Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Signora Laura a Parigi accolti in occasione della cerimonia di riapertura della Cattedrale di Notre-Dame

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Nella vita della comunità internazionale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, rappresenta una tappa fondamentale, riconoscendo l’insopprimibile dignità della persona, principio che ispira la nostra Costituzione.

Nonostante la sottoscrizione della Dichiarazione da parte degli Stati aderenti alle Nazioni Unite, i diritti umani continuano a essere minacciati e violati in diverse parti del mondo. Violenze e abusi nei confronti delle donne, dei bambini e dei soggetti più fragili sono accadimenti quotidiani, soprattutto laddove sono in corso conflitti armati. In alcuni Paesi le più elementari libertà democratiche sono brutalmente ignorate, e perfino l’esercizio del voto – cardine di ogni democrazia – è vanificato.

In una congiuntura internazionale caratterizzata da crisi occorre ribadire la necessità della tutela dei diritti di ogni persona, in ogni circostanza.

In occasione della Giornata che sottolinea la centralità dei diritti umani, la Repubblica riafferma il valore delle norme del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, senza le quali è illusoria ogni prospettiva di pace duratura e di sviluppo dei popoli».

 

 

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato per lo Sviluppo Economico e Sociale

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato per lo Sviluppo Economico e Sociale, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il volontariato rappresenta una preziosa risorsa per la coesione sociale della comunità.

Sfide di portata sempre più ampia sono di fronte a noi e l’azione dei volontari si propone come un’efficace componente per affrontare scenari che rendono le nostre società più fragili.

Il volontariato è generosa espressione dei doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale sanciti dalla Costituzione.

Come anche affermato dalle Nazioni Unite, il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile necessita del contributo di ciascuna persona, che tramite il suo impegno volontario “diventa parte delle soluzioni”.

L’impegno a migliorare le società contemporanee, proprio a tante espressioni associative del volontariato, indica e restituisce speranza e prospettive di rinascita anche nelle situazioni di avversità e calamità.

La Repubblica è grata per l’operato dei volontari che, con mirabile spirito di altruismo e collaborazione, prestano ogni giorno il loro inestimabile supporto».

Messaggio del Presidente Mattarella in occasione della “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”

Il Presidente Sergio Mattarella incontra una rappresentanza di Allievi degli Istituti di Formazione Militare, in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate

Il Presidente Sergio Mattarella incontra una rappresentanza di Allievi degli Istituti di Formazione Militare, in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate

Il Presidente Sergio Mattarella incontra una rappresentanza di Allievi degli Istituti di Formazione Militare, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Guido Crosetto, Ministro della difesa e Cancelliere dell’Ordine Militare d’Italia, il Gen. Luciano Antonio Portolano, Capo di Stato Maggiore della difesa e il Gen. Danilo Errico, in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate

 

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

Il Presidente Sergio Mattarella, in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Generale di Corpo d’Armata Giovanni Maria Iannucci

 

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Generale di Corpo d’Armata Angelo Michele Ristuccia

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Generale di Corpo d’Armata Angelo Michele Ristuccia

 

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Ufficiale” dell’Ordine Militare d’Italia al Contrammiraglio Stefano Costantino

l Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Ufficiale” dell’Ordine Militare d’Italia al Contrammiraglio Stefano Costantino

 

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Contrammiraglio Stefano Frumento

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Contrammiraglio Stefano Frumento

 

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Colonnello Gianfranco Liccardo

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Colonnello Gianfranco Liccardo

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Colonnello Eros Zaniboni

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Colonnello Eros Zaniboni

 

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Colonnello Salvatore Demontis

Il Presidente Sergio Mattarella consegna la Medaglia di Croce di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia al Colonnello Salvatore Demontis

 

Il Presidente Sergio Mattarella e Guido Crosetto, Ministro della difesa e Cancelliere dell’Ordine Militare d’Italia, con il nuovi decorati dell'OMI

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al ministro della Difesa, Guido Crosetto, il seguente messaggio:

«Il 4 novembre celebra l’Unità Nazionale e onora le Forze Armate, le cui imprese hanno contribuito a fare dell’Italia una Nazione indipendente, libera, ispirata a valori democratici e di pace.

Una data che evoca avvenimenti lontani, guerre e combattimenti sanguinosi che portarono devastazioni e ferite nella società del tempo.

