Blitz Antimafia a Roma, Cosenza, Reggio Calabria: 37 misure cautelari ai componenti il Clan Casamonica

 

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Il Comando Provinciale Carabinieri di Roma, con l’ausilio di unità cinofile, un elicottero dell’Arma e del personale dell’8 Reggimento Lazio, stamani  fra Roma e le provincie di Reggio Calabria e Cosenza ha eseguito provvedimenti giudiziari, esattamente 37 misure cautelari in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Roma. Le indagini – si apprende – sono state coordinate con la Direzione Distrettuale Antimafia,che ha investigato pure su persone alle quali è stato  contestato anche l’art. 416 bis, per il reato di associazione mafiosa al ‘clan Casamonica. Il boss, capo dell’intero Clan è Giuseppe Casamonica , recentemente uscito dal carcere dopo averne trascorso dieci…

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Il “Padrino” come viene chiamato G.Casamonica

L’accusa li ritiene anche colpevoli , in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti ed altro, tutti commessi con l’aggravante del metodo mafioso.     Alcuni soggetti, sei, sono ricercati dai Carabinieri

 

Pensionato vede la figlia litigare con il genero, afferra un coltello e lo ferisce

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Catania, quartiere Picanello.. Un  pensionato dopo aver visto la figlia litigare con il genero,, ha preso un grosso coltello da cucina e, sceso in strada, ha affrontato il genero sferrandogli numerosi fendenti in diversi parti del corpo

Sul posto è intervenuta  una pattuglia che ha così potuto bloccare e disarmare in tempo l’aggressore, successivamente denunciato per lesioni personali aggravate e porto di armi od oggetti atti ad offendere.

E’ intervenuta anche un’ambulanza  che ha trasportato ferito all’ospedale Garibaldi, dove gli è stato diagnosticato un trauma cranico con prognosi di 15 giorni.

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MAFIA: RESTANO IN CARCERE GLI IMPRENDITORI ACCUSATI DI GESTIONE MAFIOSA

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Benedetto Bacchi e Antonio Lo Baido, i due principali indagati di “Game Over”, restano in carcere- E’ questa la decisione della Corte di Cassazione che ha respinto l’istanza di scarcerazione dei due soggetti .  Sono detenuti a Udine e a Palermo.  Ricorderemo che la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo diede l’ordine di effettuare un blitz che condusse al fermo di 31 persone tra cui Bacchi e Lo Baido.  La mafia  garantiva il il monopolio nel settore, e il controllo assoluto della  gestione di 700 agenzie in tutta Italia – agenzie abusive – e a un giro d’affari di un milione di euro al mese.

Le somme di denaro venivano trasferite a  a Malta  per poi arricchire  le società, la Fenix, di Bacchi. Nel sistema  un’ingente di quantità di denaro da investire affluiva pure -si apprende – in  alcune testate giornalistiche come il Giornale di Sicilia e Live Sicilia, poi non andate in porto e nel settore immobiliare. Salta all’attenzione un ’investimento di denaro in  un palazzo di via Del Bersagliere a Palermo, mediante una società creata ad hoc chiamata Delta, intestata alla moglie del Bacchi per eludere ogni controllo

Le accuse mosse dalla Procura, vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al riciclaggio, dalla concorrenza sleale alla truffa allo Stato. L’avvocato Antonio Ingroia,  rappresenta i due imprenditori ma non ciè pervenuta la sua dichiarazione a riguardo a difesa dei suoi assistiti

Camporeale: Fermo della Procura ad una banda di estortori autrice di numerosi furti e minacce

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I carabinieri hanno eseguito un provvedimento di fermo disposto dal Procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal Pm Enrico Bologna nei confronti di Maurizio Mulé, 26 anni di Partinico, Salvatore Lazzara, 30 anni, di Alcamo, Barbara Lombardo, 33 anni, Vincenza Ferdico, 24 anni, Francesco Mulè, 28 anni, di Partinico, Calogero Mulè, 30 anni, di Partinico e  Vincenzo Mulè, 25 anni, di Alcamo accusati di associazione a delinquere per aver commesso numerosi  furti ai cittadini di Camporeale e concretizzato intimidazioni ed estorsioni.

L’indagine, condotta dai militari della compagnia di Partinico, è iniziata dopo alcuni incendi dolosi a auto e autocarri nel territorio di Camporeale (Pa).

Anche le due donne, secondo quanto accertato dalle indagini hanno avuto un ruolo attivo nell’organizzazione. Il capo della banda era Maurizio Mulè, già destinatario della misure di pubblica sicurezza della sorveglianza che non gli consentiva di uscire nelle ore notturne…

Si apprende che il  Mulè che come sorvegliato speciale doveva apporre la propria firma in caserma,abbia notato  un imprenditore a cui avevano rubato un attrezzo da lavoro parlare con i carabinieri.

