“DPI BABY”, UN KIT PER PROTEGGERE I BIMBI RICOVERATI NEI REPARTI PEDIATRICI

 

Crowdfunding, nuova raccolta donazioni promossa da CittadinanzAttiva Sicilia

La Chirurgia Pediatrica e la Medicina Nucleare del Policlinico a ...

Catania-Palermo

 

Proteggere i più piccoli e le loro famiglie dal Covid19, distribuendo un “kit di protezione” nei reparti pediatrici di Catania e Palermo. È questo l’obiettivo del nuovo progetto approdato sulla piattaforma siciliana di crowdfunding (raccolta fondi online) “DPI Baby Desideriamo Proteggervi Incondizionatamente” è l’iniziativa promossa da CittadinanzAttiva Sicilia onlus per sostenere medici, genitori, ma soprattutto bambini in questo momento d’emergenza che, nei luoghi più sensibili come i reparti ospedalieri, si protrarrà ancora a lungo.

Con una piccola donazione- informa CittadinanzAttiva Sicilia – si potrà contribuire all’acquisto dei Kit Baby DPI, che comprenderanno: mascherine personalizzate per bambini, mascherine chirurgiche per mamma e papà, mascherine ffp2 per i sanitari, termometri laser per i reparti, termometri standard per le famiglie, brochure informative per i genitori.

I dispositivi verranno distribuiti nei reparti di Chirurgia Pediatrica e Pediatria dall’Arnas Garibaldi di Nesima (Catania), presso l’Unità Operativa di Oncoematologia Pediatrica dell’Arnas Civico, Di Cristina e Benfratelli di Palermo e tra le corsie dell’Oncologia Pediatrica del Policlinico di Catania.

«L’obiettivo – spiega il segretario regionale di CittadinanzAttiva Sicilia Giuseppe Greco – è quello di potenziare la protezione dei piccoli pazienti e dei loro familiari dalla infezione da Coronavirus, contribuendo anche al benessere della famiglia attraverso un potenziamento del senso di sicurezza dei genitori, proiettato anche e soprattutto nei nostri bambini».

 

DONATI DUE VENTILATORI POLMONARI AGLI OSPEDALI GARIBALDI E CANNIZZARO

CATANIA

 

Il presidente Consiglio Notarile Andrea Grasso

«L’emergenza in atto ha immediatamente mostrato il ruolo strategico che ricopre ogni singolo presidio ospedaliero all’interno della comunità di riferimento: per questo motivo il nostro Consiglio si è attivato tempestivamente per lanciare una raccolti fondi tra i propri iscritti, con l’obiettivo di dare un contributo concreto alla battaglia contro Covid19». Il presidente del Consiglio Notarile di Catania e Caltagirone Andrea Grasso ha così coinvolto i notai del Collegio per l’acquisto di due ventilatori polmonari, uno destinato all’Arnas Garibaldi  e collocato all’interno di Palazzo Signorelli, lo stabile dedicato alla gestione dei pazienti affetti dal virus – e l’altro alla terapia intensiva dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, strutture in prima linea per salvaguardare la salute dei cittadini e salvare vite umane.

Il Consiglio Notarile del capoluogo etneo ha voluto contribuire e manifestare la propria vicinanza a medici, infermieri e volontari che operano quotidianamente e con grandi sacrifici in corsia, per fronteggiare questo delicatissimo momento che ci vede tutti coinvolti. «Abbiamo acquistato i dispositivi in pronta consegna ed effettuato la donazione, cercando così di accorciare i tempi ed evitando di gravare sulla struttura ospedaliera da un punto di vista burocratico e organizzativo. Un piccolo segnale di stima e riconoscenza – conclude Grasso – nella speranza di poter superare al più presto quest’emergenza, rafforzando il legame tra i cittadini con piccoli gesti solidali che uniscono tutti verso un obiettivo comune».

