Cercasi esorcisti preparati: perchè il Clero non istituisce specifici corsi?

Lezioni di esorcismo a scuola, sacerdote: «Sarebbe servito» - La Gazzetta  del Mezzogiorno

 

 

Esorcisti preparati cercansi. L’Sos arriva dall’Associazione internazionale esorcisti (Aie), l’unico ente riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede. “Non pochi vescovi, più che mai desiderosi di poter contare su uno o più esorcisti, impegnati nella pastorale della liberazione dall’azione straordinaria del maligno, lamentano di non avere nel loro clero sacerdoti adatti a svolgere il ministero di esorcista – ha detto il nuovo presidente dell’Aie, mons. Karel Orlita, al Sir -.

Non basta, dicono, avere una buona preparazione teologica ed essere bravi preti per fare l’esorcista: occorre qualcosa d’altro”. Alcuni esorcisti affermano che “Il fatto è –   – che non è entrata l’idea di inserire nelle facoltà teologiche dei corsi specifici per esorcisti per cui spesso siamo in presenza di sacerdoti che i vescovi si vedono costretti a cooptare. Ma non è che tutti siano predisposti per questo ministero”.

 

Laici a caccia di Satana, riparte il corso per diventare esorcisti: boom di  iscrizioni

 

Satana incontra scetticismo anche tra i preti: “E’ facile trovare qualche sacerdote scettico anche tra coloro che vengono incaricati. Ciò che manca è la forte convinzione -che deve partire dal Vangelo – che la realtà di Satana oggi è presente. Non possiamo eluderla o ridurla solo ad un mito o a qualcosa che sia il simbolo astratto del male. Questo crea disorientamento anche tra i fedeli”. Tra i sacerdoti,  “quando si tratta dell’azione straordinaria del diavolo c’è la tendenza a ridurla ad una forma di malattia , a un fatto di natura psichiatrica. Beninteso: non dobbiamo entrare nella facile creduloneria che tutto sia opera del diavolo, ma neanche escludere a priori che certe manifestazioni non sono naturali ma sono opera del maligno. Il Papa ne parla sempre del diavolo. Eppure oggi c’è la tendenza a considerarlo un simbolo, un male in astratto”.

Vediamo come dobbiamo comportarci a Pasqua al fine di evitare sanzioni

ATTENTI ALLE “SOFFIATE”  DEL VICINO INVIDIOSO

10 parchi di Londra da visitare assolutamente

 

Vediamo come dobbiamo comportarci  a Pasqua visto che, per la stretta anti-Covid decisa dal governo,il nostro Paese, Sicilia compresa, sarà tutta rossa nelle giornate di sabato 3, domenica 4 e lunedì 5 aprile

Nelle giornate precedenti e successive bisognerà considerare il colore (rosso o arancione) di ciascuna regione per capire a quali regole attenersi. Nelle zone arancioni, ad esempio, fino al 2 aprile, e nella giornata del 6 aprile, le visite sono consentite solo all’interno del proprio comune. Lo spostamento è permesso a due persone, una volta al giorno, verso una sola abitazione privata, fra le 5 e le 22. Mentre nello stesso arco temporale, nelle regioni rosse le visite sono vietate.

Gli spostamenti sono consentiti esclusivamente per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità. Resta garantita la possibilità di fare rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. Per esempio, le persone che per motivi di lavoro vivono in un luogo diverso da quello del proprio coniuge o partner, ma che si ritrovano con lui/lei con regolare frequenza e periodicità nella stessa abitazione, possono spostarsi per raggiungere tale abitazione.

Punto discutibile per l’eventuale controllo al posto di  blocco. Si può uscire dal proprio Comune per fare acquisti se nel proprio Comune non ci sono punti vendita o nel caso in cui un Comune contiguo al proprio «presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica».

 

Possiamo andare in aeroporto  e uscire dai confini nazionali per turismo (oltre che per lavoro o motivi di salute) nei Paesi dell’Ue e dell’area Schengen (sono inclusi nell’elenco C dell’allegato 20 del Dpcm 2 marzo 2021 in vigore fino al 6 aprile): Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco.

I passeggeri devono però attenersi a regole precise all’andata e ritorno. Per andare e tornare da quasi tutti i Paesi del’Ue finora era sufficiente un tampone obbligatorio all’andata e al ritorno. Ma il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato il 30 marzo un’ordinanza che dispone, per arrivi e rientri da Paesi dell’Unione Europea, tampone in partenza, quarantena di cinque  giorni più ulteriore tampone alla fine dei 5 giorni.

