Fondo Pensioni Sicilia: Adeguamento a fine maggio delle pensioni al costo della vita – Perequazione 2024

 

 

Blocco pensione per debiti con Inps o il fisco – diDominio

Rivalutata pensione per gli ex dipendenti regione Sicilia  Immagine Archivi

 

 

I pensionati della Regione Sicilia potranno finalmente sorridere appena constateranno alla fine del mese di maggio la riconosciuta rivalutazione automatica delle pensioni.

Un recente comunicato del Fondo pensioni -struttura della Regione Sicilia – ha osservato infatti   c he con la mensilità del mese di maggio, i trattamenti pensionistici amministrati dal Fondo sono stati adeguati ed incrementati con gli importi perequativi provvisori dell’anno 2024 (cfr. Circolare del Dg del Fondo pensioni prot. 5241 del 19 gennaio 2024).

Infatti con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 20 novembre 2023, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 279 del 29 novembre 2023, è stata disciplinata la perequazione automatica delle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2024 e la variazione anno 2023, quest’ultima già applicata nei trattamenti pensionistici erogati da questo Fondo nella mensilità di gennaio 2024.

La rivalutazione, così come rammentato dalla circolare n. 1 del 2 gennaio 2024 dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (“INPS”), viene attribuita sulla base del cosiddetto cumulo perequativo, considerando come un unico trattamento tutte le pensioni di cui il soggetto è titolare, erogate sia dall’INPS che dagli altri Enti, presenti nel Casellario Centrale delle Pensioni (art. 34 della legge 23 dicembre 1998, n. 448). In merito alle modalità di attribuzione della rivalutazione provvisoria per l’anno 2024 per la generalità delle pensioni, l’articolo 1, comma 135, Legge 30 dicembre 2023, n. 213 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 2023, Supplemento Ordinario n. 40/L) stabilisce che “Nell’anno 2024 la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta:

a) per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 100 per cento;

b) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi:

1) nella misura dell’85 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS […];

2) nella misura del 53 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS. […];

3) nella misura del 47 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo INPS.

[…];

4) nella misura del 37 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a dieci volte il trattamento minimo INPS. […];

5) nella misura del 22 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo INPS”.

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia

Dichiarazione del Presidente Mattarella

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«I principi di eguaglianza e non discriminazione, sanciti dalla nostra Costituzione, sono un presupposto imprescindibile per il progresso di qualsiasi società democratica e per la piena realizzazione di ogni persona umana.
Sono più di sessanta i Paesi nel mondo in cui l’omosessualità viene punita con la reclusione, in alcuni ancora si rischia persino la pena di morte.
L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui libertà, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica.
L’Italia non è immune da episodi di omotransfobia: persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d’odio, aggredite verbalmente e fisicamente.
Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità. La violenza dei giudizi, di cui tanti cittadini sono vittime solo per il proprio orientamento sessuale, rappresenta un’offesa per l’intera collettività.
L’impegno delle Istituzioni deve essere orientato a fornire, soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle identità».

 

Il Presidente Mattarella ha ricevuto oggi il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs.

Il Presidente Sergio Mattarella accoglie il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs, nel corso degli onori militari

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs, nel corso degli onori militari

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs, nel corso degli onori militari

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dei colloqui con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dei colloqui con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dei colloqui con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dei colloqui con il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Presidente della Repubblica di Lettonia, Edgars Rinkēvičs, in visita ufficiale, intrattenendolo successivamente a colazione.
Era presente all’incontro il Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli.

 

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione del 79° anniversario della Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto dal Ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Ottavia Piccolo a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia commemorativa del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione saluta la Sig.ra Ida Balò, Presidente dell’Associazione “Civitella ricorda”

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana al termine delle celebrazioni per il 79* anniversario di Liberazione

 

QUEI RAGAZZI CHE RIPOSANO SOTTO LE LAPIDI BIANCHE DEI CIMITERI CHE COSTELLANO LA NOSTRA PENISOLA, LI SENTIAMO COME NOSTRI FIGLI!!

