Scoperto il carabiniere infedele che dava informazioni alla malavita in cambio di denaro

Giustizia: presidente tribunale Palermo revoca vicario - Notizie - Ansa.it

Archivi -Sud Libertà  – La Procura di Palermo

 

Palermo,

Paga un caro prezzo il  carabiniere che si è scoperto dare informazioni riservate a cinque indagati per spaccio di droga. Il militare, insieme agli indagati, è stato tratto in arresto dai militari del comando provinciale di Palermo che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalGip, accusati a vario titolo di corruzione.

L’attività d’indagine, condotta da gennaio a ottobre scorso dal personale della compagnia di Palermo-San Lorenzo e coordinata dalla Procura, ha prospettato ed accertato il dominio della  corruzione, tra il militare dell’Arma e gli indagati tutti già noti per spaccio di sostanze stupefacenti. Il carabiniere rivelava informazioni su indagini in corso, in cambio riceveva  somme di denaro. Per tutti gli indagati, due dei quali già agli arresti domiciliari per altri reati, il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere.

In carcere in base all’ordinanza cautelare firmata dal Gip dott.  Rosario Gioia  sono stati collocati: Giuseppe Roccamatisi, 47 anni, appuntato in servizio presso la stazione carabinieri Resuttana Colli di Palermo, Francesco Daniel Salute, di 24 anni, Massimo Ferrazzano di 45 anni, Pietro Castrofilippo di 30 anni, Vincenzo Castrofilippo di 51 anni e Angelo Bondì di 30 anni.

Palermo, corruzione e falso di dirigente Asp che rilasciava certificati di invalidità in cambio di “mazzette”

Palermo,

Finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza cautelare di arresti domiciliari emessa dal Gip di Palermo su richiesta della Procura diretta da Maurizio de Lucia a carico di sei persone indagate a vario titolo per corruzione e falso.

Disposto anche il sequestro di circa 900 mila euro che sarebbe il guadagno derivato dei delitti contestati agli indagati. Le indagini sono state condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo in collaborazione con la direzione provinciale dell’Inps e hanno svelato un giro di mazzette che coinvolgono  Agostino Genova, un dirigente dell’Asp di Palermo, presidente di alcune commissioni provinciali per l’invalidità civile; un medico certificatore, abilitato dall’Inps all’inserimento dei certificati necessari all’avvio delle pratiche di richiesta delle invalidità e diversi intermediari che mettevano in contatto chi era interessato ai benefici assistenziali e i pubblici ufficiali corrotti.

Secondo gli inquirenti, Agostino Genova (nella foto )in cambio di denaro e regali avrebbe redatto, anche usando documenti falsi, verbali di riconoscimento di invalidità senza verificare che i richiedenti ne avessero i requisiti.

In alcuni casi gli attestati sarebbero stati rilasciati a chi non ne aveva diritto, in altri le tangenti avrebbero contribuito a velocizzare le pratiche. Gli investigatori hanno scoperto una sorta di tariffario con le cifre imposte dal dirigente medico per l’istruttoria delle pratiche.

Il pubblico ufficiale, inoltre, provvedeva senza il visto collegiale delle commissioni, violando così il regolamento del procedimento. Sono al vaglio centinaia di istanze di invalidità rilasciate dalla commissione. Gli indagati come compenso avrebbero preteso le prime mensilità dei benefici o parte degli arretrati riconosciuti.

«Mi devi dare di più perchè io ho spese», diceva il dirigente dell’Asp Agostino Genova a Piera Di Fiore, la donna che faceva da intermediaria tra il pubblico ufficiale e chi chiedeva benefici assistenziali come assegni di invalidità. Genova, secondo gli investigatori, in cambio di soldi e regali, avrebbe accelerato l’iter delle pratiche e in alcuni casi fatto risultare che i richiedenti avevano i requisiti per chiedere i benefici pur non avendo fatto alcun controllo.Nel chiedere più soldi il medico fa riferimento alle spese che deve affrontare. Secondo la Finanza il cenno è ai soldi pagati per la campagna elettorale delle ultime comunali dove l’uomo è stato candidato, senza essere eletto, sia a Palermo che a Partinico. Sia Genova che la Di Fiore sono ai domiciliari.