PERCHE’ I CITTADINI FANNO TANTE DONAZIONI SPONTANEE E I PARLAMENTARI NON “RINUNCIANO A PARTE DELLO STIPENDIO”?

l'Antipatico: aprile 2008
Foto Ag.

di     Raffaele Lanza

Con la pandemia che ormai si sta drammaticamente diffondendo in tutto il mondo, è partita anche una sorta di gara di solidarietà per aiutare le strutture ospedaliere, i sofferenti deboli  e la Protezione Civile a fronteggiare la diffusione del virus.

I cittadini italiani hanno donato circa 115 milioni di euro, attraverso la raccolta organizzata dalla Protezione Civile, per affrontare l’emergenza Coronavirus. Altre raccolte spontanee sono state avviate per iniziativa di singoli cittadini e di associazioni, anche a livello locale. Come sapete l’Italia si sta dotando di milioni e milioni di mascherine, di nuovi macchinari per supportare la respirazione dei pazienti colpiti dal virus e di ulteriori posti in terapia intensiva, dove mettere quei respiratori a disposizione di chi ne ha bisogno. 

Il governo e lo Stato tutto stanno facendo la loro parte con risorse e mezzi senza precedenti, i cittadini nella stragrande maggioranza dei casi stanno rispettando le regole fortemente restrittive che ci siamo dovuti dare e fanno donazioni, il Parlamento sta lavorando per perfezionare e approvare i provvedimenti urgenti che sono stati varati. Ma manca qualcosa: se i cittadini hanno raccolto così tanti soldi, cosa aspettano i parlamentari a fare lo stesso rinunciando a una parte del loro stipendio? 

Parlamentari e ministri della Bulgaria hanno deciso di donare il loro stipendio al sistema sanitario pubblico, finché rimarranno in vigore le misure di contenimento contro il nuovo coronavirus. 

Quello che in Italia fanno gli eletti del MoVimento 5 Stelle dal 2013 possono farlo anche quelli delle altre forze politiche per tutta questa legislatura. Raccogliamo 60 milioni l’anno e destiniamoli agli ospedali, alla sanità in generale, al sostegno economico di cittadini e imprese che devono resistere e riprendersi durante e dopo questa emergenza.

Ci sono tante possibili destinazioni per questi fondi, sarà un piacevole problema scegliere quali privilegiare. Ma adesso dobbiamo prendere una decisione tutti insieme alla Camera e al Senato: diamo quasi 200 milioni in tre anni alla causa collettiva italiana.

Sarà gratificante per chi decide di compiere questo gesto e per chi ne trarrà un beneficio.”

 

Fin qui il Comunicato del M5S

Francamente abbiamo notizia che tutti i partiti italiani  hanno messo in atto delle raccolte fondi, alcuni  hanno scelto di devolvere una parte del loro stipendio alla causa.  Non elenchiamo i gruppi politici perchè la beneficenza non deve avere un nome ma un cuore.  Ma la domanda spontanea che il cittadino si pone è un ‘altra, un po’ diversa anche dal Comunicato/articolo dei 5 Stelle: Si sta facendo abbastanza fra i politici, deputati oppure si tratta delle solite azioni buone esteriori?

Sappiamo che la donazione dei pentastellati corrisponde a 3 milioni di euro derivanti dai tagli agli stipendi alla Protezione civile. Il partito democratico tramite gli esponenti onli Delrio e Marcucci hanno avviato una sottoscrizione con donazioni a partire da 1000 euro. Fratelli d’Italia devolve -comunicato social – l’indennità parlamentare di marzo
Sul conto corrente della Protezione civile figurano anche le donazioni di Silvio Berlusconi (10 milioni di euro per la realizzazione del “reparto di 400 posti di terapia intensiva alla Fiera di Milano), l’imprenditore Della Valle con 5 milioni di euro da consegnare alle famiglie dei medici ed infermieri caduti sul campo per il coronavirus ,  Antonio Tajani che ha deciso di devolvere la sua indennità da parlamentare europeo del mese di marzo alla città di Fondi alla quale è “legato da molti anni”        Non tutti-in ogni caso- si sono tagliati lo stipendio parlamentare e sarebbe interessante, in caso positivo, saperlo per dare “a Cesare quel che è di Cesare”

