Corte dei conti, oggi l’Organo contabile fa sapere il programma e le modalità del controllo 2025

Sono in tutto 313 gli enti pubblici o privati, cui lo Stato contribuisce in via ordinaria con apporti annuali al bilancio o al patrimonio, che nel 2025 saranno sottoposti all’esame della Corte dei conti

 

 

La Corte dei conti come strumento di contrasto alla corruzione a tutela  della legalità delle Pubbliche Amministrazioni | Associazione Giuristi di  Amministrazione

 

 

Sono in tutto 313 gli enti pubblici o privati, cui lo Stato contribuisce in via ordinaria con apporti annuali al bilancio o al patrimonio, che nel 2025 saranno sottoposti all’esame della Corte dei conti sotto il profilo della gestione finanziaria.

È quanto emerge dal Programma 2025 delle attività della Sezione controllo enti che la Corte dei conti ha approvato con delibera n. 16/2025, sottolineando come il controllo si collochi in un contesto generale di finanza pubblica, inteso a preservare la capacità di crescita del Paese attraverso un complesso quadro di riforme e investimenti infrastrutturali – con priorità di quelli legati al PNRR – e orientato a una politica di sostegno delle famiglie, delle imprese e del sistema di welfare, nonché a garantire una dinamica della spesa coerente con gli impegni assunti a livello europeo e con un graduale percorso di rientro dal debito.

Rilievo particolare verrà dato al monitoraggio sui risultati di bilancio (quelli, soprattutto, delle grandi società partecipate, che giocano un ruolo centrale nella strategia di crescita e innovazione del Paese) e alla realizzazione dei progetti del PNRR demandati agli enti controllati, proseguendo – anche grazie alla piattaforma informatica Lime survey – nell’attività di rilevazione tempestiva dell’avanzamento dei lavori compresi nel Piano stesso. Questo, specifica la Corte, anche allo scopo di verificare che le riforme aumentino l’attrattività degli investimenti, rafforzino la coesione sociale e promuovano l’inclusione dei soggetti più deboli, favorendo la partecipazione al mondo del lavoro e contribuendo a raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica e tutela ambientale.

Lo svolgimento dei controlli, prosegue il documento, si coniuga con i numerosi e recenti interventi normativi che impattano anche sulle attività del controllo stesso, con un’attenzione rivolta alla riforma legata all’adozione di un sistema unico di contabilità economico-patrimoniale Accrual per tutte le PA (rientrante tra gli interventi strategici del Pnrr e in vigore con una fase pilota a partire dal 2025), alla nuova disciplina di protezione dei whistleblowers e alle disposizioni integrative e correttive del codice dei contratti pubblici.

I profili della gestione degli enti che saranno sottoposti al controllo riguarderanno, nel complesso, gli aspetti ordinamentali, le caratteristiche della governance, i costi degli organi e del personale, i risultati dell’attività istituzionale, le partecipazioni societarie, l’attività negoziale e i risultati finanziari ed economico-patrimoniali del bilancio d’esercizio, con aggiornamenti sui più significativi fatti gestori fino alla data di approvazione del referto.

Corte dei conti

Il quadro programmatico dell’attività della Sezione del controllo sugli enti per l’anno 2025 viene definito in coerenza con gli indirizzi ed i criteri di riferimento, deliberati dalle Sezioni riunite nell’adunanza del 16 dicembre 2024 (deliberazione n. 61/SSRRCO/INPR/2024), al fine di assicurare che le funzioni siano esercitate secondo canoni uniformi e in coerenza con il quadro normativo che disciplina le competenze delle varie Sezioni di controllo della Corte dei conti.
Occorre ribadire come le funzioni attribuite alla Sezione trovino fondamento nell’art. 100,secondo comma, della Costituzione e disciplina sistematica e di natura organizzatoria nella legge attuativa, che ha anche istituito la Sezione (legge 21 marzo 1958, n. 259).
Trattasi di un controllo obbligatorio e annuale, esercitato in via generale ed esclusiva nei confronti degli enti cui lo Stato contribuisce in via ordinaria, individuati, a prescindere dalla loro natura giuridica, con apposito atto normativo o con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
La citata legge – le cui disposizioni, pur risalenti, mantengono tutta la loro attualità pur in un quadro in continua evoluzione dell’ordinamento amministrativo e delle stesse funzioni della Corte – prevede, nello specifico, che, non oltre sei mesi dalla trasmissione del conto consuntivo o bilancio d’esercizio da parte dell’ente controllato, la Sezione comunichi alle Presidenze delle due Camere i predetti documenti contabili e riferisca il risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di ciascun ente.
La Sezione può, anche, pronunciarsi in corso di esercizio in caso di irregolarità nella gestione e, comunque, quando lo ritenga opportuno, formulando i suoi rilievi ai Ministri competenti e al Mef.
Il quadro normativo, che disciplina l’attività della Sezione, in linea di principio non consente,quindi, in sede di programmazione, di operare scelte selettive in ordine ai soggetti destinatari e ai contenuti del controllo, ma ha l’obiettivo di indicare metodologie e criteri, ai quali improntare l’esame delle gestioni, e di individuare eventuali profili critici o meritevoli di approfondimento, in coerenza con i mutamenti degli assetti ordinamentali e delle politiche pubbliche e in continuità con le verifiche effettuate nell’esercizio precedente.
Le linee programmatiche della Sezione per l’anno 2025, quindi, continueranno ad investire i principali profili della gestione degli enti controllati, tra i quali quelli inerenti agli aspetti ordinamentali, alle caratteristiche della governance, ai costi degli organi e del personale, ai  risultati dell’attività istituzionale, alle partecipazioni societarie, all’attività negoziale, ai risultati finanziari ed economico-patrimoniali del bilancio d’esercizio, con aggiornamenti sui
più significativi fatti gestori fino alla data di approvazione del referto.
Nell’esame dell’attività istituzionale svolta dai singoli enti, e con particolare riferimento alle società, specifica attenzione continuerà ad essere rivolta all’utilizzo delle risorse destinate agli investimenti, con riguardo all’osservanza della normativa di settore e delle relative procedure,nonché ai tempi di realizzazione delle opere. Sotto tale profilo, sarà oggetto di esame anche l’attuazione degli impegni programmatici (contratti di servizio, convenzioni altri obiettividefiniti dagli enti nei programmi di attività o nei piani strategici), valutando l’osservanza dei
cronoprogrammi, le attività concretamente svolte, i risultati raggiunti, nonché le correttemodalità di appostamento e di movimentazione delle risorse in bilancio.
Pur confermando e riproponendo indirizzi generali e criteri di indagine indicati nelle pregresse eterminazioni di programma ritenuti tuttora operativi e cogenti, anche per l’anno in corso la Sezione dovrà tener conto pure del contesto generale di finanza pubblica.
Quadro di finanza, questo, compiutamente illustrato dalle Sezioni riunite nella delibera n.61/2024, inteso a preservare la capacità di crescita del Paese attraverso un complesso quadro di riforme e investimenti infrastrutturali, con priorità per quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e orientato, anche nel 2025, ad una politica di sostegno alle necessità delle famiglie, in termini di reddito disponibile, delle imprese, che devono misurarsi con il
rallentamento della domanda e con nuovi costi, fra cui quelli della transizione energetica, e del sistema di welfare, con particolare riferimento a quello sanitario, nel contempo, garantendo una dinamica della spesa coerente con gli impegni assunti a livello europeo e con un graduale percorso di rientro dal debito.
Un contesto geopolitico assai complesso, che già si è riflesso e che, anche con maggior vigore, potrebbe riflettersi su un rallentamento della produzione industriale, seppure in uno scenario positivo per l’occupazione, impone ritmi di crescita più elevati rispetto al recente passato.
Per questo motivo, il monitoraggio relativo alla realizzazione dei progetti del PNRR demandati agli enti controllati dalla Sezione, nonché quello riguardante i risultati di bilancio,in primo luogo delle grandi società partecipate, giocano un ruolo centrale nella strategia dicrescita e innovazione del Paese.

