“LA REGIONE SICILIANA HA RITIRATO INSPIEGABILMENTE IL RENDICONTO DEL 2019” “FATTO GRAVISSIMO” DENUNCIA IL M5S

 

Luigi Sunseri, (nella foto sopra) componente della Commissione Bilancio all’Ars a proposito del ritiro in autotutela del rendiconto 2019 della Regione Siciliana spiega che è avvenuto un fatto molto grave alla Regione siciliana. “Il ritiro del rendiconto 2019 della Regione è un fatto gravissimo che non ha precedenti nella storia finanziaria della Regione Siciliana. Alla luce di questo ennesimo strafalcione, inizio a nutrire seri dubbi che questo Governo sarà capace di rispettare gli accordi presi con Roma e godere dei benefici concessi.  A questo punto il rinvio della parifica non è più probabile, come denunciavo in aula la settimana scorsa, ma è scientificamente certo. La ripresentazione del rendiconto comporta il riavvio dell’intera procedura da parte della Sezione di controllo della Corte dei Conti, per la cui definizione saranno necessari almeno un paio di mesi”.

Era il 1 Dicembre dello scorso anno – spiega Sunseri – quando la Sezione di Controllo della Corte dei Conti dichiarava l’irregolarità di ben 319 milioni di euro di residui attivi a causa del superamento della soglia del 2% costituita dall’errore massimo tollerabile. Appena pochi mesi addietro Musumeci decise di premiare i dirigenti responsabili dei dipartimenti con ben 7 milioni e mezzo di euro.  Ad aggravare la storia, già tormentata, di questa sessione di bilancio si aggiunge la concreta impossibilità, contrariamente a quanto dichiarato dal Presidente Miccichè, di approvare la finanziaria in mancanza della parifica della Corte dei Conti del rendiconto precedente. Questo significa che non  si potrà liberare l’avanzo necessario anche per la spesa per investimenti”.

A saltare, o quantomeno a subire un ritardo – conclude il deputato M5S- –  sarà anche il neo accordo Stato Regione ed in particolare il punto in cui questa avrebbe dovuto, tramite adeguati interventi legislativi ed amministrativi, ridurre la spesa corrente ai fini del ripiano del disavanzo. Nulla di nuovo sotto il sole. Dal 2016 ogni anno la Regione sottoscrive un accordo con il Governo per superare lo stato di grave sofferenza finanziaria del bilancio regionale e puntualmente ogni anno questa Regione non rispetta gli impegni assunti. Abbiamo a questo punto anche compreso perchè Musumeci continua a prendersela con i suoi dipendenti, è evidente che non è in grado di controllare i processi amministrativi guidandoli e al posto di prendersela con se stesso colpisce i suoi sottoposti. L’ennesima brutta pagina che peserà sulle tasche dei siciliani”

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Contrasto al traffico di armi : tre arresti , sequestri e una denuncia dei Carabinieri all’Autorità giudiziaria

