Giornalista ed impegno politico: mostra a Milano su Rosa Genoni, la pioniera superstar della Moda italiana e per i diritti sul femminismo

 

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  Si chiude la mostra a Milano :   Impegno civile  , giornalismo ,diritti delle donne  e fotomodelle : quando la moda diventa cioè una cosa molto seria

La mostra,attrae visitatori di tutta Italia e anche turisti, aperta a Milano dal mese di gennaio, dedicata a Rosa Genoni, la prima grande stilista di moda italiana e pioniera di quello che oggi noi conosciamo come Made in Italy. La mostra, intitolata Una donna alla conquista del ‘900, si conclude tra tre giorni (il 17 Marzo) presso l’Archivio di Stato Palazzo del Senato  – Documenti, fotografie, abiti per ricostruire un’esistenza davvero straordinaria, capace di rivoluzionare il modo di intendere e di fare moda in Italia.     Un impegno, un grande lavoro  . Ma si scopre , come descritto dagli autori della mostra, che  Rosa Genoni andava  oltre alla moda, i suoi interessi riguardavano il pacifismo, il femminismo, i diritti delle minoranze, e ben presto si fece conoscere anche per le sue doti da giornalista e il suo impegno politico.


Già nella mostra, alcune informazioni . Rosa Genoni nasce nel 1867 a Tirano, tra le montagne dell’Alta Valtellina, da una famiglia semplice. Prima di diciotto figli, nonostante le umili origini, decise sin da piccola di voler evadere da quella realtà così piccola quale era il suo paese d’origine. A dieci anni si trasferisce a Milano per cercare lavoro e viene assunta come piscinina (l’apprendistato poco pagato dell’epoca per le ragazze di famiglie poco abbienti che sarebbero diventate sartine a servizio di sarte in negozi più esperti). Decide, inoltre, di iscriversi alle scuole serali per studiare il francese.

All’età di diciotto anni era già sarta di prima o première. Aveva a lungo lavorato in una delle più note case di moda milanesi H.Haardt et Fils, dove (conformemente all’uso dell’epoca) venivano riprodotti esclusivamente modelli francesi, fedele riproduzione di bozzetti “rubati” o acquistati a caro prezzo nei più famosi atelier parigini del tempo quali Paquin, Chéruit, Charles Frederick Worth, Doucet, Callot…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

. Per le sue creazioni Rosa Genoni impiegò esclusivamente tessuti italiani e dichiarò:

«IL NOSTRO PATRIMONIO ARTISTICO POTREBBE SERVIRE DA MODELLO ALLE NUOVE FORME DI VESTI E DI ACCONCIATURE, CHE COSÌ ASSUMEREBBERO UN CERTO SAPORE DI RICORDO CLASSICO ED UNA VAGA NOBILTÀ DI STILE […] COME MAI NEL NOSTRO PAESE DA PIÙ DI TRENT’ANNI ASSURTO A REGIME DI LIBERTÀ, IN QUESTO RINNOVELLARSI DI VITA INDUSTRIALE ED ARTISTICA, COME MAI UNA MODA ITALIANA NON ESISTE ANCORA?»

Si apprende altro di questa nota stilista. Fu la delegata italiana dell’International Congress of Women e del Women’s International League for Peace and Freedome fece parte del gruppo di donne capeggiate da Jane Addams e Aletta Jacobs che nel 1915 incontrò i ministri degli esteri di Austria-Ungheria, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Svizzera per proporre la realizzazione di una commissione di esperti per la cessazione della Grande Guerra.

Contrastò  il  regime, collaborò come aspirante giornalista inviata per L’Avanti! e si impegnò per il miglioramento delle condizioni di lavoro femminili. Ancora, durante la Seconda Guerra Mondiale, promosse una politica di neutralità e pace tra le nazioni.

Conobbe da vicino le condizioni di lavoro di tante ragazze come lei, costrette a lavorare per pochi soldi per ore e ore, con una paga da fame. A Milano i dirigenti politici  capiscono che è la giovane Rosa la persona giusta da inviare a Parigi, per discutere in un Convegno internazionale sulle condizioni dei lavoratori. Arriva la svolta: Rosa, donna giovane di grande gusto, intelligenza e umanità, giornalista ,entra a far parte della Lega Promotrice degli Interessi femminili e poi si avvicina alle posizioni di Anna Kuliscioff, di cui sosterrà le battaglie per l’emancipazione delle donne lavoratrici e per la tutela dei minori.

L’indecenza continua in RAI dove nessuno “vuole controllare”: compensi elevati a Grillo, Benigni, Celentano

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di R. Lanza

L’indecenza continua. Dobbiamo sopportarci la pubblicità insulsa del milionario ex calciatore Totti e adesso di peggio perchè la vergogna è tipica istituzionale perenne della Rai Tv. Trentamila euro la Rai- apprendiamo – ha speso  per ricomprare circa 20 minuti di show di Beppe Grillo,comico e “garante” del M5S,  settantamila euro per ‘C’è Celentano’ e circa centosessantamila per ‘C’è Benigni’.   Cifre- scandalo – pagate da Rai2 per realizzare gli show celebrativi di tre personaggi. La differenza nelle cifre ha pure delle “ragioni” anche se il termine suona paradossale nella circostanza:  del comico Grillo la Rai deteneva quasi tutti i diritti tranne quelli dal 2007 in poi; di Celentano solo una parte ma il Clan avrebbe dato del materiale inedito a titolo gratuito; di Benigni Rai2 ha dovuto ricomprare quasi tutto, perché il regista e attore premio Oscar ha comprato i diritti di tutti i suoi show Rai.