La quarantena è già prevista per chi rientra dai Paesi extra Eu. Norme più stringenti sono già previste anche per chi rientra dall’Austria (tampone prima della partenza, test all’ingresso, isolamento fiduciario di 14 giorni indipendentemente dal risultato del secondo test, terzo test al termine dell’isolamento).

Disco verde al turismo anche nei paesi dell’allegato D (Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Thailandia) ma al rientro bisogna sottoporsi ad isolamento fiduciario per 14 giorni. Vietato invece recarsi per turismo in Gran Bretagna e nei paesi dell’allegato E come gli Stati Uniti.

Gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore oppure per condurli presso di sé, sono sempre consentiti. Le uniche prescrizioni che i genitori separati o divorziati dovranno osservare in base alle Faq del governo, sono quella di scegliere il tragitto più breve, di rispettare tutte le prescrizioni di tipo sanitario e di attenersi alle modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio o, in assenza di questi provvedimenti, secondo quanto concordato tra i genitori.

Resta il coprifuoco tra le 22 e le 5, su tutto il territorio nazionale salvo che per motivi eccezionali..

Sono chiusi i mercati, i negozi di abbigliamento e calzature. Così come parrucchieri, barbieri e centri estetici. Sabato 3 aprile sono aperti supermercati ,ipermercati, discount. Come pure edicole, tabaccai, librerie, farmacie e parafarmacie, negozi di computer, elettronica, elettrodomestici, ferramenta, pompe di benzina, negozi di biancheria e di giocattoli, vivai.

Domenica 4 sono aperti solo farmacie, edicole e tabaccai. Chiusi anche i supermercati. Stessa cosa lunedì 5 aprile, ma alcune catene di supermercati sono aperte.

Unica deroga in queste tre giornate, rispetto alle regole delle zone rosse (nelle quali sono vietate tutte le visite, a parte quelle per assistere persone non autosufficienti), sarà la possibilità di effettuare uno spostamento all’interno della regione, una sola volta al giorno, per raggiungere una sola abitazione di amici o parenti, dalle 5 del mattino alle 22.

Possibile dunque il pranzo di Pasqua con parenti o amici. A tavola il numero dei commensali dovrà essere ridotto. Ci si può spostare infatti in due con i figli i minori di 14 anni. Una eventuale trasgressione a riguardo potrà costare caro se teniamo conto che è sempre possibile la “soffiata”   del vicino invidioso..

Non si può organizzare il pic nic fuori porta a Pasquetta perché in zona rossa è vietato uscire dalla propria abitazione se non per «comprovate esigenze». E anche l’uscita al parco vicino casa è consentita per fare attività motoria o sportiva, non per un pic nic con amici o parenti.

Possiamo recarci  da soli, presso persone non autosufficienti che necessitino di aiuto o assistenza...

Lo spostamento nelle seconde case è sempre consentito, anche a Pasqua. Con alcune condizioni. Si può spostare solo il nucleo familiare convivente, senza l’aggiunta di parenti o amici. La seconda casa non deve essere abitata da altre persone. Ed è necessario provare che la casa sia di proprietà o in affitto a lungo termine (lo spostamento non è consentito in case in affitto breve), con contratto stipulato prima del 14 gennaio 2021. Ci sono regioni però che hanno optato per una stretta nel periodo pasquale. La Valle d’Aosta, la Sardegna, l’Alto Adige, la Toscana e le Marche hanno ordinato lo stop agli ingressi verso le seconde case ai non residenti. In Campania e Puglia, invece, sono stati vietati gli spostamenti dal Comune di residenza, domicilio o dimora abituale verso le seconde case in ambito regionale. La Liguria ha deciso lo stop sia in ambito regionale sia per i non residenti provenienti da fuori regione.

Chiusi gli stabilimenti balneari. E’ possibile passeggiare sulla spiaggia solo se vicino casa. Chiuse palestre, piscine e centri termali

Per i credenti una notizia positiva. Sarà possibile partecipare alla messa nella Chiesa vicino casa, mantenendo il distanziamento.

Come comportarsi da lunedi 15. A Messa niente “scambio della pace”. Portare addosso l’autocertificazione

COVID-19, LA REGIONE BLOCCA BARBIERI, PARRUCCHIERI E CENTRI ESTETICI. APERTI  GLI IMPIANTI PER I RIFIUTI - Telemia

Parrucchieri aperti in Sicilia (zona arancione)

 

Le nuove misure, nuove restrizioni, e regole di comportamento. Nei giorni di festa “nelle zone interessate dalle restrizioni, gli spostamenti verso altre abitazioni private abitate saranno possibili solo una volta al giorno, tra le ore 5.00 e le 22.00, restando all’interno della stessa Regione”. Quindi, sì alle visite a parenti e amici nel rispetto del coprifuoco.