Gli indagati sono:

Agostino Genova, 70 anni di Partinico residente a Palermo, coordinatore ufficio invalidi civili dell’Asp Palermo e presidente della prima commissione invalidi civili e della commissione ciechi civili, assessore ai servizi demografici del Comune di Partinico dal dicembre 2022. E’ indagato per corruzione e falso in atto pubblico. Rosario Cammalleri, 74 anni di Cattolica Eraclea (Ag) residente a Palermo, medico, indagato per corruzione, Pietra Di Fiore 70 anni di Palermo, indagata per corruzione, Carlos Battaglia, 58 anni, venezuelano, residente a San Giuseppe Jato (Pa), indagato per corruzione. Calogero Randazzo, 48 anni, rappresentante di un Caf a San Giuseppe Jato (Pa), indagato per corruzione e Tiziana Guadalupi, 52 anni di Palermo, indagata per corruzione.

Regione Sicilia: indagato un funzionario per corruzione

 

Cattedrale di Palermo - Wikipedia

Archivi -Foto/Immagini -SUD LIBERTA’

 

Palermo.

Scattono le indagini su alcuni settori della Regione siciliana. La Guardia di Finanza ha avviato indagini sull’assessorato regionale dell’Energia della Regione Siciliana. Dopo l’inchiesta sulla corruzione scattata le scorse settimane al dipartimento regionale di protezione civile si è scoperto adesso che un altro funzionario regionale avrebbe aiutato un noto imprenditore del settore dei rifiuti ad avere in tempi rapidi le autorizzazioni ambientali

 Un’ordinanza è  stata notificata dal nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo a  due indagati: Marcello Asciutto, 60 anni di Monreale, all’epoca funzionario nel dipartimento Acqua e rifiuti e attualmente all’assessorato Agricoltura, e l’imprenditore Sergio Vella, 53 anni di Agrigento.

Per il dipendente pubblico il Gip ha disposto l’obbligo di dimora mentre per l’imprenditore il divieto di esercitare attività d’impresa per un anno.

Secondo l’accusa, sostenuta dalla Procura di Palermo, in cambio delle autorizzazioni ambientali avute in tempi celeri l’imprenditore “avrebbe investito, direttamente o tramite familiari e imprese a lui riconducibili, circa un milione di euro in due società di Milano impegnate in attività di trading finanziario, amministrate dal figlio del pubblico funzionario.

Si apprende anche che l’imprenditore avrebbe cercato altri investitori con grosse disponibilità finanziarie per ampliare il portafoglio clienti delle società di investimento e garantire alle stesse una maggiore visibilità e una crescita significativa dei capitali investiti, consentendo al figlio del pubblico funzionario di ottenere rilevanti compensi dalla sua attività di amministratore.
 

CORRUZIONE PRIMARIO CARDIOCHIRURGO C. MIGNOSA ED IMPRENDITORE VALERIO FABIANO-VIDEO

 

Il primario di Cardiochirurgia del Policlinico di Catania Carmelo Mignosa nei guai giudiziari, sottoposto a fermo con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta.      Il medico si è rovinata la carriera e la credibilità per la somma di  circa 24 mila euro  La misura cautelare degli arresti domiciliari, richiesta dal pm dr Fabio Regolo a conclusione di una indagine coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro,..  La notifica eseguita  dalla Guardia di finanza.

L’inchiesta  verte sulla  gara d’appalto per la fornitura di ‘materiale specialistico per cardiochirurgia’ bandita lo scorso 25 marzo dall’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico “G. Rodolico-San Marco” di Catania.

Insieme con Mignosa è stato arrestato Valerio Fabiano, rappresentante legale di una società di prodotti medicali nel Catanese. Gli arresti, con l’ipotesi di corruzione per l’esercizio delle funzioni o dei poteri conferiti, sono scattati dopo che gli investigatori hanno documentato il passaggio di una busta contenente denaro contante tra l’imprenditore ed il primario durante un incontro nell’ufficio dell’imprenditore.

