L’Editoriale di R. Lanza
L’intervento social di Casaleggio criticato per “Ingerenza inaccettabile”
DI RAFFAELE LANZA
DI RAFFAELE LANZA
DI RAFFAELE LANZA
Abbiamo letto gli interventi che giorno dopo giorno stanno arricchendo il dibattito sulla votazione digitale che ha visto-unico caso al mondo,crediamo e concordiamo con Davide Casaleggio- prevalere il si al governo Mario Draghi. Vediamo adesso immaginarie tavole rotonde dove ciascuno sfoggia le proprie esercitazioni dialettiche. Il problema vero resta sospeso tra indignazioni e propositi. è aereo, sfuggente, enigmatico, come tutte le cose alle quali si ha paura di dare una identità precisa.
Ne deriva un’inquietante sensazione: che ci sia in tutti una notevole paura nel “difendere” il governo nascente Draghi a viso aperto perchè questo governo che si appresta ad avere la maggioranza assoluta non è difendibile come viene esso concepito. Crediamo anche che la provocazione di Grillo, fondatore del Movimento, e del capo politico Crimi, con il loro ” sì”rivolto al popolo della piattaforma Rousseau, avessero voluto provocare le coscienze del Web per controllare più da vicino l’ex governatore della Banca d’Italia. Ma l’obiettivo ha creato un grande equivoco all’interno del Movimento ed equivale francamente ad una pedata nel sedere: di che cosa stiamo parlando se il sì al governo Arlecchino significa che non esisterebbe alcun problema di convivenza con Draghi?
A che cosa si riferiscono le accuse di Alessandro Di Battista contro Mario Draghi – puntuali e documentate,precisiamo- se Draghi “sta bene” ai 44.177 elettori digitali e non è sotto processo neppure per i favoritismi personali del Cavaliere che hanno condotto il premier incaricato a governare la Banca d’Italia prima e poi quella europea?
In Italia c’è una grande sete di silenzio, quel silenzio nel quale la popolazione perbene,onesta, pulita, coscienziosa, ha digerito tutto dalla politica che partendo dal paradossale e smaccato voltafaccia di un micro leader con due ministre di carta igienica e, senza alcun titolo, è costretta ora a gestire il suo degrado più mortificante.
– LA VOTAZIONE ROSSEAU-
Sì del Movimento 5 Stelle al governo di Mario Draghi. Con 44.177 voti, il sì ha prevalso nella votazione su Rousseau per decidere se il M5S debba sostenere l’esecutivo che il premier incaricato sta formando. Il disco verde è arrivato dal 59,3% dei votanti. Hanno scelto il ‘no’ in 30.360 (40,7%). In totale “hanno espresso la propria preferenza 74.537 iscritti su una base di 119.544 iscritti aventi diritto di voto”
Su Rousseau “in 8 ore sono stati espressi 9.317 voti” l’ora, ha detto Valerio Tacchini, notaio dell’associazione Rousseau dopo il voto. Tacchini ha fatto poi un raffronto con il voto espresso per il Conte 1 spiegando che “su dieci ore di votazione nel 2018 l’affluenza era stata di 4480 votanti all’ora” mentre per il Conte 2 l’affluenza si era attestata a 8.848 voti l’ora in 9 ore. I risultati sono stati depositati dal Movimento presso due studi notarili
Afferma Davide Casaleggio, Presidente dell’associazione Rousseau: “Anche questa volta siamo riusciti a fare sintesi della volontà del m5s con la piattaforma Rousseau, a fare esprimere migliaia di persone sulla volontà di far partire questo governo. E qualcosa che succede solo con il M5s in Italia. In altri partiti lo decidono 4 o 5 persone. Quindi sicuramente è qualcosa di molto rappresentativo e molto collegiale“.
“Succede anche in altri Paesi, come in Germania – ha sottolineato – ma al posto della lettera inviata sul cartaceo all’estero noi lo facciamo in digitale. E un unicum mondiale che siamo riusciti a sperimentare. E un esempio di cittadinanza digitale” e di “un esercizio di democrazia”.
Ore 10.39 Lanzi (M5s) «Peggio di un governo Draghi, c’è un governo Draghi con il M5S al suo interno». Lo scrive su Facebook il senatore M5s Gabriele Lanzi.
Ore 10.31 Anche Davide Casaleggio è alla Camera per il vertice con i big del Movimento, compresi Beppe Grillo e Giuseppe Conte, prima delle consultazioni con il premier incaricato Mario Draghi. Ieri alcuni ministri uscenti escludevano la partecipazione alla riunione del presidente dell’associazione Rousseau.
Ore 10.15 Taverna (M5s) «Andiamo ad ascoltare». Così là vicepresidente del Senato Paola Taverna entrando alla Camera dove a breve si riuniranno i ‘big’ del M5S, compreso Beppe Grillo, in vista delle consultazioni con il premier incaricato Mario Draghi. A chi gli chiede del nutrito gruppo di senatori contrari alla strada che il M5S sta imboccando, «questo lo dite voi», risponde piccata.
Barbara Lezzi (M5s) «Governo sì se a tempo. Un deciso no su un eventuale governo che veda in maggioranza le politiche di Lega, Forza Italia, Italia Viva e PD fino alla fine della legislatura». La senatrice Barbara Lezzi prospetta elezioni a giugno e un governo che «metta in sicurezza il Recovery Plan, il piano vaccinale e che faccia subito il decreto da 32 miliardi che, a causa di Renzi, gli italiani in estrema difficoltà sono costretti ad aspettare da oltre un mese».
«Io ho le mie opinioni su di lui. Ognuno ha le proprie. Tuttavia il punto non è neppure lui. Io non potrò mai avallare un’accozzaglia al governo che potrebbe andare da Leu alla Lega. Tutti dentro perché nessuno ha intenzione di fare opposizione. Oltretutto in democrazia l’opposizione serve, è necessaria. Invece nulla»,afferma ancora Di Battista. «Ci saranno ministri politici nel governo Draghi? Non ne ho idea. Fossi in lui non accetterei nessuno ma vedo che diversi partiti già avanzano richieste. Per quanto mi riguarda io non posso accettare «un assembramento parlamentare» così pericoloso. Non lo posso accettare perché la stragrande maggioranza delle forze politiche che si stanno inchinando al tredicesimo apostolo non rappresenta le mie idee», prosegue. «Io non sosterrò mai un governo sostenuto da Forza Italia».
“È giunto il tempo di una sforbiciata senza precedenti dei costi della politica e non solo. Qua i sacrifici li fanno tutti tranne i politici o i conduttori Rai pagati con denaro pubblico che sono giornalisti, ma non hanno contratti da giornalisti”. E’ il pensiero dell’uomo forse più amato del M5S Alessandro Di Battista, l’uomo che ha saputo rinunciare alla poltrona e al potere : “Vanno fatte – aggiunge – le seguenti cose: 1. Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio dei deputati (con un risparmio di circa 22 milioni di euro all’anno); 2. Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio dei senatori (risparmio circa 11 milioni all’anno); 3. Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio di tutti i consiglieri regionali (circa 36 milioni di euro all’anno); 4. Abolizione totale di tutte le doppie indennità (doppi stipendi), sia alla Camera che al Senato che nei Consigli regionali; 5. Taglio di oltre 300 parlamentari”.