Quell’infame ai cui gli abbiamo rubato il compressore è in caserma e parla con il maresciallo”, diceva intercettato Mulè. Quattro giorni dopo il 31 dicembre per intimorirlo allo stesso imprenditore andò in fiamme un autocarro. La banda era specializzata oramai in  continui furti nel paese terrorizzato.

Rubavano di tutto: -Pellet, canne fumarie, attrezzi da lavoro  e anche tante olive che poi portavano nei frantoi per la molitura.  Maurizio Mulè segnalava soprattutto a Salvatore Lazzara sulla possibile presenza o meno delle auto dei carabinieri di pattuglia nella zona. “Stai attento – diceva Mulè – stanno passando i porci o i tarzan”. I componenti della banda tuttavia erano ignari che erano intercettati dagli investigatori. Un peccato di ingenuità che ha consentito ai carabinieri di liberare Camporeale dal fenomeno dei furti e delle minacce..

 

La Procura di Termini Imerese dispone l’arresto di Giovanni Guzzardo, accusato di omicidio

 

 

La scomparsa di Salvatore Alario e Giovanni Guzzardo ha aggiunto nuovi tasselli nel mosaico degli investigatori . Guzzardo è stato rintracciato e fermato dai carabinieri, accusato di omicidio e occultamento di cadavere dell’ amico di Santo Alario.

I due erano scomparsi il 7 febbraio a bordo della macchina ma nulla faceva presagire la tragedia.A d avvertire le autorità  la moglie di Alario e poi il mistero dei video postati che ritraevano i due in viaggio..Infine non si seppe più nulla .Oggi i carabinieri coordinati dalla Procura di Termini Imerese diretta da Ambrogio Cartosio, hanno comunicato l’esito delle indagini svolte . I militari  ricercano adesso il cadavere.

il movente dell’assassinio forse  motivazioni economiche dopo che Guzzardo aveva rilevato il bar di Capaci.   E’ in corso un approfondimento delle indagini.

Stop della Procura di Messina ai metodi mafiosi- anche politici comunali- di Mistretta

 

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Una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Messina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo peloritana, guidata dal Procuratore della Repubblica dott. Maurizio De Lucia, è  stata notificata a quattordici persone  (3 dei quali verranno ristretti in carcere, 11 sottoposti all’obbligo di presentazione alla p.g.), ritenuti responsabili – a vario titolo – di “tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori” (art. 12 quinquies D.L. 306/92).

 

Il provvedimento scaturisce da una complessa indagine  coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Messina, Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio –con l’aiuto prezioso del Comando dei Carabinieri di Messina sulla Mafia attiva di Mistretta (ME), parte più occidentale della provincia peloritana, che ha svelato  un tentativo di estorsione –”posto in essere da una consigliere comunale di Mistretta, Enzo Tamburello, in concorso con altri soggetti” di cui uno già destinatario di un provvedimento di sequestro dei beni, per appartenenza a Clan mafioso (mandamento di San Mauro Castelverde) – ai danni di 2 imprenditori edili, aggiudicatari dell’appalto, del valore di circa un milione di euro, bandito  dal  Comune peloritano e finanziato dall’Unione Europea per la riqualificazione dei 12 siti ove sono installate le opere d’arte contemporanea che costituiscono il  percorso culturale ”.Fiumara d’Arte”

Le investigazioni, che avevano già consentito di trarre in arresto, il 6 ottobre 2017, una coppia di imprenditori edili per trasferimento fraudolento di valori,hanno scoperto una gran quantità di beni immobiliari e di automobili con intestazioni fittizie

Le indagini avviate attraverso servizi di osservazione, intercettazioni telefoniche e acquisizioni documentali permettevano di riscontrare le prime dichiarazioni rese informalmente dall’imprenditore ampliandole ed identificando i complici di Tamburello e ricostruendo i rapporti tra loro.

La donna citata come la “signorina” è stata identificata proprio in Maria Rampulla, deceduta nel maggio del 2016, sorella di Pietro (condannato per essere l’artificiere della strage di Capaci ed all’epoca dei fatti detenuto) e di Sebastiano, storico capo della “famiglia di Mistretta” deceduto nel 2010.

Gli ulteriori due complici sono stati identificati in Giuseppe Lo Re detto Pino, personaggio ritenuto dai Carabinieri molto addentrato nel Clan mafioso e colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale nel 2015 e dalla zia di questi, una maga o cartomante di Acquedolci, Isabella Di Bella

L’attività investigativa ha consentito altresì di accertare che il Lo Re disponeva dei conti correnti bancari delle società ancorché formalmente intestati ai fittizi titolari nonché come lo stesso gestisse quotidianamente i suoi night club occupandosi personalmente del reclutamento e del pagamento delle ragazze impiegate.

Sui beni è intervenuto il provvedimento di sequestro preventivo che ha colpito tutti i compendi aziendali….

 

Tragedia a Caltanissetta: tre donne che stavano andando a Messa falciate da un’auto

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La Pasqua in Sicilia ha le sue vittime..      Tre donne stavano andando a Messa, a partecipare alla veglia pasquale quando un’auto le ha investite in pieno..  L’episodio è successo a Caltanissetta.