 

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CROWDFUNDING, «CUORE NON MENTE»,PROGETTO ALZHEIMER

 

Su Laboriusa.it il progetto degli alunni dell’Istituto comprensivo S. Raiti

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LOTTERIA DI BENEFICENZA A SOSTEGNO DEL “CORTO” SULL’ALZHEIMER

 

SIRACUSA

 “Cuore NON Mente”, anche d’estate: il progetto di sensibilizzazione sull’Alzheimer – on line sulla piattaforma siciliana di crowdfunding Laboriusa.it – è nel vivo della raccolta fondi solidale, che consentirà agli alunni dell’Istituto comprensivo “Salvatore Raiti” di Siracusadi realizzare un cortometraggio su una patologia purtroppo sempre più diffusa. Un viaggio che racconta, non la malattia in senso stretto, ma il suo contesto e l’impegno delle famiglie per assistere i propri cari, allo scopo di far conoscere un percorso di vita scandito da sofferenza sì, ma soprattutto da amore e conforto.

Anteprima immagine

L’obiettivo del crowdfunding è raggiungere 5mila euro di donazioni, al fine di sostenere le spese necessarie per le attrezzature di ripresa e regia del cortometraggio. Un traguardo sempre più vicino grazie ai sostenitori “dal basso”, all’attivismo della #gentelaboriusa, e alla campagna d’informazione sul progetto che ha portato a una recente collaborazione con il Centro Alzheimer di Siracusa.

“Cuore NON Mente” sta infatti suscitando nel territorio grande interesse, stimolando anche iniziative collaterali: da settembre sarà avviato un ciclo di presentazioni e incontri divulgativi nelle scuole, insieme alle associazioni di volontariato e di attivismo civico. Inoltre, chi sceglierà di sostenere il progetto avrà la possibilità di partecipare alla lotteria ideata per ringraziare simbolicamente tutti coloro che prendono parte alla raccolta fondi: in occasione della chiusura del crowdfunding – prevista il 31 ottobre 2019 – verrà estratto a sorte uno scooter in palio.

Tra le patologie più diffuse in Italia, soprattutto nella terza età, l’Alzheimer colpisce anche il legame della persona con i propri affetti, dunque è importante per il malato avere un’assistenza familiare capace di stimolare la sua mente per tenerla ancorata al vissuto e al presente. Sarà questo il vero cuore del racconto degli studenti siracusani, restituendo così alle giovani generazioni una maggiore consapevolezza del problema.

Troppe distorsioni e squilibri nei metodi di finanziamento ai partiti

 

Risultati immagini per immagine dei partiti

 

Pubblichiamo un’indagine di Open Polis riguardo il sistema di finanziamento dei partiti e l’idea di ridurre le quote assegnate ai partiti con le donazioni dei privati . Tra 2013 e 2017 le entrate dei partiti si sono fortemente ridotte. Questa contrazione è dovuta a due fattori: la progressiva fine dei rimborsi elettorali e la diminuzione delle donazioni da aziende e privati. Nell’arco di tempo, in esame, 2013/17, è cessato il rimborso elettorale.     Oggi i partiti possono avvalersi del 2 x 1000 e gli incentivi fiscali sulle donazioni dai privati ai partiti

Nel primo caso è possibile farlo con la dichiarazione dei redditi destinando una quota irpef ad un partito ma non è la stessa cosa. I vecchi rimborsi elettorali valevano infatti oltre 180 milioni di euro all’anno ed erano automatici ,venivano erogati cioè a secondo dei voti ricevuti dalla lista nelle elezioni.La forza politica riceve il corrispettivo solo se il contribuente decide di darlo anche se spesso è il Caf o commercialista a fare questa indicazione all’insaputa del cliente/contribuente.     Questo sistema ha garantito nell’anno migliore 15,3 milioni di euro di entrate. Meno quindi della garanzia offerta dai rimborsi elettorali “automatici”.

