Tribunale di Catania: sequestro di tutti i beni mobili ed immobili di R.Abate Spa L’ex titolare di “Etnapolis” in ginocchio Per il Tribunale “Abate non ha fornito un elenco completo dei beni

       ABATE :                   – FINE  DI  UN  IMPERO –

La sezione fallimentare del Tribunale di Catania ha disposto il “sequestro di tutti i beni mobili e immobili e conti correnti” del gruppo imprenditoriale catanese e di una catena di supermercati

Gdo, sequestro beni per Abate "dismissioni patrimonio da chiarire"

CATANIA

  La sezione fallimentare del Tribunale di Catania nel provvedimento con cui dispone il «sequestro di tutti i beni mobili e immobili e conti correnti in titolarità alla Roberto Abate Spa», azienda della grande distribuzione che ha depositato un concordato con i creditori per 14,2 milioni di euro spiega il fallimento ed ancora omessa trasparenza nella sua interezza del patrimonio di Abate SpA.  «In data immediatamente antecedente al deposito della domanda di concordato sono state poste in essere dismissioni di asset patrimoniali rilevanti, anche a mezzo di società controllate o collegate» delle quali la Roberto Abate Spa «solo con la memoria difensiva del 27 febbraio 2019 e solo in conseguenza di produzioni documentali della Procura ha fornito un elenco», ma il flusso informativo non è «completo ed esaustivo».

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Nella foto, Roberto Abate

Nel provvedimento il Tribunale di Catania pone in luce in particolare «la dismissione del compendio Etnapolis, eseguita anche a mezzo della Alis Immobiliare, di cui la Roberto Abate deteneva il 99,9% delle quote, e ciò prima della intervenuta fusione per incorporazione, alla cessione del ramo di azienda con la Medialfranchising srl, al contratto di affitto di ramo di azienda intervenuto con la Società Fratelli Arena srl». Il Tribunale cita anche «la nota della Procura, depositata il 23 febbraio, ove puntualmente vengono evidenziate carenze documentali (posto che al 31 dicembre 2017 la società aveva chiuso con un utile di 1 milione di euro a fronte di una perdita di esercizio di ben 73,1 milioni di euro) e informative, in ordine ai numerosi atti di cessione avvenuti a ridosso della proposta concordataria».

Il rischio della «lesione della capacità produttiva dell’impresa e della stessa integrità aziendale a discapito degli interessi dei creditori» inducono il Tribunale a emettere “provvedimenti che vadano ad incidere sul rapporto tra imprenditore ed impresa qual è il sequestro dell’azienda”. Il Tribunale ha anche nominato due custodi che «entro 15 giorni depositeranno una distinta elencazione per categorie dei costi mensili fissi necessari alla gestione ordinaria».  

Consigli notarili Catania e Caltagirone, Andrea Grasso nuovo presidente

 

Rinnovo all’interno del Consiglio Notarile

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Foto Archivio Sud Libertà

Programma istituzionale in continuità con l’uscente Giuseppe Balestrazzi

 

CATANIA

Il Consiglio notarile di Catania e Caltagirone ha eletto un nuovo presidente, in concomitanza con il rinnovo delle cariche nazionali del Notariato per il triennio 2019/2022. Il notaio Andrea Grasso succede al collega Giuseppe Balestrazzi e sarà affiancato dal segretario Maria Grazia Tomasello, dal tesoriere Diego Barone e dagli altri componenti: Grazia Manuela Banna, Giuliana D’Angelo, Donata Galeardi, Giuseppa Geraci, Giuseppe Pappalardo, Maristella Portelli, Giovanni Vacirca e dallo stesso Balestrazzi.