Oggi, la Repubblica guarda con rispetto e devozione al percorso che, dal Risorgimento alla Prima guerra mondiale, alla Liberazione, alla scelta della solidarietà europea e atlantica, ha saputo costruire un Paese coeso, unito, portatore di valori di pace nella comunità internazionale.

L’Esercito Italiano, la Marina Militare, l’Aeronautica Militare, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza sono oggi poste a difesa delle libertà della società italiana, delle istituzioni volute dal popolo sovrano a tutela dei diritti di ciascun cittadino, operando, sul territorio nazionale, in concorso con le forze di Polizia.

Un compito gravoso, in un contesto internazionale denso di tensioni che si sono acuite dopo l’aggressione della Federazione Russa all’indipendenza dell’Ucraina.

Le nostre Forze Armate continuano a operare in terre lontane in numerose missioni, sottolineando con il loro impegno la vocazione del nostro Paese a coltivare e preservare il rispetto del diritto internazionale.

Un particolare pensiero va ai nostri militari schierati in Medio Oriente dove, per mandato delle Nazioni Unite e nell’ambito di missioni bilaterali, continuano ad assicurare il proprio contributo per il mantenimento della pace, alleviando le sofferenze della popolazione inerme in una situazione umanitaria drammatica, promuovendo il rispetto del diritto internazionale umanitario.

In questa giornata, il più riconoscente e commosso pensiero va a coloro che sono caduti, sacrificando le loro vite per l’Italia.
La loro memoria suona esortazione alla coscienza civile del Paese, specie alle giovani generazioni, affinché sappiano percorrere la strada dell’impegno per la difesa dei valori della Costituzione.

Soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri e personale civile della Difesa, il vostro servizio alla Repubblica, alla quale avete giurato fedeltà, merita il plauso e la riconoscenza dei nostri concittadini.

Viva le Forze Armate, viva l’Italia».

 

 

Mattarella si sofferma sull’Informazione ed incontra una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee

Il Presidente Sergio Mattarella con Fabrice Fries, Presidente EANA e CEO Agence France Press, Giulio Anselmi, Presidente ANSA e Alberto Barachini, Sottosegretario di Stato, in occasione dell'incontro con una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee (European Alliance of New Agencies - EANA)

l Presidente Sergio Mattarella con Fabrice Fries, Presidente EANA e CEO Agence France Press, Giulio Anselmi, Presidente ANSA e Alberto Barachini, Sottosegretario di Stato, in occasione dell’incontro con una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee (European Alliance of New Agencies – EANA)

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell'incontro con una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee (European Alliance of New Agencies - EANA)

 

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell'incontro con una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee (European Alliance of New Agencies - EANA)

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell'incontro con una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee (European Alliance of New Agencies - EANA)

Il Presidente Sergio Mattarella al termine dell'incontro con una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee (European Alliance of New Agencies - EANA)

 

 

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto ieri pomeriggio al Quirinale – informa un Comunicato- una delegazione delle Agenzie di Stampa Europee.
Dopo gli interventi del Presidente dell’ European Alliance of New Agencies, Fabrice Fries, del Presidente dell’ Agenzia di Stampa ANSA, Giulio Anselmi e del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alberto Barachini, il Capo dello Stato dopo essersi soffermato sull’informazione obiettiva ed autentica ,ha rivolto un saluto ai presenti.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in videoconferenza, alla 50^ edizione del Forum Ambrosetti di Cernobbio

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del collegamento con il 50° Forum The European House - Ambrosetti a Villa d'Este

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del collegamento con il 50° Forum The European House - Ambrosetti a Villa d'Este

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del collegamento con il 50° Forum The European House - Ambrosetti a Villa d'Este

 Roma, 06/09/2024 (II mandato)

Rivolgo un saluto molto cordiale ai presenti, a chi partecipa in collegamento e a quanti animeranno nelle diverse sessioni il confronto sugli incalzanti mutamenti del nostro tempo.

Cinquant’anni di sguardi sul mondo.

Il Forum ha aiutato l’Italia, in questi decenni, a confrontarsi con le realtà di un mondo sempre più connesso e in competizione, a ragionare su una dimensione globale, a comprendere quali le opportunità per un Paese come il nostro.

