Oggi, nella sede dell’ambasciata del Messico a Roma riconsegnati 101 reperti archeologici trafugati , segnalati dalla Soprintendenza

 

Di nuovo in Italia 60 opere d'arte trafugate, valgono 20 milioni di dollari

Archivi -Sud Libertà

Roma,
Oggi,  18 dicembre 2024, alle ore 11:00, a Roma nella sede dell’Ambasciata del Messico in Italia, si è svolta una cerimonia per la restituzione di 101 reperti archeologici all’Ambasciatore S.E. Carlos Garcìa de Alba da parte del Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Generale di Divisione Francesco Gargaro, alla presenza anche della Sottosegretaria per gli Affari Esteri del Messico, S.E. Maria Teresa Mercado, e del Sottosegretario per gli Affari Esteri della Repubblica Italia, On. Giorgio Silli.
Il recupero degli antichi manufatti è il risultato di diverse attività di indagine condotte dai Nuclei TPC di Roma, Udine, Perugia, Ancona e Cosenza, coordinate dalle rispettive Procure di Roma, Pordenone, Firenze, Ancona e Palmi (RC) che hanno convalidato il sequestro dei beni culturali. I manufatti, sottoposti a studi tecnici a cura dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico (INAH) per certificarne la loro autenticità e provenienza dai territori messicani, risalgono a un’ampia attribuzione cronologica e appartenenti a diverse aree archeologiche, dalla cultura Teotihuacana dell’Altipiano Centrale, a quella Zapoteca del periodo classico mesoamericano (150 – 650 d.C.) e preclassico medio mesoamericano (900 – 300 a.C.), e della Costa del Golfo e messicana-azteca del XIV – XVI sec.
Tra i reperti si menzionano miniature fittili, statuette antropomorfe e zoomorfe in pietra dura, piccoli vasi in ceramica nera con effigie, un vaso in miniatura in ceramica nera con effigie di Tlaloc (la divinità della pioggia) appartenente alla cultura Tolteca-Maya del periodo post-classico (900-1200 d.C.), una piccola figura maschile in ceramica con testa e arti dipinti di rosso risalenti alla cultura Olmeca, Costa del Golfo 1500 – 400 a.C., una statuetta antropomorfa in argilla con tecniche di calco raffigurante una figura con copricapo con fascia frontale e paraorecchie circolari, una “pintadera” fittile di forma triangolare con scena di sacrificio umano e impugnatura a forma di testa di serpente della cultura Azteca, e una coppa tripode emisferica in terracotta riconducibile alla cultura Mixteca-Puebla (XIII/XIV – XVI sec. d.C.).
Il valore economico complessivo dei beni è stato valutato in alcune decine di migliaia di euro, tenuto conto della elevata testimonianza storico-culturale.
I reperti sono stati giudicati “monumenti archeologici mobili di proprietà della Nazione Messicana”.
Nello specifico, il Nucleo TPC di Roma, a seguito di perquisizione domiciliare a carico di un noto trafficante di reperti archeologici, aveva sequestrato numerosi reperti di natura archeologica prevalentemente di cultura precolombiana, tra cui 33 reperti appartenenti al Patrimonio indisponibile del Messico.

Le indagini del Nucleo TPC di Perugia sono state attivate a seguito di una segnalazione da parte della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti dell’Umbria circa la presenza sul mercato on line di reperti archeologici messicani pronti per la vendita.
Il Nucleo TPC di Ancona aveva proceduto al sequestro dei manufatti archeologici messicani poiché rinvenuti all’interno dell’abitazione di un soggetto a seguito di una richiesta di intervento presso l’abitazione dove era stato segnalato un tentativo di furto.

Circa i recuperi conseguiti dal Nucleo TPC di Cosenza, il sequestro aveva tratto origine da un controllo doganale, presso l’aeroporto di Reggio Calabria, sul bagaglio di due passeggeri italiani provenienti dal Messico, procedendo al sequestro di importanti manufatti dell’antica cultura latino-americana.
I beni sequestrati dal Nucleo di Udine provenivano da un collezionista che li aveva acquistati presso vari mercatini in Veneto con intento asseritamente filantropico.