«Proseguiremo con determinazione nella cura del rapporto con le istituzioni che rappresentano i maggiori interlocutori della nostra professione, come il Comune di Catania, la Camera di Commercio e l’Agenzia delle Entrate – ha affermato il neo presidente Grasso, già segretario e consigliere del Consiglio notarile in precedenti mandati – Un percorso di confronto fortemente voluto dalla presidenza Balestrazzi, che ringrazio per l’impegno e i progetti portati avanti a favore della categoria e del nostro territorio. Metteremo a frutto anche le sinergie nate con gli altri Ordini professionali e con numerose associazioni territoriali del terzo settore, tutto nell’ottica di far conoscere maggiormente e di chiarire il supporto che il notariato offre a cittadini e imprese. In merito lavoreremo anche per ripristinare le consulenze gratuite nelle circoscrizioni, che consentono di offrire un importante servizio alla città».

Un’altra parola chiave che riassume gli obiettivi del Consiglio notarile di Catania e Caltagirone è “formazione”: «Sul fronte dell’aggiornamento professionale, soprattutto in ambito regionale – ha sottolineato Grasso – il nostro Distretto etneo-calatino ha ripreso, durante la presidenza Balestrazzi, un ruolo di assoluta centralità. Sono stati organizzati numerosi eventi formativi di altissimo livello, tra cui il primo Congresso Regionale dei Notai siciliani che si è svolto, lo scorso ottobre, proprio nel capoluogo etneo. Non possiamo quindi che impegnarci per rafforzare questa posizione».

Rappresentanti del Notariato -a Catania e Palermo- per promuovere lo studio delle problematiche di categoria

NOTARIATO, DUE CATANESI ELETTI AL CONSIGLIO E ALLA CASSA NAZIONALI

 

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Immagine d’Archivio Sud Libertà

CATANIA –

 Diego Barone al Consiglio Nazionale del Notariato e Raffaele Fatuzzo alla Cassa nazionale: sono due i notai catanesi eletti negli organi italiani della categoria professionale. Rappresenteranno i colleghi della Sicilia insieme al palermitano Mario Marino.

Due nomine che dimostrano e confermano l’impegno in prima linea, all’interno della vita e della politica professionale dei notai d’Italia, da parte degli iscritti al Consiglio distrettuale di Catania e Caltagirone presieduto da Giuseppe Balestrazzi. Una costante partecipazione dei professionisti etnei che si rinnova nella continuità con gli incarichi assunti nei precedenti mandati dai colleghi Giovanni Vigneri (per il Consiglio nazionale) e Francesco Attaguile (vicepresidente della Cassa).

Come previsto dalla legge, il Consiglio Nazionale del Notariato (CNN) – all’interno del quale opererà il catanese Diego Barone – cura i rapporti della categoria con lo Stato, promuove lo studio delle problematiche notarili del momento e delle novità legislative, organizza tramite la sua Fondazione l’aggiornamento professionale per i professionisti in esercizio. La Cassa nazionale invece – di cui sarà consigliere l’etneo Raffaele Fatuzzo – si occupa delle attività previdenziali e assistenziali a favore dei notai e loro familiari.

Raffaele Fatuzzo 

 

Diego Barone

«CATANIA CONNESSA, CONDIVISA E PARTECIPATA»:PROPOSTE PER VALORIZZARE IL PRG

«CATANIA CONNESSA, CONDIVISA E PARTECIPATA»

ECCO LA “SMART CITY” DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

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Un contributo di idee al nuovo Prg della città per valorizzare le zone dismesse

 – “App” per individuare parcheggi liberi con gli smartphone; lampioni pubblici che come alberi catturano anidride carbonica per restituire ossigeno; pavimenti che producono energia dal movimento dei pedoni. E poi co-working, bike sharing, bio-panchine, cestini fotovoltaici. Può Catania diventare una smart city, una “città intelligente”? La risposta è affermativa e i progetti esistono già su carta, nelle tavole tecniche e nei rendering realizzati dagli oltre settanta studenti universitari che hanno partecipato al seminario di progettazione organizzato dall’Ordine e dalla Fondazione degli Ingegneri, dal Centro Provinciale di Studi Urbanistici (CePSU), in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura Unict (Dicar), e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e della sua Direzione Urbanistica.

