Il maxiblitz dei carabinieri, che all’alba di oggi hanno arrestato 17 persone nel cuore del Borgo vecchio di Palermo, smantellando così la mafia del posto a messo in luce inattesi retroscena. Sono una ventina i commercianti che, convocati nella caserma dei Carabinieri di piazza Verdi, hanno ammesso: “Sì, siamo stati costretti a pagare il pizzo“. Piccole somme, estorte con violenza e linguaggio mafioso.
Il racconto dettagliato sugli casi di estorsione proviene dal neo pentito di mafia Giuseppe Tantillo. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli. I 17 indagati sono ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, rapina, illecita detenzione di armi e munizioni e fittizia intestazione di beni.
La nota dell’Agenzia : “L’attività d’indagine rappresenta la prosecuzione di pregresse operazioni condotte nei confronti degli affiliati al mandamento mafioso di Porta Nuova, quali Pedro (luglio 2011), Hybris (dicembre 2011), Panta Rei 1 e 2 (dicembre 2015 e novembre 2016), e ha permesso “la disarticolazione dell’attuale organigramma della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, individuandone gli assetti e le relative dinamiche attraverso le numerose attività di intercettazioni audio/video ed il contributo di due collaboratori di giustizia, ex esponenti apicali del predetto sodalizio criminoso”, dicono gli inquirenti.
Nel 2015, “certi di essere arrestati a causa della collaborazione con la giustizia di Francesco Chiarello, i fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo, allora reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, prendevano le dovute precauzioni ottenendo il consenso dai vertici del mandamento mafioso di Porta Nuova affinché il loro successore fosse già individuato in Elio Ganci, scarcerato nel novembre di quell’anno dopo aver scontato una condanna per il reato di cui all’art. 416 bis ed estorsioni commesse per conto del medesimo sodalizio”.
Ganci, secondo gli inquirenti “si avvaleva di Fabio Bonanno, Salvatore D’Amico, Luigi Miceli e Domenico Canfarotta, delegati a curare, mediante l’ausilio degli altri arrestati, il sostentamento economico ai familiari dei detenuti, le attività estorsive ed il controllo della piazza di spaccio nel territorio di competenza mafiosa: tutte attività necessarie a trarre illeciti profitti e ad avere il capillare controllo del territorio.
Secondo quel che si apprende dai Carabinieri e dagli inquirenti l’attività estorsiva viene ancora considerata una forma di sostentamento primario per il sodalizio mafioso; il rinvenimento del cosiddetto ‘libro mastro’ e l’acquisizione autonoma di numerosi elementi probatori, ha consentito di ricostruire pure 14 vicende estorsive in danno di imprenditori e di commercianti della zona di riferimento, costretti al versamento a cosa nostra di somme di denaro per evitare ritorsioni che, in qualche circostanza, sono avvenute e sono state puntualmente documentate. In questo contesto, alcuni imprenditori e commercianti sono stati sentiti e hanno confermato le imposizioni di Cosa nostra. Sono state sequestrate anche diverse attività commerciali riconducibili a Cosa nostra, intestate a prestanome e avviate, in diversi punti della città, mediante il riciclaggio di proventi illeciti.
Gli investigatori hanno poi individuato le responsabilità degli autori di una sparatoria avvenuta la sera del 4 marzo 2015, nella piazza centrale del quartiere di Borgo Vecchio, tra i Tantillo e i componenti della famiglia di Francesco Russo che, dal 2006 al 2008, aveva retto quell’articolazione mafiosa e intendeva riprenderne le redini. Nella circostanza, le due fazioni si contrapposero attraverso l’esplosione di numerosi colpi d’arma da fuoco: la gravità e il clamore pubblico suscitato dalla vicenda induceva Paolo Calcagno, reggente pro tempore del mandamento mafioso di Porta Nuova, attualmente detenuto, ed altri esponenti apicali del sodalizio mafioso ad intervenire immediatamente nei confronti di Francesco Russo che sarebbe stato allontanato dal quartiere qualora non avesse rispettato le gerarchie dell’epoca.
Infine, sono stati individuati gli autori di una rapina avvenuta, la sera del 26 giugno 2011, all’interno di un’abitazione del quartiere Borgo Vecchio, in cui una vittima veniva ferita mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco: “la commissione di quel reato non era stata autorizzata e, quindi, i responsabili erano stati poi aggrediti fisicamente dagli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova e dagli stessi vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio”. Altre indagini sono in corso per la ricerca di dettagli utili agli investigatori. (Not. Ag.Foto Carabinieri Trapani)