La Regione Sicilia è affondata, la Corte dei conti dichiara l’inconsistenza della manovra , inefficienza dei dirigenti regionali, interessi e “zone oscure”

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di Raffaele Lanza

La Regione siciliana è nel baratro. Una classe dirigenziale padrona del territorio da più di venti anni a questa parte l’ha trascinata nella palude. Abbiamo sempre detto, anzi gridato che i dirigenti della Regione siciliana costituiscono il miglior Clan di spillasoldi alla cassa regionale. O gli incarichi ben retribuiti,  doppi, triplici e molteplici in tantissimi altri casi, specie al dipartimento dei beni culturali , la lotta per il passaggio nella fascia di promozione superiore, la servitù degli operatori A e B, ex Contrattisti, messisi spontaneamente al servizio esclusivo dei dirigenti, saltando le fascie intermedie direttive, le pattuizioni di distribuzione denaro sulle trattative e gare, l’omissione dei dirigenti ancora- nonostante le vibrate denunce negli anni 2014-17 del Sindacato SIAD  autonomo di Catania sul fenomeno assenteismo alla Soprintendenza di Catania laddove persino il Capo personale(un dirigente architetto di Adrano oggi in pensione) si presentava in stanza alle ore 9,30-11 – di timbrare il badge e presentarsi all’ufficio – ripetiamo da oltre un ventennio- a qualsiasi orario in ufficio, le false missioni archeologiche nei siti periferici di competenza, hanno creato lo sconquasso.   La Guardia di Finanza di Catania, probabilmente, avrà raccolto molti elementi ma per l’antico legame con la Soprintendenza etnea retta all’epoca da Vera Greco (priva dei titoli rispetto ad altri ma con referente politico Raffaele Lombardo) e successivamente Maria Grazia Patanè (nomina – è notorio -“illecita ed incompetente” perchè proveniente dalla Biblioteca regionale) ha lasciato correre….

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La Regione siciliana è in preda ai ladroni. E’ diventato un deserto dove ognuno fa i suoi comodi e se ne fotte dell’utente.

La volontà del Presidente Nello Musumeci di fare il guardiano attento rimettere ogni cosa a posto non basta più. Musumeci non è il diretto responsabile dei guai e delle criticità della Regione. E’ vero e non è onesto chi afferma il contrario. Ma qui indirizziamo al Musumeci l’assunto che lui era sommariamente consapevole, quale deputato, del disastro gestionale di Crocetta, ex governatore . Quindi l’affermazione che “Io non c’ero in questi venti anni “, non è sufficiente.   

Occorre rigore, maggiore rigore e ancora rigore. “Le attuali politiche di riduzione del disavanzo e per il contenimento della spesa della Regione siciliana sono inefficaci. La contestazione era già piovuta e i rintocchi della campana funerea provengono  dalla Corte dei conti oggi in udienza per la parifica del bilancio 2018.

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Oggi è un  giorno difficile, della verità per i conti della Regione siciliana. La Corte dei Conti si pronuncia, con sei mesi di ritardo rispetto alla consuetudine sulla parifica del bilancio 2018 per un lungo confronto con gli uffici siciliani, sul rendiconto generale trentennale e  contesta un buco senza precedenti da coprire tutto nel 2019. 

La Regione siciliana dovrà  appostare nell’esercizio finanziario per il 2019, le coperture, pari a 1,103 miliardi di euro, del disavanzo. Un altro miliardo dovrà invece, essere coperto negli esercizi considerati nel bilancio di previsione e in ogni caso non oltre la durata della legislatura regionale.

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La contestazione parte da considerazioni complesse della magistratura contabile per la quale l’azione di riduzione del deficit da parte della regione è inefficace. Per i giudici dal “raffronto tra i dati degli equilibri di bilancio nelle varie fasi del ciclo 2018, risulta chiara l’inconsistenza della manovra finanziaria La Regione non è stata in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi ‘minimi’ che essa stessa si era data con la legge di stabilità”.

Ma la Regione deve rettificare i conti anche per consentire la redazione del  bilancio di previsione 2020. 

Registriamo un commento del M5 . “Se Musumeci vuol esser credibile a Roma occorre che si presenti con un piano di riforme tale che possa rassicurare il governo nazionale sulla buona volontà di quello regionale nel sanare un bilancio ormai distrutto dalla mala politica in anni e anni di malefatte sulle spalle dei siciliani. Se non intende farlo ha due strade: dimettersi o spegnere tutte le luci di ospedali, scuole e città e mettere in vendita Palazzo d’Orleans” dice il deputato regionale del M5S Luigi Sunseri, a commento del pesante giudizio della Corte dei Conti in sede di parifica sullo stato di salute delle finanze regionali.

“Pesantissima la bocciatura della magistratura contabile – aggiunge Sunseri – quando sottolinea che la Regione non è stata nemmeno in grado di raggiungere gli obiettivi minimi che essa stessa si era data con la legge di stabilità e quando evidenzia la resistenza al passaggio dalla logica emergenziale alla logica anticipatoria che è l’essenza della programmazione di bilancio e dell’attuale riforma contabile”.

Si prevede – prosegue Sunseri- un periodo davvero nero per la nostra terra. Faremo in modo che il governo centrale ci dia una mano. Per l’ennesima volta vogliamo essere chiari. Quello che dice la Corte l’ho detto decine e decine di volte in aula e in commissione Bilancio: ripianare il disavanzo di un bilancio in archi temporali troppo ampi, rispetto all’ordinario ciclo di bilancio, presenta profili di incostituzionalità perché ciò ha evidenti ricadute negative in termini di equità. La lunghissima dilazione temporale finisce per confliggere con elementari principi di equità intergenerazionale. E a pagarne le conseguenze saranno i nostri figli. …..

 

 

Disco verde agli aumenti contrattuali per i dipendenti statali

Placet della Corte dei conti

Immagine delle mazze della Corte dei conti

Il rinnovo contrattuale dei dipendenti statali ha avuto il placet della Corte  dei conti, per il triennio 2016-2018. I magistrati contabili hanno detto sì alle coperture agli aumenti contrattuali di 85 euro medi lordi per una platea di circa 250.000 dipendenti pubblici di ministeri, agenzie fiscali, Inps ed Inail del comparto Funzioni centrali. Ora il contratto deve compiere un ultimo passaggio formale all’Aran per la firma definitiva di governo e sindacati.

I tempi quindi per vedere i primi aumenti nella busta paga di marzo, dopo nove anni di blocco contrattuale, dovrebbero essere rispettati. Nel frattempo entro febbraio dovrebbero essere erogati gli arretrati, somme ‘una tantum’ che vanno da un minimo di 370 euro a 720 euro lordi.

 Ora la situazione si sposta in Sicilia. Anche qui i dipendenti regionali attendono da svariati anni gli aumenti contrattuali e il rinnovo del contratto.
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