Gli sgravi sulle assunzioni sono utili se convenienti e, soprattutto, se l’iter per richiederli è snello e se la successiva gestione amministrativa non comporta costi e si risolve in un rapporto diretto e automatico con l’Inps. Se ciò è vero, all’apparenza risulta incomprensibile il fatto che in Sicilia una ‘torta’ consistente di incentivi offerti dalla Regione, che pesa 81 milioni di euro, abbia scarso appeal nei confronti delle aziende che devono assumere e che vi rinunciano.
“La ragione sta nel fatto che l’applicazione pratica si scontra con una duplicazione di misure rispetto a quelle nazionali e con un eccesso di burocrazia” lo dice la Consulta regionale dei consulenti del lavoro della Sicilia al termine del quinto congresso regionale svoltosi a Siracusa.
“Se i Centri per l’impiego fossero sgravati dai tantissimi adempimenti burocratici di cui sono stati caricati da una governance amministrativa cervellotica – dice la Consulta – avrebbero sicuramente più tempo da dedicare alla loro mission prioritaria, che è la ricerca di lavoro per i disoccupati. Invece, mentre in tutte le altre Regioni d’Italia i Centri per l’impiego si limitano a prendere atto dei tirocini avviati dagli enti e dalle agenzie appositamente autorizzati, la Regione siciliana è l’unica a richiedere che i Centri per l’impiego esaminino preventivamente la voluminosa documentazione cartacea che gli enti di avviamento e le imprese ospitanti devono produrre e che rilascino un nulla osta. Così i Cpi, sommersi da tante richieste e costretti a operare basandosi su circolari regionali poco chiare e che si prestano a molteplici interpretazioni sui criteri dei tirocini e sui requisiti e le qualifiche dei giovani, riescono a evadere solo un quarto delle istanze in tempi ragionevoli”.
“Per questa ragione – – i tre quarti delle imprese rinunciano ad attivare i tirocini, sebbene rappresentino un formidabile strumento per verificare in diretta le capacità del giovane e per formarlo ‘on the job’. Un altro esempio di sfiducia delle imprese nei confronti della Regione riguarda uno degli incentivi regionali per le nuove assunzioni, il ‘bonus assunzionale’, dotato di 15 milioni di euro e che assegna una decontribuzione previdenziale fino a 14mila euro in due anni per ogni soggetto. “Pur essendo molto appetibile, viene scarsamente utilizzato dalle imprese – hanno incalzato i presidenti dei consulenti del lavoro della Sicilia -. Ciò è dovuto a varie ragioni: anzitutto un iter burocratico farraginoso e l’estrema complessità di gestione del beneficio che non lo rendono più conveniente, oltre alla sovrapposizione con un analogo e più snello strumento nazionale”.
La Consulta regionale dei consulenti del lavoro, quindi, ha proposto al governo regionale una modifica all’avviso 21/18 che regola questo sgravio, che oggi è pari al 50 per cento dei contributi dovuti in due anni. In sintesi, “la migliore soluzione è agganciare il bonus assunzionale regionale allo sgravio strutturale nazionale previsto dalla legge numero 205 del 2017. Quest’ultimo offre uno sgravio del 50 per cento dei contributi per tre anni su ogni assunzione di giovani fino a 34 anni d’età, sgravio che l’impresa detrae in automatico dalle somme dovute mensilmente all’Inps e che per questo motivo in atto è lo strumento preferito. Basterebbe aggiungere il 50 per cento coperto dalla Regione, ma a questo punto per tre anni e non più per due, assicurando però che l’impresa abbia a che fare solo con l’Inps e non anche con la Regione”.
Secondo infine la Consulta, ”razionalizzando le risorse nazionali e regionali, le imprese siciliane avrebbero gli evidenti vantaggi di assumere con un costo del lavoro azzerato per tre anni, di un solo interlocutore e di procedure snelle”.