ATTIVATO NUMERO D’EMERGENZA IN CAMPANIA

112: il numero unico europeo per le emergenze | Succede al PE | Parlamento  Europeo Ufficio in Italia

 

Napoli,

Protocollo di intesa , sottoscritto oggi inPrefettura a Napoli,per l’attivazione del Numero Unico di Emergenza Europeo 1.1.2. nella regione Campania.
L’accordo è stato firmato dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dal presidente della regione Campania Vincenzo De Luca.
Il ministro Lamorgese, dopo aver illustrato alcuni dei vantaggi che presenta il sistema NUE 112, ha ricordato il recente caso di un gruppo di cittadini sordi che sono stati soccorsi proprio grazie al numero unico di emergenza.
Un sistema che mettendo a fattor comune tecnologia e buone pratiche, consentirà a breve di offrire un importante servizio ai cittadini campani”
La regione Campania si unisce ad altre 11 (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Toscana, Marche, Umbria, Sicilia e Province autonome di Trento e Bolzano), con 15 Centrali uniche di risposta (Cur) che garantiscono la copertura del 65 per cento della popolazione italiana, pari a circa 35 milioni di abitanti.
Nella Regione Campania il servizio verrà erogato tramite la realizzazione di due Centrali uniche di risposta aventi sede a SARNO (SA) e a NAPOLI (NA).
Nel 2021 le Cur hanno gestito quasi 19 milioni di telefonate assicurando la ricezione anche di quelle generate direttamente da autovetture in caso di incidente automobilistico, grazie al sistema e-Call. Il servizio, anche grazie al modello organizzativo imperniato sulle Cur, ha fatto fronte all’emergenza Covid-19 senza criticità di funzionamento.
Chiamando il numero 1.1.2. il cittadino potrà richiedere l’intervento delle Forze di polizia, dei Vigili del fuoco, delle strutture sanitarie e dell’assistenza in mare.
Il servizio è multilingue, e assicura diverse funzionalità: una grandissima rapidità di risposta (circa 5 secondi) nonché un’azione di filtro delle chiamate improprie; le chiamate possono essere localizzate in caso di bisogno ed instradate rapidamente verso l’Ente più appropriato; i cittadini disabili, grazie al sistema 1.1.2. sordi, possono anche loro accedere al servizio di emergenza.

I Carabinieri sequestrano oltre 3300 tonnellate di alimenti e 160.000 litri di vino in diverse città italiane

Omesso aggiornamento dei registri di cantina e mancanza di indicazioni  sull’etichetta- Sequestrate anche colombe al pistacchio di Bronte

Imbottigliamento vino | Tecnica e trucchi - Giardinaggio, fiori, animali e  centinaia di articoli passo passo!

I Carabinieri dei Reparti Tutela Agroalimentare (R.A.C.), nelle scorse settimane, nell’espletamento dei controlli finalizzati alla sicurezza della filiera agroalimentare, hanno ispezionato 27 attività del comparto sull’intero territorio nazionale.
Emerse violazioni in materia di rintracciabilità, etichettatura, evocazione di DOP e IGP, nonché sulla normativa del vino, che hanno condotto al sequestro di oltre 3.300 tonnellate di prodotti alimentari (ortofrutta, salumi di vario tipo, prodotti dolciari e mosto muto) e 1.600 ettolitri di vino, per un valore complessivo di mercato di oltre 1 milione e 275 mila  euro. 
In particolare:
– in provincia di Verona, presso un’azienda dolciaria, sono state sequestrate 250 confezioni di “Colombe al Pistacchio di Bronte DOP”, per un peso di 231 Kg ed un valore di circa 7.250 euro, per l’utilizzo del riferimento alla denominazione di origine senza l’autorizzazione del relativo Consorzio;
– nelle province di Trento e Piacenza, presso due salumifici, sono stati sequestrati, rispettivamente, 2.148 kg di speck e 3.400 kg di salumi,  del valore di circa 66.000 euro, per mancata indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine della carne suina lavorata; – in provincia di Foggia, presso un’azienda vinicola, sono state sequestrate 3.300 tonnellate di mosto muto e 160.000 litri di vino IGP Puglia Primitivo, del valore di mercato  di circa 1 milione e 200 mila euro, per omesso aggiornamento dei registri di cantina e mancanza di indicazioni obbligatorie previste per l’identificazione delle superfici vitate idonee alla produzione di vini IGP. Contestate sanzioni amministrative per complessivi 25.500 euro.

