Una due giorni interamente dedicata alla tutela della salute nei luoghi di lavoro si svolgerà venerdì 26, a partire dalle 9, e sabato 27 gennaio al Grand Hotel Piazza Borsa di Palermo (via dei Cartari, 18). Il titolo del convegno nazionale, organizzato e promosso dal dipartimento per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (Dasoe) dell’assessorato regionale della Salute, è “La prevenzione al centro” e sarà l’occasione per sviluppare e approfondire con professionisti ed esperti qualificati del servizio sanitario tutte le prospettive del tema, alla luce dei piani nazionali e regionali della prevenzione.
Responsabili scientifici sono Salvatore Requirez, dirigente generale del Dasoe; Antonio Leonardi, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Catania, e Francesco Grasso Leanza, responsabile del servizio Promozione della salute della Regione Siciliana.
Protagonisti degli interventi che si susseguiranno nelle due giornate saranno dirigenti del sistema pubblico della prevenzione (tra gli altri, ministero della Salute, Regioni, procure della Repubblica, Inail, vigili del fuoco), professionisti ed esperti della materia. A conclusione del convegno, è prevista anche una tavola rotonda alla quale parteciperanno istituzioni, associazioni datoriali e sindacali, ordini professionali, per fare un bilancio, valutare le prospettive e ricercare le sinergie necessarie a promuovere iniziative comuni per il miglioramento del sistema attuale di tutela.
Finalmente ascoltiamo ragionamenti ed osservazioni pieni di serietà da parte di un sindacalista di spicco.Con il caro prezzi “la gente non ce la fa” ad arrivare a fine mese, “ha già perso l’equivalente di una tredicesima”. Si esprime così il leader Cgil, Maurizio Landini nel corso del convegno “Il lavoro interroga” organizzato dalla confederazione di Corso Italia. “Tutti parlano del prossimo autunno, ma siamo già ora nell’autunno caldo. Bisogna, quindi, aumentare il netto in busta paga, serve far crescere i salari. Il governo ha deciso per una tantum di 200 euro mentre per poter reggere questa situazione, tra inflazione e costi di energia, ai lavoratori servirebbero che nei rinnovi i contratti prevedessero un aumento di almeno di 200 euro nette al mese. Non è più il momento di una tantum“.
– “Bisogna aumentare i salari e il netto in busta paga” aggiunge. “Ma serve capire con quale tipo di riforma: se si fa con il taglio del cuneo fiscale i benefici del taglio devono andare tutti ai lavoratori: non è più il momento del ‘dividere un pochino’ e senza abbassare la guardia sul sistema pensionistico” sottolinea. “Se tagliare il cuneo per aumentare i salari finisce con il tagliare anche i contributi che servono a una pensione di dignità è un problema da non sottovalutare“.
– “Dopo il no dei quella ragazza alla proposta detta di lavoro, 70 euro al giorno per 10 ore al giorno, 280 euro al mese avrei voluto che ci fosse stata una sollevazione popolare, altro che come qualcuno ha detto ‘non avete voglia di lavorare’: da quello che gli ha offerto quel posto e che si fa chiamare imprenditore , a proposito di lavoro nero, è comportamento inaccettabile”.
“Se ci sono tante persone costrette a lavorare in nero è perché in tanti costringono i lavoratori a lavorare in nero altrimenti non ci sarebbe. E’ questa che dovrebbe essere una battaglia comune di dignità, di qualità del lavoro. Perché serve superare il fatto che il lavoro sia considerata solo una merce di scambio, comprata e venduta. E non sto pensando al superamento del capitalismo ma chiedo che almeno ci sia pari dignità tra lavoro e imprese”, prosegue rivolto alla folta platea di politici presenti al dibattito sul lavoro.
Convegno “Catania: da città sul mare a città di mare”
“PUNTARE SULLA QUALITÀ DEI PROGETTI PER COLMARE LA DISTANZA TRA LA CITTÀ E IL SUO LITORALE»
CATANIA
“Catania: da città sul mare a città di mare”: questi giorni il Dicar (Unict) è stato quartier generale per un convegno – organizzato dal Centro di documentazione, ricerca e studi sulla cultura dei rischi presieduto da Antonio Pogliese – che ha riunito istituzioni, mondo universitario, professionisti. Presente anche l’Ordine degli Architetti PPC del capoluogo etneo, che, oltre a consegnare un documento contenente la sintesi dell’impegno della categoria (redatto facendo la sintesi di alcuni contributi dei Consigli e degli Uffici Speciali Governo del Territorio che si sono avvicendati dal 2014 ad oggi), ha lanciato una proposta per cercare finalmente di far convergere aspetti tecnici, economico-finanziari, normativi, ma anche “visioni” sull’organizzazione di un territorio che mai come adesso dev’essere (ri)disegnato su ampia scala e con un’identità chiara, attraverso un’idea solida di bellezza, proporzione, sicurezza e utilità.
