A Misterbianco si profila una commissione di gestione straordinaria: Roma ha deciso infatti lo scioglimento del Consiglio comunale per Mafia, “accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali”. La decisione era all’esame del governo. che ha decretato, su proposta del ministro dell’interno, Luciana Lamorgese, lo scioglimento del Consiglio comunale per 18 mesi.
La parola del prefetto di Catania, Claudio Sammartino, dopo il lavoro della commissione incaricata, lo scorso 30 novembre, di un accesso ispettivo antimafia una settimana dopo “Revolution Bet 2” è stata fondamentale e propulsiva. L’inchiesta della Dda di Catania su mafia e scommesse congelò i beni di Carmelo Santapaola, vicesindaco del comune sciolto, legato con la famiglia Placenti, e quindi al Clan Ercolano.
Il gip di Catania afferma si tratta di a «vera e propria occupazione sistematica dell’istituzione comunale, volta ad esplicare un controllo pieno di appalti e assunzioni», con Santapaola «testa di ponte del sodalizio all’interno dell’ente comunale». Circostanza confermata dal pentito Giuseppe Scollo, per il quale l’ex vicesindaco «fa sapere le notizie sugli appalti e vantava amicizie nel Comune di Misterbianco con la possibilità di ottenere posti di lavoro ai parenti degli affiliati».
Alcuni «riscontri concreti», atti alla mano, sull’efficacia del pressing mafioso (magari anche a insaputa del sindaco stesso). E, inoltre, le rivelazioni, pesantissime, di un altro pentito: Salvatore Messina, nome in codice (mafioso) “Manicomio”, esponente del clan Pillera. Lo scorso 3 dicembre, in una località segreta, Messina conversa e rivela molte cose ai pm Marco Bisogni e Giuseppe Sturiale. E parla di alcuni «incontri avvenuti prima delle elezioni, in particolare nell’aprile 2012». I magistrati dicono inoltre : è «assolutamente certo» che l’ex vicesindaco di Misterbianco «fosse a conoscenza dell’appartenenza mafiosa dei suoi cugini». Ma, in un verbale di 19 pagine con tanti “omissis”, il collaboratore conferma ai magistrati della Dda la posta politico-mafiosa in gioco.
Nella foto il Sindaco del Comune di Misterbianco, Nino Di Guardo
Il ruolo del sindaco del Comune di Misterbianco genera perplessità.E’ un ruolo scomodo e rischioso al contempo. Se si gira da lato è pronta la Giustizia se prova a girarsi dall’altro proverebbe il terrore di un nome di Clan – Santapaola- in caso di forte contrasto. Probabilmente il sindaco ha un ruolo diplomatico ma non decisorio.
Inutile dire però ai quattro venti che non c’è la Mafia al Comune di Misterbianco. Adesso arriverà pure il decreto firmato dal presidente della Repubblica Mattarella. E’ al comando dell’istituzione e, recentemente aveva fornito una dichiarazione dopo l’operazione antimafia “Gisella”che ha fatto luce dopo 28 anni sulla vicenda legata all’omicidio del segretario locale della DC Paolo Arena ed il coinvolgimento della mafia locale e nel contempo hanno coinvolto l’ex vice sindaco Corsaro ed oggi consigliere comunale di opposizione.
Di Guardo rilevò che “Corsaro aveva il dovere di e dimettersi da consigliere comunale per ridare prestigio alla sua comunità”
“Se non avessi vinto la competizione elettorale del 2017 – affermò Di Guardo – il mio comune rischiava la possibilità di avere un sindaco appoggiato dalla mafia.”
Il riferimento era alle intercettazioni rese note dalla stampa dalle quali emergono le telefonate fatte, nel marzo 2017, dalla segreteria politica di Marco Corsaro a due degli arrestati dell’operazione “Gisella” chiedendo di incontrali in vista della imminente campagna elettorale.
“Un fatto inaudito che tremo solo a parlarne – ebbe a dire con l’Ufficio stampa il sindaco Di Guardo – chiedeva lui le dimissioni di Santapaola e dell’amministrazione quando sapeva di avere la coda di paglia. Può rimanere Corsaro in consiglio comunale dopo aver chiesto aiuto e sostegno a mafiosi? Si dimetta subito per ridare prestigio alla sua comunità.”
“Noi siamo dalla parte della verità – affermava ancora Di Guardo nel corso di un incontro con la Stampa – non abbiamo scheletri nell’armadio ed abbiamo fiducia nell’azione dei commissari prefettizi, poiché abbiamo servito il comune a testa alta, con amore e dignità e pertanto non temiamo di essere sciolti per infiltrazioni mafiose che non esistono.
Nel 2012 la “Lista Santapaola”, a sostegno di Di Guardo candidato e poi eletto sindaco, totalizzò però 1.923 voti con l’elezione di tre consiglieri. Il pentito rivela che «i Placenti volevano avere un riferimento forte sul territorio per le licenze e per le altre cose che orbitavano nel comune».Affari illeciti scoperti e fermati definitivamente per lo scioglimento del Consiglio comunale.