 

 

“Sponsorizzavano candidati” di concorsi pubblici dietro forti somme di denaro. 14 misure di custodia cautelare

Concorsi truccati in polizia e Vigili del Fuoco, arresti

I Carabinieri della Compagnia di Alcamo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Trapani su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di 14 persone (1 in carcere, 3 ai domiciliari e 10 sottoposti all’obbligo di dimora) per cui si è ritenuto sussistano gravi indizi di colpevolezza, a vario titolo, per i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, traffico di influenze illecite e abuso d’ufficio.
L’indagine, avviata dai Carabinieri nel giugno 2020, prende le mosse da pregresse risultanze investigative acquisite dalla Sezione Forestale presso la Procura di Trapani su presunti episodi corruttivi per il superamento delle prove d’esame (svolte tra il 2017 e il 2018) di alcuni concorsi pubblici.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, P.G. direttore ginnico sportivo e vice dirigente del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sfruttando sia le proprie conoscenze all’interno delle amministrazione pubbliche che il fatto di essere stato nominato in una delle sottocommissioni d’esame per le prove psico-motorie, si sarebbe impegnato a “sponsorizzare” alcuni candidati nelle diverse prove concorsuali, nonché a preparare fisicamente gli stessi, a fronte della promessa e successiva dazione di denaro (fino a € 3.500 a candidato per un posto nei vigili del fuoco e € 5000 nella polizia). 
In sintesi, secondo l’ipotesi accusatoria, il P. (destinatario della misura restrittiva in carcere) avrebbe celato dietro un’apparente scuola di preparazione per concorsi, un vero e proprio meccanismo illecito di collocamento nella pubblica amministrazione avvalendosi dei propri contatti con soggetti che rivestivano ruoli essenziali nelle procedure concorsuali in vari corpi dello Stato, in primis quello di appartenenza.
Tra i soggetti che, a vario titolo, avrebbero contribuito a falsare i concorsi, risultano complessivamente 10 dipendenti di diversi Corpi dello Stato, tra cui un Ispettore dei Vigili del Fuoco (poi sospeso dal servizio per altro procedimento analogo iscritto presso la Procura di Benevento), due poliziotti (quest’ultimi rispettivamente sottoposti alle misure cautelari degli arresti domiciliari e dell’obbligo di dimora dai colleghi della Squadra Mobile della Questura di Trapani) e gli stessi presunti corruttori, risultati vincitori di concorso grazie alle ipotizzate “sponsorizzazioni”.
Le indagini dei Carabinieri proseguono al fine di raccogliere ulteriori riscontri investigativi.

 

Siracusa, un arresto per stalking

Meccanico del Cosentino accusato di stalking si avvicina all'ex moglie,  arrestato - Il Quotidiano del Sud

Siracusa,

I Carabinieri della Stazione di Siracusa Principale, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare ai domiciliari, hanno arrestato un 60enne siracusano, ausiliario del traffico, responsabile di atti persecutori nei confronti della ex fidanzata.
La vittima, dall’interruzione della relazione amorosa, è stata oggetto di attenzioni indesiderate 
L’uomo, vistosi respinto,- informano i militari,  ha iniziato a recapitare alla donna bigliettini minatori e a telefonarle pressoché quotidianamente. In un’ora è arrivato a fare 53 chiamate, quindi quasi una al minuto.
Il culmine degli episodi è stato il danneggiamento dell’autovettura della vittima. L’uomo ha pedinato la ex fidanzata fino ad un centro commerciale del capoluogo, ha atteso che lasciasse il veicolo incustodito e ha più volte tamponato l’autovettura della donna.
Già in quella circostanza i Carabinieri, su segnalazione di un passante al 112, hanno fermato l’uomo durante la fuga denunciandolo per l’accaduto.
Successivamente la donna, che sino ad allora aveva avuto remore a denunciare gli eventi, si è convinta della gravità della situazione anche grazie all’assistenza di un centro antiviolenza del Capoluogo. 
Così il personale specializzato nella tutela delle fasce deboli del Comando Provinciale dei Carabinieri di Siracusa, attraverso gli strumenti tecnici e di supporto psicologico presenti nella c.d. “stanza tutta per se” ha raccolto la denuncia della vittima e attraverso la visione delle telecamere, l’analisi dei tabulati e le testimonianze dirette di chi ha assistito, ha in tempi brevissimi richiesto e ottenuto dall’Autorità Giudiziaria aretusea, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’uomo.  