 Civitella in Val di Chiana, 

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alla Vicepresidente del Senato, al Ministro  della difesa, al Presidente della Regione, al Sindaco, alle Autorità e, con affetto particolare, a tutti i cittadini di Civitella e ai Sindaci presenti.

Siamo qui, a Civitella in Val di Chiana, riuniti per celebrare il 25 aprile – l’anniversario della Liberazione -, a ottanta anni dalla terribile e disumana strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla inerme popolazione.

Come abbiamo ascoltato, poc’anzi, dalle parole del Sindaco, della Professoressa Ponzani, dalle letture –  e ringrazio Ottavia Piccolo per averci coinvolti, con commozione, nei drammatici ricordi che ci ha illustrato – e dalla testimonianza straordinaria di Ida Balò, gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goering si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini.

Nella stessa giornata si compiva, non lontano da qui, a San Pancrazio, un altro eccidio, dove furono sterminate oltre settanta persone.

Come è attestato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere certi di poter effettuare un rastrellamento più numeroso di popolazione civile.

La tragica contabilità di quel 29 giugno del ’44, in queste terre, ci racconta di circa duecentocinquanta persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci ragazzi e bambini. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva soltanto un anno. Maria Luisa Lammioni due.

Il parroco di Civitella, Don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi – come abbiamo sentito poc’anzi – insieme agli altri.  Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, sbigottiti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore.

Sono venuto qui, oggi, a Civitella – uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista – per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul nostro territorio nazionale e anche all’estero.

Non c’è alcuna parte del suolo italiano –  con la sola eccezione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e che non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente assassinati.

La Regione che ci ospita – la Toscana – è tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue innocente, insieme al Piemonte e all’Emilia Romagna.

La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul nostro territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie.

Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca; cercavano di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani; cercavano di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore.

Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale,  contrari all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità.

Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata l’uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi.

I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi dei civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di vergogna e disonore, o per evitare d’incorrere nei rigori di una futura giustizia, oppure, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani.

All’infamia, ad esempio, della strage di Marzabotto – la più grande compiuta in Italia – seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni.

Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro.

Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un’aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana.

Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo.  Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: «Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…»

Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell’obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le «patrie degli altri» come le chiamava don Lorenzo Milani.

Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiute in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni di ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consumò la rottura tra il popolo italiano e il fascismo.

Si verificò – scrisse ancora Salvatorelli – «una crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell’idolo Mussolini.»

Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti.

L’8 settembre, con i vertici del Regno in fuga, fece precipitare il Paese nello sconforto e nel caos assoluto. Ma molti italiani non si piegarono al disonore. Scelsero la via del riscatto. Un riscatto morale, prima ancora che politico, che recuperava i valori occultati e calpestati dalla dittatura. La libertà, al posto dell’imposizione. La fraternità, al posto dell’odio razzista. La democrazia, al posto della sopraffazione. L’umanità, al posto della brutalità. La giustizia, al posto dell’arbitrio. La speranza, al posto della paura.

Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralità di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trovò la sua unità nella necessità di porre termine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una convivenza nuova, fondata sul diritto e sulla pace.

Scrisse Padre Davide Maria Turoldo: «Tra i morti della Resistenza vi erano seguaci di tutte le fedi. Ognuno aveva il suo Dio, ognuno aveva il suo credo, e parlavano lingue diverse, e avevano pelle di colore diverso, eppure nella libertà e nella umana dignità si sentivano fratelli».

Fu così che reduci dalla guerra e giovani appassionati, contadini e intellettuali, monarchici e repubblicani, si unirono per lottare, con le armi, contro l’oppressore e l’invasore. Tra di loro uomini, donne, ragazzi, di ogni provenienza, di ogni età. Combatterono a viso aperto, con coraggio, contro un nemico feroce e soverchiante per numero, per armi e per addestramento.