Pasqua 2021 blindata in zona rossa, a messa con l’autocertificazione e in una chiesa vicino a casa. Sarà così, visto il decreto, per i fedeli di tutto il Paese. Da lunedì queste disposizioni varranno per tutte le regioni che sono diventate zona rossa. 

L’ingresso dei fedeli avverrà  in numero contingentato, l’obbligo di mascherina e la distanza di sicurezza. Niente scambio della pace o stretta di mano ma un inchino guardandosi negli occhi. Per i riti di Pasqua, la Cei ha invitato i fedeli a partecipare alla celebrazione in presenza nel rispetto rigoroso delle norme anti contagio. Lo streaming consigliato agli anziani e alle persone più a rischio. Quanto ai riti legati alla Settimana Santa, si consiglia la consegna in mano dell’ulivo benedetto, meglio se in buste, preventivamente confezionato. Niente lavanda dei piedi, cerimonie nel rispetto del coprifuoco.

Rimane in vigore il divieto di spostamento tra le regioni. E’ possibile spostarsi dalla regione di residenza solo per motivi di lavoro, di salute o per urgenze. In questo caso, occorre tenere addosso l’autocertificazione compilata.

Dal 15 marzo al 2 aprile e il 6 aprile 2021, nelle zone gialle e arancioni, sarà possibile recarsi in altre abitazioni private abitate solo una volta al giorno, tra le ore 5.00 e le 22.00, restando all’interno dello stesso Comune”. Il provvedimento consente gli spostamenti per visite private -a parenti o ad amici- ad un massimo di due persone “che potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone con disabilità o non autosufficienti conviventi”. Tali spostamenti -e quindi le visite- sono possibili solo in zona arancione. No,ovviamente, in quella rossa.

Punctum dolens: In zona arancione e zona rossa, in particolare, bar e ristoranti resteranno chiusi. Resta consentito l’asporto fino alle 22 (fino alle 18 per i bar), a patto che il consumo non avvenga sul posto o nelle vicinanze, ed è permessa la consegna a domicilio senza limiti di orario.

Le nuove regole della zona rossa prevedono che rimangano chiusi barbieri e parrucchieri.Mentre in zona arancione, come la Sicilia, potranno liberamente esercitare. Rimangono aperti molti altri esercizi: alimentari, tabaccherie, ferramenta, edicole, farmacie, profumerie, lavanderie, negozi di ottica, negozi di intimo e di biancheria per la casa, negozi per abbigliamento di bambini, negozi di giocattoli.

Nella zona rossa, secondo le misure specificate sul sito del governo, “sono sospese l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sia all’aperto che al chiuso”. Non sono consentiti gli sport di contatto e “sono inoltre vietate tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto di carattere amatoriale”. E’ consentito svolgere attività motoria in forma individuale, nel rispetto del distanziamento, nei pressi della propria abitazione.

Nella zona arancione “è consentito recarsi presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, del proprio Comune o, in assenza di tali strutture, in Comuni limitrofi, per svolgere esclusivamente all’aperto l’attività sportiva di base, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento”. E’ vietato l’uso di spogliatoi interni.

Gli sport di contatto sono sospesi. Sono inoltre vietate tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto di carattere amatoriale. E’ permesso “svolgere all’aperto e a livello individuale” allenamenti. Per gli sport di squadra, gli allenamenti “potranno svolgersi in forma individuale, all’aperto e nel rispetto del distanziamento”.

Papa Francesco: “L’autorità è un servizio e come tale va sfruttata per il bene di tutti”

 

Oggi ,San Francesco, l’Angelus  particolare di Papa Francesco. Il Vangelo di oggi,infatti,  con la parabola dei vignaioli, incaricati di lavorare nella vigna ma diventati omicidi, perché uccidono via via i servi inviati dal padrone e infine il suo stesso figlio, vuole significare che nemmeno Gesù è stato riconosciuto. “E’ una parabola molto dura – afferma il Papa – e Gesù mette i suoi interlocutori davanti alla loro responsabilità. Questo ammonimento non vale solo per coloro che rifiutarono Gesù in quel tempo: vale anche oggi: anche oggi Gesù aspetta i frutti della sua vigna da coloro che ha inviato a lavorare nella sua vigna, cioè tutti noi. Anche oggi chiunque ha autorità può essere tentato di fare i propri interessi invece di quelli di Dio stesso, ma Dio dice che la vera autorità è quando si fa il servizio, è nel servire, non nello sfruttare gli altri. La vigna è del Signore, non nostra. L’autorità è un servizio e come tale va sfruttata per il bene di tutti. E’ brutto vedere quando nella Chiesa le persone che hanno autorità cercano i propri interessi”.