Fabiano, «utilizzando particolari accorgimenti e cautele, aveva lasciato una busta contenente denaro contante che poco dopo era stata riposta dal dirigente sanitario nel proprio zaino» comunica la Gdf. 

Le Fiamme Gialle hanno effettuato perquisizioni nel Policlinico e nell’abitazione del primario, trovando 2 mila euro dentro la busta che era stata riposta nello zaino ed altri 21.400 nell’appartamento del primario. Gli indagati durante gli interrogatori hanno confessato e fornito ulteriori conferme a quanto era emerso dalle indagini anche in relazione al coinvolgimento di altri imprenditori. La somma di denaro – in tutto 23.400 euro – è stata sequestrata. Il Gip di Catania ha convalidato gli arresti.

 

AST REGIONE SICILIA: ACCUSE INFAMANTI, SIAMO NELLE MANI DEI LADRI CHE USANO LA POLITICA PER RUBARE E FARE QUEL CHE VOGLIONO

 

 

Comunicato M5S. Lo pubblichiamo integralmente:

“Il ciclone giudiziario che si è abbattuto sull’Ast era ampiamente prevedibile. A più riprese i  deputati regionali del gruppo M5S avevano denunciato, con tanto di atti parlamentari, note all’assessorato e audizioni  le anomalie che hanno contrassegnato la vita di questa partecipata con bilanci sempre in rosso, nonostante i grossi contributi di ‘mamma’ Regione. Preoccupano, e non poco, le voci di  un presunto coinvolgimento della politica in questa incresciosa vicenda. In questo senso auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto dagli organi inquirenti”.
 Lo afferma  il capogruppo del M5S all’Ars Nuccio Di Paola.

AST pubblica il bilancio 2020. Tafuri: “In attivo per il secondo anno  consecutivo” - Live Sicilia
L’avv.Gaetano Tafuri. A capo dell’AST dal 2018, sosteneva di lottare “contro il sistema” Accuse di bilanci taroccati, corruzione, fiumi di denaro di contributi concessi all’AST La magistratura lo ha interdetto dai pubblici uffici al fine di conservare le prove od elementi raccolti contro di lui

 

Quello di Ast – sottolinea Il deputato Luigi Sunseri, che sulle partecipate ha condotto uno studio accurato – è un sistema marcio che abbiamo sempre denunciato, dimostrando la mancanza di trasparenza negli appalti banditi dalla società. Proprio con l’ultima nota, del 4 Febbraio, chiedevo risposte sulla legittimità della nomina a direttore generale del dottor Ugo Fiduccia, oggi arrestato. L’Ast, in questi anni si è comportata come una società pubblica quando pretendeva i contributi e come una ditta privata quando doveva assumere figure professionali. Ho sempre segnalato il ricorso abusivo alla somministrazione di lavoro, comune anche ad altre società regionali, in quanto le assunzioni sono state influenzate più da logiche di natura politica che dalle effettive necessità dell’azienda stessa. Ricordo che a fine 2018, AST su un totale di 40 autisti assunti, 10 di loro provenivano dal Comune di Marineo, lo stesso del direttore generale”.

“Nel luglio del 2019 – afferma la deputata Stefania Campo – avevamo già denunciato con un atto parlamentare il ricorso indiscriminato da parte di AST  ad agenzie interinali per la ricerca delle figure mancanti nel proprio organico. Il dubbio, che si sta rivelando essere più che fondato, era proprio che tali agenzie avessero ricevuto segnalazioni da parte di dirigenti della stessa AST, e  che le assunzioni siano state fatte esclusivamente sulla base delle segnalazioni dei vertici dell’Azienda. Ci dispiace adesso constatare che probabilmente ci avevamo visto giusto, ma il problema a monte è sempre il medesimo: fin tanto che la politica nominerà gli amministratori allo scopo di controllare ed occupare le postazioni di potere, il merito, le competenze, la dignità e la parità dei diritti dei lavoratori resteranno sempre e soltanto belle parole mai concretamente attuate”.