«Un’iniziativa nata per dibattere su una questione che da sempre è stata al centro del futuro di questa città, ma che purtroppo rimane ancorata al passato, nonostante gli sforzi, nonostante la voglia di superare l’impasse in cui ci ritroviamo da anni – sottolinea il presidente degli Architetti Sebastian Carlo Greco – Abbiamo subito inermi per troppo tempo lo schiacciamento del potere economico votato al solo profitto sulle Città. Di rado oggi assistiamo ad occasioni dove emerge la qualità o dove si emerge per qualità. Vero è che norme sterili, burocrazia, procedure contorte e strumenti obsoleti hanno imbalsamato tutto, ma altrettanto vero è che la nostra comunità ha espresso un pensiero troppo spesso inascoltato. È necessario che la politica riparta colmando l’assenza degli indirizzi sulle questioni che competono agli Architetti. La promozione della conoscenza dello spazio in cui viviamo, naturale e antropizzato, incoraggia il senso di opportunità e di identità. Questo implica una grande responsabilità sociale nell’attivare politiche e processi in grado di assicurare la qualità dell’abitare la Città. Bisogna liberarsi dell’idea di fruire di progettazioni prodotte per la esclusiva necessità di non perdere fondi di finanziamento, che si sono purtroppo mostrati quale unica strada percorribile verso il cambiamento. Questo cambiamento deve riguardare anche la riconversione armonica del diaframma esistente tra tessuto urbano e linea di costa: il waterfront non può essere considerato come una semplice linea di confine tra terra e acqua, ma piuttosto come un sistema complesso di relazioni tra la fascia costiera e la città; come un luogo scenografico di alto valore; come un nodo di connessione tra flussi infrastrutturali di due diversi sistemi, quello marino e terrestre; come laboratorio di idee per strumenti pianificatori innovativi e modelli sperimentali di tutela ambientale e sostenibilità socio-culturale nel rispetto delle matrici identitarie».
La proposta che va in questa direzione? «L’attivazione di un Ufficio dedicato alla fascia costierae allo sviluppo litoraneo – interno alla Direzione Urbanistica – che riunisca tutti gli attori presenti in questi giorni e che, ragionando su un’unica dorsale che da Malta arriva fino a Reggio Calabria, possa finalmente dar vita a un pensiero armonico di sviluppo, dove far incrociare tutte le competenze – continua il presidente – L’atavica negazione del rapporto con il mare è stata una delle principali cause del mancato innesco di meccanismi di riqualificazione economica e sociale, impedendo l’insorgere di effetti migliorativi di lungo raggio e ampia penetrazione. Fondamentale sarebbe la sinergia tra azione pubblica e privata, a dimostrazione di come sia sempre possibile ottenere ottimi risultati attraverso la condivisione dei processi decisionali e attuativi e la cooperazione tra enti e soggetti diversi.
Il Piano della fascia costiera dovrebbe essere oggetto di un concorso di progettazione in due fasi.Ciò consentirebbe di definire uno scenario generale dentro il quale sviluppare, poi, le varie peculiarità di ogni tratto del fronte lungo mare, valorizzandone i caratteri identitari e le vocazioni. Tale lavoro – conclude Sebastian Carlo Greco – svolto con il necessario coordinamento di tutti gli Enti coinvolti, contribuirebbe allo sviluppo degli elementi architettonici e paesaggistici che verrebbero così a caratterizzare il nostro Parco del Mare e restituirebbe un luogo di straordinaria bellezza a residenti e visitatori, oltre a divenire motore rigenerativo per l’intero sistema urbano».
“Infrastrutture al Sud e Ponte sullo Stretto: Quali e quanti benefici…?”. È stato il tema del convegno tenutosi oggi, venerdì 4, nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zancaorganizzato dal Rotary Club Messina, Kiwanis Distretto Italia – San Marino, dall’Associazione Centro Studi Diodoro e E-Campus Università. Alla cerimonia di apertura dei lavori è intervenuto il Sindaco Cateno De Luca, dopo i saluti istituzionali e i ringraziamenti per l’invito a partecipare si è soffermato sulle ultime notizie relative alla realizzazione del Ponte sullo Stretto.
“Proprio stanotte nel corso dell’ennesima riunione di Commissione è stata definita – ha riferito il Sindaco De Luca – la relazione per evidenziare gli elementi scientifici che portano ahimè, alla non realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Da tempo assistiamo al cosiddetto ‘festival delle fesserie sul Ponte’, poiché a partire da, è meglio fare il Tunnel al Ponte a tre campate, ciò che è emerso qualche ora fa è veramente inverosimile cioè, tra 15-20 anni non oltre, la Sicilia si unirà alla Calabria e dunque il Ponte non è più necessario realizzarlo, per cui questi convegni diventano inutili. Ecco perché le nostre iniziative politiche insieme a questi convegni diventano addirittura un incubo.