CONTROLLI E PERQUISIZIONI A TAPPETO DEI CARABINIERI -INDEBOLITE LE RISORSE OPERATIVE DEI GRUPPI CRIMINALI ARMATI LOCALI

ISERNIA: ILLEGITTIMA DETENZIONE DI ARMI, SEQUESTRATI DAI CARABINIERI FUCILI  DA CACCIA E UNA PISTOLA - Molise Web giornale online molisano
Archivio- Sud Libertà
 Ragusa – Vittoria 
Proseguono senza sosta i controlli a tappeto effettuati dai Carabinieri della Compagnia di Vittoria, con il supporto di personale dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Sicilia”, volti al contrasto del traffico di armi clandestine, nonché alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio. 
In tale ambito, sono stati eseguiti numerosi rastrellamenti e perquisizioni nelle aree del territorio ritenute più sensibili sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, effettuando mirati posti di controllo nelle aree rurali dei maggiori centri abitati. 
Al termine di un’approfondita attività info-investigativa, l’opera di contrasto svolta dai Carabinieri ha consentito di sequestrare 9 armi e circa 400 munizioni di vario calibro, contribuendo in tal modo ad indebolire le risorse operative dei gruppi criminali armati locali.
In particolare,l’esito di serrati controlli ha condotto  i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vittoria, congiuntamente a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, a trarre in arresto nella flagranza dei reati ricettazione e detenzione abusiva di armi e munizioni, un 20enne originario del luogo, disoccupato, che, a seguito di una perquisizione domiciliare, è stato trovato in possesso di un fucile a pompa marca Beretta modello R.S.200p e 6 cartucce cal. 12.
I Carabinieri hanno scoperto che l’arma rinvenuta è stata oggetto di furto denunciato presso il Commissariato di P.S. di Vittoria nell’anno 2002. 
Tutto il materiale rinvenuto è stato sequestrato e, considerati gli elementi raccolti, i Carabinieri hanno arrestato il 20enne, sottoponendolo agli arresti domiciliari presso la propria abitazione su disposizione dell’A.G. di Ragusa; inoltre, a Vittoria,
 in Contrada Salmè, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile,  hanno tratto in arresto nella flagranza dei reati ricettazione e detenzione abusiva di armi e munizioni, un 63enne originario del luogo, trovato in possesso di una carabina cal. 9 marca Saint’Etienne, oggetto di furto denunciato a Vittoria nel 2016 e 44 cartucce cal. 9 di cui 2 modificate, per aumentarne le potenzialità offensive. L’arma e le munizioni, detenute illegalmente, sono state rinvenute all’interno di un agrumeto di sua proprietà a pochi passi dalla sua abitazione. L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato accompagnato presso la propria abitazione e sottoposto agli arresti domiciliari su disposizione dell’A.G. di Ragusa.. 
L’attività dei Carabinieri si è spostata a Chiaramonte Gulfi, in Contrada Monte Arcibessi s.n.c., dove congiuntamente ai Carabinieri Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno tratto in arresto nella flagranza del reato di detenzione abusiva di armi e munizioni Campo Giovanni cl.1969, allevatore, pregiudicato. In particolare, a seguito di una perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione dell’uomo – che già nell’anno 2011 era stato colpito da un provvedimento di divieto di detenzione armi e munizioni – i Carabinieri hanno rinvenuto, occultati all’interno di un armadio posto nella propria camera da letto: 
 un fucile cal. 12, senza marca, e 166 cartucce dello stesso calibro dell’arma, intestate al padre defunto;  una carabina ad aria compressa cal. 4,5 marca “Norica”;  80 cartucce per pistola di vario calibro.
I militari dell’Arma hanno sequestrato tutte le armi e le munizioni rinvenute, in quanto detenute illegalmente dall’uomo. 
Nelle prossime ore, gli investigatori effettueranno gli accertamenti balistici per verificare se la carabina detenuta sia stata modificata, per aumentarne le potenzialità balistiche. Al termine delle formalità di rito, l’arrestato è stato tradotto presso la propria abitazione, ove è stato sottoposto agli arresti domiciliari, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria..
 A Comiso, i Carabinieri della locale Stazione hanno deferito in stato di libertà per il reato di porto abusivo di arma un 23enne del luogo, addetto al settore agricolo. Quest’ultimo, fermato per un controllo dai Carabinieri a bordo della propria autovettura durante le ore del coprifuoco imposto dal D.P.C.M. per contenere il contagio da coronavirus, è stato trovato in possesso di un fucile a canne sovrapposte marca Luigi Franchi e 5 cartucce cal.12, legalmente detenuti per uso sportivo. 
A seguito di successivi accertamenti, i Carabinieri della Stazione di Comiso hanno proceduto anche al ritiro cautelare ex art. 38 T.U.L.P.S. di altre 5 armi, una canna e 95 munizioni di vario calibro, legalmente detenute dal 23enne. 