Catania,: rinvenuto un vero arsenale da guerra a disposizione di gruppi e Clan mafiosi

 

143,244 Foto Fucile, Immagini e Vettoriali
Foto Fucile d’alta precisione- Archivi Sud Libertà
Catania,
Nell’ultimo bimestre, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale etneo hanno intensificato le attività finalizzate a contrastare le organizzazioni malavitose nel territorio urbano con mirati servizi di controllo e perquisizioni, tesi soprattutto alla ricerca di armi e droga nel quartiere di San Cristoforo.
L’efficace attività info investigativa ha consentito il rinvenimento di esplosivi e di numerose armi da fuoco, comuni e da guerra.
Nella zona più isolata di un’area adibita a parcheggio di un centro commerciale, i militari hanno notato la presenza di alcuni sacchi contenenti rifiuti non organici che erano stati in tal modo sovrapposti per occultare un beauty case al cui interno hanno rinvenuto una pistola Benelli Army cal. 9 sprovvista di matricola, nonché circa 300 cartucce di vario calibro.
All’interno di un’abitazione di via Bianchi, apparentemente in stato d’abbandono, i militari, dopo aver raggiunto attraverso scale strette il piano superiore, hanno riscontrato la presenza di due borsoni contenenti una pistola Benelli Army cal. 9 sprovvista di matricola, 2 fucili mitragliatori (specificamente un AK 47 Kalasnikov cal. 7,62 ed un “MP brasilien” cal. 9 munito di silenziatore), 1 fucile lanciagranate con 6 proietti e 757 cartucce di vario calibro, oltre ad un passamontagna con un giubbotto antiproiettile e 9 ordigni esplosivi che, per la loro estrema pericolosità, hanno richiesto l’intervento specializzato della Squadra Artificieri del Comando Provinciale.
Nel prosieguo dell’attività, alcuni giorni dopo, nelle adiacenze di un edificio scolastico ubicato nel medesimo quartiere è stato rinvenuto un altro borsone anche questo contenente un ulteriore mitra AK 47 Kalashnikov, un fucile a pompa, una pistola a tamburo cal. 38 con matricola abrasa, 68 cartucce di vario calibro ed un puntatore laser e, anche in questo caso, 3 ordigni esplosivi di tipo artigianale.
Nel contesto del medesimo servizio coordinato sono stati altresì arrestati un catanese 43enne ritenuto gravemente indiziato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio perché, bloccato nei pressi della propria abitazione di via Campisano, è stato trovato in possesso di quasi 400 grammi di cocaina in pietra e di 2800 euro e, inoltre, un 36enne di Catania perché destinatario di un ordine di espiazione di pena detentiva emesso dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello etnea.
Quest’ultimo in particolare, ritenuto essere un affiliato di spicco del gruppo mafioso dei “Nizza” e già precedentemente sottrattosi all’esecuzione del provvedimento, per il quale doveva scontare la pena di 11 mesi e 4 giorni di reclusione, è stato localizzato e bloccato all’interno di un’abitazione allo stesso in uso in via Cave di Villarà, dove aveva trovato rifugio. La perquisizione dell’uomo ha consentito di rinvenire e sequestrare una pistola Beretta cal. 7,65 con matricola abrasa avente 12 cartucce nel serbatoio, circa 230 grammi di marijuana e la somma di circa 11.000 euro.
Gli arrestati sono stati successivamente tradotti nelle carceri catanesi di Piazza Lanza e di Bicocca. Nell’ultimo bimestre, in sintesi, l’efficace azione di contrasto dei Carabinieri del Reparto Operativo di Catania ha consentito di sottrare alla criminalità organizzata le sottonotate armi, ordigni artigianali e munizionamento vario, riconducibili al gruppo mafioso “Nizza” della famiglia di Cosa Nostra etnea “Santapaola Ercolano:  – n. 9, tra pistole, fucili mitragliatori e un fucile lanciagranate, efficienti e in ottimo stato di conservazione; – n. 12 ordigni artigianali improvvisati (tra flash bang e cd. “pipe bomb”), contenenti esplosivo/bulloni e atti ad offendere; – n. 837 tra proiettili e cartucce vari calibri e marchi.
Le armi sono state versate al R.I.S. di Messina per lo svolgimento degli accertamenti tecnici tesi a verificarne l’eventuale utilizzo in episodi delittuosi.