Durante il corso accademico di “Architettura e composizione architettonica III”, tenuto dal prof. Riccardo Dell’Osso, fra lezioni teoriche e attività pratiche, sono nate ben 24 idee – una per ogni gruppo di lavoro – tradotte in proposte fattive per il futuro urbanistico di Catania che verrà disegnato nel nuovo e atteso Piano Regolatore Generale.

Nulla di utopico o inattuabile, ma tutti “sogni” urbani con un forte potenziale di fattibilità, nel pieno rispetto del costruito esistente e soprattutto attraverso la virtuosa valorizzazione di quei luoghi oggi degradati o inutilizzati. Dall’area portuale percorrendo l’intero waterfront che interessa la fascia di Ognina, fino alle aree interne della città, come gli Orti di Susanna in zona Cibali o il complesso dell’Ascoli Tomaselli in via Passo Gravina: connessione, condivisione e partecipazione sono le parole chiave di quel linguaggio architettonico espresso dagli studenti, che nell’occasione si sono avvalsi anche di video e realtà aumentata per far conoscere le loro idee urbane.

Ad avvalorare questi progetti sono giunti personalmente, oltre ai docenti universitari, anche professionisti avviati ed esperti a livello nazionale, trasformando il seminario da attività didattica a vero e proprio contributo professionale per la città etnea. Proprio per questo alla presentazione dei lavori erano presenti numerosi rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Catania – gli assessori Barbara Mirabella, Sergio Parisi e Alessandro Porto, i dirigenti Biagio Bisignani (Direzione Urbanistica) e Fabio Finocchiaro (Direzione Politiche comunitarie) – tutti concordi nel definire i progetti di “Catania Smart City” un esempio eccellente di urbanistica partecipata, ricco di visioni innovative da approfondire, e quindi un valore aggiunto per gli studi in corso sul nuovo Prg.

«Una smart city è una città fondata sul capitale umano che contribuisce allo sviluppo urbano – ha detto il presidente dell’Ordine Ingegneri Giuseppe Platania, sottolineando il valore sociale dell’iniziativa – Non basta la presenza delle infrastrutture materiali e digitali se non c’è l’intelligenza collettiva che partecipa, gestisce e alimenta la sostenibilità economica e ambientale. Oggi abbiamo la conferma che i giovani possono e devono rientrare a pieno titolo tra le professionalità chiamate a contribuire alla trasformazione della città. Ribadiamo anche in questa sede la necessità e l’opportunità di rilanciare lo strumento del concorso di idee». «La rigenerazione di Catania non può che partire dai professionisti del futuro – ha aggiunto il presidente della Fondazione Ingegneri Mauro Scaccianoce – basta guardare le tavole architettoniche dei nostri giovani per avere subito una visione concreta di come potrebbe essere la città».

«Grazie alla possibilità di condividere spazi di abitazione, lavoro, studio, mezzi di trasporto, le infrastrutture tecnologiche e umane delle smart city permettono di ridurre sprechi e inquinamento, e di conseguire una maggiore inclusione sociale dei residenti negli spazi pubblici», ha affermato il presidente del CePSU Pierluigi Bella.

Numerosi i docenti del Dicar Unict in sala: il vicedirettore Vincenzo Sapienza, Paolo La Greca – anche in qualità di presidente nazionale del Centro Studi Urbanistici – Riccardo Dell’Osso (direttore diOpen Source Lab), Santi Cascone, Francesco Martinico. Ciascuno nel proprio intervento ha sottolineato l’importanza che gli studi universitari non rimangano chiusi nelle aule ma siano conosciuti dall’intera comunità, perché è nell’interesse comune per la città che nascono iniziative come “Catania Smart City”.

Durante la giornata sono intervenuti inoltre: il presidente di Ance Catania Giuseppe Piana, i componenti del Laboratorio universitario per la Pianificazione del Territorio e dell’Ambiente (Lapta) Luca Barbarossa e Riccardo Privitera, il co-founder di Whole Urban Regeneration Simone Grasso, il docente universitario Andrea Rapisarda, ed Emanuele Spampinato in rappresentanza di Confcommercio.