Famiglia “positiva al Covid” in giro per la città di Messina: controllati e denunciati alla Procura dai Carabinieri

Trasmissibilità del Covid-19, Liguria nel gruppo di regioni dove non c'è  ancora una stima | Liguria Business Journal

Nel corso dei controlli condotti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina per assicurare il rispetto della normativa per il contenimento del contagio da Covid-19, sono stati intensificati i posti di controllo lungo le arterie principali e nei quartieri cittadini più popolosi. 
Nella serata di ieri, in via Pietro Castelli, i Carabinieri della Stazione di Messina Principale -informa il Comando -hanno controllato un nucleo familiare composto da tre persone, il padre 46enne, la madre 38enne ed il figlio 20enne, tutti gravati da precedenti di polizia, che a bordo della propria monovolume, circolavano per il capoluogo sebbene fossero sottoposti al regime di quarantena poiché risultati positivi al virus covid-19.
I militari hanno fermato l’auto durante un controllo stradale ed hanno verificato le generalità degli occupanti consultando la Banca Dati delle persone in isolamento, appurando che i tre erano risultati positivi Covid-19 qualche giorno prima a seguito di un tampone “molecolare” eseguito dall’ASP, e pertanto avevano l’obbligo disposto dall’Autorità Sanitaria di restare in isolamento all’interno della loro abitazione. L’uomo provava a giustificare la loro uscita di casa asserendo di dover provvedere alla necessità di fare aver portato la famiglia a fare la spesa.
I tre sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Messina per la “violazione della quarantena” che prevede una pena fino a 18 mesi di arresto. La misura di contenimento, infatti, impone in divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per soggetti posti in isolamento per i soggetti dichiarati positivi al Covid-19.

Corse clandestine: i Carabinieri di Noto li vedono sui social, li rintracciano e li denunciano all’Autorità giudiziaria per competizione non autorizzata ed altro

Corse di cavalli clandestine nelle strade deserte di Pasqua: 4 denunciati  nel Lazio - La Stampa

Foto di Corse clandestine (Google)

Non sfugge nulla ai Carabinieri, specialisti anche degli illeciti sui social. Vediamo la storia, cos’è successo.All’alba del 9 Novembre, lungo la S.S. 124, nel tratto compreso tra i comuni di Noto e Palazzolo Acreide (SR), si è disputata una corsa clandestina tra due cavalli di due distinte scuderie.
Organizzatori e partecipanti hanno invaso, con decine di motoveicoli, l’intero asse viario, per agevolare la gara e consentire ai due calessi di correre lungo la carreggiata.
Durante le concitate fasi della gara si è registrato anche un sinistro stradale, quando uno scooter con a bordo 3 persone ha impattato con un altro scooter provocando lesioni a due uomini.
L’eccitazione è stata tanta che tutta la gara è stata postata su Facebook da parte di alcuni dei partecipanti: gli autori di reato sempre più spesso pubblicano le loro “gesta” sui social networks, prevalentemente Facebook, Twitter ed Instagram, per ottenere qualche like in più. 
In questo caso però oltre ai like hanno guadagnato una denuncia da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Noto, che hanno visto il loro lavoro agevolato ed attraverso il video hanno identificato con certezza 8 soggetti, denunciandoli all’Autorità Giudiziaria per maltrattamenti di animali e competizione non autorizzata. 
I Carabinieri della Stazione di Rosolini, Comune dal quale proviene la maggior parte degli indagati, stanno raccogliendo, insieme ai colleghi delle stazioni CC di Avola e Noto, altre fonti di prova a carico degli attuali indagati e di altri soggetti in fase di identificazione, che verranno anche sanzionati amministrativamente per aver violato gli obblighi derivanti dalla normativa in materia di contrasto alla diffusione del Covid-19 vigente al momento della gara. 

Nel corso delle indagini i Carabinieri sono inoltre riusciti a risalire ad entrambe le scuderie a cui appartengono i due cavalli che sono stato impegnati nella corsa. Anche se al momento solo uno dei due animali è stato rintracciato e sequestrato, insieme al calesse con cui aveva corso, fantini e proprietari degli animali sono stati denunciato per maltrattamenti di animali e competizione non autorizzata.

