Dossieraggio anche in Sicilia: Antonello Montante dovrà sostenere un appello bis- affermano i giudici della Cassazione – per i reati di accesso di accesso abusivo al sistema informatico dopo il 2014

 

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E’ tempo di dossier sulle persone e politici. Se ne riparla, come avevamo accennato, al processo Montante Si riducono  le ipotesi di corruzione per Antonello Montante, viene meno  l’accusa di associazione per delinquere, con la formula perché il fatto non sussiste,   Montante- ricorderemo- era stato condannato a 8 anni in appello) e altri due imputati nell’inchiesta su presunte attività di dossieraggio.

Decisione della  Cassazione che ha cancellato dunque  le accuse anche per i reati di rivelazione del segreto di ufficio e di accesso abusivo a sistema informatico, “in questo ultimo caso limitatamente alle condotte poste in essere fino al giugno 2014” per intervenuta prescrizione. I giudici hanno disposto, quindi, un appello bis per il ricalcolo  della pena per i reati di accesso abusivo compiuti dopo il 2014 e di corruzione, fattispecie per le quali è stata dichiarata “irrevocabile la responsabilità penale”.

Siamo soddisfatti che la Corte di Cassazione abbia posto la parola fine all’ipotetico sistema Montante che non è mai esistito”, commentato l’avvocato Giuseppe Panepinto, legale dell’ex leader di Confindustria Sicilia. “E’ caduta anche l’ipotesi di corruzione nei confronti del generale Ardizzone – aggiunge Panepinto – mentre per le altre ipotesi di corruzione leggeremo quali sono i motivi che hanno indotto la Corte a confermare i capi di accusa e valuteremo i percorsi giudiziari da proseguire sebbene la Corte abbia annullato le pene inflitte per tali capi di imputazione ritenendole inadeguate. Tant’è che ha annullato con rinvio per la rideterminazione della pena”.

Anche Ignazio La Russa e Matteo Renzi tra gli spiati dagli hacker Probabilmente notizie riservate come strumento di “ricatto” –

 

Report sui La Russa e Renzi, tirata in ballo anche la Lega: “Vendiamogli la piattaforma”

 

di    R.Lanza

Notizie giudiziarie riservate in possesso anche degli  hacker più spregiudicati.  Questo tipo di inchiesta, a dir la verità, non è nuova,, in Sicilia la Procura di Catania aveva scoperto alcuni anni addietro  una “banda” di infiltrati che passavano e/o vendevano informazioni agli imprenditori della zona.  Erano ufficiali di polizia giudiziaria, ( ricordate  l’ispettore forestale catanese Luca Ferlito che operava nella zona turistica di Nicolosi e Trecastagni, Pedara,  che aveva accesso al sistema informatico giudiziario di Catania?  Si scoprì che passava le notizie giudiziarie ad un imprenditore etneo in “cambio di favori e altro” Ebbene, anche se poi le procedure e difese legali  “assolvono”, i fatti negativi rimangono.   

Quel forestale perse credibilità ed operò in  un altro territorio della provincia etnea.  E certamente in un Tribunale un impiegato qualsiasi difficilmente potrà rubare notizie riservate e riconducibili ai potenti, o ai politici.  Può farlo direttamenye chi è abilitato a rivestire appunto  la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria eccetera.

Fatto questo preambolo il vizietto prosegue nel resto d’Italia. e  il dossieraggio – sistema Montante , ricordate pure ?  sotto processo ,è alquanto sgradito ai  politici di spicco perchè strumento di ricatto.

La notizia.Anche Ignazio La Russa, di Paternò (Ct), il figlio Geronimo e l’ex premier Matteo Renzi  di Firenze nel mirino del dossieraggio con i dati rubati alle banche dati.

Enrico Pazzali, presidente di Fiera Milano, indagato nell’inchiesta della presunta associazione a delinquere che mirava a fornire o creare dossieraggi illegali su imprese e volti noti, il 19 maggio del 2023 chiede di realizzare un report sul presidente del Senato. All’interlocutore il presidente di Fiera Milano dice: “fammene un’altra…Ignazio La Russa!”.

Intercettato, in via Pattari sede della società Equalize di cui è socio di maggioranza, Pazzali aggiunge: “E metti anche un altro se c’è … eh … come si chiama l’altro figlio? come si chiama? Eh … Geronimo come si chiama Geronimo La Russa? ma non si chiama Geronimo…come si chiama? Antonino? Metti Antonino La Russa… stavo pensando sia Antonino che Ignazio”. Il passaggio è riportato tra gli atti dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano.

Quanto a Renzi, il socio minoritario dell’Equalize, l’ex super poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari) “è scioccato – si  rileva  negli atti della procura – delle ricerche di Pazzali: ‘Minchia, quello va a fare Matteo Renzi cazzo però!’ e Nunzio Samuele Calamucci (presunto hacker ai domiciliari, ndr) spiega il rischio di essere scoperti e di una  possibile reazione del politico: “Ci incula…ci manda qua la finanza, i servizi, i contro servizi!”.