La Procura di Catania richiede l’archiviazione per gli “indagati” del governo centrale

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Archiviazione della Procura di Catania per il premier Giuseppe Conte, per il vice Luigi Di Maio e il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli, indagati nell’ambito dell’inchiesta sul procedimento titolato “Diciotti”

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I magistrati hanno già notificato la richiesta a Palazzo Chigi. Negli atti, inviati dalla giunta del Senato, c’era la memoria del vicepremier Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona nella quale i tre componenti dell’esecutivo hanno significato che la scelta sulla nave Diciotti era condivisa da tutto il governo. Proprio ieri la Giunta del Senato ha respinto l’autorizzazione a procedere per Salvini, sostenuto come si sa anche dal Movimento 5 Stelle che si è rivolto alla propria base e ha espresso disco rosso al procedimento contro Salvini. Se le posizioni dei tre componenti dovessero andare alla Giunta per l’autorizzazione a procedere, sarebbe il Senato a occuparsene, proprio come nel caso di Salvini, come prevede la legge. 

Il governo è salvo. Resta il conflitto tra la magistratura e un organo di massimo potere quale è il governo centrale. Chi comanda in Italia?

I politici, gestori della vita degli italiani, o i magistrati, depositari delle leggi, norme e cavilli vari?     Diventa davvero un rebus..

OPERAZIONE “CITTA’ BLINDATA”: LA PROCURA ANTIMAFIA,CARABINIERI E POLIZIA, DISARTICOLANO LE COSCHE MAFIOSE

GLI ARRESTATI

1. AMOROSO Giuseppe cl.72
2. AMOROSO Vito cl.67
3. CARCIOTTO Giovanni cl.84
4. CARUSO Tino cl.78
5. GANGI Gregorio cl.89
6. GRAVAGNA Alberto cl.85
7. LICARI Roberto cl.87
8. MONFORTE Andrea cl.92
9. MONFORTE Alfio Ambrogio cl.69
10. MUSCIA ALFIO cl.78
11. PANEBIANCO Vincenzo cl.90
12. PELLERITI Riccardo cl.95
13. RICCERI Placido cl.86
14. VERCOCO Carmelo cl.73
15. MERLO Massimo cl.72 (tratto in arresto dalla Polizia di Stato)
16. MERLO Marcello cl.60 (tratto in arresto dalla Polizia di Stato)

Gli arrestati sono stati associati al carcere di Catania-Bicocca, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si terrà nei prossimi giorni.

Carabinieri del Comando provinciale di Catania e dalla polizia hanno fermato sedici persone nell’area di Biancavilla in virtù di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea.     Si procede per contestazione dei  reati di associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e al porto e alla detenzione di armi

L’operazione, denominata “Città blindata”, la Procura distrettuale di Catania ritiene di avere frenato la cosca storicamente denominata Tomasello-Mazzaglia-Toscano oggi diretta da due “famiglie”, Amoroso e Monforte, e legata al clan Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra.

. Gli arrestati sono: Giuseppe Amoroso, 47 anni; Vito Amoroso, 52; Giovanni, Carciotto, 35; Tino Caruso, 41; Gregorio Gangi, 30; Alberto Gravagna, 34; Roberto Licari, 32; Andrea Monteforte, 27; Alfio Ambrogio Monteforte, 50; Alfio Muscia, 41; Vincenzo Panebianco, 29; Riccardo Pelleriti, 24; Placido Ricceri, 33; Carmelo Vercoco, 46; Massimo Merlo, 47, e  Marcello Merlo, di 59, che in passato è stato anche sindaco di Biancavilla.