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Nella Seconda Lettura, poi,  San Paolo si sofferma sull’ impegno quotidiano “ciò che è virtù”, quello che è “vero, nobile, giusto,“E’ l’atteggiamento dell’autorità e anche di ognuno di noi – afferma – perché ognuno di noi anche nel suo piccolo, piccolo, ha certa autorità.

“Diventeremo così una Chiesa sempre più ricca di frutti di santità”, conclude Francesco esortando a rivolgersi a Maria, “spiritualmente uniti ai fedeli radunati nel Santuario di Pompei per la Supplica” e rinnovando, nel mese di ottobre, l’impegno a pregare il Rosario.

“Ieri – ha detto poi il Papa al termine dell’Angelus – sono stato ad Assisi per firmare la nuova enciclica ‘Fratelli tutti’ sulla fraternità e l’amicizia sociale. L’ho offerta a Dio sulla tomba di San Francesco – ha spiegato -, dal quale ho tratto l’ispirazione come per la precedente Laudato Sì”. Secondo il Pontefice,i segni dei tempi mostrano chiaramente che la fraternità umana e la cura del creato formano l’unica via verso lo sviluppo integrale e la pace, già indicata dai santi Papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II”.

PAPA FRANCESCO: L’AUTORITA’ E’ UN SERVIZIO PER IL BENE DEGLI ALTRI, NON DOBBIAMO CERCARE IL PROPRIO INTERESSE

Papa Francesco lancia una riflessione sulla gestione dell’autorità e della raccolta frutti. “Anche oggi-afferma il Pontefice – Dio aspetta i frutti della sua vigna da coloro che ha inviato a lavorare in essa”, cioè da “tutti noi”. In una domenica di attesa per la nuova enciclica dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale, firmata ieri ad Assisi,  Lo fa a partire dal Vangelo di oggi, in cui Gesù narra la parabola dei vignaioli omicidi, ai quali il padrone aveva affidato la sua vigna.

 

La vigna è di Dio, non nostra  – L’autorità è servizio non interesse proprio

Al tempo del raccolto arrivano i servi per ritirare i frutti ma i vignaioli li respingono a bastonate e addirittura ne uccidono alcuni e, alla fine, persino il figlio del padrone. E quando Gesù chiede cosa farà il padrone della vigna, al ritorno, a quei contadini, i capi del popolo che cercavano di eliminare Gesù, rispondono pronunciando “da sé stessi la propria condanna”: li punirà e affiderà la sua vigna ad altri. Una “parabola molto dura”, con cui “Gesù mette i suoi interlocutori di fronte alla loro responsabilità”. Si tratta di un ammonimento di Gesù che “vale per ogni tempo, anche per il nostro”:

In ogni epoca, coloro che hanno un’autorità, qualsiasi autorità, anche nella Chiesa, nel popolo di Dio, possono essere tentati di fare i propri interessi, invece di quelli di Dio stesso. E Gesù dice che la vera autorità è quando si fa il servizio, è nel servire, non sfruttare gli altri. La vigna è del Signore, non nostra. L’autorità è un servizio, e come tale va esercitata, per il bene di tutti e per la diffusione del Vangelo. È brutto vedere quando nella Chiesa le persone che hanno autorità cercano i propri interessi.

Entrando profondamente in questa parabola, Papa Francesco ricorda che l’immagine della vigna rappresenta “il popolo che il Signore si è scelto” mentre i servi sono i profeti, e il figlio è figura di Gesù. Anche lui viene respinto e ucciso.

Nella Seconda Lettura, poi, ricorda il Papa, San Paolo dice che per essere buoni operai, deve essere oggetto di impegno quotidiano “ciò che è virtù e merita lode”, quello che è “vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato”. “È l’atteggiamento dell’autorità e anche di ognuno di noi – dice – perché ognuno di noi, nel suo piccolo, ha una certa autorità”.

“Diventeremo così una Chiesa sempre più ricca di frutti di santità”, conclude Francesco esortando a rivolgersi a Maria, “spiritualmente uniti ai fedeli radunati nel Santuario di Pompei per la Supplica” e rinnovando, nel mese di ottobre, l’impegno a pregare il Rosario.