“Anche nella relazione sul caso Montante, preparata dalla commissione Antimafia, cui appartengo – dichiara la deputata Roberta Schillaci – c’è un capitolo dedicato all’Ast.  Nel 2010, sotto il governo Lombardo, si voleva fondere l’azienda regionale, in una difficile posizione debitoria, con la Jonica Trasporti di Montante, ma il vero obiettivo era acquisire il patrimonio immobiliare di Ast, del valore di oltre 50 milioni di euro. L’operazione fallì ma questo dimostra come la partecipata abbia sempre fatto gola ai privati, mentre dovrebbe essere una casa di vetro, trasparente e impermeabile alla distribuzione clientelare di incarichi e appalti”.

Palermo, Operazione Gomme lisce- Arresti per corruzione, e reati vari di nove soggetti-tra cui il direttore generale – di società trasporti della Regione siciliana

Operazione Gomme lisce - Corruzione e reati contro la Pubblica Amministrazione
Arresti a Palermo per corruzione

AGGIORNAMENTO:        GAETANO   TAFURI,51 ANNI,EX PRESIDENTE DELL’AST  INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI

 

Gaetano Tafuri, interdetto dai pubblici uffici Elementi pesanti di corruzione contro l’avvcatanese

 

Palermo,

Ci risiamo. Corruzione ed appalti truccati. I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 9 soggetti, di cui uno posto agli arresti domiciliari ed otto destinatari di misure interdittive della durata di un anno (sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio e divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione).

Gli indagati, in totale 16 persone, sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, hanno riguardato un’importante società interamente partecipata dalla Regione Siciliana che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano che interurbano.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini hanno consentito di ipotizzare una gestione societaria superficiale e privatistica da parte dei vertici aziendali, che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese, turbando diverse procedure di appalto, tra cui quelle per:

  • l’acquisto di pneumatici, a danno di altri possibili fornitori;
  • l’approvvigionamento di autobus aziendali, attraverso l’artificiosa rappresentazione delle condizioni giustificanti il ricorso alla procedura negoziata;
  • l’affidamento del servizio di revisore contabile e la fornitura di servizi per le fasi di startup di una compagnia aerea.

Nel corso delle indagini, inoltre, emergerebbero condotte corruttive nei confronti del direttore generale dell’azienda in questione, il quale:

  • avrebbe conferito illecitamente l’incarico di revisore contabile ad un professionista, il quale, in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità contabili in grado di inficiare l’attendibilità dei bilanci della società pubblica;
  • in cambio di utilità varie, tra cui la promessa dell’assunzione di propri familiari, avrebbe posto in essere atti contrari ai doveri del proprio ufficio, tra cui la predisposizione di una procedura di gara per la fornitura di servizi per lo startup di una compagnia aerea, del valore di euro 2.150.000,00, al fine di consentirne l’aggiudicazione a una società appositamente individuata grazie a requisiti “ritagliati su misura”.

Durante le investigazioni, infine, sarebbero state riscontrate:

  • un’ipotesi di truffa aggravata in danno dell’azienda pubblica commessa dai referenti della società aggiudicataria del servizio di bigliettazione elettronica, del valore complessivo di 3,2 milioni di euro, attraverso l’utilizzo di documentazione falsa al fine di simulare il possesso dei requisiti previsti nel bando;
  • una frode in pubbliche forniture nella somministrazione di lavoratori a tempo determinato da parte dell’agenzia di lavoro interinale aggiudicataria dell’appalto del valore complessivo di 6 milioni di euro, in quanto le assunzioni sarebbero state influenzate da logiche di natura politica piuttosto che dalle effettive necessità aziendali.

