Libertà, Libertà, Libertà: grandezza del momento della Catalogna

I Deputati indipendentisti hanno cantato l’inno della Libertà “Les Segadores”

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La dichiarazione d’indipendenza della Catalogna con 70 voti a favore, 10 contrari e 2 schede bianche, ha fatto scattare i primi provvedimenti di Madrid.  Destituire cioè il governo Catalano e commissariare la Catalogna.  Altra conseguenza: l’indizione immediata delle elezioni anticipate. La Spagna sembra avere la solidarietà dell’Unione europea.   Ma il risultato dell’indipendenza catalana – checchè ne possa dire l’Europa intera – si rivela straordinario per aver esaltato il sentimento della libertà e della giustizia.   Nessuno può offendere o reprimere questo valore. Onore alla Catalogna e al suo leader per la capacità dimostrata.  I deputati indipendentisti hanno salutato intanto  il risultato cantando in piedi l’inno Les Segadores, mentre in piazza è esplosa la festa. I partiti unionisti avevano lasciato l’aula prima del voto.

Il presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont si è detto emozionato per “la grandezza di questo momento” ed ha salutato il voto della dichiarazione di indipendenza come “un passo molto atteso”. “Nelle prossime ore dovremo mantenere questo Paese in vita, lo faremo sul terremo della pace, del civismo e della dignità”, ha affermato Puigdemont, parlando sulla scalinata d’ingresso del Parlamento davanti a 700 sindaci indipendentisti catalani.

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Migliaia di persone – 6mila secondo le stime della Guardia Urbana di Barcellona – stanno festeggiando a plaza Sant Juame, sotto la sede del governo della Generalitat. La ‘Festa della proclamazione della Repubblica’ è stata convocata dall’associazione civica indipendentista Omnium Cultural. “Fuori, fuori la bandiera spagnola”, cantano i manifestanti, secondo quanto riferisce il sito del quotidiano catalano La Vanguardia, chiedendo che vengano ammainate le bandiere spagnole che ancora sventolano sugli edifici pubblici.

DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA – La dichiarazione, approvata con voto segreto, annuncia la costituzione della “repubblica catalana come stato indipendente e sovrano” e invita il governo di Barcellona a “emettere tutte le risoluzioni necessarie per l’implementazione della legge di transizione giuridica e fondamento della Repubblica”.

Fra le misure, figurano provvedimenti per istituire la nazionalità catalana, la promozione del riconoscimento internazionale, la creazione di una Banca della Catalogna, l’integrazione dei funzionari spagnoli nella nuova amministrazione indipendente, provvedimenti per l’esercizio dell’autorità fiscale, la messa a punto di una lista dei beni dello stato spagnolo presenti in Catalogna per una effettiva successione nella proprietà. Sono previsti anche un negoziato con Madrid e la firma di trattati internazionali.

Nel segreto dell’urna, si è appreso che : i deputati dei partiti indipendentisti – l’alleanza Junts pel Sì e il Cup –  erano 72, ma i voti favorevoli sono stati 70. Erano presenti in aula, ma hanno votato contro i deputati di Catalunya si que es Pot, il raggruppamento della sindaca di Barcellona Ada Colau, di cui fa parte Podemos.

Intanto, il Senato spagnolo ha approvato a grande maggioranza il ricorso all’articolo 155 in Catalogna. E’ la prima volta che una simile misura viene approvata in Spagna. Vi sono stati 214 voti a favore, 47 contrari e una astensione. Il provvedimento è stato approvato dal Partito Popolare al governo, dai Socialisti e Ciudadanos. Hanno votato contro Unidos Podemos, il partito nazionalista basco e le due formazioni secessioniste catalane: Erc e PDeCat.

RAJOY – Nel suo intervento di questa mattina al Senato di Madrid, Rajoy aveva chiesto la destituzione del presidente della Generalitat della Catalogna Carles Puigdemont, del suo vice e dei consiglieri del governo regionale. “Lui, solo lui” è l’unico responsabile di quanto sta avvenendo, secondo Rajoy.

Ciò da cui i catalani devono essere protetti – ha detto – non è l’imperialismo spagnolo ma una minoranza che, in modo intollerante, vuole sottomettere chiunque al giogo della sua dottrina secessionista”. “Celebrare elezioni urgenti è una saggia decisione”, ha dichiarato ancora Rajoy, spiegando che il suo obiettivo è quello di convocare consultazioni entro sei mesi. “Ora non c’è più via di uscita rispetto alla chiamata alle urne”, ha aggiunto il premier.

(Agenzia)

Il governo spagnolo vuol porre fine ai propositi di Libertà ed autonomia della Catalogna

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Il governo di Madrid  obbligherà per legge la Generalitat de Catalunya a fare un passo indietro sui propositi indipendentisti.

