di RAFFAELE LANZA
Palermo
Sono anni bui questi che stiamo vivendo come mai la nostra Regione ne attraversò nel passato vicino e remoto. E se le dichiarazioni di un governatore come Nello Musumeci secondo il quale “il 7o% dei dipendenti regionali è inutile” è altrettanto vero allora il fenomeno parallelo della “protezione” dei sindacati rappresentativi che si configura più “distruttivo”, fazioso, carico di interessi personali ed economici. Recentemente abbiamo ascoltato questa dichiarazione:”
“Non è più tollerabile assistere ad una sorta di crociata contro i dipendenti regionali per raccattare qualche consenso o per altre inconfessabili ragioni. Il lavoro pubblico è e deve restare un valore che va difeso fino in fondo, per garantire servizi all’altezza dei bisogni dei cittadini e delle imprese»
Più o meno quasi tutti i rappresentanti sindacali hanno diffuso questo assunto e condividono per solidarietà la preriferita espressione.
Sarebbe pretendere troppo che la Regione siciliana con la sua classe dirigenziale alla quale si sono ancorate la gran parte delle fasce A e B, cioè il risultato di una vasta operazione clientelare politica degli ultimi decenni, alla quale la Sicilia politica più deteriore ha servito una stabilizzazione di rapporto lavorativo, ha inventato l’abuso, l’arrivismo con dirigenti che si sceglievano le unità operative e i servizi da comandare con il placet dei dirigenti generali, l’insipienza amministrativa, il mobbing del personale servile concertato con il capoufficio o dirigente d’unità,il parassitismo degli inetti, la pretensiosità delle forze sociali organizzate, Si converrà agevolmente su questo crediamo. Quel che ci rende diversi ed ha accelerato la caduta civile di una Regione dove il massimo rappresentante politico ha constatato l’inutilità del “7o% del personale regionale, e se fosse un privato quindi li licenzierebbe legittimamente perchè non ne vedrebbe necessità alcuna”, sono due elementi: le dimensioni enormi di questi fenomeni distruttivi che nel resto del Paese, in altre regioni, sono più attenuati e l’assenza pressochè assoluta di fenomeni costruttivi, ossia compensativi.
Alla Regione si aveva il posto un tempo con un biglietto da visita dell’onorevole, guai all’epoca a fare denuncia. Poi via via i dirigenti generali hanno cercato -come ai Beni culturali , e l’epoca non è neppure lontana- di inquadrare il figlio appena laureato con lo stratagemma di “consulente”. Il posto era di “funzionario direttivo”. Niente male anche se alcuni avevano poi scoperto il “trucco”. Non si può tirare troppo la corda, anche se i governatori dell’epoca avevano la patente di Mafiosi.
Oggi Musumeci in realtà scopre l’acqua calda. Tutti sapevano – e tuttora sanno- come vanno le cose realmente alla Regione. Come dare torto al governatore?
Lui stesso ha provato adesso l’incapacità di due suoi “comandanti generali” dell’Arit e del Dipartimento Attività produttive,.Enzo Falgares e Carmelo Frittitta. La notizia è freschissima. Ha costituito un collegio ispettivo per accertare eventuali responsabilità sul mastodontico flop del click day del bonus destinato dalla Regione siciliana alla concessione di contributi a fondo perduto alle microimprese dell’Isola danneggiate dal lockdown.Con apposito decreto firmato nei giorni scorsi, Musumeci nominava dirigenti interni dell’amministrazione regionale e anche “soggetti esterni” al fine “di verificare le procedure previste per la concessione dei contributi” sul Bonus Sicilia e “la relativa gestione”.
Nel decreto il Presidente Musumeci ricordava i “disservizi creati alle imprese” dopo “la sospensione e l’annullamento della procedura” e le conseguenti “ripercussioni sull’immagine dell’amministrazione regionale”. Lo scorso 5 ottobre era previsto il cosiddetto ‘click day’, cioè la selezione per assegnare i 125 milioni di euro a fondo perduto alle imprese danneggiate dal lockdown. Una selezione mai partita. Il governatore ha ritenuto dunque che “è necessario procedere con una apposita attività ispettiva alla verifica delle cause che hanno determinato la richiamata sospensione e annullamento della procedura di ricezione delle istanze prevista per l’avviso pubblico Bonus Sicilia”.