 

il nuovo metodo di finanziamento pubblico

 

In origine gli stanziamenti erano 27,7 milioni per il 2016 e 45,1 milioni per il 2017, poi ridotti con legge di stabilità 2016. Nel 2015 sono stati erogati 9,6 milioni (come da stanziamento), mentre la parte restante (2,7 milioni) è stata versata l’anno successivo. (dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (11 gennaio 2018)

La conseguenza è stata un calo delle entrate complessive dei partiti, ridotte di oltre il 60% nel periodo considerato. Un cambiamento traumatico per le forze politiche, se si considera che è avvenuto in appena 5 esercizi di bilancio. Sotto molti aspetti prevedibile, data la mole di introiti che garantivano i rimborsi elettorali.

Tralasciamo qui – osserviamo noi di SUD LIBERTA’ – tutto il periodo contrassegnato dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto gran parte delle classi politiche precedenti , in particolare i segretari, cassieri, economi, a dirottare somme ingentissime di finanziamento pubblico nei propri conti correnti privati.  Il Pool di magistrati “Mani pulite” farà storia….

il valore del 2×1000 nel 2017

Dall’introduzione il 2×1000 è cresciuto, ma non abbastanza sia rispetto allo stanziamento (25,1 milioni di euro a regime dal 2017), sia in confronto a quanto garantivano i vecchi rimborsi elettorali. Con conseguenze negative sulle casse dei partiti politici.

Ma la contrazione delle entrate dei partiti non va addebitata unicamente al taglio del finanziamento pubblico. Anche le donazioni da privati sono diminuite tra 2013 e 2017, nonostante uno degli obiettivi fosse proprio incoraggiarle. Il decreto Letta infatti ha previsto una detrazione (irpef e ires) del 26% su quanto donato alle forze politiche iscritte nel registro dei partiti, per cifre comprese tra 30 e 30mila euro. Per questa misura la stessa legge aveva quantificato minori entrate pari a 27,4 milioni nel 2015 e a 15,65 milioni dal 2016, prevedendo quindi donazioni annue molto superiori.

Contrariamente alle aspettative, le forze politiche stanno ricevendo molto meno di quanto previsto. La contribuzione dai privati ai partiti politici è passata dagli oltre 40 milioni di euro del 2013 a circa 16 milioni nel 2017.

Solo dal 2014 è stato inserito un tetto annuo alle donazioni private.

Il 2013 è stato l’anno record nel periodo esaminato (oltre 40 milioni di euro di donazioni complessive), ma merita alcune considerazioni a parte rispetto al resto della serie storica. Primo perché si tenevano le elezioni politiche, quindi è ragionevole ipotizzare che i partiti avessero attivato meccanismi di raccolta fondi più efficaci. In secondo luogo, era l’ultimo anno senza limiti al finanziamento privato: dal 2014 il decreto Letta ha introdotto un tetto di 100mila euro annui a persona o azienda. Per fare un esempio, nel 2013 il solo Silvio Berlusconi versò a Forza Italia 15 milioni di euro, operazione che sarebbe stata impossibile pochi mesi dopo.

-72% le donazioni ai partiti da aziende e altri enti tra 2013 e 2017.

Negli anni successivi la tendenza è stata discendente, in particolare sulle donazioni da persone giuridiche. Al contrario per le erogazioni da persone fisiche, dopo anni di calo, dal 2017 si registra una prima inversione di tendenza. Sarà interessante capire se questo trend sarà confermato nei bilanci 2018, data la necessità di raccogliere fondi per le politiche del 4 marzo.