 

 

2. PROFILI FUNZIONALI E ORGANIZZATIVI

Le funzioni di controllo della Sezione, secondo la legge istitutiva, hanno quali destinatari soggetti istituzionali di differente natura giuridica cui lo Stato contribuisce in via ordinaria,con apporti annuali al bilancio o al patrimonio: si tratta di enti pubblici, economici e non economici, di società partecipate dallo Stato e/o da altre amministrazioni pubbliche, di fondazioni e di altri organismi di diritto privato.
Tale platea è suscettibile di ampliamento o riduzione, a seguito della costituzione di nuovi organismi finanziati con contribuzioni pubbliche o di accorpamento, fusione, trasformazione di enti già esistenti.
Le competenze della Sezione – pur senza considerare le attribuzioni ulteriori di cui si dirà nel prosieguo – risultano, di fatto, di anno in anno accresciute, in relazione alla pluralità dei nuovi soggetti giuridici, pubblici e privati, a beneficio dei quali il legislatore ha previsto, con modalità diversificate, contribuzioni pubbliche.
Nel 2024, sono state assoggettate al controllo ex art. 12 la Fondazione Centro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore e la Fondazione Centro italiano di ricerca per l’automotive.
Gli enti assoggettati a controllo, al 31 dicembre 2024, sono complessivamente 313, compresi i 98 Automobile club federati; di essi 207 sono enti pubblici, 43 sono società e 63 sono personegiuridiche di diritto privato diverse dalle società.
Di tali enti, 83 sono controllati con le modalità di cui all’art. 12 della citata legge n. 259.E’ ancora una volta da sottolineare come negli ultimi esercizi si sia verificato un progressivo aumento degli enti controllati ex art. 12 (fra cui Leonardo S.p.A., Giubileo 2025 S.p.A., Ita Airways S.p.A., Milano Cortina infrastrutture S.p.A., Biotecnopolo di Siena, Società stretto di Messina S.p.A.), tutti di grande rilevanza o di elevata complessità, che hanno richiesto
l’impiego di notevoli risorse, solo in modesta misura compensate da interventi di dismissione del controllo, ai sensi dell’art. 3 della legge n. 259 del 1958, di alcuni enti (come previsto nel Programma del 2024).
La Sezione dovrà, peraltro, continuare a confrontarsi con gli impegni connessi alle verifiche sui progetti del PNRR assegnati agli enti sottoposti a controllo, secondo quanto previsto dal decreto-legge n. 77 del 2021, nonché con l’emanazione dei pareri di cui al novellato art. 5 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175.
2.2 Organizzazione della Sezione
Il ruolo della Sezione si connota per la complessità dell’attività di verifica che riguarda enti aventi, come detto, natura e caratteristiche fra loro diverse e con la necessità di riscontrare le attività amministrativo-contabili di ciascun ente in rapporto a diversi assetti normativi primari e secondari.
Si tratta di funzioni – non appare superfluo ribadirlo – non comprimibili, in quanto trovano fondamento nell’art. 100 della Costituzione, con le modalità declinate dalla legge n. 259 del 1958, come ribadito dalla Corte costituzionale, in particolare, con la sentenza n. 466 del 1993,ovvero in leggi ordinarie.
In un quadro di migliore organizzazione delle funzioni di controllo, anche nel 2025 è confermato lo stretto collegamento tra i magistrati componenti la Sezione ed i magistrati delegati non facenti parte dell’organico della stessa. Questi ultimi, infatti, saranno partecipi dell’attività della Sezione attraverso la presenza alle adunanze e alle periodiche riunioni di coordinamento, sia per l’esame preliminare degli schemi di referti sulla gestione degli enti, sia
per la trattazione di specifiche questioni di carattere generale.
È, poi, da sottolineare come, anche nell’anno in riferimento, l’attività dei magistrati della Sezione e dei magistrati delegati ex art 12 della legge n. 259 del 1958 continuerà ad avvalersi dei consueti strumenti di coordinamento, sia mediante appositi gruppi di esame, sia attraverso note di indirizzo, nella predisposizione delle relazioni

Particolare attenzione dovrà essere prestata all’attività formativa, sia nei riguardi dei magistrati che del personale di supporto, mediante la predisposizione di un apposito programma formativo con l’ausilio, come nel passato, della Scuola di alta formazione. Attività formativa, questa, che, per assumere piena efficacia, dovrà esplicarsi con riguardo i) alle peculiarità e alle modalità di svolgimento delle specifiche attività di controllo ivi comprese, in
primo luogo, le funzioni ex art. 12; ii) agli aspetti applicativi di alcuni recenti interventi
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normativi. Al riguardo, occorre ricordare, per la rilevanza nell’attività di controllo, il d.lgs. 10 marzo 2023, n. 24 in materia di segnalazioni di violazioni del diritto europeo e nazionale e il d.lgs. 31 dicembre 2024, n. 209, contenente disposizioni integrative e correttive al codice dei contratti pubblici di cui al d.lgs. 31 marzo 2023, n. 36.

