La Casa Bianca spettacolo, gran sventolio di bandiere. L’ingresso di Donald Trump e Melania è totalmente scenografico, la coppia sotto gli occhi di tutto il mondo.
Tre i contributi importanti della serata: Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e attuale avvocato del presidente; la figlia Ivanka e ovviamente lui, the Donald. Giuliani non parla dalla Casa Bianca, è confinato come tutti gli altri al Mellon Auditorium a 500 metri di distanza. Il suo compito è di scaldare la platea (virtuale) e lo fa da par suo: attacca a testa bassa Biden, i democratici, i progressisti: colpa loro se il crimine aumenta (non è così, ma che importa) anzi, le politiche dei sindaci democratici sono addirittura pro-crimine e “Joe Biden è un cavallo di troia della sinistra che attuerà politiche socialiste e anti Polizia”.
Rudy deve ammettere che non sempre le cose vanno lisce. L’omicidio di George Floyd, ucciso dalla polizia, è “imperdonabile” concede, ma il movimento black lives matter e quello antagonista antifa hanno trasformato le proteste razziali in rivolte brutali e violente: “Presidente, rendi la nostra nazione nuovamente sicura”, è la conclusione.
Microfono e telecamere passano ora a Ivanka. La figlia. Il palcoscenico si trasferisce alla Casa Bianca, in fondo una delle molte residenza di famiglia. Insieme al palcoscenico Ivanka si prende anche il pubblico. Lo aveva avuto ieri anche il candidato vicepresidente Mike Pence, ma qui è tutta un’altra storia e un altro effetto. Applausi scroscianti ad ogni pausa, pubblico che si alza in piedi ogni tanto, quello di Ivanka Tr,ump è una sorta di “keynote speech”. Nella tradizione delle convention è il discorso che delinea la direzione politica affidato in genere ad una giovane speranza del partito. Molti presidenti hanno tenuto il ‘keynote speech’ per il loro predecessore. Per Ivanka è un investitura, senza alcun dubbio.
In sintesi il discorso di Ivanka è: “papà è il meglio di tutti”. Meno in sintesi è stata l’occasione di decantare le performance dell’economia a stelle e strisce degli ultimi tre anni e mezzo e in effetti per tre anni i numeri sembrano dare ragione a Trump figlia: disoccupazione ai minimi storici, crescita dell’economia vigorosa, borse che passano di record in record. Ma poi venne il coronavirus. Ivanka non si sofferma sul dato reso noto ieri: nel secondo trimestre il Pil americano ha fatto -31%, mai così male dal 1947… ma non è certo il momento. È il momento invece di introdurre il padre: “un guerriero alla Casa Bianca” (è il meglio di tutti, papà)
Ora tocca a Trump padre fare ciò che sa fare meglio: spaventare e illudere: “Ho fatto più io per gli afroamericani che qualsiasi altro presidente dai tempi di Abraham Lincoln”; “Queste elezioni decideranno se salvare il sogno americano o se permettere a un’agenda socialista di demolire il nostro destino”; “Joe Biden è colui che distrugge i posti di lavoro e distruggerà la grandezza americana”; le chiusure che vuole Biden per il coronavirus costerebbero “devastazione economica, più infarti, più suicidi, è una resa al virus”; I democratici “hanno spiato la mia campagna e sono stati scoperti”; e così via.
A questo punto Trump fa la prima, e unico, riferimento ai fatti di Kenosha. Il presidente non nomina mai Blake, l’afroamericano disarmato a cui un poliziotto ha sparato sette volte nella schiena o i due morti ammazzati da un ragazzino armato e spaventato. Tutto si riduce alle sommosse e alla violenza.
Donald Trump conclude il suo discorso, dopo un’ora e 10 minuti.: “Il 3 novembre – spiega il Presidente -l’America sarà più sicura, più forte, più orgogliosa e sarà più grande che mai, sono molto orgoglioso di essere il candidato del partito repubblicano”