Le indagini, che hanno preso avvio dopo gli omicidi di Agatino Bivona, ucciso il 13 gennaio 2014, e di Nicola Gioco, freddato due giorni dopo, hanno fatto emergere i contatti tra Giuseppe Amoroso, che era stato posto agli arresti domiciliari, ed alcuni suoi fedelissimi per consolidare gli assetti della nuova formazione criminale e pianificare strategie per sancire il definitivo predominio del suo gruppo. Le indagini hanno accertato anche che gli si era affiancato il fratello Giuseppe dopo che era stato anch’egli posto ai domiciliari.

Inoltre, a riscontro dell’attività investigativa svolta, il 23 aprile 2015, venivano sequestrati nel corso di uno specifico servizio anche cento grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, nonché numerose munizioni di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7.65 Browning che erano custodite in una casa di campagna sita in contrada Sant’Antonino di Biancavilla e nella disponibilità del clan malavitoso degli Amoroso.

Le indagini sul clan mafioso operante in Biancavilla proseguivano poi anche per tutto l’anno 2016 e venivano condotte dai carabinieri della Compagnia di Paternò a partire dal tentato omicidio ai danni di Amoroso Giuseppe, verificatosi a Biancavilla il 10 gennaio 2016.

Nel corso di tale attività investigativa i citati militari, monitorando lo stesso Amoroso , nonché i fedelissimi Gangi Gregorio, Licari Roberto, Panebianco Vincenzo e Pelleriti Riccardo, il 9 giugno 2016 riuscivano a rinvenire un vero e proprio arsenale composto da una mitraglietta calibro 7,65, una pistola marca “Glock”, quattro pistole a tamburo di vario calibro, nonché numerosissime  munizioni,  tutte armi occultate in un appezzamento di terreno incolto sito in contrada Don Assenzio del Comune di Biancavilla.

 

Fa scalpore la notizia che tra  gli arrestati, figuri anche l’ex sindaco di Biancavilla, Marcello Merlo, di 59 anni. E’ stato in carica, in quota area del centrosinistra, dal settembre del 1993 al maggio del 1994. E’ indagato per associazione mafiosa e con il fratello Massimo, di 47 anni, è ritenuto ai vertici del gruppo “Merlo” che, secondo l’accusa, dal 2016 sarebbe confluito nella cosca Tomasello-Mazzaglia-Toscano legata alla “famiglia” Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra etnea. 

SICILIA E LAVORO: CRESCE LA DOMANDA DI PROJECT MANAGER

 

Ingegneri, la nuova sfida formativa della Fondazione dell’Ordine di Catania

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PAROLA D’ORDINE:   MIGLIORARE PROCESSI AZIENDALI E SERVIZI AGLI UTENTI»

CATANIA –

Nella community professionale di Linkedin attualmente sono richiesti in Italia oltre 2300 project manager, circa il 30 per cento in più rispetto a un anno prima. La percentuale cresce se si considerano le posizioni aperte in tutto il mondo, che sono più di 280mila.

Dati alla mano, c’è sempre più bisogno di manager che sappiano pianificare, gestire e realizzare progetti con efficacia ed efficienza. Avere buone doti organizzative non è semplicemente un talento innato, ma una competenza fondamentale che si può acquisire imparando tecniche e metodologie sperimentate e riconosciute a livello mondiale. Una cultura del “saper fare bene” che la Fondazione degli Ingegneri di Catania – l’ente che per conto dell’Ordine cura la formazione professionale – vuole diffondere maggiormente nel territorio etneo e siciliano, diventando così tra i primi organismi della regione a fornire la preparazione necessaria per superare l’esame di certificazione internazionale.

«La categoria degli ingegneri è fra quelle che più necessitano di una strategia manageriale dei processi, basti pensare all’importante ruolo di RUP – il responsabile unico del procedimento – che numerosi professionisti ricoprono nel campo della realizzazione delle opere pubbliche. Ma il project management è una pratica trasversale, valida per tutti i settori dell’ingegneria, quindi non solo per quella civile, ma anche per quella industriale e informatica, oltre che per tutte quelle figure che operano nelle Pmi con un ruolo di responsabilità volto a garantire il raggiungimento di obiettivi e a individuare eventuali rischi da marginare», ha affermato il presidente della Fondazione Mauro Scaccianoce durante il seminario che, quest’oggi (31 gennaio) nella sede dell’Ordine, ha introdotto i corsi di formazione sulla disciplina organizzati in sinergia con il “Project Management Institute – Southern Italy Chapter (BranchSicilia)”. 

