di R.Lanza
Non c’è tregua, un attimo di respiro. Un impegno coinvolgente ,una sfida globale che affonda i suoi artigli nell’antropologia umana, costringendo ognuno di noi a rivedere le sue abitudini, le sue sfere di quotidianità, in nome di un’emergenza che si accresce ogni giorno di più .
E’ persino commovente l’impegno straordinario e l’energia del premier Conte che tra una edizione straordinaria e l’altra dei tg e mass-media , invita l’Italia a resistere, a non demordere in questa impari lotta contro l’invisibilità. Sotto alcuni aspetti il virus che discende dal vampiro pipistrello ci insegna -proprio come fanno questi volatili- a convivere in amicizia e a scambiarsi l’un con l’altro il cibo – a capire meglio i valori dell’umanità e della solidarietà . Che tutto nella vita è provvisorio . E’ una una stagione da fase bellica...
Alcuni spunti li offre Interris. Afferma il quotidiano cattolico: “Nella letteratura che la ancor breve storia del coronavirus ha prodotto, specie nelle fasi iniziali, ha preso piede la chiave di volta che vedeva nel virus una minaccia riconducibile al bioterrorismo, ipotesi inizialmente accolta (perlomeno in forma di dibattito) poi via via accantonata alla luce della ben più urgente opera di contrasto. Del resto, secondo il professor Jean-Pierre Darnis, consigliere scientifico dello Iai e professore associato all’Università di Nizza Sophia-Antipolis, si tratta di un riflesso classico delle situazioni di emergenza: “Farsi paura e aver paura. E’ un desiderio antropocentrico – – pensare che le cose siano da ricondurre a un atto doloso. La maggior parte dei rischi, però, sono incidentali o naturali. Che l’uomo possa entrarci o meno in qualche modo è vero ma non sono assolutamente riconducibili a un dolo”.
Nel caso del coronavirus, l’impressione è di trovarsi di fronte a una prova non nuova per il genere umano ma, di rimando, profondamente diversa dalle precedenti nei suoi effetti più tangibili: “Abbiamo un evento pandemico che di per sé non rappresenta una novità ma, nello specifico, mette in ginocchio le capacità ospedaliere, perché intasa pronto soccorso e reparti di terapia intensiva. E da questo si crea una completa rottura della catena ospedaliera sulle cure, anche quelle non legate a questa patologia. Purtroppo è una situazione molto difficile ma da questo nesso, che può sembrare molto settoriale e non contraddice il fatto che molte delle persone che prendono questa malattia hanno sintomi molto lievi, si crea una violenza sulla società che sta producendo effetti a catena fino a pochi giorni fa non pensabili”. Una crisi innanzitutto sociale, che rimette in discussione “il senso di sicurezza, affidamento, di senso civile e anche di democrazia”. Uno scenario molto particolare, “immaginato ma come frutto di un attacco terroristico. E’ qualcosa di estremamente preoccupante ma che possiamo definire naturale”.
Secondo Darnis, “un attentato terroristico probabilmente non sarebbe arrivato a una tale potenza. Non è un paragone poi così calzante, distoglierebbe lo sguardo dalla posta in gioco attuale. Abbiamo un’epidemia dirompente sugli effetti che ha sull’intasamento degli ospedali, in Lombardia ma si prospetta anche in tutta l’Italia come è stato in Cina a Wuhan. Noi non abbiamo purtroppo imparato dall’esempio cinese. La situazione ci sta portando a uno scenario di guerra, perché si rifà alla psicologia delle grandi battaglie dell’Ottocento, in cui all’entrata delle tende si diceva ‘quello sì, quello no’”. Un passo indietro di fatto, che ha colto impreparata la società occidentale: “C’è un rischio, in alcune parti già concreto, di un crollo. Ed è molto grave, perché questo può inceppare l’intera società”.
Siamo usciti dal binario delle nostre abitudini e nostre vite programmate. . Le notizie che arrivano dagli Usa sono molto preoccupanti perché trasferiscono la mente a scenari che finora avevamo visto solo in tv, dove vedevamo popolazioni di zoombie infetti contrapposti a pochi mortali viventi
Assetti geopolitici
“In un momento storico in cui si ha a che fare con un’epidemia su scala globale, -sottolineano gli studiosi-sarebbe impossibile non considerare l’impatto che questa potrebbe avere su un piano geopolitico. Forse non tale da ridisegnare gli assetti in sé ma, forse, sufficiente a influire in parte sulle relazioni internazionali. Se non altro per la scarsa sintonia mostrata nel fronteggiare l’emergenza da parte dei vari Stati, soprattutto quelli europei, che hanno portato all’isolamento di alcuni e a un’incertezza sulle situazioni reali in altri. Una sfida globale destinata, prima o poi a formulare il vaccino antivampiro Covid19
Il monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del sul territorio nazionale è un autentico bollettino di guerra: finora sono 10149 i contagiati complessivi e 8.514 le persone che al momento risultano positive al virus.
In una giornata ci sono stati 168 decessi. Sono persone che sono morte non per il coronavirus ma che avevano il coronavirus”, ha specificato il commissario straordinario per l’emergenza Angelo Borrelli. In totale le vittime salgono a 631.
“In Lombardia sono 135 decessi – – in Emilia Romagna 15, in Veneto sei, in Piemonte quattro, nelle Marche tre, in Friuli Venezia Giulia due, in Abruzzo uno, nel Lazio e in Liguria uno”.
“Il 2% dei deceduti si trova nella fascia di età tra i 50 e i 59 anni, l’8% nella fascia 60-69, il 32% tra 70-79, il 45 % nella fascia 80-89, il 14 % nella fascia maggiore di 90 anni”
Oggi ai positivi oggi sono stati 529 “ma il dato della Lombardia non è completo”, così altri dati fra alcune ore saranno aggiornate
Il puctum dolens sono i posti letto .Mancano e costituiscono un problema, una cancrena italiana. Che dire poi della popolazione carceraria? Un altro problema trascurato in un quarto di secolo e che ora esplode nella sua drammaticità. Le nostre carceri sono, per gli spazi, veri e propri gironi infernali. I detenuti sono considerati bestie dietro le sbarre non uomini che devono espiare le loro colpe, errori o follie improvvise che hanno avuto nella loro sfortunata vita. Ci “sono 877 persone ricoverate in terapia intensiva, pari al 10% del totale dei positivi”.
Nel frattempo oggi “avremo una distribuzione giornaliera di oltre un milione di mascherine e verranno ripartite sulla base delle esigenze delle regioni. Abbiamo distribuito anche ventilatori per le terapie intensive. Oltre a quelli dalla Protezione Civile in un contratto stipulato sabato sera sono stati acquistati anche i ventilatori acquisiti da Consip, una disponibilità complessiva di 2264 ventilatori per la terapia intensiva e 1.645 per la terapia sub intensiva” Vediamo in Sicilia copme vanno le cose.
Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 12 di ieri in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale. Fra poche ore ci sarà un nuovo aggiornamento.
Dall’inizio dei controlli, i laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) hanno analizzato 955 tamponi, di cui 881 negativi e 12 in attesa dei risultati. Al momento, quindi, sono stati trasmessi all’Istituto superiore di sanità 62 campioni, otto in più di ieri, cui 16 già validati da Roma (cinque a Palermo e undici a Catania).
Risultano ricoverati 19 pazienti (sette a Palermo, cinque a Catania, due a Messina, uno a Caltanissetta, tre ad Agrigento e uno a Enna) di cui uno in terapia intensiva per precauzione, mentre 41 sono in isolamento domiciliare e 2 sono guariti.