Secondo l’articolo 155 della Costituzione, mai applicato fino ad ora nella storia della Spagna, “ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie por obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi“.

 Attraverso questo specifico articolo della Costituzione, Rajoy e il suo governo da oggi potranno quindi adottare provvedimenti che, impopolari agli occhi del mondo e, comunque agli osservatori più attenti, spazieranno dalla diminuzione dei poteri ai membri del Parlamento catalano alla sostituzione del presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont, con un rappresentante nominato dall’esecutivo iberico, fino alla convocazione di nuove elezioni e, addirittura e nel peggiore fra gli scenari possibili, allo scioglimento del Parlamento.

L’articolo 155 non specifica infatti quali ‘poteri speciali’ possono essere esercitati dal governo spagnolo, che sembra così essere autorizzato a mettere in campo qualunque strumento per porre rimedio alla questione e obbligare la Catalogna “all’adempimento forzato” degli “obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi”. Sarà il governo quindi a dover sottoporre all’approvazione del Senato le misure studiate per risolvere la crisi e che vorrà adottare in caso di voto a favore.

(Agenzia)

Il futuro della Catalogna nelle mani di un ex giornalista che sogna sin da bambino la libertà del paese (duemila anime)

 

Classe 1962, secessionista tenace  e  puro,’ex sindaco di Girona , Carles Puigdemont che sfida il re, tenendo il mondo con il fiato sospeso, prova a realizzare il sogno che coltiva sin da bambino: quello di vedere la Catalogna trasformata in Stato indipendente. Un sogno che per l’ex giornalista prestato alla politica oggi potrebbe diventare realtà. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, infrangersi per sempre dietro le sbarre della prigione.

Alle 18 il president della Generalitat si pronuncerà sul futuro della Catalogna, parlando dalla plenaria del parlamento regionale. Difficile calarsi nei suoi panni per decifrarne le mosse. Ancora più difficile provare a indovinare quello che dirà stasera. Avrà il coraggio di pronunciare la parola ‘indipendenza’ ufficializzando lo strappo con Madrid? Nessuno lo sa, tutti si augurano che non lo faccia. Quel che è certo è che Puigdemont si troverà a declamare un discorso che potrebbe mettere la parola fine alla crisi spagnola. O farla sprofondare definitivamente nel baratro. Quella di oggi è una giornata chiave per Puigdemont, il giorno che potrebbe incoronarlo come il primo presidente secessionista oppure detronizzarlo, sancendone la rovina politica. Ma da dove viene questo uomo con il buffo caschetto di capelli scuri, sconosciuto fino a due anni fa, e diventato con un solo giro di boa il nemico numero uno del Regno di Spagna?

L’EX GIORNALISTA COL PALLINO INDIPENDENTISTA – La parabola ascendente di Puigdemont porta impressi un luogo e una data: Amer, 29 dicembre 1962. E’ qui che nasce e cresce l’uomo forte della Catalogna. Un paesino alle porte di Girona, di circa duemila anime. Figlio di pasticceri, nel corso degli anni Puigdemont dà prova della sua determinazione. Appare insospettabile agli occhi di chi non lo conosce, ma sa bene quando deve cambiare pelle. E lo fa in fretta, passando da perfetto sconosciuto a carismatico leader. Gli studi in filologia catalana poco brillanti, (non ha mai portato a termine gli studi) non gli impediscono la scalata ai piani alti della politica. Dopo aver mosso i primi passi nel mondo del giornalismo, giovanissimo diventa capo redattore del quotidiano ‘Punt Diari’.

A dettare il ritmo alla sua brillante carriera da giornalista, fa notare il quotidiano francese ‘Ouest-France’ è stata sempre e solo l’immagine della Catalogna da trasmettere all’estero e l’uso costante delle nuove tecnologie. Puigdemont è stato uno dei primi a credere nel potere di Twitter. “Vuole sempre essere un passo avanti agli altri” ha confidato al quotidiano francese un suo ex collega. Ancora oggi, tra un botta e risposta con Rajoy e una stoccata al re, è sulla rete che ama confrontarsi. In maniera lenta e costante, così come la sua scalata al potere.

L’ASCESA POLITICA – Dopo un passato da membro fondatore della sezione di Girona della ‘Gioventù nazionalista di Catalogna’, Puigdemont entra nel parlamento catalano. Poi, nel 2007 si candida alle elezioni locali a Girona con ‘Convergenza e Unione’, ma non vince e resta quindi all’opposizione. La rivincita arriva comunque con le successive elezioni locali, nel 2011, quando riesce a rompere l’egemonia del Partito dei Socialisti di Catalogna e a farsi eleggere sindaco. A Madrid in pochi credono nell’avanzata di Puigdemont. Anche quando l’ex presidente della Generalitat, il radicale Artur Mas, dopo il flop delle elezioni regionali del 2015 ‘abdica’ in suo favore. Nessuno si aspetta il suo successo, neanche i fedelissimi di Barcellona. Ma nel giro di qualche mese eclissa completamente il suo mentore e compagno di partito Mas, tanto da farlo arrivare a pronunciare, qualche giorno fa sulle colonne del Financial Times, che la Catalogna non è pronta per un”indipendenza reale’.