 

 

Scoperto l’omicidio del 2019,Carlo ucciso perchè la moglie aveva una relazione con il suo “miglior amico”

 

Accertamenti investigativi e sviluppi giudiziari dopo il dicembre del 2019 che vede l’omicidio dell’agricoltore di Termini Imerese scomparso nel Palermitano.   Si accerta oggi che Carlo Domenico La Duca, 37 anni sarebbe stato ucciso per soldi e perché  la moglie aveva una relazione  con il suo migliore amico. C’è infatti infatti il movente economico oltre a quello sentimentale .

In stato di fermo giudiziario  la moglie Luana Cammalleri di 36 anni e il migliore amico della vittima, Pietro Ferrara di 57 anni.  In questi anni il corpo dell’uomo non è mai stato trovato. 

Anche la vittima aveva una nuova compagna e il giorno della scomparsa, dopo essere andato all’assessorato regionale all’Agricoltura per chiedere dei contributi, si sarebbe dovuto incontrare proprio con la nuova compagna.

 

 

Della scomparsa di La Duca si è  occupata la trasmissione “Chi l’ha visto”, che ha raccontato che nei mesi precedenti all’omicidio qualcuno aveva ucciso i suoi cani. L’uomo inoltre avrebbe rivelato ad amici il timore che si fosse trattato di una intimidazione nei suoi confronti

.I carabinieri del Reparto territoriale di Termini Imerese, hanno notificato l’arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Palermo. Luana e Pietro sono accusati di omicidio e soppressione di cadavere

Le indagini – coordinate dalla Procura di Palermo – sono state effettuate con intercettazioni, analisi dei tabulati, analisi immagini dei sistemi di videosorveglianza, assunzione di informazioni e acquisizioni informatiche e documentali, iniziate sin dalla scomparsa di La Duca avvenuta il 31 gennaio 2019.

 

Secondo gli inquirenti  i due assassini hanno attirato la vittima a Palermo nel terreno di proprietà dell’arrestato e lo hanno ucciso. Successivamente hanno portato la sua autovettura a circa 12 chilometri di distanza dal luogo del delitto per depistare le indagini. 

Un delitto che ha scosso Termini Imerese e che richiama un analogo caso sempre accaduto a Termini Imerese: pochi giorni fa è stata condannata a 30 anni di carcere Loredana Graziano, 36 anni, per avere avvelenato il marito, Sebastiano Rosella Musico, un pizzaiolo di 40 anni, somministrandogli cibi con dentro cianuro. 

 Anche questo omicidio – stranezza del destino -risale al gennaio del 2019, lo stesso mese in cui è stato ucciso l’agricoltore Domenico Carlo La Duca.

Luana Cammalleri, la donna arrestata oggi insieme all’amante in passato era stata indagata per minacce nei confronti della suocera. Durante una lite le aveva stretto attorno al collo il filo del telefono di casa e la vittima l’aveva denunciata. Il giorno prima che La Duca sparisse si era celebrata l’udienza per minacce a carico della Cammalleri in cui la suocera si era costituita parte civile. Prima che se ne perdessero le tracce l’indagata e il marito si stavano separando, ma continuavano a vivere insieme in un casolare a Cerda, vicino all’azienda agricola di famiglia. La suocera e il figlio abitavano al piano superiore, la Cammalleri e i figli in quello di sotto.

 

 

Nel terreno di proprietà dell’agricoltore e in alcuni campi che appartengono all’amante della indagata, Pietro Ferrara, i carabinieri hanno scavato alla ricerca del cadavere di Lo Duca. Ferrara, che era il miglior amico della vittima e viveva con la sua compagna, lavorava come agricoltore proprio nell’azienda di Lo Duca.

.

«

 

Vendeva on line cuccioli di cane e poi si rendeva irreperibile. Arrestata.

Alimentazione del Cucciolo di Cane: 7 Cose da Sapere - Robinson Pet Blog
I Carabinieri della Stazione di Santo Stefano di Camastra hanno dato esecuzione ad una ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di una donna per i reati di truffa aggravata, sostituzione di persona ed indebito utilizzo di carte di credito e di pagamento.

Le attività investigative effettuate dai Carabinieri hanno permesso di accertare molteplici episodi di truffa commessi dalla donna su tutto il territorio nazionale, mediante un collaudato “modus operandi” che consisteva nel pubblicare su noti siti internet annunci relativi alla vendita di cuccioli di cani di varie razze, rendendosi irreperibile una volta acquisita la somma pattuita per la vendita mediante bonifico bancario o ricarica postepay.

Al termine delle formalità di rito pertanto la donna è stata arrestata e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sottoposta agli arresti domiciliari.