Quello delle corse clandestine di cavalli è un fenomeno tristemente diffuso nella provincia. Le gare, organizzate in totale riservatezza attraverso messaggi in gruppi privati WhatsApp o Telegram, vengono organizzate alle prime luci dell’alba in strade poco trafficate e si svolgono nell’arco di pochi minuti, in totale disprezzo delle norme del codice della strada e del codice penale, finché i partecipanti si dileguano velocemente, anche attraverso i campi, per sfuggire all’intervento delle forze dell’ordine. I partecipanti scommettono tra loro cifre considerevoli, che arrivano anche a 10.000 euro, e per vincere spesso i cavalli vengono dopati e maltrattati. Dalle prime indagini sembra che anche la gara in questione rientrasse nella tipologia appena descritta e che dietro ad essa ci fossero importanti scommesse: i carabinieri stanno ora verificando questa ipotesi.
Le investigazioni dei Carabinieri di Noto (SR) non si fermano infatti qui. Accertamenti sono in corso sulle scuderie che insistono nel territorio della Compagnia di Noto (SR) al fine di verificare, unitamente a personale della locale ASP, lo stato di salute degli animali con particolare attenzione all’eventuale rinvenimento nel sangue degli animali di sostanze dopanti, chiaro indizio del loro utilizzo nelle gare clandestine

Botti illegali ed artifizi pirotecnici: in azione le Fiamme gialle che sequestrano 318 K di esplodente

 

MESSINA

Sequestrati dalle Fiamme gialle di Messina 318 Kg. di artifizi pirotecnici, detenuti illegalmente e posti in vendita nonostante le restrizioni conseguenti all’emergenza epidemiologica.     I militari hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria di Messina 2 soggetti messinesi, per il reato di detenzione e commercio abusivo di materiale esplodente.

L’operazione si inserisce nell’ambito di una più ampia strategia di contrasto al noto fenomeno, disposta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza ed in linea con le disposizioni emanate dalla locale Autorità Prefettizia, volte a contrastare la fabbricazione, il commercio e la detenzione dei botti illegali, effettuavano una mirata intensificazione dei controlli nei quartieri più a rischio del capoluogo peloritano.

In tale ambito, in un sottoscala di una palazzina di edilizia popolare, sita nel quartiere di Fondo Fucile a Messina, nota alle cronache per la presenza di una delle principali baraccopoli presenti in città, i Finanzieri rinvenivano, abilmente occultate, numerose scatole contenenti circa 8.000 articoli pirotecnici, la maggior parte di origine cinese.

Più in dettaglio, tra il materiale esplodente sequestrato venivano rinvenuti, infatti, anche pericolosissimi petardi artigianali che rientrano, nella classificazione degli articoli pirotecnici, tra i fuochi d’artificio che presentano un rischio potenziale elevato e che sono destinati ad essere usati esclusivamente da persone con conoscenze specialistiche, comunemente noti quali “fuochi d’artificio professionali”.

Parimenti, si riscontrava come parte degli articoli sequestrati, pur conforme alle vigenti norme in materia, risultavano detenuti e conservati in maniera totalmente irregolare, con conseguente grave rischio per l’incolumità pubblica: un’eventuale deflagrazione avrebbe potuto creare importanti danni strutturali all’intera palazzina.

Durante le festività natalizie, come noto, si verificano il maggior numero di incidenti, talvolta mortali, provocati dall’abitudine di accendere petardi e fuochi d’artificio, anche e soprattutto illegali. L’uso incauto di tali fuochi può produrre lesioni gravi, in considerazione della loro elevata potenza: al loro interno si trova una miscela esplosiva realizzata con clorato e/o perclorato di potassio, con l’aggiunta di alluminio.

 

Richiesta la rimozione di Giampiero Panvini , “falso caporedattore stampa” dell’Ersu etneo e commissario dell’Istituto Gioeni

 

Ciancio e Paxia: “Scandaloso sfrattare una giovane ospite ipovedente dalla struttura, per di più in questo momento”. 