Per ‘C’è Benigni’ Rai ha dovuto ricomprare circa 70-80 minuti, di cui una decina di minuti di film, e il costo al minuto del cinema è più caro di quello degli show teatrali o televisivi. Si apprende infine che parte dei 160.000 euro di ‘C’è Benigni’ sono andati a compensazione di un pezzo di proprietà di Benigni montato dentro la puntata “Adrian ” dedicata a Celentano.
A questo punto non riusciamo a capire che vigilanza e controllo faccia il nuovo presidente Rai e il consiglio di amministrazione.    In un momento delicato come questo che attraversa il nostro Paese queste cifre/compensi costituiscono uno scandalo se è vero com’è vero che diverse Regioni d’Italia sono state costrette ad elaborare persino un Piano regionale contro la povertà esistente.        E ci sorprende come Grillo, paladino del M5S, non abbia rinunziato al compenso per i diritti Show.   Sarebbe bastata una telefonata alla Rai – e un comunicato -o al “suo” presidente che tanto piace ai pentastellati per chiarire la sua posizione etico-morale.

Difesa della Liberta’ : Messaggio di Mattarella a ricordo dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema (560 morti)

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A difesa della Libertà, Sergio Mattarella, in una nota diffusa dal Quirinale, ricorda l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema commesso dai nazifasciti il 12 agosto del 1944 e costato la vita a 560 persone di cui 130 bambini.

Sant’Anna di Stazzema è nel cuore degli Italiani –  – Lo spaventoso eccidio nazifascista, compiuto il 12 agosto di settantaquattro anni fa, costituisce uno dei vertici di più sconvolgente disumanità che la guerra seppe toccare, destando orrore tra gli orrori. Al tempo stesso la fermezza e la dignità mostrate dalla popolazione di Sant’Anna nel ricostruire la comunità dopo l’immane tragedia e nel trasmettere ai giovani il ricordo e i valori fondamentali della vita hanno consentito di accumulare tesori preziosi per il Paese intero, il suo tessuto democratico, la sua cultura di pace”.

“In questo giorno di ricorrenza, desidero esprimere il rinnovato dolore per le tante vite innocenti così crudelmente martoriate, e insieme i sentimenti di vicinanza ai familiari delle vittime, ai discendenti, a tutti coloro che oggi partecipano alle celebrazioni di Sant’Anna di Stazzema. Il commosso saluto della Repubblica si unisce a quello di tutti gli italiani e di tutti gli europei che considerano irrinunciabile quel patrimonio di libertà, di diritti, di solidarietà che, dopo la Liberazione, i nostri popoli sono riusciti a costruire e che siamo sempre chiamati a difendere da ogni minaccia“.

“Una spietata ferocia – prosegue Mattarella – si accanì allora su bambini, donne, anziani inermi, spezzando sentimenti e speranze, oltraggiando i loro corpi, occultando ogni segno di umanità negli stessi aguzzini. A tanto può giungere la violenza, l’odio, la smania di dominio: questa memoria consegna alle nostre coscienze un monito che mai può essere cancellato”. “Sta ora al nostro impegno e alle nostre responsabilità, personali e collettive, rafforzare nei tempi nuovi la cultura della vita, la pace tra uomini e popoli liberi, la solidarietà necessaria per dar vita a uno sviluppo davvero condiviso e sostenibile”……

“Le schedature sono incostituzionali” spiega Conte sull’ipotesi di Salvini sui Rom

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Quella del censimento nei campi rom non è una priorità”. Retromarcia di Matteo Salvini a seguito di un dialogo/chiarimento con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio che non ha condiviso l’osservazione sui Rom.  ” Qui nessuno ha in mente di fare schedature o censimenti su base etnica, che sarebbero peraltro incostituzionali in quanto palesamente discriminatori avverte  il premier Giuseppe Conte, che congela l’ ipotesi ventilata dal titolare del Viminale, spiegando che la posizione del governo è chiara, con l’obiettivo esclusivo “di individuare e contrastare tutte le situazioni di illegalità e di degrado ovunque si verifichino, in modo da tutelare la sicurezza di tutti i cittadini”.

Per quanto riguarda le comunità rom – ha spiegato il capo del governo rivelando quindi la sua piena autonomia dai due leader politici vicepremier – ben vengano iniziative, peraltro già sperimentate negli anni in varie città italiane, mirate a verificare l’accesso dei bambini ai servizi scolastici, alla luce del fatto che non di rado vengono tenuti lontani dai percorsi obbligatori di istruzione e formazione cui ogni minore ha diritto”. Parole, messe nere su bianco, che sono un’altolà al vicepremier Salvini che nel pomeriggio aveva rilanciato sul censimento. Eppure, ancora all’ora di pranzo, Salvini non arretrava di un passo: “Io non mollo e vado dritto! Prima gli italiani e la loro sicurezza” twittava sul censimento. Alla fine, la precisazione. Complice anche il pressing del vicepremier 5 stelle Luigi Di Maio: “Sono cose che su base razziale non si possono fare”.