C’è comunque un aspetto da tenere presente quando parliamo di donazioni da persone fisiche. Buona parte di queste non sono donate da comuni cittadini: sono versate da parlamentari ed eletti al partito di appartenenza. Si tratta delle quote di indennità versate come contributo al partito, una prassi di lunga data, talvolta prevista anche da statuti e regolamenti interni.

Donazioni dagli eletti

Sul piano giuridico non c’è alcuna differenza tra i contributi degli eletti e le altre donazioni private. Possono infatti essere portate ugualmente in detrazione, se versate ad un partito registrato. Ma nella sostanza la differenza è netta. Il contributo del parlamentare è calcolato rispetto a un’indennità erogata dallo stato o dalla regione. Non è quindi irragionevole ipotizzare che indennità e rimborsi vengano mantenuti all’attuale livello anche allo scopo di finanziare partiti e movimenti.

A maggior ragione in tempi di contrazione delle entrate, il contributo di parlamentari e rappresentanti delle istituzioni diventa strategico per gli equilibri di bilancio.

Venuti meno i rimborsi elettorali, molte delle principali forze politiche in questi anni hanno cercato massimizzare questo tipo di entrate. Sono le stesse relazioni allegate ai bilanci dei partiti a raccontarlo. Ad esempio in quella di Forza Italia l’amministratore nazionale segnala:

Rispetto al precedente esercizio si è verificato un notevole generale aumento (…) in particolare, le contribuzioni da parlamentari si incrementano di circa il 76%, mentre quelle provenienti da consiglieri regionali evidenziano un importo di circa sette volte maggiore rispetto a quanto raccolto il precedente anno.     Nasce la consapevolezza per qualche partito politico che   raccogliere i contributi dagli eletti diventa una via necessaria per finanziare la propria attività politica. Lo stesso M5s, dalla XVIII legislatura, ha scelto di far versare ai propri parlamentari una quota dell’indennità (300 euro al mese) per il funzionamento dell’associazione Rousseau e della relativa piattaforma.

5,9 milioni i contributi che i parlamentari del M5s verseranno all’associazione Rousseau nel corso della legislatura se questa durerà 5 anni.

Questo meccanismo di finanziamento pubblico però rischia di generare delle pesanti distorsioni nella competizione politica. Favorisce a dismisura le forze che hanno già una ampia presenza nelle istituzioni, mentre penalizza quelle con meno eletti. Nella stessa direzione si muove il sistema di finanziamento dei gruppi parlamentari, che viene erogato in parte in quota fissa e in parte in proporzione alla numerosità del gruppo.

Una nuova centralità ai gruppi parlamentari

Mentre il finanziamento pubblico ai partiti veniva ridotto drasticamente, quello ai gruppi parlamentari è rimasto abbastanza stabile. Stiamo parlando dei contributi che i due rami del parlamento versano ai gruppi per le loro attività istituzionali. Si tratta di 32 milioni di euro alla camera e 21 milioni di euro al senato. Con la fine dei rimborsi elettorali, queste cifre hanno dato una nuova centralità ai gruppi parlamentari a discapito dei partiti politici.

53 milioni i contributi pubblici annuali che le due camere versano ai gruppi parlamentari.

Per averne riscontro, basta confrontare le entrate delle 4 maggiori forze politiche, in termini di finanziamento pubblico ai partiti e ai gruppi parlamentari.

Il M5s non ha mai ricevuto 2×1000 e rimborsi elettorali, ma non ha rinunciato ai contributi pubblici ai gruppi parlamentari (quasi 32 milioni tra 2013 e 2017).

Per tutte le maggiori forze politiche, ad eccezione della Lega Nord, il finanziamento pubblico incassato dai gruppi è stato superiore a quello ricevuto dai rispettivi partiti. Una tendenza che nei prossimi anni potrebbe consolidarsi, data l’eliminazione dei rimborsi e i limiti finora riscontrati nella raccolta del 2×1000. l gruppi parlamentari si sono trovati così ad acquisire sempre più importanza negli equilibri del sistema politico. Tra le altre cose, hanno finito per farsi carico anche di attività che tradizionalmente spettavano alle strutture di partito.