 

Ancora Panvini nella bufera. Dopo la scoperta del nostro Giornale “Sud Liberta’ di un decreto della Regione di un impegno spesa a suo favore,eccessivo ,oltre 7o mila euro per quattro mesi-da settembre a dicembre- di “attività stampa”all’Ersu ,compresi oneri vari, dichiarata con la falsa qualifica di “Caporedattore” insieme a Dario Matranga dell’Ersu di Palermo arriva un altro macigno di non poco conto sul suo comportamento di commissario all’Istituto ciechi di Catania  Riportiamo l’intervento di due deputate (M5S) sensibili alla problematica sociale

Dopo una lunga diatriba, cominciata prima di novembre, tra il commissario e gli ospiti dell’Ardizzone Gioeni, che ha determinato il distacco del riscaldamento e  dell’acqua calda per diversi giorni nell’ala destinata alle stanze dei non vedenti, adesso arriva l’ordine di immediata liberazione della stanza ai danni di una donna ipovedente ospitata presso l’istituto. Riteniamo non più rinviabile la rimozione di Panvini dall’incarico di commissario dell’Ipab di Catania”.

A dichiararlo sono le deputate all’Ars e alla Camera del Movimento 5 Stelle Gianina Ciancio e Maria Laura Paxìa che si dicono “incredule dopo aver letto la deliberazione n. 79 del 16 dicembre 2020” con la quale Giampiero Panvini, responsabile nominato dalla Regione Siciliana, ha disposto ‘la risoluzione del rapporto di convitto e del regime residenziale’ nei confronti di una giovane donna ipovedente, Jessica Costa, che da anni vive e lavora nella struttura, nata appositamente per dare una mano a chi si trova in gravi condizioni fisiche di cecità. “Neppure la dura fase di diffusione del coronavirus – sottolineano le Portavoce m5s –  né il periodo di festività che ci accingiamo a vivere, sono riusciti a stoppare questa decisione, che prevede l’ordine di dimissione ed immediata liberazione della stanza, motivato da presunte violazioni di alcune fredde disposizioni di un regolamento interno”.

“Intimare l’allontanamento dai locali, in piena emergenza sanitaria, per di più a dei soggetti fragili, è un atto oltre che di scarsa sensibilità umana anche contrario alle norme vigenti (D.l. n. 34/2020 convertito in Legge n. 77/2020 art 17 bis “Proroga della sospensione dell’esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo”).

Le attuali e critiche circostanze che stiamo vivendo – sottolineano le deputate  – avrebbero dovuto consigliare diversamente chi ha vergato l’ordine di espulsione della giovane ipovedente, soprattutto perché, in questo modo, si tradiscono i principi fondativi dell’Istituto per ciechi Ardizzone Gioeni, sorto grazie alla volontà testamentaria del Barone di San Vito nel 1884”. 

“Le priorità di ‘assistenza, educazione e istruzione’ – sottolineano le deputate – che lo stesso Statuto fondativo assegnava all’Istituto di beneficenza, evidentemente non sono bastate per trovare una soluzione ad un problema che, ci risulta, fosse via di definizione tramite apposita interlocuzione tra l’istituto e l’avvocato della giovane ospite, la quale ha già saldato i mesi di ottobre, novembre e dicembre e stava per formalizzare una proposta transattiva per saldare quanto dovuto”.

Nella foto sopra di un recente evento culturale svoltosi a Catania, l’assessore Scavone ,il 2 da sinistra e il commissario Panvini ultimo a destra

Adesso – concludono Ciancio e Paxìa – tocca all’Assessore regionale alla famiglia Antonio Scavone mettere una pezza a questa situazione incresciosa con la definitiva rimozione dell’attuale commissario straordinario”.