CONTENUTO DEL CONTROLLO 

È da considerare, in primo luogo, come l’attività della Sezione vada sempre ad incrementarsi,anche sotto il profilo dei contenuti, in forza di verifiche rese necessarie dall’evoluzione normativa e dallo stato della finanza pubblica.
Restano, altresì, confermati i contenuti essenziali cui si deve attenere l’attività predetta e di cui
è data sintetica esposizione nel prosieguo.
3.1 Controllo relativo all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) Il programma messo a punto dall’Unione europea per la ripresa post-pandemica, denominato Next Generation EU (NGEU), prevede investimenti e riforme per rilanciare l’economia dei vari Paesi dell’Unione stessa; il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dall’Italia,articolato sui tre assi strategici della digitalizzazione e innovazione, della transizione ecologica
e dell’inclusione sociale, coinvolge, sotto vari profili, numerosi enti assoggettati al controllo della Sezione.
In linea generale, si dovrà verificare che le riforme aumentino l’attrattività degli investimenti,rafforzino la coesione sociale e promuovano l’inclusione dei soggetti più deboli, favorendo la partecipazione al mondo del lavoro e contribuendo a raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica e tutela ambientale.
Il programma dei controlli per l’anno 2025 continuerà, quindi, a tenere conto di tali priorità;ciò comporterà da parte dei magistrati relatori il monitoraggio tempestivo dell’avanzamento dei lavori compresi nel Piano.
A tal fine, proseguirà, da parte dell’apposito gruppo di lavoro costituito nell’ambito della Sezione, la ricognizione semestrale sullo stato di attuazione dei progetti e delle attività intestate a ciascun ente e la valutazione del relativo impatto economico-finanziario, dando conto al Parlamento, in apposito capitolo del referto annuale su ciascun ente, dell’esito del controllo effettuato, secondo i parametri di economicità, efficienza ed efficacia indicati dall’art. 7, comma 7, del menzionato decreto-legge n. 77 del 2021.
Anche tale attività sarà svolta in coerenza con la “Programmazione dei controlli e delle analisi
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della Corte dei conti per il 2025” adottata dalle Sezioni riunite con la citata deliberazione n.61/SSRRCO/INPR/2024, che stabilisce “il coinvolgimento di tutte le Sezioni centrali di controllo, prevedendo tuttavia output distinti e allineati, in termini di modalità di referto e di tempistica, alle relative competenze specifiche [e che] la Sezione di controllo sugli enti affronterà il tema dell’attuazione del PNRR in seno ai referti dei singoli enti sottoposti a
controllo, secondo le tempistiche ordinarie di produzione dei referti stessi”.
Va anche ricordato come le stesse Sezioni riunite abbiano evidenziato che “La complessità di alcune gestioni ed esigenze di tempestività delle verifiche comporta anche la necessità di un rafforzamento del controllo in corso di esercizio, anche con riguardo all’art. 8 della legge n. 259 del 1958, che trova specifica ragion d’essere soprattutto nel controllo esercitato dal magistrato delegato ai sensi dell’art 12, per i caratteri di contestualità che può assumere rispetto alle scelte operate dagli organi di amministrazione dell’ente”.
Questa Sezione, nel 2024, ha proseguito la propria attività di monitoraggio del Piano, con la consueta cadenza semestrale, ma avvalendosi della piattaforma informatica Lime survey, così
fotografandone lo stato di attuazione alle date del 30 giugno 2024 e del 31 dicembre 2024,rispettivamente, in occasione del quinto e del sesto monitoraggio, e svolgerà gli ulteriori monitoraggi alle date del 30 giugno e del 31 dicembre 2025.
I dati così raccolti, in conformità alle sopra richiamate indicazioni formulate dalle Sezioni riunite, anche nel 2025, verranno in tempo reale messi a disposizione dei singoli magistrati che,nella qualità di istruttori ex art. 2 o di delegati ex art. 12 della legge 21 marzo 1958, n. 259, sono chiamati a predisporre le relazioni annuali sugli enti sottoposti a controllo.
In particolare, attraverso la predetta piattaforma informatica vengono acquisite informazioni per l’esatta individuazione del progetto (CUP, denominazione, eventuale qualità di soggetto attuatore dell’ente coinvolto, Amministrazione centrale titolare dell’intervento,provvedimento di approvazione del finanziamento) e, quindi, per la specifica individuazione dei flussi finanziari di cassa, ovvero: l’importo assegnato per il progetto, la fonte di
finanziamento (PNRR e/o PNC e/o altre fonti e/o autofinanziamento), le somme ricevute dall’ente nell’ambito di ciascuna delle fonti del finanziamento, le somme pagate, la fase di avanzamento del progetto; inoltre, l’Ente è invitato a dichiarare l’avvenuto raggiungimento degli obiettivi fissati alle varie scadenze ovvero, in caso contrario, a specificare i motivi del loro mancato raggiungimento.
I dati raccolti consentono al magistrato relatore l’esame dei flussi finanziari e la verifica del tempestivo raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano; nel contempo, costituiscono il punto di partenza per ogni ulteriore approfondimento in ragione della specifica situazione economico-finanziaria dell’ente.
3.2 Controlli relativo all’art. 5 del TUSP
Le disposizioni, introdotte dall’art. 11 della legge 5 agosto 2022, n. 118, apportano modifiche all’art. 5 del d.lgs. n. 175 del 2016, prevedendo che la Corte dei conti (e quindi, per gli enti ssoggettati al controllo, questa Sezione) si pronunci, entro il termine perentorio di sessanta giorni dal ricevimento, sull’atto deliberativo di costituzione di una società a partecipazione pubblica o sull’acquisto di partecipazioni, anche indirette, da parte di amministrazioni
pubbliche in società già costituite.
La novella ha posto numerosi dubbi interpretativi che in parte sono stati risolti da due pronunce di orientamento delle Sezioni riunite in sede di controllo (la n.16/SSRRCO/QMIG/2022 e la n. 19/SSRRCO/QMIG/2022) in cui vengono declinati i tratti essenziali della funzione ed i parametri di riferimento.
La Sezione continuerà a svolgere la funzione in parola sulla base delle modalità organizzative già adottate, che, come già detto, hanno comportato anche un’implementazione del SICE
3.3 Relazioni di settore
In continuità con le linee programmatiche degli anni precedenti, la Sezione continuerà apredisporre, unitamente ai referti annuali al Parlamento per singolo ente, referti al Parlamento di taglio trasversale (c.d. relazioni di settore), attraverso la predisposizione di relazioni unitarie afferenti a una pluralità di enti omogenei, affidati ad un unico magistrato in qualità di istruttore-relatore.
Questa modalità ha dato negli anni precedenti buona prova di sé, perché ha consentito non solo di analizzare la gestione di ogni singolo ente ma anche di effettuare comparazioni fra glienti del medesimo ambito, nonché di acquisire elementi di conoscenza e valutazione generale dell’intero settore.
Pertanto, anche nel corso del 2025 la Sezione continuerà a riferire al Parlamento con un’unica relazione sulla gestione finanziaria delle 14 Fondazioni lirico-sinfoniche, dell’Automobile club d’Italia, unitamente ai 98 Automobile club federati, dei 23 parchi nazionali, dei 3 Consorzi fluviali e della Giunta storica insieme agli Istituti della rete; sarà, infine, valutata l’eventualità di un unico referto riguardante le cinque Autorità di bacino.
Qualora profili organizzativi non consigliassero relazioni di carattere unitario, saranno individuati elementi di comparabilità normativi, economico-finanziari o gestionali, best practice o quant’altro sia utile alla valutazione dell’ente in esame, nel contesto più generale della categoria cui esso è riconducibile.
3.4 Contraddittorio
La Sezione -informa la Corte -anche nel 2025 non mancherà di assicura l’efficacia del confronto con l’ente,
rafforzando le forme di contraddittorio, sia nella fase istruttoria che in quella successiva all’invio del referto agli organi di gestione e controllo, introdotte dalla determinazione n. 7 del 30 gennaio 2020, con la quale sono state apportate integrazioni alle disposizioni di organizzazione della Sezione a suo tempo approvate con la determinazione n. 10 del 1° marzo 1990 e successive modificazioni ed integrazioni.
Senza alterare la peculiare natura del controllo della Sezione, l’art. 8-bis delle predette disposizioni, introdotto con la citata novella, prescrive, infatti, che, alla conclusione della fase istruttoria, il vertice dell’ente controllato sia informato delle criticità, ove riscontrate e non risolte, sulle quali potrà produrre risposte e chiarimenti, di cui si terrà conto in sede di valutazione collegiale.
Tenuto poi conto delle peculiarità delle funzioni svolte dalla Sezione ai sensi della legge n. 259 del 1958 – che, come sopra specificato, sono continuative, in quanto seguono la cadenza dei bilanci consuntivi degli enti sottoposti a controllo – il sistema regolamentare sopra delineato consente di dare conto delle valutazioni dell’ente già nel successivo referto. Pertanto, il comma 2-bis, aggiunto all’art. 5 delle indicate norme di organizzazione, stabilisce che, dopo l’approvazione del referto da parte del Collegio – sede nella quale potrebbero anche emergere
nuove osservazioni, critiche e suggerimenti – il Presidente della Sezione trasmette la relazione  anche ai vertici dell’ente, con specifico invito a presentare eventuali proprie osservazioni, che potranno essere oggetto di esame della Sezione e di cui potrà darsi conto nel referto successivo.
3.5 Contenuto e profili gestionali oggetto del controllo

Sulla base dell’ormai consolidato indirizzo seguito nell’esercizio del controllo, l’analisi della
gestione finanziaria andrà riferita alle funzioni assegnate dall’ordinamento a ciascun ente,
rispetto alle quali valutare la legittimità e la regolarità amministrativo-contabile degli atti e
commisurare l’efficienza, l’economicità e l’efficacia della gestione rispetto ai risultati finali
rappresentati nel rendiconto.
Sarà osservata la corretta costituzione del sistema di governo, in primo luogo con riferimento al tempestivo, fisiologico rinnovo degli organi da parte dei soggetti competenti. In particolare,per gli enti che svolgono attività di impresa, sarà oggetto di analisi il profilo dell’efficace funzionamento della governance, anche alla luce del nuovo testo dell’art. 2086 del Codice civile, il cui comma 2, introdotto dall’art. 375, comma 2, del decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14 (“Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza”) ed entrato in vigore, ai sensi del successivo
art. 389, comma 2, il 16 marzo 2019, ha posto, per le imprese in forma societaria o collettiva, il dovere di istituire anche un assetto organizzativo e amministrativo adeguato, in funzione della tempestiva rilevazione di eventuali situazioni di crisi o perdita della continuità aziendale. Il decreto legislativo citato, con esclusione degli articoli entrati in vigore nel 2019, è divenuto efficace da luglio 2022 nel testo largamente modificato ad opera del decreto legislativo 17
giugno 2022, n. 83, che ha recepito la cd. Direttiva insolvency (Direttiva (UE) 2019/1023 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019) e, da ultimo, ulteriormente modificato dall’art. 2, comma 1, del d. lgs. 13 settembre 2024, n. 136.

Nei referti un approfondimento dovrà essere riservato al funzionamento degli organi di amministrazione e controllo. Dovrà, in particolare, darsi conto i) della qualità e della tempestività delle informazioni fornite ai componenti gli organi sulle questioni poste all’ordine del giorno nelle sedute collegiali e dei profili di problematicità eventualmente insorti; ii) della regolare approvazione, attuazione e aggiornamento del Piano triennale unico anticorruzione
e per la trasparenza, anche con specifico riferimento al rispetto della normativa sui contratti pubblici e connesse procedure ed alla pubblicazione delle informazioni nella sezione

(Continua)

Il Presidente Mattarella ha ricevuto il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, S.A. lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, in visita di Stato

 

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accoglie lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, in visita di Stato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti e il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, S.A. lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, in visita di Stato, intrattenendolo successivamente a pranzo.
Erano anche presenti il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, la Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri-Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e il Presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso.

Il Po Fesr – comunica il Presidente della Regione Sicilia Schifani- – ha permesso di realizzare importanti interventi infrastrutturali e misure a favore di cittadini e imprese. ….