Una Fiat Panda, condotta da una donna di 61 anni, per cause ancora da verificare – i carabinieri della Compagnia del luogo indagano – ha falciato in via De Cosmi le tre donne che stavano attraversando la strada appresso le strisce pedonali,  per la rituale  veglia di Pasqua della parrocchia di San Pietro.

 I soccorsi e il trasferimento in ospedale sono avvenuti con tempestività . Gravi le condizioni delle altre due rispettivamente di 93 e 82 anni.

La sessantunenne che era alla guida – secondo una sommaria ricostruzione dei  carabinieri – è in stato confusionale e non riesce a spiegare come abbia fatto a non accorgersi delle tre anziane”. Le forze dell’Ordine stanno raccogliendo altri elementi per la trasmissione del fascicolo alla Procura competente.

 

Misure interdittive per gravi reati, tra cui disastro ambientale, per gli alti dirigenti del CAS

 

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Tre misure interdittive emesse dal gip del tribunale di Messina sono state eseguite dal Comando dei carabinieri di Messina, su richiesta della Procura, nei confronti di due dirigenti del Consorzio Autostrade Siciliane,  sospesi dalla carica, e di un imprenditore, inibito dall’esercizio d’impresa.

I reati contestati sono quelli di disastro ambientale, peculato e falsità ideologica in atti pubblici. Altre tre persone sono indagate, ma nei loro confronti non sono state emesse misure. Sono stati sospesi dall’esercizio del pubblico ufficio per 12 mesi il direttore generale del CAS Salvatore Pirrone ed il dirigente dell’area tecnica Gaspare Sceusa. Il provvedimento di divieto di esercitare l’attività di impresa, per 8 mesi, è stato notificato invece all’imprenditore di Letoianni Francesco Musumeci. L’inchiesta parte dalla circostanza del   5 ottobre 2015,di una frana cioè che ha colpito un  tratto dell’autostrada A18 Messina/Catania, nel comune di Letojanni.

La somma focalizzata dagli investigatori è inerente lavori eseguiti in assoluta urgenza per circa 500 mila euro, appaltati per la messa in sicurezza della carreggiata nel tratto a valle. Due distinte indagini, sviluppate dai carabinieri della Compagnia di Taormina e da quelli della sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica, mettono in luce altri reati nella fase di progettazione e in quella di esecuzione degli interventi di messa in sicurezza dell’area, oltre alla realizzazione di una barriera di contenimento della frana totalmente inadeguata rispetto al livello di rischio idrogeologico.

 Secondo gli inquirenti, i due dirigenti del CAS avrebbero omesso di controllare la ditta incaricata dell’esecuzione dei lavori, sostenendo, al posto dell’impresa, le spese di progettazione dei lavori con conseguente lievitazione dei costi dell’opera, ed omesso pure  che la realizzazione dei lavori venisse eseguita correttamente 2 e a regola d’arte”.

Delitto Pamela: tre nigeriani gli assassini-mostri

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Il gip di Macerata Giovanni Maria Giovanni Manzoni domani convaliderà l’arresto  dei due nigeriani Desmond Lucky e Lucky Amelia, fermati con l’accusa di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, in concorso con il connazionale Innocent Oseghale, sull’orrenda a morte della 18enne romana Pamela uccisa con due coltellate al fegato, forse dopo aver subito un violento colpo alla testa.

Le indagini tecniche dei carabinieri del Ris di Roma proseguono per produrli alla Procura. Oltre che nell’appartamento di via Spalato dove la 18enne sarebbe stata uccisa e sezionata, i tecnici stanno esaminando anche l’auto a bordo della quale Oseghale avrebbe caricato e trasportato i due trolley con i resti della ragazza prima di abbandonarli nel fossato di una strada nella zona industriale di Pollenza.      L’omicidio di Pamela resta nella storia della cronaca nera per la ferocia della sua esecuzione.

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“Operazione Gotha”: Colpo alla Mafia di Barcellona

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Letto  1589

Quaranta gli arresti di soggetti accusati di ” Metodo Mafioso”

La mafia barcellonese è messa in ginocchio dai Carabinieri e dalla  la Procura di Messina con la cosiddetta operazione Gotha 7: quaranta gli arresti di mafiosi accusati di “ metodo mafioso – e di numerosissimi reati fine, quali estorsione  rapina, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di armi e violenza privata”.

Tutti i reati sono aggravati dal metodo mafioso “per aver fatto parte – aggiunge la Procura di Messina – dell’associazione mafiosa denominata “famiglia barcellonese” riconducibile a “Cosa Nostra” ed operante prevalentemente sul versante tirrenico della provincia di Messina”.

Gli interrogatori e le indagini che proseguono approfondite riveleranno nelle prossime ore – avvertono gli inquirenti – altri particolari.

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