Vi ringrazio ancora una volta per l’invito, in quanto anche voi per l’ennesima volta portate al centro dell’attenzione la necessità di realizzare questa importante opera. Intendo esprimere il mio pensiero sotto il profilo politico e per certi aspetti socio – economico, non mi permetto di entrare nel merito degli aspetti tecnici. Sotto il profilo politico quest’opera – ha sottolineato De Luca – rappresenta un delitto di Stato, da quel momento in cui una legge cancella con il governo allora Monti ciò che era stato fatto concretamente perché eravamo quasi ormai all’apertura dei cantieri. Un provvedimento anomalo collegato ovviamente ai poteri forti dell’Europa del nord cioè a quelli che sono i poteri legati alla potenza e alla politica dei loro porti che riescono ad intercettare le merci provenienti dal canale di Suez. Noi invece, mancando le infrastrutture ferroviarie, l’alta velocità che consentono ai nostri porti di diventare punti di riferimento, di conseguenza non siamo nelle condizioni di potere fare una sana concorrenza al nord Europa. Per cui è chiaro che c’è un interesse forte che si è sostituito a quello che nel 2006 aveva portato a coniare definitivamente il corridoio Berlino- Palermo.
Tralasciando questo aspetto dal punto di vista politico in merito alla nostra rappresentanza meridionale in Parlamento – ha continuato il Sindaco – superato lo Stretto questa si consegna al nemico, e chi continua ad agire contro la realizzazione del Ponte lo considero un nemico. E’ indispensabile mostrare la nostra forza meridionalista che declini in termini chiari ciò che è necessario per il Sud, ma ad oggi ancora non si è riusciti. Non si può parlare di Ponte solo qualche anno prima delle elezioni e una volta fatte le elezioni regna il silenzio totale. Lo scandalo a cui abbiamo assistito di recente con il Recovery plan è quello che il Ponte non si poteva inserire perché non previsto nel cronoprogramma relativo al collaudo di questa infrastruttura. Di conseguenza noi riceviamo dall’Europa quasi 200 miliardi perché esiste il Meridione, riconoscono al sud delle risorse con l’obiettivo di tentare il livellamento socio-economico per superare il divario tra nord e sud.
Quindi il 70 per cento di quelle risorse sono state assegnate perché c’è il meridione, e non è altrettanto vero che sono state attribuite al sud il 40 per cento di queste risorse, in quanto a monte ci sono progetti già coperti da appositi finanziamenti che sono stati definanziati e rimessi in circolazione in quel 40 per cento, e quindi a mala pena del Recovery plan se arriverà a noi, circa il 15%, è già una fortuna. Questo è il trattamento che hanno riservato al Sud.
A seguire, si sono inventati il ‘fondino’, peccato che pure in quest’ultimo non hanno introdotto il Ponte sullo Stretto e tutto continua serenamente a tacere. Noi sicuramente, dobbiamo organizzarci perché questa impostazione non ha dato risultati, è necessaria una reazione di popolo del meridione al fine di essere livellati ad avere tutte le opportunità per essere competitivi. Basta – ha concluso il Sindaco de Luca – ad essere lì pronti a chiedere con un cappello in mano”.
Il programma dei lavori è proseguito con gli interventi di Agata Rinciari, presidente Kiwanis Peloro, Tonino Brancato, chairman del convegno, Piero Luccisano, testimonial per il Centro Studi Diodoro e il Prorettore vicario dell’Università degli Studi di Messina Giovanni Moschella. In qualità di relatori hanno partecipato Enzo Siviero, Rettore Università e-Campus su “Connessioni Mediterranee”; Giovanni Mollica, imprenditore e appassionato meridionalista ed esperto di trasporti con “Il ponte e le reti ten-ti”; Fernando Rizzo presidente Rete Civica per le Infrastrutture del Mediterraneo su “Recovery Fund, i fondi assegnati per il Meridione e la violazione dei diritti umani dello Stato centrale”; Salvatore Sciliberto, chair distrettuale “Mantenimento e sviluppo”.
A conclusione dei lavori gli interventi di Francesco Garaffa, segretario Kiwanis Distretto Italia- San Marino; Alfredo Buttafarro, Lgt. Kiwanis Divisione I Sicilia Due Mari Valdemone; e Maura Magni, governatore Kiwanis Distretto Italia-San Marino.