 

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Palermo,

«Il programma operativo Fesr Sicilia 2014-2020 può considerarsi una sfida vinta. La logica seguita dal mio governo – informa un Comunicato regionale- è quella di evitare la parcellizzazione avvenuta in passato nella spesa dei fondi comunitari. Quello di oggi è un risultato non scontato, grazie soprattutto alla riprogrammazione che abbiamo effettuato nel 2023 con un grande sforzo degli uffici regionali che ha permesso di risolvere alcune criticità».
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, intervenendo all’evento di chiusura dei programmi Fesr Sicilia ed Eni Italia-Tunisia 2014-2020, organizzato questa mattina al Marina convention center del molo trapezoidale di Palermo dal dipartimento regionale della Programmazione come autorità di gestione.
Nel corso del suo intervento il presidente  ha sottolineato come adesso si apre «la delicata fase della rendicontazione delle spese sostenute e della chiusura del programma». «Il Po Fesr – ha aggiunto Schifani – ha permesso di realizzare importanti interventi infrastrutturali e misure a favore di cittadini e imprese. mostrandosi flessibile davanti agli eventi epocali che hanno inciso, segnandolo duramente, sul tessuto socio-economico mondiale e, in particolare, su quello della nostra Regione.
Mai come in questo ciclo di programmazione è risultato evidente, quanto fondamentale, il rapporto sinergico tra amministrazione regionale e istituzioni dell’Ue e del governo nazionale». «Siamo in un momento di forte impegno. Una fase – ha proseguito il presidente – nella quale numerosi osservatori economici confermano la crescita della Sicilia. Intendiamo continuare su questo percorso di politica espansiva. Il nostro impegno va avanti per gestire al meglio i programmi delle politiche extra regionali e attuare, come nel caso dei fondi Fsc, interventi strategici».
«La grande sfida – ha concluso Schifani – non è soltanto ottenere i fondi extra regionali ma saperli spendere e rendicontare. Un tema tecnico che si intreccia con l’azione politica del governo: entrambi vanno di pari passo e sono inscindibili, nell’interesse di tutti i siciliani».

Messina: domani, domenica 8 dicembre si accende la magia del Natale

 

 

Messina: domenica 8 dicembre si accende la magia del Natale

 

 

Messina, 

Il sindaco di Messina, Federico Basile, domani, domenica 8 dicembre, nel giorno della festa dell’Immacolata, alle ore 17, come da tradizione con l’accensione dell’albero nell’atrio di palazzo Zanca, cui si uniranno il Presidente del Consiglio comunale, gli Assessori, consiglieri comunali e rappresentanti delle sei Municipalità e i vertici delle Partecipate, darà il via agli appuntamenti del Natale 2024 a Messina che allieteranno la comunità nel periodo più magico dell’anno sino al 6 gennaio 2025.

Il programma dell’evento, aperto alla cittadinanza, prevede a seguire l’accensione dell’albero che adorna piazza Unione Europea, per spostarsi poi nello spazio antistante il Vittorio Emanuele con il suo abete natalizio, e proseguimento verso l’albero di piazza Università, quello di piazza Lo Sardo e a concludere l’albero di piazza Cairoli. Quest’anno, sono 90 gli alberi collocati dall’Amministrazione comunale nelle principali piazze della città e quelle dei villaggi con il supporto e cura degli allestimenti della Partecipata MessinaServizi Bene Comune.

Dal centro storico ai villaggi numerosi gli appuntamenti: si parte anche l’8 dicembre con i tradizionali mercatini proposti dal “Villaggio di Natale” a piazza Cairoli insieme a attrazioni ludiche e spettacoli musicali per animare l’isola pedonale S. Martino; e il Christmas Village-Natale in Teatro lungo la via Laudamo. Seguiranno come da calendario, rassegne musicali a Santa Maria Alemanna e spettacoli vari al Palacultura; e poi ancora la sezione dedicata alle Ville cittadine, villa Dante, villa Sabin, villa Mazzini, il Parco Aldo Moro e la Pineta Montepiselli tra luci, magie e colori per incantare bambini e adulti.

Tra gli oltre 200 eventi natalizi si rinnovano poi quelli più tradizionali tra questi: il Presepe vivente di Castanea, Santa Claus village a Massa San Nicola, il Natale a Cristo Re, la Mostra di arti presepiali nei Chiostri dell’Arcivescovado, il Presepe della galleria Inps, la cavalcata dei 3 magi, i 100 presepi del borgo di Ganzirri, il Natale a Forte Cavalli, Cultura Food e Wine al binario 1, e Music on the Bus.

Infine, per la categoria grandi eventi, i concerti a piazza Duomo della cantante Arisa il 23 dicembre, il 27 dicembre sarà la volta di Clementino, mentre la notte di San Silvestro del 31 dicembre, grande festa per salutare il nuovo anno con “Tutti pazzi per RDS”.

 

ROMA, GIOVEDI’ 12 DICEMBRE-ALLE ORE 11- PIAZZA CAPRANICA PRESIDIO DEI COMUNI CON GLI ASSESSORI ALLA CASA PER UN PIANO CASA NAZIONALE

ALL’APPELLO NON HANNO ANCORA ADERITO TUTTI GLI ASSESSORI DEL SUD E DELLA SICILIA

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Giovedì 12 dicembre, alle ore 11:00, l’Assessore all’urbanistica del Comune di Napoli Laura Lieto –informa un Comunicato stampa del Comune di Napoli –  interverrà al presidio dei Comuni, rappresentati dagli Assessori alla Casa, che si terrà a Roma, in Piazza Capranica, per chiedere un incontro al Governo al fine di discutere la loro proposta in cinque punti per un Piano Casa Nazionale.

Ogni giorno – io – nelle nostre città il diritto alla casa è messo in discussione e con esso il godimento di molti diritti: alla salute, al lavoro, allo studio, ad avere una vita degna. Noi pensiamo che dopo decenni di disinvestimento strutturale nel diritto all’abitare serva invertire la rotta. Stiamo ristrutturando il nostro patrimonio di edilizia popolare, creando esperienze di abitare collaborativo e solidale, studentati pubblici, edilizia sociale e investendo nei canoni concordati o nell’aiutare chi è in condizione di morosità incolpevole. Ma non basta: per moltiplicare i nostri sforzi e assicurare il diritto alla casa serve un piano casa nazionale. Per questo abbiamo stilato cinque proposte  e chiediamo un incontro al Ministro per le politiche abitative Matteo Salvini.

La lista delle adesioni ad oggi: Emily Clancy (Vicesindaca di Bologna), Tobia Zevi (Assessore a Roma), Guido Bardelli (Assessore a Milano), Laura Lieto (Vicesindaca di Napoli), Jacopo Rosatelli (Assessore a Torino), Nicola Paulesu (Assessore a Firenze), Costanza Spera (Assessora a Perugia), Anna Puddu (Assessora a Cagliari), Francesca Benciolini (Assessora a Padova), Luisa Ceni (Assessora a Verona), Matteo Tosetto (Assessore a Vicenza), Andrea Zini (Assessore a Udine), Ettore Brianti (Assessore a Parma), Maria Rosa De Vecchi (Assessora a Lodi), Claudia Lenzini (Assessora a Bergamo), Emanuele Manzoni (Assessore a Lecco), Alessandro Cantoni (Assessore a Brescia), Andreina Fumagalli (Assessora a Monza), Annalisa Rabitti (Assessora a Reggio Emilia), Francesca Maletti (Assessora a Modena), Nicola Grasso (Assessore a Bari), Kristian Gianfreda (Assessore a Rimini), Gianandrea Baroncini (Assessore a Ravenna), Enzo Lattuca (Sindaco di Cesena)

Intervento di Enza Amato, Presidente del Consiglio comunale di Napoli:”serve alleanza strategica per salvare i giovani e ricucire le ferite della città

 

Alleanza strategica che investe nelle politiche educative, sociali, della prevenzione culturale

 

bianco e nero di donna che indica un fucile di davanti - mafia foto e immagini stock

 

Ancora una volta Napoli si trova a dover fare i conti con una tragedia che colpisce un giovanissimo. Un ragazzo di appena diciotto anni, Arcangelo Correra, è stato ferito mortalmente nella centralissima via Tribunali, luogo simbolico e frequentato quotidianamente da residenti e turisti.

Come Presidente del Consiglio Comunale di Napoli esprimo profondo dolore, per la famiglia, gli amici, per la nostra comunità. L’omicidio di Arcangelo si somma ad altri atti violenti che hanno visto giovani vite spezzate per mano di altri giovani.

Stamattina ci siamo incontrati in Piazza del Gesù. Eravamo tanti cittadini insieme alle tante associazioni che hanno voluto organizzare la mobilitazione per contrastare questa mattanza, che allarga e alimenta una falla pericolosa in cui la camorra espande le proprie logiche, ammalando la nostra città, la nostra area metropolitana con la morte dei nostri giovani. La piazza ha chiesto un intervento urgente, profondo, incisivo, stamattina.