Vi fu l’eroica Resistenza dei circa seicentomila militari italiani che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di servire la Repubblica di Salò, quel regime fantoccio instaurato da Mussolini sotto il totale controllo di Hitler.  Furono passati per le armi, come a Cefalonia e a Corfù, o deportati nei lager tedeschi. Furono definiti “internati militari”, per negare loro in questo modo persino lo status di prigionieri di guerra. Ben cinquantamila di loro morirono nei campi di detenzione in Germania, a causa degli stenti e delle violenze.

Vi fu la Resistenza della popolazione,ribellatasi spontaneamente di fronte a episodi di brutalità e alle violenze, scrivendo pagine di eroismo splendido di natura civile. Vi furono le coraggiose lotte operaie, culminate nei grandi scioperi nelle industrie delle città settentrionali.

In tutta la Penisola, nelle montagne e nelle zone di mare, si attivò spontaneamente, in quegli anni drammatici, la rete clandestina della solidarietà, del risveglio delle coscienze e dell’umanità ritrovata.

A migliaia, uomini, donne, religiosi, funzionari dello Stato, operai, borghesi, rischiando la propria vita e quella dei loro familiari, si opposero alla dittatura e alle violenze sistematiche, nascondendo soldati alleati, sostenendo la lotta partigiana, falsificando documenti per salvare ebrei dalla deportazione, stampando e diffondendo volantini di propaganda.

Fu la Resistenza civile, la Resistenza senza armi, un movimento largo e diffuso, che vide anche la rinascita del protagonismo delle donne, sottratte finalmente al ruolo subalterno cui le destinava l’ideologia fascista.

Scrive, riguardo a questo impegno, Claudio Pavone: «Essere pietosi verso altri esseri umani era di per sé una manifestazione di antifascismo e di resistenza, quale che ne fosse l’ispirazione, laica o religiosa. Il fascismo aveva insita l’ideologia della violenza, la pietà non era prevista…»

La Resistenza, nelle sue forme così diverse, contribuì, in misura notevole, all’avanzata degli Alleati e alla sconfitta del nazifascismo.

Ai circa trecentocinquantamila soldati, venuti da Paesi lontani, morti per liberare l’Italia e il mondo dall’incubo del nazifascismo, l’Italia si inchina doverosamente, con commozione e con riconoscenza.

Quei ragazzi, che riposano sotto le lapidi bianche dei cimiteri alleati che costellano la nostra Penisola, li sentiamo come nostri caduti, come nostri figli.

Liberazione, dunque, dall’occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertà fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L’entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione.

Il 25 aprile è, per l’Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà, che – trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista – hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo.

Aggiungo – utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 – che “intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”.

A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia.

Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo, costantemente e convintamente, in quella speranza.

E per questo va ripetuto:

Viva la Liberazione, viva la libertà, viva la Repubblica!  

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

Dichiarazione del Presidente Mattarella nel 15° anniversario del terremoto de L’Aquila

 

Il Presidente Mattarella alla scrivania

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il terremoto di quindici anni or sono, nella notte tra il 5 il 6 aprile, sconvolse L’Aquila e il territorio circostante, strappando alla vita più di 300 persone. La distruzione si abbatté sul centro storico, sulla periferia, sui borghi vicini, lasciando tutta la Comunità nazionale attonita e sconvolta.
Il Paese seppe reagire, mobilitando tutte le proprie energie, mentre gli abitanti dell’area colpita dal sisma trovarono la forza per iniziare a ricostruire le case, i luoghi di lavoro, le scuole, per recuperare – per quanto possibile – le bellezze artistiche. Il percorso di rinascita di quella terra è divenuto un traguardo e un patrimonio civico comune.
La piena ricostruzione della Città e dei borghi è un dovere e un impegno da proseguire. Per ogni componente sociale, anzitutto per le Istituzioni. Così come tale è l’opera di riconnessione del tessuto sociale.
È una sfida che riguarda l’Abruzzo, le sue aree interne e, allo stesso tempo, costituisce un passaggio per innovare e offrire alle nuove generazioni la possibilità di realizzare i loro progetti nella sicurezza di un ambiente che sappia fare dei territori feriti, o a rischio per l’imprevedibilità della natura, luoghi di nuove opportunità.
La memoria di eventi così tragici deve dunque diventare per tutto il Paese ammonimento e impegno, per non trascurare mai il valore della vita umana e l’integrità delle Comunità».