Lunedì otto marzo, il Cir, Comitato italiano di reinserimento sociale, nella giornata dedicata alla festa delle donne ha promosso un webinar “Messina e le Ipab. Palazzo delle Donne, identità e solidarietà”, che si terrà dalle ore 17 alle ore 20 sulla piattaforma Zoom.
Nel corso del convegno- comunica l’Ente comunale di Messina – saranno illustrate le tematiche relative alla storia delle I.P.A.B., i lasciti ereditari, l’utilizzo potenziale del patrimonio I.P.A.B., l’educazione alla solidarietà in età pre-scolare e scolare, e donne famose di Messina. Il programma dei lavori prevede, dopo i saluti dell’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Messina Alessandra Calafiore e del Presidente dell’Ordine degli Avvocati Domenico Santoro, gli interventi del giornalista Sergio Di Giacomo che relazionerà su “IPAB asili riuniti ex Asili Ponti: una storia di benefattori per le donne e i bambini disagiati di Messina”; il notaio Rosa Torre illustrerà “Cosa sono le IPAB: obbligo a rispettarne le finalità”; la neuropsichiatra infantile Mirella Deodato su “La promozione della solidarietà in età prescolare e scolare”; il dott. Giuseppe Ruggeri “La solidarietà: elemento identificativo dei Messinesi, radici e aspetti etici”; l’avv. Cinzia Fresina “Le donne di Messina: risorsa culturale ed economica della città”; ed infine la presidente del Cirs nazionale Maria Celeste Celi con “Il Palazzo Internazionale Municipale delle Donne: realizzazione di un centro di accoglienza e avviamento sociale con cultura e artigianato”.
Incontro di riflessione tra gli eventi in programma per le festività della Patrona
AGATA, “SANTA” E “CITTADINA”: «IL SUO ESEMPIO DI DONNA PER COMBATTERE LA DISPARITÀ DI GENERE»
CATANIA –
«Cu n’coccia l’occhi to, Santa carusa, finisci intra n’saccu, immensu a via / Ma a Catania nudda fimmina è gilusa su l’omu so è innammurato i’tia». Una poesia popolare, una preghiera devota, un sentimento cantato e tradotto in immagini nel nuovo video pensato e realizzato dall’artista catanese Giuseppe Castiglia: il titolo è semplice ma significativo “Agata”, non solo la Santa ma anche la Cittadina. Un video – prodotto da Filmkam per la regia di Vladimir Di Prima – che ha aperto anche il convegno dedicato al valore dell’autodeterminazione della Donna, di cui la Patrona di Catania ne è un emblema assoluto.
Un incontro – tenutosi nell’Aula Magna del Dipartimento universitario di Scienze Politiche e Sociali – che si è svolto ieri, non a caso il 3 febbraio perché «giorno dell’apertura di un rapporto simbolico fra il popolo, la città e le istituzioni – ha affermato il direttore del Dipartimento Giuseppe Vecchio – l’invocazione di base “Cittadini, Viva Sant’Agata” non è cosa da poco, e sottolinea il momento topico della vita di Catania in cui il popolo si proclama cittadino». «In questi giorni in cui la città si autodisciplina abbiamo voluto accostare l’icona di Libertà di Agata a quelle donne che si autodeterminano scegliendo di rivolgersi ai centri antiviolenza, ma anche a quegli uomini e a quelle donne che dicono il proprio No alla sopraffazione nel rispetto di valori universali come la legalità e l’antimafia» ha aggiunto Margherita Ferro, consigliera di Parità della Regione Siciliana che nel convegno ha fortemente voluto gli interventi di Vincenza Bifera (presidente Associazione nazionale antimafia “Alfredo Agosta”), Anna Agosta (presidente Associazione Thamaia), e Maria Concetta Tringali (vicepresidente Centro antiviolenza Galatea).
Tra le relazioni anche quella del procuratore aggiunto di Catania Marisa Scavo, la quale ha focalizzato l’attenzione sul tema del femminicidio in letteratura «dove ritroviamo esempi di amori e passioni così forti che poi degenerano nell’uccisione della donna – ha detto – mi riferisco alla storia di Paolo e Francesca nella Divina Commedia, alla tragedia di Otello, o a casi come quello della baronessa di Carini. È bene interpretare questi passi correttamente, facendone comprendere il significato più profondo e non quello deviante di un amore così potente che può giustificare il sangue».
«La considerazione di Agata come figura non solo religiosa ma anche civica è il motivo che ha spinto il Comitato delle Festività Agatine a inserire questo evento nel programma dei festeggiamenti» ha aggiunto la segretaria Maria Grazia Tomasello Spitaleri, rimarcando come la figura della Santa sia centrale nella riflessione collettiva verso il drammatico fenomeno del femminicidio. L’assessore comunale alle Pari Opportunità Barbara Mirabella – che ha ribadito l’impegno dell’Amministrazione etnea per iniziative di sensibilizzazione sul tema – utilizza proprio la definizione agatina “martire” per ricordare le vittime dei recenti delitti consumati nel territorio siciliano.