 

Papa Francesco: “La Chiesa va sempre avanti sulla fede di Pietro”

Papa Francesco durante l'Angelus di questa domenica

Archivio-Sud Libertà

Papa Francesco pima dell’Angelus di questa 21.ma domenica del tempo ordinario, rilegge per i fedeli in Piazza San Pietro e quelli collegati attraverso i media il Vangelo di Matteo proposto dalla liturgia, che “presenta il momento nel quale Pietro professa la sua fede in Gesù quale Messia e Figlio di Dio”. E la Chiesa, sottolinea il Papa, “va avanti sempre sulla fede di Pietro”, “che Gesù riconosce” e per questo “lo fa capo della Chiesa”.

Le domande di Gesù per far crescere i discepoli

E’ Gesù che provoca la confessione dell’Apostolo, ricorda Francesco, perché “vuole condurre i suoi discepoli a fare il passo decisivo nella loro relazione con Lui”. Quello dei Dodici, infatti, “è un cammino di educazione alla loro fede”. La prima domanda non è troppo impegnativa, spiega il Pontefice: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Si parla degli altri, e ci piace “spellare” gli altri, ci piace il pettegolo, ma “è già richiesta la prospettiva della fede e non il pettegolezzo”. I discepoli rispondono che “Gesù di Nazaret era considerato un profeta”.

“Ma voi, chi dite che io sia?”

Con la seconda domanda, però, “Gesù li tocca sul vivo: ‘Ma voi, chi dite che io sia?’”, e li chiama a mettersi in gioco, manifestando il motivo per cui seguono il Maestro. Dopo qualche momento di esitazione, Simone con slancio dichiara: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Una risposta, commenta Papa Francesco, “piena e luminosa”, che “non gli viene dal suo impulso, per quanto generoso” , dalla “sua cultura, quello che ha studiato”, ma “è frutto della grazia del Padre. “E’ una grazia che dobbiamo chiedere” aggiunge a braccio il Papa, dicendo “Padre, dammi la grazia di confessare Gesù”.

Una “pietra” per costruire la Chiesa

Ma Gesù riconosce che Simone ha risposto con prontezza all’ispirazione della grazia “e quindi aggiunge, in tono solenne: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa’”. Gesù, specifica Papa Francesco, fa capire così a Simone “il senso del nuovo nome che gli ha dato”, ‘Pietro’”:

La fede che ha appena manifestato è la “pietra” incrollabile sulla quale il Figlio di Dio vuole costruire la sua Chiesa, cioè la sua Comunità. E la Chiesa va avanti sempre sulla fede di Pietro, su quella fede che Dio riconosce, che Gesù riconosce e lo fa capo della Chiesa.

E oggi, sottolinea il Papa, “sentiamo rivolta a ciascuno di noi” la domanda di Gesù: “E voi, chi dite che io sia?”. E ognuno di noi “deve  dare una risposta non teorica, ma che coinvolge la fede, cioè la vita, perché la fede è vita! ‘Per me tu sei …’ e dire la confessione di Gesù”

Una risposta che richiede anche a noi, come ai primi discepoli, l’ascolto interiore della voce del Padre e la consonanza con quello che la Chiesa, raccolta attorno a Pietro, continua a proclamare. Si tratta di capire chi è per noi Cristo: se Lui è il centro della nostra vita e il fine di ogni nostro impegno nella Chiesa e nella società. Chi è Gesù Cristo per me? Chi è Gesù Cristo per te, per te, per te … Una risposta che noi dovremmo dare ogni giorno. 

Papa Francesco: “Pregare perchè l’Europa cresca unita nella sua diversità”

Nella Messa a Santa Marta, Papa Francesco ricorda due recenti commemorazioni: la festa dell’Europa e l’anniversario della fine della seconda guerra mondiale nel vecchio continente, pregando che l’Europa cresca unita nelle sue diversità. Nell’omelia, ha affermato che la preghiera è l’accesso al Padre: bisogna avere il coraggio di pregare e di credere nell’onnipotenza della preghiera

Nelle premesse il Pontefice  ha rivolto il suo pensiero all’Europa:

In questi due giorni passati, ci sono state due commemorazioni: il 70.mo della Dichiarazione di Robert Schuman, che ha dato inizio all’Unione Europea, e anche la commemorazione della fine della guerra. Chiediamo al Signore per l’Europa, oggi, che cresca unita, in questa unità di fratellanza che fa crescere tutti i popoli nell’unità nella diversità.