Dobbiamo fare di più, dobbiamo ricucire quella falla rafforzando e rinsaldando quella alleanza strategica che investe nelle politiche educative, sociali, della prevenzione culturale e lo fa in una collaborazione stretta, quotidiana tra istituzioni, operatori del terzo settore, la scuola, la chiesa, l’associazionismo. Un deciso investimento sulle fragilità minorili, sui giovani e sulle famiglie più delicate della nostra realtà

Ordinanza del Consorzio per le Autostrade Siciliane: lavori di manutenzione ordinaria dalla barriera di Messina nord alla barriera di Messina sud, compresi gli svincoli di Boccetta, Centro, Gazzi e Tremestieri, entrambe le direzioni – autostrada A/20

Ordinanza del Consorzio per le Autostrade Siciliane: lavori di manutenzione ordinaria dalla barriera di Messina nord alla barriera di Messina sud, compresi gli svincoli di Boccetta, Centro, Gazzi e Tremestieri, entrambe le direzioni - autostrada A/20

 

Messina,

Il Consorzio per le Autostrade Siciliane rende noto, con ordinanza n. 149 di ieri, giovedì 7 novembre, dalle ore 21 di lunedì 11 novembre alle 6 di martedì 12 novembre, la chiusura al traffico veicolare dello svincolo di Boccetta (km. 8+970), in uscita, della tangenziale di Messina – Autostrada A/20 Messina – Palermo, per i veicoli provenienti da entrambi i sensi di marcia; dalle ore 21 di martedì 12 novembre alle 6 di mercoledì 13 novembre, la chiusura al traffico veicolare dello svincolo di Boccetta (km. 8+970), in uscita, della tangenziale di Messina – Autostrada A/20 Messina – Palermo, per i veicoli provenienti da entrambi i sensi di marcia; dalle ore 21 di mercoledì 13 novembre alle 6 di giovedì 14 novembre, la chiusura al traffico veicolare dello svincolo di Boccetta (km. 8+970), sia in uscita che in entrata, della tangenziale di Messina – Autostrada A/20 Messina – Palermo, per i veicoli provenienti e diretti in entrambi i sensi di marcia; con decorrenza dalle ore 9 sino alle 18 di giovedì 14 novembre, la chiusura al traffico veicolare, in uscita, dello svincolo di Villafranca Tirrena (km. 20+516), dell’autostrada A/20 Messina – Palermo.

Istituito inoltre il limite massimo di velocità di 60 km/h ed il divieto di sorpasso sul tratto autostradale interessato dalla limitazione, in ossequio al decreto ministeriale Infrastrutture e Trasporti del 10.07.2002 e al D. M. 22.01.2019.

Il provvedimento è stato disposto, compatibilmente con le esigenze derivanti dalla circolazione veicolare, per consentire la prosecuzione dei lavori di manutenzione ordinaria della pavimentazione con ripristino dello strato di usura, impermeabilizzazione provvisoria, riprese avvallamenti, piccole riparazioni localizzate e interventi ove occorrenti, dalla barriera di Messina Sud fino allo svincolo di Milazzo e relativi svincoli e pertinenze, in entrambe le direzioni Autostrada A/20 Messina – Palermo.

Tamburi di guerra fra il Libano ed Israele. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani esorta gli italiani a lasciare subito il Paese”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, condividendo il numero dell’Unità di crisi della Farnesina +390636225 invita gli italiani a lasciare il Paese e comunica:

Visto l’aggravarsi della situazione, invitiamo gli italiani che soggiornano temporaneamente in Libano a non recarsi assolutamente nel Sud del Paese e a rientrare in Italia con voli commerciali il più presto possibile“. . Un invito che, ovviamente, si allarga anche ai turisti italiani a cui si chiede di non recarsi nel Paese.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani
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La  Spagna esorta i connazionali a lasciare il Paese

Anche la Spagna ha esortato i suoi connazionali a lasciare il Libano, mentre si attende l’attacco iraniano contro Israele in rappresaglia all’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh. “Agli spagnoli che si trovano in Libano, soprattutto se il loro soggiorno è temporaneo, si raccomanda di lasciare il Paese utilizzando i mezzi commerciali esistenti”, fa sapere il ministero degli Esteri, sottolineando “il contesto generale di instabilità”.

Francia: “Lasciare il Libano adesso”

La Francia esorta i connazionale “a lasciare il Libano il più presto possibile“. In una nota, il ministero degli Esteri di Parigi avverte: “In un contesto di sicurezza altamente instabile, richiamiamo ancora una volta l’attenzione dei cittadini francesi, in particolare di quelli di passaggio, sul fatto che sono ancora disponibili voli commerciali diretti con scalo in Francia e li invitiamo a organizzarsi fin da ora per lasciare il Libano il prima possibile”.

 

 

Intervento del Presidente della Repubblica alla cerimonia di apertura della 50^ edizione della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  accolto dal Presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga al suo arrivo alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto dal Presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga

al suo arrivo alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  con S.E.R. Card. Matteo Maria Zuppi, alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  con Simone Ferraiuolo, Socio della Cooperativa Sociale "Oltre l'Arte" di Matera e Carla Barbanti, Presidente di Confcooperative Habitat Sicilia e Mons. Giuseppe Baturi, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Simone Ferraiuolo, Socio della Cooperativa Sociale “Oltre l’Arte” di Matera e Carla Barbanti,

Presidente di Confcooperative Habitat Sicilia e Mons. Giuseppe Baturi, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  con S.E.R. Card. Matteo Maria Zuppi e il Presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

 

 

 

 

Trieste, 03/07/2024 

Rivolgo un saluto di grande cordialità al Presidente della Conferenza Episcopale, ai Vescovi presenti, al Nunzio Apostolico; alle autorità di questa splendida parte dell’Italia, il Presidente della Regione, il Sindaco, gli altri Sindaci presenti; a tutti voi, ringraziandovi per l’invito e, soprattutto, per quello che fanno le Settimane Sociali.

Democrazia.

Parola di uso comune, anche nella sua declinazione come aggettivo.

È ampiamente diffusa. Suggerisce un valore.

Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere.

Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera.

Insieme una conquista e una speranza che, a volte, si cerca, in modo spregiudicato, di mortificare ponendone il nome a sostegno di tesi di parte.

Non vi è dibattito in cui non venga invocata a conforto della posizione propria.

Un tessuto che gli avversari della democrazia pretenderebbero logoro.

L’interpretazione che si dà di questo ordito essenziale della nostra vita appare talora strumentale, non assunto in misura sufficiente come base di rispetto reciproco.

Si è persino giunti ad affermare che siano opponibili tra loro valori come libertà e democrazia, con quest’ultima artatamente utilizzabile come limitazione della prima.

Non è fuor di luogo, allora, chiedersi se vi sia, e quale, un’anima della democrazia.

O questa si traduce soltanto in un metodo?

Cosa la ispira?

Cosa ne fa l’ossatura che sorregge il corpo delle nostre Istituzioni e la vita civile della nostra comunità?

È un interrogativo che ha accompagnato e accompagna il progresso dell’Italia, dell’Europa.

Alexis de Tocqueville affermava che una democrazia senz’anima è destinata a implodere, non per gli aspetti formali, naturalmente, bensì per i contenuti valoriali venuti meno.

Intervenendo a Torino, alla prima edizione della Biennale della democrazia, nel 2009, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolgeva lo sguardo alla costruzione della nostra democrazia repubblicana, con la acquisizione dei principi che hanno inserito il nostro Paese, da allora, nel solco del pensiero liberal-democratico occidentale.

Dopo la “costrizione” ossessiva del regime fascista soffiava “l’alito della libertà”, con la Costituzione a intelaiatura e garanzia dei diritti dei cittadini.

L’alito della libertà, anzitutto, come rifiuto di ogni obbligo di conformismo sociale o politico, come diritto all’opposizione.

La democrazia, in altri termini, non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando, naturalmente, l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle “regole del gioco”.

Perché – come ricordava Norberto Bobbio – le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità ed eguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine, non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che queste possano, a loro volta, divenire maggioranza.

È la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere.

Quali le ragioni del riferimento all’alito della libertà parlando di democrazia?

Non è democrazia senza la tutela dei diritti fondamentali di libertà, che rappresentano quel che dà senso allo Stato di diritto e alla democrazia stessa.

Il tema impegnativo che avete posto al centro della riflessione di questa Settimana sociale interpella quindi, con forza, tutti.

La democrazia, infatti, si invera ogni giorno nella vita delle persone e nel mutuo rispetto delle relazioni sociali, in condizioni storiche mutevoli, senza che questo possa indurre ad atteggiamenti remissivi circa la sua qualità.

Si può pensare di contentarsi che una democrazia sia imperfetta?

Di contentarsi di una democrazia a “bassa intensità”?

Si può pensare di arrendersi, “pragmaticamente”, al crescere di un assenteismo dei cittadini dai temi della “cosa pubblica”?

Può esistere una democrazia senza il consistente esercizio del ruolo degli elettori? Per porre mente alla defezione, diserzione, rinuncia intervenuta da parte dei cittadini in recenti tornate elettorali.

Occorre attenzione per evitare di commettere l’errore di confondere il parteggiare con il partecipare.