Lunedì 3 febbraio, ore 16.00, Aula Magna Dipartimento Scienze Politiche, Catania
Convegno inserito nel programma del Comitato delle Festività Agatine
CATANIA –
«Valore dell’autodeterminazione della Donna nella cultura popolare Catanese, Sant’Agata come icona della Libertà»: un titolo che parla da sé e che custodisce tutto il valore sociale del convegno che si svolgerà lunedì 3 febbraio, alle 16.00, nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania (Via Vittorio Emanuele II, 49). Un’iniziativa voluta dal direttore dello stesso Dipartimento Giuseppe Vecchio e dalla consigliera di Parità della Regione Siciliana Margherita Ferro, perché «Agata è un esempio assoluto per tutte le donne – affermano – è testimone di caparbietà e di santa ribellione alle imposizioni della società e della tirannia. Non a caso, le relazioni dell’incontro saranno affidate a donne che, seguendo il suo modello, oggi lottano contro le discriminazioni di genere».
Inserito nel programma del Comitato delle Festività Agatine, l’evento – coordinato dal direttore Vecchio e dalla consigliera Ferro – vedrà la presenza, per i saluti istituzionali, del segretario del Comitato dei Festeggiamenti Maria Grazia Tomasello Spitaleri, del vicepresidente vicario dell’Ars Roberto Di Mauro, dell’assessore regionale alla Famiglia e alle Politiche Sociali Antonio Scavone, dell’assessore comunale alla Cultura Barbara Mirabella, della deputata alla Camera Giusi Bartolozzi, delle deputate Ars Elvira Amata ed Eleonora Lo Curto.
A seguire gli interventi del procuratore aggiunto del Tribunale di Catania Marisa Scavo, della presidente del Centro antiviolenza Galatea Loredana Mazza, della presidente dell’Associazione nazionale antimafia “Alfredo Agosta” Vincenza Bifera, e della presidente dell’Associazione Thamaia Anna Agosta.
Verrà inoltre presentato il video “Agata”, di cui Giuseppe Castiglia ha firmato il soggetto e la sceneggiatura, per la regia di Vladimir Di Prima. Le conclusioni saranno affidate al direttore Giuseppe Vecchio.
«Tra gli obiettivi del convegno – conclude Margherita Ferro – c’è anche quello di mettere in primo piano la capacità dei catanesi di fare il bene della città nel nome di Agata. L’autodeterminazione della Santa è la stessa che in questi giorni anima i cittadini devoti, a cui vogliamo dedicare le nostre riflessioni».
OGGI A CATANIA FOCUS SUGLI STRUMENTI PER IL SETTORE PUBBLICO
Dirigenti e rappresentanti del sistema sanitario insieme per approfondire nuove opportunità in tema di health care
L’impatto delle tecnologie digitali e dell’innovazione possono guidare il processo di trasformazione delle strutture sanitarie, agendo come leve strategiche per migliorare la qualità dei servizi e riducendo al contempo la spesa. Per questo è fondamentale conoscere le nuove logiche e i modelli manageriali evoluti richiesti; tra questi, gli appalti innovativi, all’interno del public procurement, sono procedure dirette a rivoluzionare le modalità e l’oggetto degli acquisti della Pubblica Amministrazione, soprattutto con riferimento a un settore così strategico e interessato all’influenza dirompente dell’innovazione tecnologica come l’Health Care. Un’opportunità che il Sistema Sanitario Regionale e le aziende del territorio devono cogliere e sfruttare per rilanciare la sfida di una sanità innovativa e competitiva.
Con questo obiettivo, il nuovo polo universitario di ricerca ILHM (Centro Studi Avanzato in Innovazione e Leadership in Medical care), insieme ad AISDET (Associazione Italiana di Sanità Digitale e Telemedicina) e ad AgID (Agenzia Italia Digitale), promuove l’incontro sul tema “Le leve strategiche per l’innovazione in Sanità. Gli strumenti del procurement innovativo” oggi, mercoledì4 dicembrealle 10.00 nell’Aula Magna del Dipartimento Economia e Impresa dell’Università di Catania (Palazzo delle Scienze, Corso Italia 55). Un’occasione anche per favorire la conoscenza della piattaforma AgID “appaltinnovativi.gov”, strumento volto a supportare la creazione di una community per le organizzazioni della filiera health care orientate all’innovazione.
Interverranno: Elita Schillaci, direttore del Centro Studi ILHM, Massimo Caruso (segretario AISDET), Mauro Draoli (responsabile Unità Procurement Innovativo AgID), Carmela Di Mauro (associato di Business Engineering) e Giorgia Zunino (strategic project manager ASL Roma 1), che illustreranno la sfida dell’innovazione nel public procurement e gli strumenti per gli appalti innovativi.