Il Presidente Mattarella ha ricevuto al Quirinale il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, Scholz .

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

 

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

 

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

Il Presidente Sergio Mattarella con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, S.E. il Signor Olaf Scholz

 

C o m u n i c a t o Quirinale

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, Olaf Scholz.

 

 

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare

 

...

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Ogni malattia evoca condizioni di fragilità, a volte di isolamento, particolarmente nel caso delle malattie rare, che presentano difficoltà diagnostiche e di approccio terapeutico, così come rilevante onerosità delle cure e della gestione di pazienti, anche a causa di scarsi investimenti nel settore della ricerca e della sperimentazione farmaceutica.

In Italia sono più di due milioni le persone afflitte da malattie di questa natura.

La Giornata Mondiale delle Malattie Rare richiama l’attenzione su questa condizione di particolare difficoltà.

I continui progressi della medicina personalizzata, delle tecnologie genomiche e biomediche offrono nuove possibilità di trattamento per diverse patologie, aprendo la strada a terapie più mirate ed efficaci e rendendo il futuro di tante persone affette da malattie rare sempre più incoraggiante, a condizione che la comunità sappia farsi carico del diritto alla salute di questi cittadini.

Occorre incrementare gli investimenti nella ricerca e favorire un approccio multidisciplinare al fine di individuare efficaci e rapidi percorsi diagnostici e di cura.

L’approvazione del “Piano nazionale malattie rare 2023-2026”, avvenuta lo scorso maggio, rappresenta un passo in avanti nei confronti di quanti chiedono soluzioni concrete per migliorare la qualità della propria vita, perché nessuna malattia è mai troppo rara da non meritare una cura efficace».

 

Mobilità, 147 nuovi autobus extraurbani in Sicilia. Il Presidente della Regione Sicilia Schifani e l’assessore Aricò: «Investimento da 31 milioni» (Ma l’AST che “serve ” tutti i comuni nel baratro, neppure un cenno) “

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Dal prossimo anno ci saranno 147 nuovi autobus sulle strade extraurbane siciliane. La Regione, attraverso l’assessorato alle Infrastrutture, ha impegnato 31 milioni di euro, provenienti da fondi Pon del ministero delle Infrastrutture, relativi al programma “Infrastrutture e Reti” 2014-2020 – Asse IV del Programma “Potenziamento della mobilità regionale per la ripresa verde, digitale e resiliente”.
Sono venti, nel complesso, le aziende di trasporto pubblico locale che, in base alle richieste presentate un anno fa, potranno adesso beneficiare del contributo regionale e acquistare i nuovi autobus. Il dipartimento regionale delle Infrastrutture, infatti, ha finanziato per l’80 per cento l’acquisto degli autobus, consentendo alle società di trasporto pubblico locale di anticipare soltanto il 20% delle somme, anche sotto forma di fidejussione.
Afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani: «Con queste risorse contribuiamo a rinnovare il parco mezzi di decine di aziende del trasporto locale con mezzi nuovi e moderni per offrire maggiori servizi e sicurezza ai cittadini, e nel contempo contribuire al miglioramento della qualità dell’aria»..
«Sono molto soddisfatto – afferma l’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò – perché si tratta di un provvedimento che ho fortemente voluto e per il quale un anno fa avevo presentato all’Ars la norma, poi diventata legge regionale, che ci ha consentito di anticipare le somme e di rispettare così i termini imposti dal ministero. In questo modo, non solo aiutiamo le aziende azzerando di fatto il costo d’acquisto dei nuovi autobus, ma contribuiamo a migliorare un servizio essenziale per la mobilità di migliaia di siciliani».
Queste, nel dettaglio, le aziende che beneficeranno del contributo regionale: Autolinee Gallo srl, Autolinee Giuseppe Cavaleri srl, Autolinee Magistro srl, Autoservizi Salemi srl, Autotrasporti Tumino srl, Camarda e Drago srl, Etna trasporti spa, F.lli Camilleri & Argento Srl, Fratelli Patti Autolinee Srl, Giuntabus Trasporti Srl, Interbus s.p.a., Prestia e Comande’ Srl, SAIS Autolinee S.p.A., SAIS TRASPORTI SPA, Salvatore Lumia s.r.l., Sberna Viaggi Srl, Segesta Autolinee S.P.A., Sicilbus s.p.a., Urso Guglielmo Srl, Zappalà & Torrisi Srl.

