MAFIA A CATANIA: IL CLAN SANTAPAOLA PERDE UN PEZZO “DA NOVANTA”

 

Fermato  49enne boss “Gruppo di Picanello” di Catania

  

Un boss del Clan Santapaola-Ercolano , M.B. di anni 49 è stato arrestato dalla polizia di Catania , a seguito della condanna a 30 anni decisa dalla terza sezione Terza del Tribunale etneo, per associazione per delinquere finalizzata al “traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l’aggravante- come comunicato dalla Procura – del “ruolo direttivo nell’organizzazione”, nonche’ quella della finalità mafiosa”.                Si apprende che il boss, già nel novembre 2010 era stato arrestato dalla Squadra  mobile di Catania, in esecuzione di misura cautelare in carcere per  spaccio di droga e sostanze stupefacenti

Riguardo la difesa dell’imputato siamo in attesa delle eventuali osservazioni delll’avvocato difensore 

 

Successo delle Fiamme gialle in Sicilia sud-orientale

 

Duro colpo della Guardia di Finanza ai trafficanti di droga

NOVE  ARRESTI CONVALIDATI

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 La Guardia di finanza di  Catania ha messo a segno un duro colpo contro i trafficanti di droga. Oltre dieci tonnellate di hashish sono stati infatti sequestrati su un peschereccio con bandiera dei Paesi Bassi.

Durante  l’operazione- così il Comunicato pervenuto a Sud Libertà-  le Fiamme gialle hanno anche arrestato i 9 componenti l’equipaggio della nave. I provvedimenti sono stati convalidati ieri dal Gip. L’operazione, coordinata dalla Dda della Procura etnea, è stata eseguita da militari del Gruppo Aeronavale di Messina e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo, con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e il costante del Comando Provinciale e della Sezione Operativa Navale di Catania.

Si apprende che l’operazione era inserita nel progetto  “Libeccio International”, nel cui ambito la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Viminale svolge la funzione di raccordo informativo e di attivazione della cooperazione internazionale. La nave, monitorata dalla Guardia di Finanza per oltre 40 ore, è stata abbordata a 130 miglia dalla Sicilia sud-orientale con il beneplacito  del Paese di bandiera.

L’economia delle attività illegali non conosce crisi: 17,1 miliardi euro valore aumentato negli ultimi 4 anni

 

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Un’economia, quella ascrivibile alle attività illegali, che non conosce crisi: secondo uno studio dell’Ufficio della Cgia,il valore aggiunto di queste attività fuorilegge (17,1 miliardi di euro) è aumentato negli ultimi 4 anni di oltre 4 punti percentuali.

 “Lungi dall’esprimere alcun giudizio etico – afferma l’Ufficio studi della Cgia  – è comunque deplorevole che gli italiani spendano per beni e servizi illegali più di un punto di Pil all’anno. L’ingente giro d’affari che questa economia produce, costringe tutta la comunità a farsi carico di un costo sociale altrettanto elevato. Senza contare che il degrado urbano, l’insicurezza, il disagio sociale e i problemi di ordine pubblico provocati da queste attività hanno effetti molto negativi sulla qualità della vita dei cittadini e degli operatori economici che vivono e operano nelle zone interessate dalla presenza di queste manifestazioni criminali”.

“Tra le attività illegali – l’Istat include solo le transazioni illecite in cui c’è un accordo volontario tra le parti, come il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando di sigarette e non, ad esempio, i proventi da furti, rapine, estorsioni, usura, etc. Una metodologia, quest’ultima, molto discutibile che è stata suggerita dall’agenzia statistica della Comunità europea che, infatti, ha scatenato durissime contestazioni da parte di molti economisti che ritengono sia stato inopportuno aumentare il reddito nazionale attraverso l’inclusione del giro di affari delle organizzazioni criminali”.

I gruppi criminali – hanno la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E il boom di denunce avvenute tra il 2009 e il 2016 costituisce un segnale molto preoccupante. Tra l’altro, dal momento che negli ultimi 2 anni si registra una diminuzione delle segnalazioni archiviate, abbiamo il forte sospetto che l’aumento delle denunce registrato negli ultimi tempi evidenzi come questa parte dell’economia sia forse l’unica a non aver risentito della crisi”.

Si apprende infine che a livello regionale la Lombardia (253,5), la Liguria (185,3) e la Campania (167) sono le realtà che nel 2016 hanno fatto pervenire il più elevato numero di segnalazioni (ogni 100 mila abitanti). Su base provinciale, infine, le situazioni più a rischio (oltre 200 segnalazioni ogni 100.000 abitanti) si registrano nelle province di confine di Como, Varese, Imperia e Verbano-Cusio-Ossola. Altrettanto critica la situazione a Rimini, Milano, Napoli e Prato.

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