Quel giorno- ricorderemo – la piattaforma digitale creata dalla Regione a cui le imprese avrebbero dovuto inoltrare la domanda nel più breve tempo possibile, a partire dalle 9, era andata subito in tilt sotto il peso di oltre 56mila istanze. Il sito non si apriva neanche e sulla schermata iniziale appariva un sintetico messaggio che rinviava il click day all’8 ottobre, alle ore 9.
Ma neppure l’8 ottobre è stato possibile accedere al click day. Perché dopo il crash registrato dalla piattaforma online che avrebbe dovuto dare il via alla ‘corsa’ telematica per ottenere una fetta dei 125 milioni di euro decisi con l’ultima finanziaria varata dall’Ars, la Regione si è arresa e ha annullato il ‘click day’, decidendo di spalmare le risorse su tutte le aziende registrate sulla piattaforma andata in tilt “a causa di una problematica tecnica imputabile a Tim Spa”, come venne detto quel giorno.
Ecco abbiamo ricordato questo episodio perchè il più recente. Ma vicende di questo genere sono numerose negli Uffici della Regione siciliana dove non c’è amicizia alcuna nè amore fra le file dei dipendenti delle categorie più disparate ..
Vi è stato finora un turpe protezionismo, in taluni casi interventi di magistratura come ai Beni culturali , alle Soprintendenze. I nostri lettori ne sono stati informati e ne saranno informati. Ma è il silenzio che copre generalmente tutte le magagne. Abbiamo conosciuto un dipendente – funz, direttivo, alla Soprintendenza etnea,oggi in pensione, – citiamo solo le iniziali S.R. – che offriva in servizio alla segreteria dove svolgeva il proprio “lavoro”,la propria collaborazione- era questa poi la vera “mansione” – al Soprintendente di turno “quale di spia o , in alcuni casi,testimone falso di fatti inventati” contro chi denunciava la superficialità o gli abusi d’ufficio del Soprintendente. Nasceva un accordo e una turpe protezione Fioccavano le denunce e gli esposti della parte obiettiva sindacale dell’epoca (Siad Catania). Questa vaghe annotazioni suggeriranno ai lettori più attenti, singoli casi con nomi e cognomi. Spazzatura del potere di un servizio, della Soprintendenza dell’epoca dove le ingiustizie non venivano sanate. Protezione dal dipartimento Beni culturali che agiva con superficialità.
Sono i connotati della nostra classe dirigente e di quella parte- funzionari direttivi, istruttori e alcuni ex contrattisti A e B ancorati ad essa per non far nulla, ripetiamo nulla, in ufficio che preferisce “obbedienza” solo ed unicamente all’amico dirigente in dispregio del rispetto delle forme gerarchiche previste dall’ordinamento amministrativo.
Naturalmente vi sono le eccezioni ma sono così poche che non modificano la realtà siciliana.
Musumeci stia tranquillo: ha detto solo una verità scomoda perchè proviene dalla massima istituzione siciliana. Ma all’orizzonte, caro Musumeci, non vedrai nulla: nè un bagliore nè il preavviso di un bagliore. Fino alla fine, e qualunque sia la posizione politica ed ideologica di chi osserva gli eventi sociali, dovrai tenere il coltello fra i denti. E’ la classe dirigente che guida per compito istituzionale se stessa e la comunità: proprio come fanno i generali con gli eserciti. Ma quando questi generali curano i propri interessi e se ne strafottono di ciò che è la giustizia sociale, quando restano indifferenti al cittadino o all’impresa -disastrosamente disamministrati, quando ci rendiamo conto che hanno la solidarietà dei dipendenti A eB e via dicendo, “favoriti” e nulla fanno negli uffici, bisogna avere il coraggio di degradare questi generali e dichiarare, per colpa “altrui” il fallimento dell’istituzione pubblica.