Occorre, piuttosto, adoperarsi concretamente affinché ogni cittadino si trovi nelle condizioni di potere, appieno, prender parte alla vita della Repubblica.

I diritti si inverano attraverso l’esercizio democratico.

Se questo si attenua, si riduce la garanzia della loro effettiva vigenza.

Democrazie imperfette vulnerano le libertà: ove si manifesta una partecipazione elettorale modesta. Oppure ove il principio “un uomo-un voto” venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori.

Ancor più le libertà risulterebbero vulnerate ipotizzando democrazie affievolite, depotenziate da tratti illiberali.

Ci soccorre anche qui Bobbio, quando ammonisce che non si può ricorrere a semplificazioni di sistema o a restrizioni di diritti “in nome del dovere di governare”.

Una democrazia “della maggioranza” sarebbe, per definizione, una insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà.

Al cuore della democrazia – come qui leggiamo – vi sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione.

Questa chiave di volta della democrazia opera e sostiene la crescita di un Paese, compreso il funzionamento delle sue Istituzioni, se al di là delle idee e degli interessi molteplici c’è la percezione di un modo di stare insieme e di un bene comune.

Se non si cede alla ossessiva proclamazione di quel che contrappone, della rivalsa, della delegittimazione.

Se l’universalità dei diritti non viene menomata da condizioni di squilibrio, se la solidarietà resta il tessuto connettivo di una economia sostenibile, se la partecipazione è viva, diffusa, consapevole del proprio valore e della propria necessità, della propria essenziale necessità.

Nel cambiamento d’epoca che ci è dato di vivere avvertiamo tutta la difficoltà, e a volte persino un certo affanno, nel funzionamento delle democrazie.

Oggi constatiamo criticità inedite, che si aggiungono a problemi più antichi.

La democrazia non è mai conquistata per sempre.

Anzi, il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche, ne richiede un attento, costante inveramento.

Nella complessità delle società contemporanee, a elementi critici conosciuti, che mettono a rischio la vita degli Stati e delle comunità, si aggiungono nuovi rischi epocali: quelli ambientali e climatici, sanitari, finanziari, oltre alle sfide indotte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale.

Le nostre appaiono sempre più società del rischio, a fronteggiare il quale si disegnano, talora, soluzioni meramente tecnocratiche.

È tutt’altro che improprio, allora, interrogarsi sul futuro della democrazia e sui compiti che le sono affidati, proprio perché essa non è semplicemente un metodo, bensì costituisce lo “spazio pubblico” in cui si esprimono le voci protagoniste dei cittadini.

Nel corso del tempo, è stata più volte posta, malauguratamente, la domanda “a cosa serve la democrazia?”. La risposta è semplice: a riconoscere – perché preesistono, come indica l’art. 2 della nostra Costituzione – e a rendere effettive le libertà delle persone e delle comunità.

Karl Popper ha indicato come le forme di vita democratica realizzino, essenzialmente, quella “società aperta” che può massimizzare le opportunità di costituzione di identità sociali destinate a trasferirsi, poi, sul terreno politico e istituzionale.

La stessa esperienza italiana degli ultimi trent’anni ne è un esempio.

Nei settantotto anni dalla scelta referendaria del 1946, libertà di impronta liberale e libertà democratica hanno contribuito, al “cantiere aperto” della nostra democrazia repubblicana, con la diversità delle alternative, le realtà di vita e le differenti mobilitazioni che ne sono derivate.

La libertà di tradizione liberale ci richiama a un’area intangibile di diritti fondamentali delle persone, e alla indisponibilità di questi rispetto al contingente succedersi di maggioranze e, ancor più, a effimeri esercizi di aggregazione di interessi.

La libertà espressa nelle vicende novecentesche, con l’irruzione della questione sociale, ha messo poi a fuoco la dinamica delle aspettative e dei bisogni delle identità collettive nella società in permanente trasformazione.

È questione nota al movimento cattolico, se è vero che quel giovane e brillante componente dell’Assemblea Costituente, che fu Giuseppe Dossetti, pose il problema del “vero accesso del popolo e di tutto il popolo al potere e a tutto il potere, non solo quello politico, ma anche a quello economico e sociale”, con la definizione di “democrazia sostanziale”.

A segnare in tal modo il passaggio ai contenuti che sarebbero stati poi consacrati negli articoli della prima parte della nostra Costituzione. Fra essi i diritti economico-sociali.

Una riflessione impegnativa con l’ambizione di mirare al “bene comune” che non è il “bene pubblico” nell’interesse della maggioranza, ma il bene di tutti e di ciascuno, al tempo stesso; di tutti e di ciascuno, secondo quanto già la Settimana Sociale del ’45 volle indicare.

Il percorso dei cattolici – con il loro contributo alla causa della democrazia- non è stato occasionale né data di recente, eppure va riconosciuto che l’adesione dottrinaria alla democrazia fu condizionata dalla “questione romana”, con il percorso accidentato della sua soluzione.

Ma già l’ottava Settimana Sociale, a Milano, nel 1913, non aveva remore nell’affermare la fedeltà dei cattolici allo Stato e alla Patria – quest’ultima posta più in alto dello Stato – sollecitando, contemporaneamente, il diritto di respingere – come venne enunciato – ogni tentativo di “trasformare la Patria, lo Stato, la sua sovranità, in altrettante istituzioni ostili… mentre sentiamo di non essere a nessuno secondi nell’adempimento di quei doveri che all’una e all’altro ci legano”. Una espressione di matura responsabilità.

Il tema che veniva posto, era fondamentalmente un tema di libertà – anche religiosa – e questo riguardava tutta la società, non esclusivamente i rapporti tra Regno d’Italia e Santa Sede.

Ho poc’anzi ricordato la 19^ edizione della Settimana, a Firenze, nell’ottobre 1945. In quell’occasione, nelle espressioni di un giurista eminente – poi costituente – Egidio Tosato, troviamo proposto il tema dell’equilibrio tra i valori di libertà e di democrazia, con la individuazione di garanzie costituzionali a salvaguardia dei cittadini.

La democrazia come forma di governo non basta a garantire in misura completa la tutela dei diritti e delle libertà: essa può essere distorta e violentata nella pretesa di beni superiori o di utilità comuni. Il Novecento ce lo ricorda e ammonisce.

Anche da questo si è fatta strada l’idea di una suprema Corte Costituzionale.

Tosato contestò l’assunto di Rousseau, in base al quale la volontà generale non poteva trovare limiti di alcun genere nelle leggi, perché la volontà popolare poteva cambiare qualunque norma o regola.

Lo fece Tosato con parole molto nette: “Noi sappiamo tutti ormai che la presunta volontà generale non è in realtà che la volontà di una maggioranza e che la volontà di una maggioranza, che si considera come rappresentativa della volontà di tutto il popolo può essere, come spesso si è dimostrata, più ingiusta e oppressiva che non la volontà di un principe”. Esprimeva un fermo no, quindi, all’assolutismo di Stato, a un’autorità senza limite, potenzialmente prevaricatrice.

La coscienza dei limiti è un fattore imprescindibile per qualunque Istituzione, a partire dalla Presidenza della Repubblica, per una leale e irrinunziabile vitalità democratica.

Guido Gonella, personalità di primo piano del movimento cattolico italiano, e poi statista insigne nella stagione repubblicana, relatore anch’egli alla Settimana di Firenze del ’45, non ebbe esitazioni nel rinvenire nelle Costituzioni, una “forma di vita – come disse – più alta e universale”, con la presenza di elementi costanti, “categorie etiche” le definì, e di elementi variabili, secondo le “esigenze storiche”, ponendo in guardia dei rischi posti da una eccessiva rigidezza conservatrice e da una troppo facile flessibilità demagogica che avrebbe potuto caratterizzarle, con il risultato di poter passare con indifferenza dall’assolutismo alla demagogia, per ricadere indietro verso la dittatura.

Su questo si basa la distinzione tra prima e seconda parte della nostra Costituzione.

Il messaggio fu limpido: sbagliato e rischioso cedere a sensibilità contingenti, sulla spinta delle tentazioni quotidiane della contesa politica. Come avviene con la frequente tentazione di inserire richiami a temi particolari nella prima parte della Costituzione, che del resto – per effetto della saggezza dei suoi estensori – regola tutti questi aspetti comunque, in base ai suoi principi e valori di fondo.

La Costituzione seppe dare un senso e uno spessore nuovo all’unità del Paese e, per i cattolici, l’adesione ad essa ha coinciso con un impegno a rafforzare, e mai indebolire, l’unità e la coesione degli italiani.

Spirito prezioso, come ha ricordato di recente il Cardinale Zuppi, perché la condivisione intorno ai valori supremi di libertà e democrazia è il collante irrinunciabile della nostra comunità nazionale.