Perseguiva e minacciava l’ex fidanzata,stalker 33enne in arresto

Meriti di essere uccisa", stalker a processo - Cronaca -  ilrestodelcarlino.it

RAGUSA

I Carabinieri di Vittoria (Ragusa) hanno arrestato un 33enne italiano per atti persecutori nei confronti di una donna di origini straniere che aveva posto fine alla loro relazione iniziata da poche settimane. La vicenda si è sviluppata con un’accelerazione e un’intensità tali che i militari sono stati costretti ad effettuare numerosi servizi di osservazione e protezione nei pressi della casa della donna, temendo per la sua incolumità fisica.

Si apprende infatti che la donna,  nel mese di novembre, aveva avviato una relazione sentimentale con l’uomo, ma il comportamento di quest’ultimo era apparso fin da subito particolarmente violento nei suoi confronti, per motivi di gelosia.  Dopo poche settimane durante le quali  la donna aveva ogni volta tollerato reiterate minacce e violenze,  decideva di chiudere definitivamente la relazione, denunciando l’uomo per il reato di maltrattamenti in famiglia e minacce presso la Stazione dei Carabinieri di Vittoria. 
Da quel momento la donna è stata ripetutamente tempestata di videochiamate, telefonate e messaggi ad ogni ora del giorno e della notte, subendo reiterate minacce da parte dell’uomo che non accettava la fine della relazione. Ma il 33enne non si è fermato nemmeno dopo la denuncia per maltrattamenti in famiglia presentata qualche giorno prima dalla donna. L’escalation di molestie ha portato, nella notte di ieri, l’ex fidanzato a presentarsi sotto casa di lei e la donna, terrorizzata, ha chiesto aiuto ai Carabinieri contattando il N.U.E. 112.. La pattuglia dei Carabinieri ha sorpreso il ragazzo nei pressi dell’abitazione della donna e, a seguito di perquisizioni personale e veicolare, è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico, della lunghezza complessiva di 19 cm, nascosto nella tasca dei pantaloni.
Il 33enne è stato arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Ragusa, in attesa dell’udienza di convalida.

LA GUARDIA DI FINANZA SCOPRE A CATANIA UN ARTICOLATO SISTEMA DI FRODE FISCALE- SEQUESTRI BENI

Parma, tre fratelli accusati di frode fiscale per oltre 30 milioni di euro  - CorrierediBologna.it

 

La Guardia di finanza di Catania, coordinata dalla locale Procura, ha messo in luce un articolato sistema di frode fiscale che ha coinvolto tre persone giuridiche della provincia etnea: un’associazione, una ditta individuale e una società a responsabilità limitata.  

Sostanzialmente sono state scoperte fatture false per circa 630 mila euro

Gli accertamenti sono stati condotti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria nei confronti della «Kalat Racing Team», associazione di Riposto attiva nel settore dell’organizzazione degli eventi sportivi, che aveva emesso fatture per oltre 500 mila euro a favore della «Stargate 2011» di Belpasso, che opera nel settore delle slot machine. “La tipologia dei servizi fatturati, per la manutenzione delle slot machine, non era coerente con l’attività dell’associazione. E il suo rappresentante ha poi ammesso di non aver effettuato le prestazioni fatturate, emesse in cambio del 3% dell’importo”.

Approfondimenti investigativi della Gdf sulla Stargate 2011 hanno fatto emergere altre false fatture emesse da un’altra ditta di Belpasso per 100mila euro e che ne aveva falsificato altre per 30 mila euro, facendole risultare di una ditta di Catania in realtà estranea ai fatti contestati.

Viste le indagini conclusive il Gip ha emesso un provvedimento di sequestro beni per 250mila euro nei confronti della Stargate 2011. Sono stati sono stati denunciati i due legali rappresentanti della società, A. C. , 47 anni, e G. C., 52 anni, per dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti. Denunciati anche il rappresentante dell’associazione di Riposto, P. G., 39 anni, e il titolare della ditta individuale di Belpasso, G. C., 40 anni, per emissione di fatture per operazioni inesistenti.     Vedremo successivamente le difese legali dei soggetti denunciati.