Di converso avete offerto a operatori e osservatori internazionali un palcoscenico dal quale attingere notizie autentiche da diretti protagonisti e una piattaforma di dialogo, resa ulteriormente preziosa dagli incontri tra personalità che proprio a Cernobbio hanno trovato uno spazio di colloquio.

Un’attività, quella sviluppata dalla vostra impresa, per la quale va rivolto apprezzamento agli animatori della European House-Ambrosetti, motore di questa iniziativa.

Riflettere, allargare l’orizzonte, non pretendere di guardare agli accadimenti contemporanei come se potessero meccanicamente essere collocati dentro stampi conosciuti.

E, quindi, assumere la responsabilità della ricerca di soluzioni per le sfide epocali che il mondo si trova di fronte, a partire da quella della sostenibilità dei modelli di sviluppo e, insieme, da quella del perseguimento di obiettivi che affermino la dignità delle persone e dei popoli, non più strumenti di ambizioni di potenza di singoli governi e gruppi dirigenti ma, secondo il progetto che proprio l’Europa si è trovata a perseguire in questi quasi settant’anni dal Trattato di Roma, impegnati a combattere le disuguaglianze e a promuovere la pace.

È questo l’ambito primario che, oggi, in una condizione internazionale caratterizzata da aspri conflitti, ci interpella.

Dove si giocano i nostri destini, dove possiamo esprimere pienamente le nostre aspirazioni, in concordia con popoli e nazioni con cui condividiamo i valori? Dove esprimiamo in maniera significativa, effettiva, incisiva la nostra sovranità?

Le critiche rivolte al progetto europeo lo vogliono, di volta in volta, come una mera “utopia consolatoria”, frutto delle sofferenze della Seconda guerra mondiale, oppure lo definiscono talvolta come espressione funzionale di un passo ulteriore del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale.

L’eredità dei passi che sono stati compiuti può essere riassunta – a badare al dibattito contemporaneo presente in alcuni Paesi europei – tra la considerazione dell’appartenenza all’Unione come un vincolo, talora soffocante, per coloro che vi hanno aderito, oppure come un’opportunità, forse l’unica per il nostro continente, collocato in un mondo – i Brics insegnano – fatto sempre più di giganti.

Sovente i critici omettono due aspetti: anzitutto l’ Unione europea è il primo esercizio di questa natura caratterizzato dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni; inoltre, le scelte che, talvolta, sono oggetto di polemiche a livello locale – sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi –  sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento Europeo, con procedimenti partecipati e trasparenti.

Va detto piuttosto che l’Europa è incompiuta, è un progetto in divenire.

Una volta imboccata la strada della unione economica rispetto a quella politica, a dettarne i ritmi sarebbero state – e sono state –  le “solidarietà di fatto” preconizzate da Robert Schuman.

Ricordiamo solo le recenti lucide scelte operate dalla Commissione Von der Leyen a seguito della pandemia: sono apparse un segno incoraggiante di discernimento.

E, tuttavia, non si tratta solo di questo, che sarebbe, peraltro, già significativo.

Pensando, tra l’altro, alle politiche coraggiose come quelle assunte in materia di mutualità del debito, di Next GenerationEu.

Naturalmente – lo abbiamo vissuto, in misura addirittura totale, nel caso del Regno Unito – è sempre possibile tornare sui propri passi rispetto a queste scelte coraggiose e innovative se si è timorosi della necessità dell’Unione e della sua più efficiente operatività.

Ma quale giustificazione potrebbero trovare i decisori a sostegno della diserzione da un ruolo incisivo dei Paesi europei, nel loro insieme, nel contesto internazionale?

Il progetto europeo interessa, riguarda, l’intero pianeta: un progetto inclusivo, basato sul riconoscimento della pari dignità delle persone, dei popoli, dei Paesi.

Interroghiamoci: quale peso politico è stato consentito ai Paesi membri a seguito della esistenza della Unione Europea?

E’ eloquente il caso del Premio Nobel per la Pace conferito all’Unione europea nel 2012 dall’apposito Comitato norvegese. Un riconoscimento per una attività che ha contribuito a trasformare il continente europeo da un continente di guerra a un continente di pace.

E certamente non è poco, a fronte di quanto accaduto in questi ultimi tempi, con l’aggressione russa all’indipendenza dell’Ucraina.