Costruire un’opera pubblica in modo funzionale e nei tempi previsti, progettare un sistema per ridurre i tempi di attesa in ambito sanitario, ottimizzare i costi e le risorse sfruttando i benefici delle tecnologie digitali: sono gli esempi pratici illustrati in aula da Giorgio Platania, Paolo Fidelbo e Antonio Conti, tutti professionisti che operano nel territorio di Catania e project manager certificati a livello internazionale. Insieme a loro la docente universitaria Natalia Trapani, che ha tracciato una panoramica dell’attuale mercato del lavoro, da cui emerge una forte crescita della domanda. Sebbene l’Italia sia in questo campo meno istruita rispetto ai Paesi anglosassoni, si stanno compiendo grossi passi in avanti verso l’adozione di queste buone prassi: «Favorire la crescita del project management nel nostro territorio, e quindi del numero di professionisti abilitati – ha concluso Scaccianoce – significa mettere i nostri colleghi nelle condizioni di condividere un linguaggio operativo con una rete mondiale di esperti. Un valore aggiunto, non solo per i singoli profili professionali, ma per l’intera collettività, a cui è possibile garantire organizzazioni e risultati di maggiore qualità».

Sono sbarcati i migranti della Sea Watch: la storia è finita, forse anche per la Procura etnea

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Tirano tutti un sospiro di sollievo.. La nave Sea Watch  è partita intorno alle 5:30 dalla rada di Siracusa, dopo essere rimasta per 12 giorni alla fonda e autorizzata ad andare al porto del capoluogo etneo per lo sbarco dei 47 migranti (32 adulti e 15 minori) a bordo che, a bordo di un pullman, si stanno recando all’hotspot di Messina dove saranno accolti in attesa delle operazioni di identificazione e di trasferimento nei paesi che li ospiteranno.

Sulla banchina un centinaio di membri delle forze dell’ordine tra carabinieri, polizia e Guardia di Finanza. Sul posto anche la Croce Rossa. Le operazioni di sbarco sono iniziate dopo l’arrivo dei responsabili dell’Ufficio Sanità marittima e della polizia giudiziaria.

 Una decina di finanzieri e poliziotti hanno raggiunto la nave, dopo lo sbarco dell’equipaggio,  per parlare con l’equipaggio rimasto a bordo. Sono  indagini  disposte dalla Procura di Catania secondo “un protocollo consolidato nel tempo”, come spiegano gli inquirenti.   Un sospiro do sollievo tirano anche il sindaco di Catania Pogliese, il Ministro dell’interno Salvini, e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Mafia nigeriana: il centro di Mineo luogo preferito dai pusher spacciatori nigeriani- Arresti –

 

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Un’operazione quella nel Cara di Mineo (nella foto )che ha condotti diversi soggetti malavitosi ad essere rinchiusi nelle carceri di Catania Bicocca, Siracusa, Messina e Bergamo. . Nelle abitazioni di alcuni indagati che sono associati con trafficanti libici, sono state sequestrate una mannaia e affilati  coltelli da cucina, dosi di marijuana e materiale per il confezionamento. Gli arrestati – tra cui tre donne – sono accusate di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e violenza sessuale aggravata.

Gli inquirenti spiegano che “in Nigeria si sarebbe radicato un ampio sodalizio criminale, poi diffuso in diversi stati europei ed extraeuropei. Un nigeriano – ospite del Cara di Mineo – ha denunciato aggressioni e una rapina subita da parte di suoi connazionali ospiti della struttura. Gli investigatori sono riusciti a registrare un rituale di affiliazione e intercettato un episodio di violenza sessuale di gruppo ai danni di una nigeriana ospite del Cara.