CORONAVIRUS “: L’ASP SE NE FOTTE DEL COMUNE DI ACI SANT’ANTONIO, NON COMUNICA E TROPPE FALLE NEI TRACCIAMENTI” GRIDO DI ALLARME DEL SINDACO

Palazzo di Giustizia di Catania e la “Statua della Polemica” - itCatania

 

ASP – COMUNE DI ACI SANT’ANTONIO: E’ DOVERE DELLA MAGISTRATURA ETNEA – DICIAMO NOI DI SUD LIBERTA’-L’INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO DEL TRIBUNALE

 

 Caruso:  ” I cittadini telefonano all’Asp che non risponde e sono in isolamento domiciliare.”    -E’ una indecenza.        “Situazione insostenibile, noi amministratori lasciati soli nella tempesta”

Le comunicazioni dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania ai Comuni risultano ancora imprecise e non puntuali, e troppi cittadini si trovano confinati in un limbo dal quale sembrano non vedere uscita: questo quanto affiora dal confronto fra i dati pervenuti in merito al tracciamento dei casi positivi al Covid-19 e i numeri del territorio che emergono quotidianamente dalle informazioni in entrata al Comune di Aci Sant’Antonio.

Roghi ad Aci Sant'Antonio, il sindaco Caruso: "Allarmante ipotesi di dolo"  - Giornale di Sicilia
Il Sindaco, Santo Caruso, lancia un grido di allarme: “Si tratta di una situazione insostenibile! Noi amministratori siamo lasciati soli nella tempesta, a fare da baluardo, da filtro coi cittadini. L’ASP mi segnala casi di isolamento domiciliare dal 2 settembre, e questo non è tollerabile. Di contro ci sono cittadini confinati in casa e in attesa del tampone da giorni e giorni, cittadini che cercano di mettersi in contatto con l’Azienda Sanitaria e non ci riescono, provando quindi ad ottenere risposte dal Comune, risposte che però il Comune non può avere.
Fra queste ci sono anche quelle legate alla gestione dei loro rifiuti:sappiamo, come da Ordinanza Regionale, che non possiamo gestirli noi perché sono da ritenere rifiuti speciali, come fossero ospedalieri, e ad occuparsene dev’essere l’ASP, che però non lo fa, rischiando di far scoppiare un’ulteriore emergenza di tipo igienico-sanitario. Ho indirizzato una lettera all’Azienda Sanitaria proprio per sottolineare questo problema, ma non ho avuto risposta. Ancora una volta.
“Quanto evidenzio, però, non è finalizzato ad uno scontro con l’Azienda Sanitaria – continua il primo cittadino – e questo dev’essere chiaro: io ed altri Sindaci della Città Metropolitana di Catania cerchiamo una sponda, non un conflitto. E lo abbiamo anche detto al Governo Regionale in una nota ufficiale legata all’ANCI: non possiamo più sostenere una situazione simile, che ci vede quotidianamente incollati al telefono, costretti quasi ad abbandonare la mole di lavoro legato alla quotidiana
amministrazione che tutti i giorni ci aspetta.
“Quello che emerge allo stato attuale è che l’apparato di comunicazione dell’ASP non funziona, è carente, sia nei contatti con i cittadini che con le amministrazioni: serve un interlocutore attendibile e costantemente raggiungibile. Ci sono intere famiglie isolate, che non trovano risposte, perché solo l’ASP ha le risposte e risulta quasi impossibile contattarla: sarebbe necessario per questa gente un numero dedicato. Come devono continuare ad andare avanti queste persone, senza lavoro, senza contatti, senza prospettive a breve termine?
“Chiediamo di essere ascoltati, e chiediamo risposte e mezzi per agire con efficacia – ha concluso – altrimenti la situazione rischia di peggiorare seriamente. Il Governo Regionale, che ha il dovere di far funzionare correttamente l’apparato sanitario in Sicilia, intervenga adesso”.

