacanza, rispetto ai 90 previsti dalla legge elettorale. Attualmente è stato dichiarato vacante il 18 marzo scorso il seggio del Senato del collegio 3 della Sardegna. Senza l’emanazione del decreto legge si sarebbe quindi dovuto votare entro domenica scorsa. A questa vacanza potrebbe aggiungersi, sempre a palazzo Madama, quella del collegio 9 del Veneto, dopo la morte ieri del senatore di Fdi Stefano Bertacco.

Elezioni regionali:  viene prolungata di tre mesi la durata in carica dei consigli regionali, il cui rinnovo era previsto entro il prossimo 2 agosto 2020 e si stabilisce che le elezioni si svolgano nel periodo tra 15 e 60 giorni successivi al termine della nuova scadenza del mandato o nella domenica-lunedì compresi nei 6 giorni ulteriori. Le elezioni potranno perciò svolgersi nel periodo dal 15 settembre al 5 novembre, con la prima data utile il 20-21 settembre e l’ultima il primo-2 novembre. In pratica la legislatura che in Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia scadeva lo scorso 31 maggio è stata prolungata al 31 agosto.

Comunali:  il turno annuale ordinario del 2020 viene spostato ad una domenica compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre, anziché tra il 15 aprile e il 15 giugno. Nello stesso periodo si voterà anche per l’elezione dei consigli comunali e circoscrizionali che devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato, se le condizioni che rendono necessarie le elezioni si sono verificate entro il 27 luglio 2020. Si stabilisce tuttavia che quest’ultima disposizione non si applica alle elezioni degli organi circoscrizionali nei Comuni, come ad esempio Roma, dove il Consiglio comunale rimarrà in carica fino alla scadenza naturale prevista nel 2021.

Provinciali –  le elezioni dei presidenti di Provincia e dei Consigli provinciali in scadenza nel 2020 si svolgeranno entro 90 giorni dalle elezioni dei Consigli comunali, con la conseguente proroga della durata del mandato fino al rinnovo degli organi.

Per l’emergenza sanitaria è stato ridotto ad un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e candidature per le elezioni comunali e regionali, salvo diversa disposizione adottata, per queste ultime, dalle Regioni. Viene poi stabilita l’applicazione delle norme sulla par condicio.

Maggiore attenzione è stata riversata  nell’esame del decreto legge  relativo all’election day e conseguentemente alla data in cui si svolgeranno le elezioni, considerando che in alcuni Comuni potrebbe essere necessario il ballottaggio.

Già a marzo il cosiddetto decreto ‘Cura Italia’ aveva prorogato il termine di indizione del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari portandolo da 60 a 240 giorni dalla comunicazione di ammissibilità. Quindi il governo avrà tempo fino al 19 settembre, ma la consultazione dovrà svolgersi in una data compresa tra i 50 e i 70 giorni successivi. Per votare il 20 settembre occorrerebbe perciò indire il referendum tra il 12 luglio e il 2 agosto.

Il decreto legge prevede infatti l’applicazione del principio dell’election day anche per lo svolgimento del referendum -e sarà valutata l’opera del comitato promotore -e l’orientamento del governo sarebbe appunto quello di votare per regionali e amministrative il 20 e 21 settembre. Due questioni che come detto sono oggetto di polemica, con componenti del comitato referendario che contestano l’accorpamento, mentre in generale sulla data del voto le opposizioni, in particolare Fratelli d’Italia, hanno manifestato contrarietà, unitamente ad alcune Regioni.

ELEZIONI REGIONALI: RISCHIO ADESSO LETARGO SUD ITALIA

Risultati immagini per foto elezioni in calabria 2020

 

di  R.Lanza

 

Stefano Bonaccini riconquista l’Emilia-Romagna. Era prevedibile.  L’Emilia Romagna, feudo del Pd. lascia spazio ad alcune strumentalizzazioni.  Il profilo morale e civico delle città emiliane è elevato perchè il potere economico e politico da vari decenni ha posto solide basi   L’Emilia Romagna non è sotto accusa come la Sicilia dove più frequente è lo sciacallaggio socio-politico e il folclore della “mafiosità”   In Emilia Romagna la disoccupazione è certamente meno elevata che in Sicilia dove imprenditori coraggiosi hanno una dimensione culturale di respiro europeo e lottano contro quel marciume      che impedisce lo sviluppo del Meridione.      

Si afferma che il “popolo delle sardine” abbia contribuito al successo dei dem e all’affluenza alle urne.    Una miscela inventata dal Pd per arginare la massiccia partecipazione del Movimento cinque stelle nei comuni e città dove si è votato.   L’errore strategico di Di Maio di dimettersi a fine periodo elettorale ha fatto poi il resto. Inevitabilmente la propaganda politica degli avversari lasciava intendere “la fine del movimento cinque stelle”.   Si è affievolita pure la comunicazione martellante sul web e sui social. E’ in corso anche – probabilmente inavvertito dal garante Grillo – una narcotizzazione dell’informazione politica su Facebook, l’impresa statunitense che censura gratuitamente a richiesta . In realtà gli onesti in Italia non fanno notizia. Vediamo alcuni dati pervenuti alla nostra Redazione.

La Calabria, invece, non ha creduto al cambiamento promesso dal centro sinistra e con 2.353 sezioni su 2.420, Jole Santelli è al 55,44% contro il 30,11 di Pippo Callipo (nelle foto sotto).      I seggi più affollati si registrano a Cosenza, ma non si registrano differenze sostanziali fra le varie province, che oscillano fra il 32 e il 38%.

Questa vittoria del centrosinistra, afferma  il presidente rieletto, insegna come “si possa fare una coalizione senza necessariamente, nel centrosinistra, litigare; che la si possa allargare a tanto civismo che per la prima volta prende responsabilità per provare a governare; che bisogna avere l’ambizione di immaginare che c’è molta più gente di quella che pensiamo, e ce l’hanno detto anche le sardine, che non vuole una politica solo di rabbia, odio, incitamento, urla”.

Risultati immagini per foto elezioni in calabria 2020

” I primi punti in programma? “Un nuovo Patto per il Lavoro, accompagnato da un Patto per il Clima“.

– E già si pensa alla nuova geografia politica dell’Assemblea legislativa  dell’Emilia-Romagna. Secondo gli esperti statistici della Regione,  al Pd verrebbero assegnati da 22 a 24 seggi, di cui 5 a Bologna, 3 rispettivamente a Modena e Reggio Emilia, da 1 a 2 nelle restanti province. Alla Lega, primo partito del centrodestra, spetterebbero 14 seggi, 2 per ora rispettivamente a Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza e uno nelle rimanenti circoscrizioni provinciali.

Fra le liste di centrosinistra conquisterebbero 3 seggi la lista Bonaccini Presidente (uno rispettivamente a Bologna e Modena e il terzo o a Reggio Emilia o a Forlì-Cesena), 2 seggi andrebbero a Emilia-Romagna Coraggiosa (Bologna e Reggio) e un seggio spetterebbe a Europa Verde e a +Europa, entrambi nella circoscrizione di Bologna.

Nella coalizione di centrodestra, inoltre, verrebbero assegnati 3 seggi a Fdi, uno rispettivamente a Bologna e a Modena e il terzo o a Parma o a Piacenza, mentre un seggio, a Bologna, sarebbe appannaggio sia di Fi sia della lista Borgonzoni Presidente. Infine, il M5S potrebbe ottenere da uno a 2 seggi, di cui uno a Bologna e uno o a Modena o a Reggio. Non dovrebbero ottenere seggi Volt, Il popolo della Famiglia-Cambiamo e Giovani per l’Ambiente.