 

Pio XII, nel messaggio natalizio del 1944, era stato ricco di indicazioni importanti e feconde.

Permettetemi di soffermarmi su quel testo per richiamarne l’indicazione che, al legame tra libertà e democrazia, unisce il tema della democrazia connesso a quello della pace.

Perché la guerra soffoca, può soffocare, la democrazia.

L’ordine democratico, ricordava il Papa, include la unità del genere umano e della famiglia dei popoli. “Da questo principio – diceva – deriva l’avvenire della pace”.  Con l’invocazione “guerra alla guerra” e l’appello a “bandire una volta per sempre la guerra di aggressione come soluzione legittima delle controversie internazionali e come strumento di aspirazioni nazionali”.

Un grido di pace oggi rinnovato da Papa Francesco.

Non si trattava di un dovuto “irenismo”, di uno scontato ossequio pacifista della Chiesa di fronte alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

Era, piuttosto, una ferma reazione morale che interpreta la coscienza civile, presente certamente nei credenti – e, comunque, nella coscienza dei popoli europei – destinata a incrociarsi con le sensibilità di altre posizioni ideali.

Prova ne è stata la generazione delle Costituzioni del Secondo dopoguerra, in Italia come in Germania, in Austria, in Francia.

Per l’Italia gli art. 10 e 11 della nostra Carta, volti a definire la comunità internazionale per assicurare e pervenire alla pace.

Sarebbe stato il professor Pergolesi, sempre a Firenze 1945, ad affermare il diritto del cittadino alla pace, interna ed esterna, con la proposta di inserimento di questo principio nelle Costituzioni, dando così vita a una concezione nuova dei rapporti tra gli Stati.

Se in passato la democrazia si è inverata negli Stati – spesso contrapposti e comunque con rigidi, insormontabili frontiere – oggi, proprio nel continente che degli Stati è stato la culla, si avverte l’esigenza di costruire una solida sovranità europea che integri e conferisca sostanza concreta e non illusoria a quella degli Stati membri. Che consenta e rafforzi la sovranità del popolo disegnata dalle nostre Costituzioni ed espressa, a livello delle Istituzioni comunitarie, nel Parlamento Europeo.

Il percorso democratico, avviato in Europa dopo la sconfitta del nazismo e del fascismo, ha permesso di rafforzare le Istituzioni dei Paesi membri e di ampliare la protezione dei diritti dei cittadini, dando vita a quella architrave di pace che è stata prima la Comunità europea e adesso è l’Unione.

Una più efficace unità europea – più forte ed efficiente di quanto fin qui siamo stati capaci di realizzare – è oggi condizione di salvaguardia e di progresso dei nostri ordinamenti di libertà e di uguaglianza, di solidarietà e di pace.

Tornando alla riflessione sui cardini della democrazia, va sottolineato che la democrazia comporta il principio di eguaglianza – poc’anzi richiamato dal Cardinale Zuppi – perché riconosce che le persone hanno eguale dignità.

La democrazia è strumento di affermazione degli ideali di libertà.

La democrazia è antidoto alla guerra.

Quando ci chiediamo se la democrazia possiede un’anima, quando ci chiediamo a cosa serva, troviamo agevolmente risposte chiare.

Lo sforzo che, anche in questa occasione, vi apprestate a produrre per la comunità nazionale, richiama le parole con cui il Cardinale Poletti, nel 1988, alla XXX assemblea generale Conferenza Episcopale, accompagnò, dopo vent’anni, la ripresa delle Settimane Sociali: “diaconia della Chiesa italiana al Paese”.

Con il vostro contributo avete arricchito, in questi quasi centoventi anni dalla prima edizione, il bene comune della Patria e, di questo, la Repubblica vi è riconoscente.

La nostra democrazia ha messo radici, si è sviluppata, è divenuta un tratto irrinunciabile dell’identità nazionale – mentre diveniva anche identità europea – sostenuta da partiti e movimenti, che avevano raggiunto la democrazia nel corso del loro cammino e su di essa stavano rifondando la loro azione politica nella nuova fase storica.

Oggi dobbiamo rivolgere lo sguardo e l’attenzione a quanto avviene attorno a noi, nel mondo sempre più raccolto e interconnesso.

Accanto al riproporsi di tentazioni neo-colonialistiche e neo-imperialistiche, nuovi mutamenti geopolitici sono sospinti anche dai ritmi di crescita di Stati-continente in precedenza meno sviluppati, da tensioni territoriali, etniche, religiose che, non di rado sfociano in guerre drammatiche, da andamenti demografici e giganteschi flussi migratori.

Attraversiamo fenomeni – questi e altri – che mutano profondamente le condizioni in cui si viveva in precedenza e che è impossibile illudersi che possano tornare.

Dalla dimensione nazionale dei problemi – e delle conseguenti sfere decisionali – siamo passati a quella europea e, per qualche aspetto, a quella globale.

È questa la condizione della quale siamo parte e nella quale dobbiamo far sì che a prevalere sia il futuro dei cittadini e non delle sovrastrutture formatesi nel tempo.

All’opposto della cooperazione fra eguali si presenta il ritorno alle sfere di influenza dei più forti o meglio armati – che si sta praticando e teorizzando, in sede internazionale, con la guerra, l’intimidazione, la prevaricazione – e, in altri ambiti, di chi dispone di forza economica che supera la dimensione e le funzioni degli Stati.

Risalta la visione storica e la sagacia di Alcide De Gasperi con la scelta di libertà del Patto Atlantico compiuta dalla Repubblica nel 1949 e con il suo coraggioso apostolato europeo.

Venti anni fa, a Bologna, la 44^ Settimana si poneva il tema dei nuovi scenari e dei nuovi poteri di fronte ai quali la democrazia si trovava.

È necessario misurarsi con la storia, porsi di fronte allo stato di salute delle Istituzioni nazionali e sovranazionali e dell’organizzazione politica della società.

Nuovi steccati sono sempre in agguato a minare le basi della convivenza sociale: le basi della democrazia non sono né esclusivamente istituzionali né esclusivamente sociali, interagiscono fra loro.

Cosa ci aiuta? Dare risposte che vedono diritti politici e sociali dei cittadini e dei popoli concorrere insieme alla definizione di un futuro comune.

Vogliamo riprendere per un attimo l’Enciclica “Populorum progressio” di Paolo VI: “essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria sussistenza, salute, una partecipazione più piena alle responsabilità, al di fuori di ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la loro dignità di uomini, godere di una maggiore istruzione, in una parola fare conoscere e avere di più per essere di più: ecco l’aspirazione degli uomini di oggi – diceva -, mentre un gran numero di essi è condannato a vivere in condizioni che rendono illusorio questo legittimo desiderio”.

Vi è qualcuno che potrebbe rifiutarsi di sottoscrivere queste indicazioni?

Temo di sì, in realtà, anche se nessuno avrebbe il coraggio di farlo apertamente.

Anche per questo l’esercizio della democrazia, come si è visto, non si riduce a un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio voto nelle urne nelle occasioni elettorali. Presuppone lo sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino – perché tra loro inscindibili – libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell’umanità condivisa. Né si tratta di una questione limitata ad ambiti statali.

Mons. Adriano Bernareggi, nelle sue conclusioni della Settimana Sociale del ’45, – l’abbiamo poc’anzi visto nelle immagini – argomentò, citando Jacques Maritain, che una nuova cristianità si affacciava in Europa.

L’unità da raggiungere nelle comunità civili moderne non aveva più un’unica “base spirituale”, bensì un bene comune terreno, che doveva fondarsi proprio sull’intangibile “dignità della persona umana”.

Questa la consapevolezza che è stata alla base di una stagione di pace così lunga – che speriamo continui – nel continente europeo.

Continuava l’allora Vescovo di Bergamo, “la democrazia non è soltanto governo di popolo, ma governo per il popolo”.

Affrontare il disagio, il deficit democratico che si rischia, deve partire da qui.

Dal fatto che, in termini ovviamente diversi, ogni volta si riparte dalla capacità di inverare il principio di eguaglianza, da cui trova origine una partecipazione consapevole.

Perché ciascuno sappia di essere protagonista della storia.

Don Lorenzo Milani esortava a “dare la parola”, perché “solo la lingua fa eguali”. A essere, cioè, alfabeti nella società.

La Repubblica ha saputo percorrere molta strada, ma il compito di far sì che tutti prendano parte alla vita della sua società e delle sue Istituzioni non si esaurisce mai.

Ogni generazione, ogni epoca, è attesa alla prova della “alfabetizzazione”, dell’inveramento della vita della democrazia.

Prova, oggi, più complessa che mai, nella società tecnologica contemporanea.

Ebbene, battersi affinché non vi possano essere più “analfabeti di democrazia” è causa primaria e nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere.

Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme.

Vi auguro, mi auguro, che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino.

 

 

Brindisi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del pranzo offerto al Vertice dei Leader G7

 

 

 

L'arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen

L’arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  saluta il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen

 

L'arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel

L’arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel

L'arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Primo Ministro inglese Rishi Sunak

L’arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Primo Ministro inglese Rishi Sunak

 

L'arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Cancelliere tedesco Olaf Scholz

 

L’arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Cancelliere tedesco Olaf Scholz

L'arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Primo Ministro giapponese Fumio Kishida

L’arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Primo Ministro giapponese Fumio Kishida

 L'arrivo  al Castello Svevo di Brindisi del Primo Ministro Canadese Justin Trudeau

L’arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Primo Ministro Canadese Justin Trudeau

 

L'arrivo  al Castello Svevo di Brindisi del Presidente Francese Emmanuel Macron

L’arrivo al Castello Svevo di Brindisi del Presidente Francese Emmanuel Macron

La foto di famiglia in occasione del Pranzo offerto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai Capi di Stato e di Governo del Vertice G7

 

La foto di famiglia in occasione del Pranzo offerto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai Capi di Stato e di Governo del Vertice G7

La foto di famiglia in occasione del Pranzo offerto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai Capi di Stato e di Governo del Vertice G7

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Leader del G7 al Castello Svevo di Brindisi

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Leader del G7 al Castello Svevo di Brindisi

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Leader del G7 al Castello Svevo di Brindisi

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Leader del G7 al Castello Svevo di Brindisi

 

In occasione della Presidenza Italiana del G7, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha offerto, al Castello Svevo di Brindisi, un Pranzo in onore dei Capi di Stato e di Governo e delle altre personalità che partecipano al Vertice del G7 in Puglia. Al Summit prendono parte, oltre ai Leader dei Paesi del G7 (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America) anche il Presidente del Consiglio Europeo e la Presidente della Commissione Europea, in rappresentanza dell’Unione Europea, i rappresentanti di alcuni Stati e organizzazioni internazionali invitati.

 Brindisi,    -Comunicato  On Mattarella

Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,

Illustri partecipanti,

è per me un piacere porgervi il benvenuto.

Rispetto all’incontro del G7 che la Repubblica Italiana ha presieduto sette anni fa, a Taormina, il contesto internazionale è profondamente mutato. 

Oggi registriamo che il crescente processo di interdipendenza promosso dalla globalizzazione è bruscamente venuto meno, unitamente alla spinta verso valori e obiettivi globalmente condivisi.

Antichi fantasmi sono riapparsi e il linguaggio della cooperazione, e della costruzione di regole di convivenza internazionali rispettose dei popoli, viene messo a dura prova, lasciando il posto a crescenti tensioni geopolitiche, quando, purtroppo, non a conflitti.

L’ambizione di nuovi attori di giocare un ruolo più profilato interpella la capacità della comunità internazionale – e in essa del G7 – di promuovere processi positivi orientati alla pace e allo sviluppo.

Per taluno si tratta di procedere alla realizzazione comunque – spesso in modo affannoso – di nuovi assetti internazionali, nella presunzione che saranno più vantaggiosi per sè di quelli raggiunti nei decenni che hanno fatto seguito alla Seconda guerra mondiale mentre, spesso, aprono, invece, spazi a insidie di neo-colonialismi se non di neo-imperialismi.

E’ utile, allora, interrogarsi su quale sia, in questo contesto, il ruolo del G7 e vorrei prospettare tre considerazioni.

Una prima risposta risiede nella constatazione che il G7 è un insieme di Paesi uniti non soltanto da un elevato livello di sviluppo e di reddito, ma anche e soprattutto da valori.

Valori che hanno promosso in modo significativo la dignità delle persone e dei popoli, sulla base delle Carte e delle Dichiarazioni dell’ONU.

Valori, obiettivi, regole, che vanno preservati e sviluppati nella nuova condizione della vita internazionale.

Il Vertice si è così trasformato, da foro di coordinamento economico, in una piattaforma di rilevante confronto sui grandi temi del presente.

Un confronto reso possibile proprio dall’essere basato anzitutto su valori condivisi.

Gli Stati rappresentati a questo tavolo si riconoscono nei principi dello Stato di diritto, della democrazia, del rispetto dei diritti della persona, della cooperazione internazionale.

Considerazioni tutt’altro che scontate, se si pensa al preoccupante aumento delle pulsioni autoritarie in tante parti del mondo, con le conseguenze che ne derivano: compressione dell’inviolabile sfera della persona a livello interno e condotte aggressive nella sfera internazionale.

Il secondo elemento che caratterizza il G7 è costituito dalla adesione convinta a un sistema di regole, che vede nella Carta delle Nazioni Unite la sua manifestazione più alta.

La cura di questo sistema di regole – la prima delle quali consiste nel divieto di minaccia e uso della forza nei rapporti fra gli Stati – è un aspetto, oggi, tristemente sfidato.

Si affaccia la convinzione che sia possibile sostituire alla comunità internazionale, alle sue regole, al criterio di pari dignità fra gli Stati, la violenza e la sopraffazione.

Tendenza raffigurata da due date recenti.

Il 24 febbraio del 2022, in cui la Federazione Russa si è assunta la responsabilità storica di riportare la guerra in Europa in un pericoloso tentativo di revanche neo-imperiale che contraddice tutti i passi avanti realizzati nel continente sin dalla Conferenza di Helsinki del 1975.

Una svolta che non si può fingere di ignorare o sottovalutare come insegna la storia del ‘900.

Sostenendo la indipendenza dell’Ucraina, difendiamo principi generali di convivenza fra le nazioni, sui quali poggia, dal secondo dopoguerra in poi, la libertà, la sicurezza, la prosperità dei nostri popoli nonché lo sviluppo e il ruolo crescente di quelli che allora erano, loro malgrado, spettatori della storia.

Il 7 ottobre 2023 è un’altra data che ha segnato drammaticamente il nostro presente.

Il barbaro attacco di Hamas, con l’uccisione di inermi cittadini israeliani e il disumano sequestro di ostaggi, ha riaperto una ferita che continua ad essere alimentata dal macabro conteggio delle migliaia di vittime civili palestinesi, donne e bambini, che hanno perso la vita negli oltre otto mesi di conflitto.

I negoziati in corso per giungere al cessate il fuoco devono rappresentare una tappa per intraprendere un concreto percorso politico verso una pace duratura, che non può che fondarsi sulla soluzione a due Stati.

Occorre la volontà di perseguirla da parte di tutti gli attori coinvolti, per non abbandonare il dialogo a metà – come già accaduto in troppe occasioni – con l’inevitabile ripresa, nel tempo, del conflitto, con violenza e vittime sempre maggiori.

La terza dimensione del G7 che vorrei richiamare è quella di una piattaforma aperta.

A partire dal Vertice del 2007 in Germania veniva introdotto il cosiddetto “processo Heiligendamm” che apriva il G7 al resto del mondo e coinvolgeva nell’esercizio altri cinque Paesi, rappresentativi di tutti i continenti, per un dialogo sui grandi temi globali dello sviluppo economico, dell’innovazione e del cambiamento climatico. Temi ulteriormente ampliati, a L’Aquila, nel 2009, a quelli della sicurezza alimentare e dell’energia.

Il formato del G7 è, quindi, in grado di adeguarsi ai mutamenti del contesto internazionale – e lo conferma questa edizione – nella consapevolezza che non possono essere affrontati in un circuito limitato.

Nuove tematiche – dallo sviluppo sostenibile del continente africano, ai flussi migratori, alla rivoluzione indotta dall’intelligenza artificiale – trovano giusto spazio nel Vertice di Borgo Egnazia e sollecitano collaborazione con gli altri attori rilevanti dello scacchiere mondiale.

Le grandi economie libere raccolte nel G7 continuano certamente a esercitare una rilevante forza di attrazione e d’influenza, ma, naturalmente, in un mondo multipolare, questa esperienza si confronta con tentativi di dar vita a schemi alternativi se non contrapposti.

La capacità di costruire partenariati con quella parte del mondo che, nelle fisiologiche differenze, è disponibile al dialogo sulle nostre opzioni, è il naturale orizzonte al quale guardare.

Le indicazioni provenienti dai Capi di Stato e di Governo qui riuniti saranno, al riguardo, preziose.

I Paesi G7 condividono una responsabilità accentuata nell’affrontare i problemi del presente; consapevoli, tuttavia, di non poterlo fare da soli.

Formulo a tutti Voi auguri di buon lavoro e levo il calice al Vostro benessere personale e a quello dei popoli che rappresentate”.