«Non solo la Sanità regionale, ma anche le aziende del territorio devono essere pronte a raccogliere queste sfide e ad avviare modelli evoluti di dialogo con l’operatore pubblico – sottolinea la prof.ssa Schillaci – e gli appalti innovativi agevolano la creazione di una community orientata all’open innovation». «Si tratta di acquisti – specifica Massimo Caruso – che hanno come oggetto servizi di ricerca e sviluppo con l’obiettivo di soddisfare le esigenze più innovative della Pubblica Amministrazione».
Seguirà la tavola rotonda introdotta da Angelo Pellicanò (già direttore generale del SSN), alla quale parteciperanno i direttori generali: Fabrizio De Nicola (Arnas Garibaldi Catania), Maurizio Lanza (Asp Catania), Giampiero Bonaccorsi (Aou Policlinico OVE Vittorio Emanuele Catania), Salvatore Giuffrida (Cannizzaro Catania), Paolo Cantaro (Clinica Morgagni Catania) e Vincenzo Barone (Irccs Bonito-Pulejo Messina). A conclusione verranno consegnati da Franco Astorina (già presidente Fare), gli attestati del Corso di Formazione sul Rup di Èlite per il procurement innovativo. Concluderà i lavori l’intervento dell’assessore alla Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razza.
CONVEGNO A TAORMINA: RIPERCORSO DELLA SOPRINTENDENZA DEL MARE PER VALORIZZARE IL PATRIMONIO MARINO SOMMERSO
Oltre un centinaio di studiosi, ricercatori, archeologi e tecnici subacquei da tutta Italia e da Malta; cinque sezioni di studio; circa 70 relazioni sulle ultime scoperte e sugli scavi in corso; 30 contributi da Università e centri di ricerca per la sezione poster; il focus sulla “Carta di Udine” con il decano degli archeologi subacquei, Luigi Fozzati; tre mostre destinate al grande pubblico con reperti unici e l’esperienza immersiva con visori hi-tech per sperimentare dal vivo una vera esplorazione subacquea.
Meeting Soprintendenza del Mare
Per tre giorni, dal 10 al 12 ottobre, Taormina ospita a Palazzo Ciampoli il VI Convegno nazionale di Archeologia Subacquea insieme alla XV rassegna internazionale di Giardini Naxos. La storica manifestazione della cittadina jonica torna a distanza di ben diciotto anni dall’ultima edizione del 2001.
La dirigente Valeria Li Vigni e a destra il compianto archeologo prof Sebastiano Tusa
Il meeting è organizzato dalla Soprintendenza del Mare, diretta da Valeria Li Vigni, e dal Parco Archeologico Naxos Taormina, diretto da Gabriella Tigano. Giunge in Sicilia, dopo la tappa di tre anni fa a Udine, per volere di Sebastiano Tusa, l’insigne archeologo scomparso prematuramente nel marzo scorso.
Foto Soprintendenza del Mare Archivio
Obiettivo dello studioso era infatti quello di riorganizzare nella Baia di Naxos, prima colonia greca in Sicilia – e una delle aree che, insieme alle Eolie, è stata la più battuta dai pionieri dell’archeologia subacquea degli anni Sessanta – lo storico appuntamento internazionale con docenti e ricercatori universitari, tecnici subacquei, esperti delle Soprintendenze regionali, del Mibac (Ministero dei Beni Culturali), dell’INGV di Roma (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia), dirigenti di poli museali e centri di restauro e conservazione.
Cinque sezioni
I lavori di ricerca verranno esposti nell’ambito delle cinque sezioni del convegno: Ricerca, Studi, Tutela, Valorizzazione e Storia; mentre per la Rassegna internazionale di Giardini Naxos saranno esposti una trentina di poster inviati da team di ricercatori di numerose regioni italiane.
Il Comitato scientifico è costituito da Marco Anzidei, Lorenz E. Baumer, Massimo Capulli, Luigi Fozzati, Adriana Fresina, Tim Gambin, Roberto La Rocca, Valeria Li Vigni, Domenico Marino, N. Martinelli, Giovanni Mastronuzzi, Franco Marzatico, Pier Giorgio Spanu, Gabriella Tigano, Edoardo Tortorici, Annalisa Zarattini
L’evento ha messo in luce il progetto pilota del comitato scientifico nato proprio per progettare l’intervento di conservazione della nave di Marausa. L’idea è nata su proposta del compianto ex assessore Regionale ai Beni culturali della Sicilia Sebastiano Tusa e del coordinatore del GruppoArte16, Giovanni Taormina, ed è stato effettuato dal restauratore Franco Fazzio e da Sabrina Zuccalà amministratore di 4ward360, azienda che ha studiato e sviluppato il formulato nanotecnologico “4wd-wood”, applicato sul relitto.