 

 

Scoperto a Napoli e a Caserta vasto traffico di droga, 40 ordinanze di custodia cautelare

Liberainformazione La diffusione della droga in Italia | Liberainformazione
Traffico stupefacenti

Carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, all’esito di una articolata attività di indagine coordinata dalla DDA della Procura della Repubblica di Napoli, hanno dato esecuzione, nelle prime ore della mattinata odierna, ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere nei confronti di 40 soggetti a carico dei quali sono stati ritenuti sussistenti gravi indizi in relazione ai reati di associazione finalizzata al traffico illecito ed alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’attività di indagine, svolta dal mese di aprile 2017 al mese di aprile 2018, ha consentito di far luce su tre diversi sodalizi criminali che gestivano il traffico di droga, prevalentemente cocaina, da destinare a piazze di spaccio nella provincia di Caserta e di Napoli.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Arrestata banda di malfattori

 

Cittadino di Lugnano dona all'Arma dei Carabinieri un'opera d'arte -  Tuttoggi

 

I Carabinieri della Stazione di Buseto Palizzolo hanno dato esecuzione a due distinte ordinanze di custodia cautelare nei confronti di cinque persone ritenute responsabili, a vario titolo, di rapina, ricettazione, lesioni, danneggiamento, minaccia e violenza privata. I provvedimenti scaturiscono dalle indagini condotte dai Carabinieri a seguito di due distinti episodi di rapina in danno di minori, verificatisi entrambi a Buseto Palizzolo nel settembre 2021 e la notte di Capodanno 2022.

Le escussioni testimoniali e la minuziosa analisi dei sistemi di videosorveglianza- informano i militari – hanno permesso di individuarne i presunti autori. Sebbene la prima rapina fosse stata perpetrata da quattro soggetti, mentre la seconda solo da due, gli investigatori avevano immediatamente ipotizzato che ci fosse un collegamento tra i due episodi. Le modalità esecutive erano risultate molto simili: i malfattori, in entrambi i casi, dopo aver individuato la vittima a bordo di uno scooter, avevano occupato la carreggiata per costringerlo a fermarsi. Poi, approfittando della minore età e ricorrendo a percosse, gli avevano sottratto lo scooter, dandosi alla fuga.

Le indagini hanno permesso di ricostruire che, poco prima della rapina di settembre, i presunti autori avevano anche lanciato delle pietre in direzione di alcune autovetture in transito sulla strada provinciale che collega Buseto Palizzolo a Valderice. Nell’occorso avevano mandato in frantumi il vetro posteriore di un veicolo causando lesioni ad un bambino che era sul sedile della macchina.

Quattro le persone arrestate (tre in carcere e uno agli arresti domiciliari), mentre una quinta è stata sottoposta all’obbligo di dimora a Buseto Palizzolo. I veicoli oggetto di rapina, in entrambi i casi, sono stati rinvenuti dai Carabinieri e restituiti ai legittimi proprietari.

Procura Antimafia di Messina: arresti per 86 persone per disarticolare l’operatività della famiglia mafiosa dei “barcellonesi”

 

Infarto dopo la cocaina: assolti i due pusher
spaccio di stupefacenti

Messina,

Dalle prime luci dell’alba di oggi, in Sicilia e Calabria, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina-informano- stanno dando esecuzione a ordinanze di custodia cautelare emesse, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, dal G.I.P. del locale Tribunale, nei confronti di 86 persone, sul cui conto il GIP ha riscontrato gravi indizi di colpevolezza in ordine ai delitti – a vario titolo – di associazione di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto illegale di armi, incendio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante del metodo mafioso. 

L’attività investigativa è il risultato di una più ampia, progressiva e strutturata manovra – condotta dal 2018 ad oggi e coordinata dalla Procura Distrettuale di Messina e finalizzata a disarticolare l’attuale operatività della famiglia mafiosa “dei barcellonesi”, storicamente radicata nel comune di  Barcellona Pozzo di Gotto (ME), capace di esercitare un costante tentativo di infiltrazione in attività imprenditoriali e di economia lecita, sia nel settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli (attraverso l’acquisizione di imprese fittiziamente intestate ovvero imponendone, con metodo mafioso, la fornitura dei prodotti), sia nella conduzione del business dei locali notturni e ricreativi del litorale tirrenico nell’area di Milazzo, in cui, oltre a imporre i servizi di sicurezza mediante l’utilizzo di metodi coercitivi e intimidatori, l’associazione mafiosa è sovente intervenuta per condizionare i titolari nell’attività gestionale.