 

IL GUP LUPARELLO: “MAFIA TRASPARENTE, ACCESSI ABUSIVI INFORMATICI,POTERE,IL TEATRO DELL’ASSURDO DI MONTANTE

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CALTANISSETTA –

Fine della storia per l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante ed i suoi seguaci.   Il Gup di Graziella Luparello, nelle motivazioni della sentenza che lo ha condannato a 14 anni di carcere. lo definisce quale autore di “.. un progetto di occupazione egemonica dei posti di potere».

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Si tratta di un progetto, spiega il Gup, che «era stato condiviso da tutti coloro che traevano beneficio dalla progressiva attuazione di esso», i quali, «del resto, non avevano alcun motivo per rifiutare le varie proposte di carriera, politica, amministrativa o industriale-associativa che via via, grazie alla innegabile abilità relazionale di Montante, si presentavano. Un progetto – condiviso anche da chi sapeva che Montante era la chiave di accesso a ministeri, enti pubblici e imprese private per ottenere posti di lavoro, trasferimento o incarichi di prestigio: Montante non gestiva potere, ma lo creava».

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Nella foto d’Archivio- il Gup di Caltanissetta dottssa Graziella Luparello

Ora, «se associarsi è una pratica legittima, che gode anche di copertura costituzionale, senza scadere nella illiceità in ragione della sola finalità egemonica nelle istituzioni politiche – precisa il Gup -, associarsi per commettere reati, necessari per l’occupazione di posti di potere, integra il delitto di cui all’art. 416 c.p. Orbene, nel caso che ci occupa, gli imputati hanno commesso, in forma concorsuale, diversi delitti: gli accessi abusivi ai sistemi informatici della polizia».

 

Ma il Gup scopre altro su Montante : «è stato il motore immobile- sottolinea il giudice – di un meccanismo perverso di conquista e gestione occulta del potere, che, sotto le insegne di un’antimafia iconografica, ha sostanzialmente occupato, mediante la corruzione sistematica e le raffinate operazioni di “dossieraggio”, molte delle istituzioni pubbliche, sia regionali che nazionali, dando vita ad un fenomeno che può definirsi plasticamente non già quale mafia bianca, ma mafia trasparente, apparentemente priva di consistenza tattile e visiva e, perciò, in grado di infiltrarsi eludendo la resistenza delle comuni misure anticorpali».

 

«Si era in presenza di una catena di montaggio -afferma il Gup –  con ruoli prestabiliti, assolutamente collaudata e che ha funzionato per diversi anni, per l’esecuzione di un numero elevato di accessi abusivi». Secondo il gup «ciascuno degli anelli della catena di trasmissione era perfettamente consapevole di partecipare ad un’alleanza stabile, finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di accessi abusivi al sistema informatico, e perseguiva l’obiettivo di assicurare la longevità operativa del sodalizio, in quanto ciò appariva funzionale al mantenimento di un sistema di potere da cui tutti i federati traevano vantaggio».

 

«La sistemazione lavorativa o il trasferimento del pubblico ufficiale di turno, o di parenti o amici di questi – spiega il gup – era la valuta spesa da Montante per remunerare i sodali: una sorta di ripartizione degli utili prodotti da un’impresa che, con modalità illecite, creava e gestiva il potere».

 

Viene citato in una pagina della corposa sentenza anche ll’ex responsabile del Viminale, Angelino Alfano. Il gup nel descrivere il ruolo di Montante osserva: «Neppure l’allora ministro dell’interno Angelino Alfano, come da lui affermato, poteva permettersi di contraddirlo, e, nell’anno 2013, a sostegno della presunta “primavera degli industriali”, era stato persino “delocalizzato” il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che, senza alcun precedente nella storia della Repubblica Italiana, si era riunito a Caltanissetta: un’autentica genuflessione istituzionale innanzi a colui che nel 2015, nel pieno della bufera mediatica per il suo coinvolgimento nell’indagine per mafia, riusciva persino a farsi rafforzare il servizio di scorta».

 

Il gup di Caltanissetta, nelle motivazioni si dilunga molto su quella che, a suo avviso, era un’antimafia di facciata. Ed era senza riscontri in merito a presunti episodi intimidatori quale il rinvenimento di un proiettile innanzi all’abitazione, «di cui, come si è visto, nessuno dei collaboratori di giustizia ha saputo riferire e che, comunque, non pare potersi configurare come un’azione “trasversale” tale da lasciare presagire l’opposizione di “istituzioni” e “poteri”, non meglio precisati, alla rivoluzione legalitaria».

 

Per la Giustizia: «Montante dunque, parlava di “cappa”, di “azioni trasversali”, di possibili ostruzionismi da parte di “istituzioni” e “poteri” deviati, senza alcun dato oggettivo a suffragio delle sue elucubrazioni, nonostante le ripetute sollecitazioni, da parte dei componenti della commissione, ad inverare il suo discorso con elementi concreti tali da emanciparlo dalla libera esposizione di semplici impressioni».

 

«Orbene, – chiosa il gup – le invocazioni di aiuto di Montante contro vaghi spettri, ora collocati all’interno delle istituzioni, non altrimenti identificate, ora dentro presunte organizzazioni criminali, presentano spiccati profili di affinità tematico-stilistica rispetto al teatro dell’assurdo, ove i personaggi beckettiani attendono Godot senza sapere chi sia Godot e perché lo attendono. E quando la scena si chiude, Godot non è ancora arrivato».

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