“La nave romana di Marausa – si apprende – è il relitto di una nave oneraria del IV sec. d.C. recuperata dopo oltre 1700 anni a 150 mt dall’estuario del fiume Birgi. La nave rappresenta uno dei reperti navali più interessanti, in quanto il recupero ha interessato oltre 600 elementi ad opera della Sovrintendenza del Mare della Regione siciliana, che ha affidato la bonifica degli elementi ed il loro restauro alla Società “Legni e segni della memoria” di Salerno.
Oltre al restauro c’è stato il trattamento conservativo con le nanotecnologie ,l’uso cioè di un prodotto specifico per la conservazione, protezione della superficie del relitto dai danni causati dal tempo, dai raggi UV, dagli insetti xylofagi e dalle condizioni ambientali sfavorevoli alle quali può essere sottoposto durante l’esposizione museale”.
Le nanotecnologie applicate al legno,-informano gli studiosi- assolvono un compito indispensabile perché creano una nanostruttura di particelle schermanti, di fatto creando una separazione tra il materiale e l’ambiente
Questa moderna tecnica ha potuto dare questi ottimi risultati per merito della collaborazione scientifica con il Gruppo Arte 16 e con la Soprintendenza della Regione Sicilia. Gli esperti affermano anche che il trattamento con i nanomateriali ha provocato nel materiale ligneo un cambiamento della tensione superficiale: ciò ha permesso al legno di non subire un eccessivo apporto di umidità (tale da compromettere la struttura) durante lo scambio di aria con l’esterno, in una situazione analoga a quella che potrebbe verificarsi in occasione di una esposizione museale.
Durante l’intervento di restauro della nave di Marausa è stata anche eseguita una scansione Tmc (scansione tomografica) a 128 strati per verificare le condizioni del legno.
E’ la prima volta in Italia – apprendiamo pure -che viene effettuata una investigazione scientifica così approfondita su reperti lignei di navi rimasti sommersi per secoli nei fondali marini, per poi giungere ad una ipotesi di intervento conservativo attraverso l’applicazione delle nanotecnologie, sviluppate in funzione di questo contesto dalla 4ward360. Gli esami eseguiti con la TCMS, basati sull’erogazione di un fascio di radiazioni ionizzanti (raggi “X”), hanno consentito di ottenere immagini particolarmente dettagliate di aree specifiche della sezione del legno. Lo studio e l’applicazione poi delle nanotecnologie ha richiesto un’indagine scientifica accurata e scrupolosa al fine di ottenere tutte le informazioni necessarie sullo stato del reperto ligneo, onde evitare che, una volta applicate, elementi biologici, sottoforma di spore, potessero attivarsi. La prima fase esplorativa ha consentito ai tecnici del GruppoArte16 e di 4ward360 di avere una conoscenza sugli elementi esaminati e di potere eseguire ed applicare un test protettivo nano tecnologico”.
Fra tante presenze,e prove di tanti successi lavorativi, emerge un’unica immensa e manifesta assenza: quella di Sebastiano Tusa. L’ideatore della Soprintendenza del Mare un anno fa aveva progettato questo grande appuntamento in Sicilia. L’obiettivo, naturalmente, è quello di un confronto corale con la comunità scientifica sul tema dei tesori sommersi e della loro valorizzazione. Tusa sarà tuttavia idealmente presente a Taormina con il libro postumo sulla “Battaglia delle Egadi” (editore L’Erma di Bretschneider) presentato agli ospiti e alla città mercoledì 9 ottobre, alle ore 19, a Palazzo Ciampoli; 300 pagine in inglese in cui lo studioso, nei mesi che precedettero la sua scomparsa a causa dell’incidente aereo in Etiopia, ripercorre insieme al collega Jeffrey Royal le tappe del ritrovamento del monumentale rostro al largo dell’isola di Levanzo, a 80 metri di profondità. L’indomani, alle 9.30, l’apertura del convegno.
Esplorazioni subacquee
Il VI Convegno nazionale di Archeologia Subacquea non si limita al serrato cronoprogramma con le sessioni di studio e dibattiti fra gli addetti ai lavori. Infatti, è l’occasione per raccontare il mondo delle esplorazioni subacquee anche al pubblico dei “profani”, grandi e piccoli curiosi del mestiere dell’archeologo “sottomarino”.