Il Papa ha centrato la sua omelia sulla preghiera, commentando il passo del Vangelo in cui Gesù dice ai suoi discepoli che chi crede in Lui, anch’egli compirà le opere che Lui compie e ne compirà di più grandi di queste, perché va al Padre. Gesù afferma: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio”.

Possiamo dire –  che questo passo del Vangelo di Giovanni è la dichiarazione dell’ascesa al Padre. Il Padre sempre è stato presente nella vita di Gesù, e Gesù” diceva che il Padre ha cura di noi e delle sue creature. E quando i discepoli gli chiesero di imparare a pregare, Gesù ha insegnato il “Padre nostro”. Gesù “va sempre al Padre” e “in questo passo è molto forte” perché “è come se aprisse le porte della onnipotenza della preghiera”, perché dice: “Io sono con il Padre: voi chiedete e io farò tutto. Ma perché il Padre lo farà con me”.

Questa fiducia nel Padre, fiducia nel Padre che è capace di fare tutto. Questo coraggio di pregare, perché per pregare ci vuole coraggio, ci vuole lo stesso coraggio, la stessa franchezza che per predicare: la stessa”. Il Papa ricorda il coraggio di Abramo, quando “mercanteggiava”: aveva “il coraggio della lotta nella preghiera, perché pregare è lottare: lottare con Dio”. E anche il coraggio della preghiera di Mosè che osava dire “no” al Padre. Pregare con poco coraggio “è una mancanza di rispetto. Pregare è andare con Gesù al Padre che ti darà tutto. Coraggio nella preghiera, franchezza nella preghiera. La stessa che ci vuole per la predica”.

Il Papa poi si sofferma sugli  Atti degli Apostoli,  di “quel conflitto nei primi tempi della Chiesa, perché i cristiani di origine greca mormoravano – mormoravano, già a quel tempo si faceva questo: si vede che è un’abitudine della Chiesa … – mormoravano perché le loro vedove, i loro orfani non erano ben custoditi; gli apostoli non avevano tempo”. E Pietro, insieme agli altri apostoli, “illuminato dallo Spirito Santo, ‘inventò’ i diaconi: sette persone di fede che si prendessero cura del servizio, in modo che quelle persone che avevano ragione di lamentarsi, fossero assistite nei loro bisogni”. Una decisione presa dagli apostoli perché potessero dedicarsi alla preghiera e all’annuncio della Parola.

Questo – ha detto Francesco – è il compito del vescovo: pregare e predicare. Con questa forza che abbiamo sentito nel Vangelo: il vescovo è il primo che va dal Padre, con la fiducia che ha dato Gesù, con il coraggio, con la parresìa, a lottare per il suo popolo. Il primo compito di un vescovo è pregare”.

Il Papa ricorda un sacerdote, “un santo parroco, buono”, che quando incontrava un vescovo faceva sempre la stessa domanda: “Ma eccellenza, quante ore al giorno lei prega?”, e sempre diceva: “Perché il primo compito è pregare”. “Perché è la preghiera del capo della comunità per la comunità, l’intercessione al Padre perché custodisca il popolo”.

La preghiera del vescovo, il primo compito: pregare. E il popolo, vedendo il vescovo pregare, impara a pregare. Perché lo Spirito Santo ci insegna che è Dio che ‘fa la cosa’. Noi facciamo un pochettino, ma è Lui che ‘fa le cose’ della Chiesa, e la preghiera è quella che porta avanti la Chiesa”. E per questo “i vescovi devono andare avanti con la preghiera”.

Quella parola è profetica: “Che i diaconi facciano tutto questo, così la gente è ben custodita e ha risolto i problemi e anche i suoi bisogni. Ma a noi, vescovi, la preghiera e l’annuncio della Parola”.

È triste – ha osservato Francesco – vedere bravi vescovi, bravi, gente buona, ma indaffarati in tante cose, l’economia, e questo e quell’altro e quell’altro … La preghiera al primo posto. Poi, le altre cose. Ma quando le altre cose tolgono spazio alla preghiera, qualcosa non funziona. E la preghiera è forte”. Gesù lo ha detto: “Io vado dal Padre, e qualunque cosa chiederete nel mio nome al Padre, la farò, perché il Padre sia glorificato”. “Così – ha concluso il Papa – va avanti la Chiesa, con la preghiera, il coraggio della preghiera, perché la Chiesa sa che senza questa ascesa al Padre non può sopravvivere”.