– Appassionato di lingue straniere, Puigdemont parla correntemente il francese e l’inglese. Nel 1994 scrive degli articoli per la stampa internazionale che verranno poi raccolti in un volume dal titolo emblematico ‘Cata…què?’. E’ questo il periodo in cui realizza che fuori dai confini iberici sono pochi a conoscere e interessarsi alla questione della Catalogna. Capisce che deve fare qualcosa. Così, quattro anni più tardi fonda l’Agence catalane d’information, un’agenzia di stampa dedicata interamente alla regione catalana, prima di fondare il primo quotidiano catalano in lingua inglese, ‘Catalonia Today’. I suoi amici lo descrivono come una persona tenace, che tiene sempre fede alle sue promesse e intenzioni. “Se non riesce risolvere a un problema – racconta un suo ex collega – non va a dormire fino a quando non ha trovato una soluzione”. Facile capire la tenacia con la quale da anni porta avanti la lotta indipendentista del suo popolo.

BEATLE MANCATO – Non è solo la politica, tuttavia, a scandire le sue giornate. Musicista mancato, (a 17 anni suonava in una band) Puigdemont è un fan accanito dei Rolling Stones e dei Beatles. Sarà per questo che nel suo caschetto bruno e nelle sopracciglia folte più di un ammiratore ha letto un chiaro omaggio ai Fab Four di Liverpool, tanto da spingere la stampa a ribattezzarlo ‘il quinto Beatle’. “Niente a che vedere con i Beatles – replica la parrucchiera che da anni cura il suo look – vuole sempre lo stesso taglio da anni. Si rifiuta di cambiare”. Testardo, del resto, lo era sin da bambino. Come ama raccontare di tanto in tanto nell’aneddoto che lo vide protagonista parecchie primavere fa. Non riuscendo a trovare una singola bandiera indipendentista in tutto il villaggio di Amer obbligò la madre a cucirgliene una.

 (Agenzia)

” Congelata” l’indipendenza della Catalogna

 

  • ... alla vigilia del referendum in Catalogna: folla oceanica a Barcellona

Il parlamento catalano è stato congelato dalla Corte Costituzionale spagnola. La Corte ha accolto un ricorso del partito socialista catalano (Psc), secondo il quale se lunedì il ‘Parlament’ proclamerà l’indipendenza vi sarà una violazione della Costituzione con un “annientamento” dei diritti dei deputati. La Spagna vuol raffreddare gli animi ribelli e dilata i diritti dei parlamentari catalani.

MANIFESTAZIONE – L’Assemblea nazionale Catalana (Anc), una delle principali associazioni della società civile per l’indipendenza catalana, ha quindi convocato una manifestazione proprio per lunedì a sostegno della secessione. L’Anc esorta a “manifestazioni massicce” e a “scendere in strada per difendere i nostri diritti e le nostre libertà”.

  • ultime notizie | Blitz quotidiano
NUOVA CONVOCAZIONE – Ma i partiti indipendentisti catalani vanno avanti e non si fermano davanti alla sospensione della Corte. La formazione indipendentista di sinistra ‘Catalunya Si ques es Pot’ (Qspc) ha chiesto infatti una convocazione d’urgenza domani dell’ufficio di presidenza del ‘Parlament’ per esaminare una nuova riunione dell’Assemblea.
  • UNA CATENA UMANA LUNGA 400 CHILOMETRI PER L’INDIPENDENZA ...
RAJOY – Intanto il premier spagnolo Mariano Rajoy ha chiesto al presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, di rinunciare “nel più breve tempo possibile” al progetto di proclamare unilateralmente l’indipendenza della Catalogna perché questa è “la soluzione migliore” che consente di “evitare mali peggiori”.        Anche il re  di Spagna, autore di un discorso” troppo fazioso” perde molto della sua credibilità e popolarità. In tanti chiedono la democrazia e di porre fine alla monarchia spagnola.
  • ... in pieno caos, mega <b>protesta</b> di piazza, Re Felipe: slealtà <b>Catalogna</b>

(Agenzia)

Alla Conquista dell’Indipendenza, adesso della Libertà

 

 

LA PROCLAMAZIONE DELL’INDIPENDENZA – La proclamazione di indipendenza della Catalogna dalla Spagna è rinviata fra breve tempo. Carles Puigdemont, leader della regione autonoma spagnola, prima del discorso con cui il re Felipe di Spagna ha accusato il governo catalano di “slealtà inammissibile” e parlato di situazione “di estrema gravità”, è convinto e certo che la libertà è vicinissima.  Adesso la parola indipendenza, dopo le dure affermazioni del regnante si è tramutata in libertà.    Puigdemont annuncia che il suo governo agirà “alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima“. Un intervento del governo spagnolo per assumere il controllo del governo catalano sarebbe “un errore che cambia ogni cosa”, ha aggiunto, sottolineando come non esistano al momento contatti tra il governo di Madrid e la sua amministrazione.