Ma, proseguendo sul filo di questo ragionamento, facciamo riferimento, per un attimo, alle conseguenze che ebbe la denuncia unilaterale da parte statunitense degli accordi di Bretton Woods, il 15 agosto 1971.

Gli Stati-nazione europei si trovarono di fronte, con le rispettive valute, a una sregolata fluttuazione dei mercati.

L’aspirazione a una moneta europea che agisse da scudo protettivo nacque lì, dal desiderio di dotarsi di uno strumento efficace, vista la fragilità di quelli nazionali.

La crisi petrolifera del 1973-74 mise a nudo una situazione sempre più critica, alimentando la crescita del debito, con la necessità – ha riguardato l’Italia – di prestiti internazionali, naturalmente accompagnati da condizionalità da parte dei creditori.

Lo Sme, il Sistema Monetario Europeo, nel 1979, costituì una prima imperfetta risposta, sino alla crisi del 1992.

Il successivo Trattato di Maastricht, l’anno successivo, rappresentò un’assunzione di responsabilità, con la costituzione della Unione Economica e Monetaria e l’avvio del percorso che avrebbe condotto all’euro.

Si prese atto che governare in autonomia le grandezze macroeconomiche vedeva le singole nazioni inadeguate e che la manovra monetaria – rincorsa fra salari e prezzi, abituale per numerosi Paesi – era un disvalore, era tutt’altro che risolutiva.

I problemi da affrontare erano tali che quella decisione passò sostanzialmente senza che il dibattito in argomento assumesse toni accesi.

La discussione sul “vincolo esterno” nei confronti dei comportamenti delle economie dei Paesi membri non è banale: taluno infatti ritiene di poter invocare il rischio di subire scelte che sarebbero rivolte contro l’interesse nazionale. Anche se è singolare pensare a Governi che, scientemente, approvino regole le cui conseguenze tradirebbero l’interesse della popolazione che ha affidato loro il mandato di governare.

Sarebbero intervenuti sull’argomento autorevoli interlocutori come Guido Carli, Governatore della Banca d’Italia e poi Ministro del Tesoro, come Carlo Azeglio Ciampi, anch’egli alla guida di Via Nazionale e poi Presidente del Consiglio e della Repubblica – protagonisti in passaggi rilevanti come Maastricht e la scelta dell’euro.

Una domanda semplice: il vincolo esterno – o, piuttosto, interno, come sarebbe corretto dire, trattandosi di una scelta operata da una comunità nell’ambito di canoni di cui si è liberamente dotata – deriva dalle regole o dal debito?

Non è, quest’ultimo, il vincolo che concerne i Paesi indebitati?

Merita una riflessione che interpella in particolare la situazione debitoria dei Paesi dell’Unione e sollecita a mettere a sistema in termini fiscali ed economici quanto oggi appare affidato alla sola Banca Centrale Europea.

Il tema non è puramente finanziario, bensì costituisce una grande questione civile, sociale e persino democratica, intersecando questioni come quelle della libertà economica, dell’eguaglianza dei cittadini, delle politiche che assicurano l’esercizio dei diritti di questi ultimi, della credibilità internazionale di uno Stato.

A questo riguardo consentitemi una breve considerazione che riguarda la Repubblica Italiana.

Recenti studi hanno evidenziato come, nel 2023, a fronte di un debito accumulato dall’Italia per circa 2.863 miliardi di euro, e a un ammontare dei debiti di Francia e Germania che, sommati, valgono quasi il doppio, il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati insieme Germania e Francia.

Il motivo, com’è noto, è il diverso tasso di interesse.

Eppure l’Italia è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui, con un debito pubblico cresciuto in larga misura, dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessi.

È evidente che molta strada rimane da fare per dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che trascura temi come il rapporto debito pubblico/ricchezza finanziaria netta delle famiglie.

Il termometro della percezione dei mercati sull’affidabilità di un Paese può rivelarsi, come appare da questo esempio, quanto meno opinabile.

Una dimensione europea potrebbe restituire verità.

Attenzione, il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell’esigenza ineludibile di abbatterlo. Si tratta di un invito a procedere su una strada che assuma con precisione i fondamentali dell’economia come criterio e, inoltre, di un invito a completare l’edificio finanziario europeo in maniera più rassicurante per tutti, ponendovi mano sollecitamente.