PAPA FRANCESCO IN UDIENZA STAMANE: “LA CHIESA E’ OSPEDALE DA CAMPO, MADRE DAL CUORE TENERO,NON HA FRONTIERE

 

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La Chiesa vede chi è in difficoltà, non chiude gli occhi, sa guardare l’umanità in faccia per creare relazioni significative, ponti di amicizia e di solidarietà, al posto di barriere“.  Parole di  Papa Francesco, nell’udienza generale di stamane nell’Aula Paolo VI in Vaticano, a respingere quasi le strane teorie di questi tempi sollevate da alcuni protagonisti della politica,evocando una “vita contro ogni forma di intolleranza e di perversione ideologica“.

 “Dio ama manifestarsi nella relazione, attraverso un incontro reale tra le persone, che può accade solo nell’amore” ed evoca “una Chiesa senza frontiere, che si sente madre di tutti, che sa prendere per mano e accompagnare per sollevare”.

Altro punto .Papa Francesco  ricorda alla gente che :”il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che la Chiesa è luogo di liberazione e guarigione. E’ la Chiesa ospedale da campo, casa dalle porte aperte, madre dal cuore tenero e premuroso”. “Vedo parrocchie per le quali i soldi sono più importanti dei sacramenti… per favore: Chiesa povera!

 

Papa Francesco: “Chiedo perdono ai Rom per le discriminazioni subite……..nell’indifferenza si alimentano pregiudizi”

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No alle discriminazioni con i Rom. Il Papa aggiunge qualcosa su questa comunità, prima di ripartire per Roma

Nel  cuore porto un peso – ha detto –  È il peso delle discriminazioni, delle segregazioni e dei maltrattamenti subiti dalle vostre comunità. La storia ci dice che anche i cristiani, anche i cattolici non sono estranei a tanto male. Vorrei chiedere perdono per questo. Chiedo perdono – in nome della Chiesa al Signore e a voi – per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele, e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità. È nell’indifferenza che si alimentano pregiudizi e si fomentano rancori».

Il Papa mette in guardia dal condannare o giudicare in modo affrettato, usando «parole che feriscono, con atteggiamenti che seminano odio e creano distanze! Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi».

 

Papa Francesco: “La Chiesa non può restare immobile, si rinnova,la sessualità è un dono-non per divertirsi -ma per creare la famiglia, la gioia più bella “

Questa l”esortazione apostolica post-Sinodo di Papa Francesco  sui giovani ‘Christus Vivit’, pubblicata oggi in Vaticano. “In alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici – afferma il Pontefice – Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su sé stessi, contro cui occorre reagire con decisione”. Il Papa definisce “i migranti come paradigma del nostro tempo” e ricorda anche i tanti giovani coinvolti nelle migrazioni. “La preoccupazione della Chiesa riguarda in particolare coloro che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione politica o religiosa, dai disastri naturali dovuti anche ai cambiamenti climatici e dalla povertà estrema. Sono alla ricerca di un’opportunità, sognano un futuro migliore”. Altri migranti, invece, “sono attirati dalla cultura occidentale, nutrendo talvolta aspettative irrealistiche che li espongono a pesanti delusioni” mentre “trafficanti senza scrupolo, spesso legati ai cartelli della droga e delle armi, sfruttano la debolezza dei migranti. I giovani migranti spesso sperimentano anche uno sradicamento culturale e religioso”. Papa Francesco chiede in particolare ai giovani di “non cadere nelle reti di coloro che vogliono metterli contro altri giovani che arrivano nei loro Paesi, descrivendoli come soggetti pericolosi”.

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 – La Chiesa deve cambiare, non può restare immobile, anche se ciò non vuol dire perdere la sua identità e rinunciare a diffondere il suo messaggio. E’ la necessità sottolineata da Papa Francesco nell’esortazione apostolica. Parlando della “giovinezza della Chiesa”, il Pontefice auspica che la Chiesa sia “liberata da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile” ma anche “da un’altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è sé stessa”, ribadisce chiedendo che “la Chiesa non sia troppo concentrata su sé stessa: questo comporta che riconosca con umiltà che alcune cose concrete devono cambiare. “Noi membri della Chiesa non dobbiamo essere tipi strani –  ma al contempo dobbiamo avere il coraggio di essere diversi, di mostrare altri sogni che questo mondo non offre, di testimoniare la bellezza della generosità, del servizio, della purezza, della fortezza, del perdono, della fedeltà alla propria vocazione, della preghiera, della lotta per la giustizia e il bene comune, dell’amore per i poveri, dell’amicizia sociale. La Chiesa può essere tentata di perdere l’entusiasmo e cercare false sicurezze mondane: sono proprio i giovani che possono aiutarla a rimanere giovane“.