AGGIORNAMENTO: VERGOGNA,       GAETANO   TAFURI INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI PER 12 MESI – ANCHE L’ACCUSA DI “TRUCCARE” I BILANCI AST-     UN’AZIENDA CHE IN SICILIA NON HA MAI FUNZIONATO A DOVERE-VIDEO

Questi gli indagati nell’inchiesta. Oltre ad Andrea Ugo Enrico Fiduccia,direttore generale, per lui disposti i domiciliari, interdizione di pubblico ufficio per 12 mesi per Maria Carmelo Gaetano Tafuri, 51 anni, ex presidente del consiglio di amministrazione Ast, Felice Maria Genovese, 53 anni, revisore contabile del bilancio Ast, Giuseppe Carollo, 62 anni, componente ufficio legale e affari generali di Ast.

Divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 12 mesi per Alessio Porzi, 62 anni, amministratore di fatto della società Porzimark srls di Cannara (Pg), Alberto Carrotta, 68 anni, amministratore di fatto della società Officine del turismo srl, poi ALC 14 srl di Palermo, Massimo Albanese 46 anni, referente della società Officine del turismo srl (poi ALC 14 srl) di Palermo, Mario Salbitani, 37 anni, referente della società IN.HR. Agenzia per il lavoro srl di Potenza, Giuseppe Telesca, 46 anni, referente della società IN.HR. Agenzia per il lavoro srl di Potenza.

I PM ,ANTONELLO ARDITURO E ANTONELLA FRATELLO SCOPRONO “CORRUZIONE FRA PERSONAGGI ECCELLENTI AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO”

 

 

Ai domiciliari sono finiti anche un avvocato, due imprenditori e un ex generale della Guardia di Finanza

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Immagine di repertorio (Fotogramma)

 

NAPOLI

Fa spicco tra gli arrestati  Roberto Penna, all’epoca dei fatti sostituto procuratore presso il Tribunale di Salerno, tra le cinque persone arrestate dal Ros di Napoli nell’ambito di una inchiesta, coordinata dalla Procura di Napoli. L’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Gip del Tribunale di Napoli riguarda anche Maria Grabriella Gallevi, avvocato del Foro di Salerno, gli imprenditori Francesco Vorro, Umberto Inverso e Fabrizio Lisi, ex generale della Guardia di Finanza.

Tutti indiziati, a vario titolo, dei reati di corruzione per l’esercizio delle funzioni, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità.

Avrebbe fornito informazioni riservate ad imprenditori circa indagini condotte dal suo ufficio, in cambio di incarichi professionali a un’avvocatessa alla quale era legato sentimentalmente. Questa l’accusa ipotizzata nei confronti di Roberto Penna.

A luglio 2021 sono state eseguite dal Ros delle perquisizioni nell’ufficio e nell’abitazione di Penna.

Dalle indagini, coordinate dai pm Antonello Ardituro e Antonella Fratello, sarebbe emerso lo svolgimento di incontri tra Penna e gli imprenditori coinvolti nel suo ufficio della cittadella giudiziaria di Salerno, nel corso dei quali, sempre secondo l’accusa, Penna avrebbe rivelato l’esistenza di alcuni procedimenti penali ai diretti interessati, in cambio dell’ottenimento di incarichi professionali per Gallevi, sua compagna.

Nel corso dei suoi anni alla Procura di Salerno, Penna si è distinto in particolare per aver coordinato le indagini sull’allora sindaco di Salerno Vincenzo De Luca riguardanti la realizzazione di un termovalorizzatore. A gennaio 2015 De Luca è stato condannato in primo grado a un anno di reclusione, a fronte di una richiesta formulata dal pm Penna a 3 anni. De Luca è stato poi assolto nel processo di appello.

 

La Corte d’Appello di Catania rinvia al 7 gennaio l’udienza finale -e sentenza- su Raffaele Lombardo per Mafia e Corruzione

Raffaele Lombardo al processo per mafia: «Ai boss ho fatto solo danni» | La  Sicilia

AGGIORNAMENTO

Rinvio com’era presumibile. Rinviata al prossimo 7 gennaio l’ultima udienza del processo di secondo grado all’ex presidente della Regione Siciliana  Raffaele Lombardo, per concorso esterno all’associazione di tipo mafioso e corruzione elettorale aggravata.