Tra 2013 e 2017 i partiti censiti hanno ridotto le loro spese del 75%, passando complessivamente da 129 a 31 milioni di euro. Una delle voci di spesa più importanti tra quelle tagliate è stata quella per il personale, grosso modo dimezzata nel periodo considerato. Presi insieme, i partiti spendevano circa 20 milioni per pagare i propri dipendenti, oggi questa voce di spesa ne vale meno di 10.

-52% la spesa per il personale dei partiti tra 2013 e 2017.

Gli interventi normativi di questi anni hanno cercato di facilitare la ristrutturazione degli apparati partitici, anche attraverso incentivi come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà.

Altro esempio di incremento dell’attività dei gruppi parlamentari lo si vede dall’andamento delle spese in comunicazione. Si tratta di una voce di spesa pensata per l’ordinaria comunicazione dell’attività di ciascun gruppo parlamentare, ma nel corso degli anni questo capitolo ha contribuito in modo decisivo alle spese per la propaganda anche in occasione delle campagne elettorali. Così mentre i partiti riducevano la loro esposizione, i gruppi hanno aumentato le spese per la comunicazione da 2,9 a 5,4 milioni di euro tra 2014 e 2016. Si tratta di una scelta lecita, ma impropria rispetto alle finalità per cui erano stati previsti quei fondi.

Occorre un urgente intervento

L’analisi conferma la necessità di intervenire con una legge organica che disciplini il finanziamento alla politica. Le riforme più recenti intendevano ridurre il finanziamento pubblico e incentivare quello privato. Dopo cinque anni si sono acuiti gli squilibri del sistema, con i partiti sempre meno rilevanti e altri soggetti che acquisiscono un peso politico crescente. Abbiamo visto il caso dei gruppi parlamentari, più semplice da ricostruire in quanto i loro bilanci sono pubblicati in allegato ai consuntivi di camera e senato.

Nessuna riforma finora ha preso atto che la politica è svolta da più soggetti, non solo dai partiti.

Oltre ai gruppi, si fa strada una pluralità di attori, generalmente non trattati come soggetti politici di rilievo: associazionifondazionisingole personalità politiche. Questi possono raccogliere finanziamenti privati (e in alcuni casi anche pubblici), ma sono sottoposti ad obblighi di trasparenza diversi da quelli dei partiti. Lo stesso vale le articolazioni locali delle forze politiche, che solo in limitati casi sono tenute a far revisionare i propri bilanci. In questo contesto, interventi che regolamentano, magari in modo stringente, solo una parte degli attori in campo rischiano di essere controproducenti. Serve un testo di legge che parta dal presupposto che la politica ormai è svolta da tanti soggetti, e non possono essere lasciate zone grigie su come si finanziano.
le donazioni private derivano dagli eletti (80%)

Le donazioni da privati dovevano essere l’altro canale di finanziamento del nuovo sistema. In realtà queste non sono decollate, gran parte delle donazioni da persone fisiche derivano dal contributo degli stessi eletti, come parlamentari e consiglieri regionali. Con percentuali che variano tra le singole forze politiche.

il rapporto tra le spese dei gruppi e quelle dei partiti per il personale

La spesa principale dei gruppi parlamentari – concludiamo lo studio di Open Polis-  è quella per il personale, e vale circa 40 milioni di euro annui. Parallelamente, per i partiti questa voce è calata a meno di 10 milioni annui. Un esempio che aiuta a capire come nella crisi dei partiti si facciano strada altri soggetti politici. Con una differenza sostanziale: i gruppi parlamentari sono tenuti a svolgere attività istituzionale, ed è improprio utilizzarli per altre finalità.