Scandali sessuali e finanziari tengono lontani i giovani dalla Chiesa. E’ quanto riconosce Papa Francesco, nell’esortazione apostolica pubblicata oggi in Vaticano. “Ci sono giovani che sentono la presenza della Chiesa come fastidiosa e perfino irritante. Un atteggiamento che affonda le radici anche in ragioni serie e rispettabili”, afferma il Pontefice citando “gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società”. Quanto, in particolare, agli abusi sui minori da parte del clero, il Papa assicura l’impegno suo e della Chiesa per “l’adozione di rigorose misure di prevenzione” ed esprime “gratitudine verso coloro che hanno il coraggio di denunciare il male subìto”, ricordando al tempo stesso che “i sacerdoti che si sono macchiati di questi orribili crimini non sono la maggioranza” e chiedendo ai giovani “se vedono un sacerdote a rischio perché ha imboccato la strada sbagliata, di avere il coraggio di ricordargli il suo impegno verso Dio e verso il suo popolo“.

“LA SESSUALITA’ E’ UN DONO” – “Dio ci ha creati sessuati, Egli stesso ha creato la sessualità che è un suo dono; dunque: niente tabù”. E’ l’affermazione di Papa Francesco presente nell’esortazione apostolica ‘Christus Vivit’. La sessualità, spiega il Pontefice, “è un dono che il Signore ci dà e ha due scopi: amarsi e generare vita. E’ una passione, il vero amore è appassionato”. Il Papa osserva poi che “l’aumento di separazioni e divorzi può causare nei giovani grandi sofferenze e crisi d’identità. Talora devono farsi carico di responsabilità che non sono proporzionate alla loro età”. Ma, “nonostante tutte le difficoltà”, esorta i giovani assicurando loro che “vale la pena scommettere sulla famiglia: in essa troverete gli stimoli migliori per maturare e le gioie più belle da condividere. Non lasciate che vi rubino la possibilità di amare sul serio – esorta – Credere che nulla può essere definitivo è un inganno e una menzogna: vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente“.

– “Una Chiesa troppo timorosa può essere costantemente critica nei confronti di tutti i discorsi sulla difesa dei diritti delle donne ed evidenziare costantemente i rischi e i possibili errori di tali rivendicazioni; mentre una Chiesa viva può reagire prestando attenzione alle legittime rivendicazioni delle donne, pur non essendo d’accordo con tutto ciò che propongono alcuni gruppi femministi”. E’ quanto spiega Papa Francesco nell’esortazione apostolica. Proprio i giovani chiedono “una Chiesa che ascolti di più, che non stia continuamente a condannare il mondo. Non vogliono vedere una Chiesa silenziosa e timida, ma nemmeno sempre in guerra per due o tre temi che la ossessionano. Per essere credibile agli occhi dei giovani, a volte ha bisogno di recuperare l’umiltà e semplicemente ascoltare, riconoscere in ciò che altri dicono una luce che la può aiutare a scoprire meglio il Vangelo”.

“DISOCCUPAZIONE GIOVANILE – “Invito i giovani a non aspettarsi di vivere senza lavorare, dipendendo dall’aiuto degli altri: questo non va bene, perché il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale”. E’ il monito di Papa Francesco. “In questo senso – avverte – aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze”. Dopo aver notato come nel mondo del lavoro i giovani sperimentino forme di esclusione e di emarginazione, a proposito della disoccupazione giovanile il Pontefice sottolinea che “è una questione che la politica deve considerare come una problematica prioritaria, in particolare oggi che la velocità degli sviluppi tecnologici, insieme all’ossessione per la riduzione del costo del lavoro, può portare rapidamente a sostituire innumerevoli posti di lavoro con macchinari”. Quindi, il Papa esorta i giovani: “E’ vero che non puoi vivere senza lavorare e che a volte dovrai accettare quello che trovi, ma non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai definitivamente una vocazione, non darti mai per vinto”.

WEB E SOCIAL NETWORK – “Il web e i social network sono ormai un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani. Ma anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del dark web” avverte Papa Francesco. “I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta – osserva il Pontefice – Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo”. E non si deve neanche dimenticare che “nel mondo digitale operano giganteschi interessi economici, capaci di creare meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico”. Infatti, “ci sono circuiti chiusi che facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio; la reputazione delle persone è messa a repentaglio tramite processi sommari online. Le relazioni online possono diventare disumane e l’immersione nel mondo virtuale ha favorito una sorta di ‘migrazione digitale’, vale a dire un distanziamento dalla famiglia, dai valori culturali e religiosi, che conduce molte persone verso un mondo di solitudine”.