Sono solo esempi, ruolo internazionale e gestione degli aggregati finanziari, di ciò che può essere l’Europa.

Rapporti importanti sono stati richiesti dalla Commissione Europea a personalità di rilievo. 

Ricordo, per tutti, gli ex Presidenti del Consiglio italiani Draghi e Letta.

Completare il mercato dei capitali, le transizioni verde e digitale, affrontare le questioni della pace e della difesa, rispondere alle domande di competitività, dettare regole per gli OTT affinché i cittadini non siano oggetti nelle loro mani, nonché il tema della Intelligenza artificiale, sono tutti capitoli necessari se non indispensabili.

Eppure forse non basta.

I traguardi di libertà, benessere, giustizia non possono attendere.

Ho fatto cenno alla necessità di non pretendere di affrontare le sfide della contemporaneità con l’atteggiamento di chi pensa di avere già visto tutto e, dunque, ritiene che rivolgere lo sguardo al passato basti per trovarvi ogni soluzione.

Lo sguardo va rivolto al futuro.

Sono grato, quindi, dello sforzo che verrà sviluppato in questi giorni perché i valori propri della identità europea possano trovare cittadinanza nel mondo e contribuire a costruire una realtà rispettosa della dignità di ogni essere umano, a partire dalla pace come valore.

Non bisogna avere paura delle riforme, di guardare avanti, di immaginare un’Europa sempre più perfezionata nella sua architettura e sempre più inclusiva di quei popoli, come quelli dei Balcani occidentali, che aspirano da tempo di partecipare a questa avventura.

Nella pubblica opinione si riaffacciano, sono presenti, spinte che immaginano, senza motivo, un futuro frutto di nostalgie di un passato che ci ha riservato, invece, spesso, tragedie.

Ciascuna generazione viene chiamata a combattere contro fantasmi che sperano nell’oblio per poter riemergere con vesti nuove.

Tocca alle forze della società civile, nella loro interezza, essere consapevoli che difendere il quadro della civiltà in cui vivono, e che contribuiscono a definire, è compito che non soltanto li interessa ma li riguarda.

La storia dell’integrazione europea, a partire dal dopoguerra, dalla Comunità per il carbone e l’acciaio, con la vitalità delle forze culturali, sociali, economiche dei diversi Paesi, sta a testimoniare come un quadro di libertà, giustizia sociale, aspirazione alla pace, esprima valori destinati a prevalere sui disvalori dell’egoismo, della contrapposizione, del razzismo, della violenza, dell’odio, della guerra.

Con fermezza, con determinazione, proseguiamo su questa strada.

 

 

Messaggio del Presidente Mattarella alla Presidente della Repubblica Ellenica, Katerina Sakellaropoulou

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso delle dichiarazioni alla stampa

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato alla Presidente della Repubblica Ellenica, Katerina Sakellaropoulou, il seguente messaggio:
«Cara Presidente,
purtroppo anche quest’anno siamo testimoni della devastazione causata dal cambiamento climatico.
L’Italia vi è vicina in questa terribile emergenza causata dagli incendi che stanno minacciando la vostra bellissima capitale, così ricca di tesori dell’umanità intera.
Questa nuova emergenza testimonia ulteriormente che la Comunità internazionale deve agire con più convinzione e più velocemente.
Spero avremo modo di parlarne presto insieme, anche nel corso della prossima riunione Arraiolos».

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione del 50° anniversario della strage del treno Italicus

DISCORSO

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Cinquant’anni fa la strategia terroristica che mirava a destabilizzare la Repubblica colpì il treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro, seminando morte e dolore.

Era un convoglio diretto in Germania, affollato di viaggiatori, molti dei quali migranti che tornavano al lavoro.

Undici passeggeri morirono nell’incendio che seguì l’esplosione. La dodicesima vittima fu un ferroviere, Silver Sirotti, medaglia d’oro al valor civile per il suo eroismo: perse la vita salvandone molte altre.

La sua generosità, unita a un grande coraggio, costituisce una testimonianza imperitura di quei valori di umanità e solidarietà, che gli assassini e i loro complici volevano sradicare.