 La Procura, con i Pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito, ha chiesto la condanna dell’ex governatore a sette anni e quattro mesi di reclusione. Al centro del processo, che si celebra col rito abbreviato, i presunti contatti di Raffaele Lombardo con esponenti dei clan etnei che l’ex leader del Mpa ha sempre negato sostenendo di avere «nuociuto alla mafia come mai nessuno prima di me.  Sotto i riflettori anche il coinvolgimento di esponenenti del mondo della politica e degli affari. 

Gli avvocati Maria Licata e il professore Vincenzo Maiello, – informano -hanno chiesto l’assoluzione    di Raffaele Lombardo  con la formula«perché il fatto non sussiste».

Operazione Inter nos- Coordinamento Direzione Antimafia e Procura – Eseguite 17 misure cautelari

 

 

REGGIO CALABRIA

Le Fiamme gialle del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello S.C.I.C.O., sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Dr. Giovanni Bombardieri, hanno dato corso, con il supporto operativo dei Reparti del Corpo dei Comandi Provinciali di Milano, Verona, Livorno e Roma, all’esecuzione di  una  Ordinanza di applicazione di misura cautelare emesse dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria – Dr.ssa Caterina Catalano – su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Gerardo Dominijanni e dei Sostituti Procuratori Dr. Walter Ignazitto, Dott.ssa Marika Mastrapasqua e Dott.ssa Giulia Maria Scavello – con la quale sono stati disposti provvedimenti cautelari personali, nei confronti di 17 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere – aggravata dall’agevolazione mafiosa – finalizzata alla turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Nel contempo, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza – emesso dalla Procura Distrettuale – dell’intero patrimonio aziendale di n. 5 persone giuridiche, per un valore stimato di oltre 12 milioni di euro.

L’operazione in rassegna – denominata “Inter Nos” – costituisce l’epilogo delle complesse indagini condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale I.C.O., con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale.

L’attività investigativa svolta ha permesso di accertare che i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie ricadenti nella competenza territoriale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria sono stati affidati ad individuate società, i cui membri, risultati essere “legati” a varie consorterie criminali operanti nel territorio della Provincia di Reggio Calabria (articolazioni di Reggio Calabria, Locri e Melito di Porto Salvo), mediante un distorto utilizzo del sistema della proroga del rapporto contrattuale, in assenza di alcuna procedura di evidenza pubblica, sono riusciti per anni a proseguire artificiosamente il rapporto con l’ente appaltante.

Dopo innumerevoli proroghe illegittimamente concesse, viene indetta una gara per l’affidamento del medesimo servizio che verrà aggiudicata, grazie ad un collaudato sistema di corruttela, alle stesse società, nel frattempo riunitesi in A.T.I.; indebite dazioni che, lungi dall’esaurirsi con l’aggiudicazione dell’incanto, sono state elargite in maniera continuativa e sistematica al fine di mantenere saldo nel tempo il pactum sceleris con questi siglato.

Per come emerso, il sodalizio investigato, al fine di poter fornire lecita giustificazione agli ammanchi di denaro dalle casse sociali connesse alle indebite elargizioni, era solito fare ricorso a false fatturazioni emesse da imprese compiacenti, con le quali erano sono in essere, altresì, leciti rapporti commerciali.

Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati cristallizzati specifici episodi di corruttela che hanno coinvolto anche il Direttore della Struttura Complessa Gestione Risorse Economico Finanziarie dell’A.S.P. di Reggio Calabria, in capo al quale sono state accertate indebite dazioni di denaro e altre utilità (un costoso Smartphone) da parte di taluni degli imprenditori investigati, in rapporti di reciproci vantaggi, concretizzatisi per questi ultimi in una “corsia preferenziale” per il pagamento delle prestazioni rese.