Le mostre
Le mostre sono: “I pionieri dell’archeologia subacquea”, con foto d’epoca e documenti d’archivio sulle prime esplorazioni sottomarine degli anni Sessanta in Sicilia; “Storia della Soprintendenza del Mare” per ripercorrere la best-practice siciliana di un ente che in quindici anni di attività ha contribuito in maniera significativa a definire procedure e criteri per il recupero e la valorizzazione del patrimonio sommerso del Mediterraneo, culla della civiltà europea;
Infine “Archeologia subacquea tra passato e futuro: dai pionieri alla realtà virtuale”. Con visori hi-tech si potrà sperimentare una vera immersione subacquea che rende accessibile a chiunque quello che è privilegio di pochi audaci esploratori subacquei. Un’app, infine, consentirà ai visitatori di tutte le età di seguire sul proprio smartphone un breve docuvideo. Questo, con l’ausilio di animazioni digitali che rinnovano approccio e narrazione, si racconta la storia dei tre reperti in mostra. Il micidiale rostro della Battaglia delle Egadi, potente arma da guerra che consentì alle flotte dei Romani di battere i Cartaginesi e rivoluzionare la storia del Mediterraneo nei secoli a seguire; un magnifico elmo del tipo Montefortino e un ceppo d’ancora in piombo.
Con Civita Sicilia, gestore dei servizi aggiuntivi del Parco Naxos Taormina, sono possibili visite guidate alle tre mostre con il supporto di giovani archeologi ogni sabato pomeriggio, dal 19 ottobre (ore 17) e tutte le domeniche (ore 10.30, domenica 13 ottobre eccezionalmente alle ore 17).
Ordini di Sicilia e Lazio riuniti nella Casa dell’Architettura della capitale
I presidenti di categoria: «Le maggiori criticità: carenza di infrastrutture, mancata spesa dei fondi europei e degrado dei centri storici»
CATANIA –
La progettazione non solo come attività professionale, ma come responsabilità sociale e impegno etico dell’architetto, figura capace, grazie alla tecnica e alla cultura, di incidere nel processo di trasformazione delle città. È stato questo il fulcro del convegno che ha visto gli Ordini degli Architetti della Sicilia e del Lazio riunirsi a Roma – nella sede della Casa dell’Architettura – per discutere di leggi regionali, normative, procedure, ma anche di opportunità sociali e abitative, all’insegna di un dialogo aperto e costruttivo fra i colleghi italiani. Territorialità chiamate a confrontarsi sulle proprie similitudini, peculiarità e differenze per lo sviluppo verso un futuro comune. Un evento che è stato l’occasione per far emergere le specificità dell’architettura siciliana, tra potenzialità e criticità; e a cui hanno partecipato il vicepresidente del Consiglio nazionale di categoria Rino La Mendola, il presidente di Inarcassa Giuseppe Santoro, i rappresentanti delle due Amministrazioni regionali, di Fondazione Inarcassa e di Ance.
«La Sicilia – hanno affermato in un intervento comune i presidenti – per la sua posizione nevralgica al centro del Mediterraneo, nell’incrocio fra tre continenti, è sempre stata nei secoli zona di attrazione per i popoli. Da un lato un territorio con incredibili ricchezze culturali, basti pensare ai sette siti Unesco, alle oltre 70 aree naturali protette, e agli innumerevoli beni artistici, storici e paesaggistici che rendono le aree une diverse dalle altre; dall’altro una regione tormentata da problematiche come lo spopolamento dell’entroterra a favore dei grandi centri, o le difficoltà ambientali delle zone costiere, oggi degradate per l’insediamento dei poli industriali. Condizioni su cui pesano le criticità maggiori di cui soffre l’Isola – hanno continuato – parliamo della carenza di infrastrutture adeguate (in primis una rete ferroviaria scadente), della cronica incapacità a spendere i fondi europei per la lentezza e l’inefficacia della programmazione, e dell’urgenza di recuperare urbanisticamente i territori, le città e i centri storici».
Cogliendo gli spunti di riflessione lanciati dal presidente dell’Ordine Architetti di Roma Flavio Mangione, i presidenti siciliani hanno ribadito che «in questo contesto la figura dell’architetto può e deve essere protagonista di una trasformazione urbana e di un miglioramento ambientale che siano all’altezza della crescita e dello sviluppo dei Paesi europei più avanzati. Per questo gli Architetti dell’Isola, e i nove Ordini che li rappresentano, sono impegnati in un’opera di rilancio che vinca la storica penalizzazione della Sicilia, con particolare attenzione all’aspetto della legalità, di fondamentale importanza per la qualità dei progetti di architettura».
A testimonianza di ciò sono stati illustrati nel corso dell’incontro cinque progetti realizzati in Sicilia e curati da giovani professionisti. «Sono esempi – hanno affermato – di come l’architetto abbia la capacità di leggere a fondo le trasformazioni sociali, urbane, economiche e territoriali, e di sapere scegliere tra le opportunità migliori che la tecnica e la cultura ci mettono a disposizione».
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