Nel giorno dell’anniversario rinnoviamo i sentimenti di vicinanza e condivisione della Repubblica ai familiari delle vittime e ai tanti feriti.

Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell’estrema destra italiana, di cui la strage dell’Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili.

La società italiana e le sue Istituzioni seppero respingere quell’attacco alla convivenza civile grazie alla forza e alla coesione dell’unità della comunità nazionale, fondata sui principi della nostra Costituzione».

ll Presidente Mattarella esprime solidarietà al Ministro Roccella

 

Il Presidente Mattarella con la Ministra Roccella

 

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato alla Ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, per esprimerle solidarietà per quanto accaduto stamattina agli Stati Generali della natalità, sottolineando che: “Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”.

 

Messaggio del Presidente Mattarella in occasione della conferenza dal titolo “Per un’Europa giovane: transizione demografica, ambiente, futuro”

 

 

Il Presidente Mattarella alla scrivania

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della conferenza dal titolo “Per un’Europa giovane: transizione demografica, ambiente, futuro”, ha inviato alla Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, il seguente messaggio:
«Il tema demografico sfida in particolare i Paesi sviluppati, influenzando i diversi aspetti della struttura sociale.
L’Italia non fa eccezione.
Gli eccellenti risultati ottenuti in materia di tutela della condizione degli anziani, le nuove dinamiche fortemente unifamiliari, il calo delle nascite, impongono una riflessione al fine di soddisfare le nuove esigenze emergenti, per garantire la necessaria coesione sociale.
Il futuro del Paese si misura sulla capacità di dare risposte alle giovani generazioni.
Occorre che le Istituzioni ne prendano coscienza, per attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità.
Si tratta di dare attuazione al dettato costituzionale che, all’art. 31, richiama la Repubblica ad agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Proteggendo “la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.
Politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliazione dell’equilibrio tra vita e lavoro, pari opportunità, sono questioni fondamentali.
Le trasformazioni della demografia incidono fortemente sulla struttura territoriale del Paese e sulla sostenibilità dei centri abitati, in particolare delle zone montane, interne, rurali, aggravando la crisi e non permettendo di conseguire l’obiettivo dell’eguaglianza dei cittadini.
La crescita abnorme delle aree metropolitane con le conseguenti diseconomie e disagi, basata, un tempo, sull’addensamento occupazionale e la disponibilità di servizi, deve lasciare il posto a un approccio integrato che includa interventi per promuovere lo sviluppo economico locale, investendo sui servizi del territorio per sostenere la vitalità delle nostre comunità.
A tutti i partecipanti all’evento formulo i migliori auguri di buon lavoro

 

Celebrazione della Giornata Internazionale della Donna

Il Palazzo del Quirinale in occasione  della “Giornata Internazionale della Donna”

Il Palazzo del Quirinale in occasione  della “Giornata Internazionale della Donna”

Il Palazzo del Quirinale in occasione  della “Giornata Internazionale della Donna”

C o m u n i c a t o

È stata celebrata oggi  8 marzo al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Giornata Internazionale della Donna, quest’anno dedicata a: “Donne dell’Arte”.
La cerimonia, aperta dalla proiezione di un video di Rai Cultura dal titolo “Lavinia e Artemisia, donne pittrici del ‘600”, è stata condotta da Teresa Saponangelo.
Sono intervenute, portando la loro testimonianza, Etta Scollo, cantautrice, Francesca Cappelletti, Storica dell’arte, direttrice della Galleria Borghese, Helena Janeczek, scrittrice, Chiara Capobianco, street artist, e Eugenia Maria Roccella, Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità. Teresa Saponangelo ha letto brani tratti da “Una stanza tutta per sè” di Virginia Woolf e da uno scritto di Carla Accardi.
Nel corso della cerimonia sono stati eseguiti i brani musicali dal titolo: “Ho eletto l’amore a mio rifugio”, testo di Mascha Kalèko, musica di Etta Scollo, “Cantanotte” e “Donna vita libertà”.
La celebrazione si è conclusa con l’intervento del Presidente Sergio Mattarella.
Erano presenti il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, il Presidente della Corte costituzionale, Augusto Antonio Barbera e il Vice Presidente del Senato della Repubblica, Licia Ronzulli.
Al femminile, come di consueto, la Guardia d’Onore del Palazzo del Quirinale.