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo

 

discorso

 

Roma,

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«La Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, voluta all’unanimità nel 2017 dal Parlamento, unisce la comunità nel conservarne la memoria, con l’intento di promuovere, secondo i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra.

Il flagello della guerra, come affermato dallo Statuto delle Nazioni Unite, porta indicibili afflizioni all’umanità.  

Colpisce le fasce più vulnerabili della popolazione: bambini, famiglie, persone che non prendono parte alle ostilità, tutti coloro che, secondo i principi stabiliti dalle Convenzioni di Ginevra, devono essere protetti e trattati con umanità in ogni circostanza.

Assistiamo ad un costante incremento delle vittime civili nelle aree che sono teatro di guerra. Dai conflitti in Medioriente alla guerra in Ucraina, il bilancio delle vittime è in allarmante crescita.

Sono fatti inaccettabili, che offendono i valori umanitari e di solidarietà su cui si basa la cooperazione tra popoli e nazioni e violano i principi del Diritto Internazionale Umanitario da applicare negli scontri armati.

Promuovere la cultura della pace, ottenere il rispetto della popolazione civile nei conflitti, sono elementi imprescindibili per scuotere le coscienze ed evitare gli orrori che derivano da ogni forma di uso indiscriminato della forza nelle relazioni tra i popoli.

In questa Giornata, la Repubblica commemora tutte le vittime civili delle guerre e dei conflitti ed esprime vicinanza ai loro familiari».

 

Incendi, Regione Sicilia sollecita i Comuni dopo la “tiratina d’orecchi” del Ministro alla Protezione civile.

 

Un sollecito, ma anche una mano tesa, ai Comuni in difficoltà nel completamento delle istruttorie necessarie per la dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale per i gravi danni provocati dagli incendi della scorsa estate in Sicilia.

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È questo il comunicato che il capo della Protezione civile della Regione Sicilia , Salvo Cocina, ha inviato a 120 Comuni dell’Isola su disposizione del presidente della Regione, Renato Schifani. Una documentazione – ritenuta necessaria da Roma e dal Ministro alla Protezione civile On Nello Musumeci .- che gli enti dovranno far pervenire alla Regione entro il prossimo 19 gennaio, in modo tale da poter chiedere al dipartimento nazionale della Protezione civile il riesame dell’istanza, così come deciso nei giorni scorsi nel corso di una riunione al ministero.

 

«Continueremo – evidenzia il presidente della Regione Sicilia Schifani- ad assicurare la massima collaborazione istituzionale. La Regione è a disposizione delle amministrazioni comunali che hanno avuto difficoltà nella redazione dei provvedimenti che attestino la vastità del danneggiamento e i gravi disagi indotti al tessuto economico e sociale dei Comuni.

I sindaci, che comunque sono autorità di protezione civile sui territori, i dirigenti degli enti o i tecnici comunali non esitino a contattare gli uffici della nostra Protezione civile per tutti i chiarimenti del caso».