Il centro di Mineo era il luogo preferito dei pusher nigeriani che spacciavano a Catania, Caltagirone e Caltanissetta. Al vertice della consorteria ci sarebbe stato William Ihugba, 31 anni, tra i fermati; il gruppo operante a Catania e provincia sarebbe stato guidato da Kingrney Ewiarion, 22 anni, anch’egli fermato. Tra gli altri indagati emerge la figura di Anthony Leonard Izedonmi, 28 anni, fermato in provincia di Bergamo, punto di collegamento con le altre cellule della confraternita in Italia.

Altri arresti :Michael Osokai, di 33 anni; Sunday Aghaulor, di 21; Stanley Williams, di 19; Famous Williams, di 23; Micheal Okorie, di 37; Monday Emmanuel, di 23, arrestato ad Augusta (Siracusa); Sundaj Aghie, di 28; Chukwuemera Ozoemena, di 27; Samuel Oniovosa, di 22; Fedelix Okowe, di 29. Le donne arrestate sono Beauty Eric e Juliet Benjamin, entrambe di 27 anni, e Osato Iyekekpolor, di 26.

Sulla vicenda il Ministro dell’Interno comunica che tra breve tempo la Cara di Mineo sarà chiuso perchè una struttura così grande è un’attrazione per la malavita”

Tribunale dei Ministri: “Processate e condannate Matteo Salvini, impediva lo sbarco dei migranti e aveva l’obbligo di salvare la vita in mare, dovere che prevale su tutte le norme”

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Sembrava conclusa la vicenda di Salvini, ministro dell’Interno, sul caso Diciotti dopo che la Procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo. Invece eccoti la sorpresa. Il Tribunale dei ministri di Catania – si apprende – ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini    Appresa la notizia il Ministro ha comunicato di essere indifferente alle accuse del Tribunale  e proseguirà ancora  nella sua linea rigida di chiudere i porti e impedire qualsiasi sbarco sia in Sicilia che nel resto del Paese..

. La richiesta del Tribunale è stata ricevuta dalla Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari.Dovrà esprimersi sull’autorizzazione a procedere. Salvini è accusato del reato di sequestro di persona aggravato per avere, nella sua qualità di Ministro dell’Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania a bordo dell’unità navale di soccorso ”U.Diciotti” della Guardia Costiera italiana alle ore 23:49 del 20 agosto 2018″,afferma il decreto del Tribunale dei Ministri etneo.

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Nella foto il Tribunale di Catania

Nella condotta posta in essere dal ministro dell’Interno nell’arco temporale dal 20 al 25 agosto 2018, con riguardo alla permanenza a bordo della nave Diciotti attraccata al porto di Catania di 177 migranti, tra cui alcuni minori non accompagnati, è opinione di questo collegio – si spiega – che siano ravvisabili gli estremi del reato di sequestro di persona aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale, dall’abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per avete commesso il fatto anche in danno di soggetti minori di età“.

L’obbligo di salvare la vita in mare – decreta il Tribunale – costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare. Le Convenzioni internazionali in materia, cui l’Italia ha aderito, costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione, non possono costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’autorità politica, assumendo un rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna”.

Ma non è tutto, “Salvini, nella sua qualità di Ministro, violando le Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali (Convenzione SAR, RisoluzioneMSC167-78, Direttiva SOP009/15), non consentendo senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le Libertà Civili per l’Immigrazione – costituente articolazione del Ministero dell’Interno- di esitare tempestivamente la richiesta di POS (place of safety) presentata formalmente da IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Center) alle ore 22:30 del 17 agosto 2018, bloccava – si sottolinea – la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave ”U.Diciotti” ormeggiata nel porto di Catania dalle ore 23:49 del 20 agosto e fino alla tarda serata del 25 agosto, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco. Fatto aggravato dall’essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché – si aggiunge – per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età”.