 Il Parlamento catalano si riunirà lunedì prossimo 9 ottobre per discutere dei prossimi passi del processo sovranista della regione, passi che potrebbero includere la dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna. Lo riferiscono i media spagnoli, secondo cui l’unico punto all’ordine del giorno prevede l’intervento del capo del governo catalano, Carles Puigdemont, che ha preannunciato la dichiarazione “per i prossimi giorni”. Lo stesso Puigdemont terrà stasera alle 21 un discorso, che appare come una risposta alle dichiarazioni del re Felipe VI, che ha accusato di “inaccettabile slealtà” le autorità di Barcellona.

POLIZIA CON ESERCITO, I PRECEDENTI – La notizia dell’invio di unità dell’esercito spagnolo in Catalogna, sebbene solamente per fornire supporto logistico alla Guardia Civil e alla Polizia nazionale, appare inquietante per molti osservatori che in questi giorni si trovano a commentare la crisi in atto. Raramente, in tempi recenti, i militari sono stati impiegati in Europa a sostegno delle attività di polizia o, fatto ancora più raro, per ristabilire l’ordine pubblico in situazioni di disordini e potenziale guerra civile. Sebbene il contesto sia diverso, l’esempio che più facilmente può essere evocato è quello dei ‘Riots’ in Irlanda del Nord, quando il governo britannico nell’agosto del 1969 decise l’invio dell’esercito a sostegno del Royal Ulster Constabulary, la polizia locale. Il conflitto nordirlandese si concluse nel 1998 con la firma dell’Accordo del Venerdì Santo. Ma fu solo nel 2005 che l’Ira annunciò di rinunciare alla violenza, mentre l’ala oltranzista del movimento repubblicano continua a colpire sporadicamente, con azioni perlopiù dimostrative. L’esercito britannico si ritirò dalle contee nordirlandesi solamente nel 2007. In Italia, a parte ovviamente l’impiego di unità militari in caso di calamità naturali, ci sono due esempi di rilievo di impiego dell’esercito con compiti di ordine pubblico. Il primo fu l’Operazione Vespri Siciliani, dal luglio 1992 al luglio 1998, quando unità delle Forze Armate vennero inviate in Sicilia a sostegno della lotta alla mafia. Dal 2008 è invece in atto in varie città italiane l’Operazione Strade Sicure, dove il personale e i mezzi delle Forze Armate vengono impiegati a sostegno delle forze dell’ordine per il contrasto alla criminalità.

Catalogna: Protesta continua per avere la libertà

ATTI BARBARI DELLA POLIZIA E PERPLESSITA’ SULLA CORRETTEZZA DEL GOVERNO SPAGNOLO

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Il referendum per l’indipendenza della Catalogna ha determinato la paralisi di tutti i settori  per lo sciopero generale indetto per protestare contro la repressione messa in atto dalla polizia domenica scorsa  che ha provocato centinaia di feriti. Già dalle prime ore dalla mattina si sono formati diversi chilometri di coda sulle strade interessate dalle dimostrazioni, alcune scuole non hanno aperto e il trasporto pubblico è ridotto al minimo, con lunghe attese nella metropolitana di Barcellona. La mobilitazione è stata indetta dai sindacati spagnoli CGT, IAC, Intersindical CSC e COS, “contro la repressione e per le libertà”. Le quattro sigle hanno spiegato che l’invito è rivolto non solo ai lavoratori ma a tutta la cittadinanza. Il governo regionale di Carles Puigdemont ha appoggiato lo sciopero, al quale si sono uniti anche i dipendenti del porto di Barcellona, le università pubbliche, la Federcalcio catalana, il Museo d’arte contemporanea. Resterà chiusa anche la Sagrada Familia. A non aderire, sono invece state le due principali confederazioni sindacali spagnole, la Ugt e le Comisiones Obreras (CcOo) perché “in nessun caso avalleranno posizioni che diano copertura” a una dichiarazione unilaterale di indipendenza. “Diciamo chiaramente che non accettiamo quella posizione o quella strategia politica”, hanno detto, chiedendo però al governo spagnolo di “aprire uno scenario di dialogo e di proposta di contenuti”.

(Agenzia)

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