Orrore in una Casa di riposo-lager di Aci Sant’Antonio: legavano gli anziani ai letti e li umiliavano

 

Casa Soggiorno e Cura Villa San Camillo a Aci Sant'antonio (CT)

 

Completamente nudi, lasciati a terra assieme ai loro escrementi, incastrati tra le sbarre di protezione del letto, abbandonati a se stessi con dolorose ferite. Derisi e offesi. Nella casa di riposo Villa San Camillo di Aci Sant’Antonio, nel Catanese, gli anziani erano trattati in questo modo. Un inferno di urla e violenza nella struttura ridotta a lager. C’è una foto in cui è evidente una piaga da decubito in una paziente ultrasettantenne, non adeguatamente curata e notevolmente peggiorata nel tempo.

Precarie le condizioni igienico-sanitarie della struttura: avvistati dei roditori e gli anziani (30 a fronte di una capienza massima di 24) hanno contratto persino la malattia della  scabbia.     Un’inchiesta agghiacciante svelata dai carabinieri.

La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di Giovanni Pietro Marchese 60 anni, amministratore unico della Casa di Riposo “San Camillo s.r.l.”  di Giovanna Giuseppina Coco, 37anni, Rosaria Marianna Vasta e Alessandra Di Mauro, entrambe di 41 anni, dipendenti della citata casa di riposo, ha richiesto ed ottenuto dunque la misura del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale, per la durata di un anno, nei confronti dell’amministratore della struttura, nonché la misura del divieto temporaneo di esercitare la professione all’interno di case di riposo e strutture di assistenza per anziani, per la durata di 9 mesi, nei confronti delle tre dipendenti. I provvedimenti sono stati eseguiti dai Carabinieri della Stazione di Aci Sant’Antonio.

L’indagine è stata avviata dopo il sequestro di alcuni telefoni, avvenuto nel mese di luglio 2019: fra i cellulari sequestrati, in particolare, è stato controllato quello di una dipendente (Giovanna Giuseppina Coco)    e nella memoria c’erano numerose foto, scattate nella casa di riposo tra marzo e giugno 2019, in cui erano visibili maltrattamenti.

Anche il Nucleo ispettivo Carabinieri -Sez.Lavoro dell’Ispettorato durante una visita ispettiva hanno  accertato e verbalizzato con sorpresa che in una delle camere da letto al primo piano, un ospite era letteralmente bloccato nel proprio letto, impossibilitato ad alzarsi a causa di alcune sedie ed un divano posizionati ai lati del letto, che ne impedivano i movimento. Ma gli illeciti sono stati scoperti anche nella gestione lavorativa. Oltre alle persone regolarmente assunte, lavoravano in nero undici dipendenti, tra cui due delle indagate, e alcune sono state denunciate per avere percepito illecitamente il reddito di cittadinanza.      I tre dipendenti ai quali  per ragioni di cura e assistenza avevano il dovere di seguire e gestire gli anziani ricoverati, li maltrattavano  con condotte reiterate ed abituali: non prestavano assistenza agli ospiti, anche a fronte delle loro ripetute richieste d’aiuto,. Peggio. Li lavavano con l’acqua fredda o, per punizione, non li cambiavano a seguito dell’espletamento dei loro bisogni fisiologici o li lasciavano nel letto con le lenzuola sporche;

Particolarmente pesanti, dunque, le violenze psicofisiche: “Schifoso, sporco, più schifo di te non ce n’e’, ora la lascio sulla sedia tutto sporco di pipì, come i porci”, erano le parole rivolte alle vittime, tra le quali una persona di 100 anni che poi per punizione era costretto a mettersi a letto da solo. Trattamenti orribili riservati a tutti, anche a una donna che tra le lacrime veniva legata e lasciata sporca.

Le microspie piazzate nella casa di riposo hanno rivelato che l’amministratore aveva omesso di vigilare sul personale dipendente così da non impedire loro di maltrattare gli anziani, in un clima abituale di vessazioni, umiliazioni e mortificazioni. Una storia piena di orrori in questo lager..

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