Il rapporto del citato Direttore con gli indagati era diventato così stretto che gli stessi si sono attivati al fine di consentire a questi di ottenere una proroga nell’incarico di prossima scadenza, il tutto attraverso l’intermediazione di un consigliere della Regione Calabria (attinto da misura cautelare degli arresti domiciliari) – la cui campagna elettorale era stata, tra l’altro, sostenuta da alcuni degli indagati medesimi.

L’attività svolta ha altresì permesso di rilevare come le componenti l’ATI abbiano svolto con modalità difformi da quelle previste i servizi straordinari di sanificazione e disinfestazione – affidati dall’ASP a seguito del diffondersi dell’epidemia da nuovo coronavirus – da effettuarsi presso i diversi presidi ospedalieri della Provincia di Reggio Calabria.

Ancora, è stato accertato che gli indagati, in piena crisi pandemica, si appropriavano indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-COVID19, sottraendoli finanche al personale sanitario impegnato in occasione dell’emergenza nonché si sottoponevano indebitamente alla relativa vaccinazione (prevista, all’epoca dei fatti, solo per individuate categorie).

Da ultimo, sono state acclarate condotte estorsive poste in essere da alcuni indagati, i quali pretendevano da individuati dipendenti la restituzione di una quota parte mensile dello stipendio da questi percepito (pari a circa 250 euro, ogni mese).

L’attività in rassegna testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali di matrice ‘ndranghetistica, nonché alle proiezioni ed infiltrazioni mafiose nell’economia legale in genere.

CORTE DEI CONTI. “REGIONE SICILIANA CON 101 MILIONI DI EURO DI DEBITI FUORI BILANCIO……”

CONSIGLIERI DEL M5S ALL’ARS:  ” VI E’ UNA MOLTEPLICITA’ ED ETEROGENEITA’ DELLE AREE DI CRITICITA’, NON FUNZIONA LA MACCHINA REGIONALE  SICILIANA   TROPPO CORROTTA   “

 

Corruzione, la Sicilia primeggia ma la Calabria è in quarta posizione

Il quadro dipinto quest’oggi dalla Corte dei Conti, riunita in udienza pubblica per la parifica del rendiconto 2019, è un quadro disarmante con tinte molto scure. I consiglieri prima e il PM dopo non lasciano molto scampo al fallimentare governo di Musumeci: con numeri alla mano e relazioni piene di dettagli hanno evidenziato la molteplicità e l’eterogeneità delle aree di criticità finanziarie della macchina regionale, criticità che mettono anche in dubbio l’attendibilità del risultato di amministrazione. A questo punto c’è solo da prepararsi al peggio”.

Lo affermano i deputati del M5S all’Ars.

I magistrati – affermano i deputati – hanno evidenziato criticità vecchie e nuove che testimoniano il fallimento politico e l’inoperosità di questo governo regionale, visti anche che i numerosi moniti della Corte non sono stati recepiti dalla Regione. La propaganda di Musumeci si scontra con la dura realtà raccontata dalla Corte dei Conti. Chi governa deve essere credibile ed attuare quanto serve per mettere in sicurezza i conti e per evitare che la nave affondi. I siciliani sono veramente stufi di questo fallimentare governo regionale” .

Sono tantissime – accusano e ribadiscono i parlamentari 5 stelle – le criticità evidenziate dai magistrati che lasciano pochissimo spazio all’ottimismo, tra queste. soprattutto: l’inadeguatezza delle misure di rientro messe in atto con l’assestamento bilancio 2019, il fondo contenziosi, che nonostante i numerosi moniti precedenti, sconta ancora la mancanza di una banca dati che impedisce una sua corretta quantificazione, la mancanza, di 101 milioni di euro di debiti fuori bilancio, non ancora riconosciuti e quindi non ancora accantonati in apposito fondo rischi, la mancanza di 34 milioni dal Fondo dei crediti di dubbia esigibilità. E ancora l’assenza di una corretta quantificazione patrimonio regionale e la mancanza del collegio dei revisori, figure che faciliterebbero il lavoro della stessa Corte”.

 

 

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