L’Operazione “Hesperia” avvicina sempre più al latitante superboss Matteo Messina Denaro

Svelato il nuovo volto di Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro.

Comunicato C.Carabinieri-

 

Trapani,

Indagini sempre più pressanti per la cattura di Matteo Messina Denaro . Si prova di tutto e, ogni volta sembras che sia il momento propizio.Ieri  il comunicato dei  Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani, con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Palermo e Catania, del 9° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Palermo, degli Squadroni Eliportati Carabinieri “Cacciatori Sicilia” e “Cacciatori Calabria”, nonché del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”, sui provvedimenti emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di circa 70 soggetti, 35 dei quali gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose (e tutti attinti da provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Palermo su richiesta della D.D.A.); nei confronti degli altri soggetti è in corso l’esecuzione di decreti di perquisizione e sequestro.

L’indagine s’inquadra nella più ampia manovra investigativa condotta dall’Arma in direzione della cattura del latitante Matteo Messina Denaro e che, oramai da circa 30 anni si sottrae volontariamente all’esecuzione di decine di misure cautelari.

L’odierno provvedimento cautelare compendia gli esiti di articolate indagini svolte dai Carabinieri sul conto di esponenti di primo piano dei mandamenti mafiosi di cosa nostra trapanese, confermandone la riferibilità alla leadership del ricercato castelvetranese, il quale sarebbe ancora in grado di impartire direttive funzionali alla riorganizzazione degli assetti della suddetta provincia mafiosa.

Inoltre, le investigazioni hanno restituito l’immagine di una perdurante vitalità di cosa nostra trapanese che continua a regolare il proprio funzionamento sul più rigoroso rispetto delle regole ordinamentali che hanno nel tempo contraddistinto l’agire dell’organizzazione.

Il monitoraggio delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Marsala, nelle loro espressioni di vertice ha fatto emergere, in primo luogo, la figura di un uomo d’onore campobellese che, recentemente scarcerato e già protagonista in passato di importanti dinamiche riguardanti i rapporti dell’area trapanese con esponenti apicali di cosa nostra palermitana, secondo quanto ritenuto dal Giudice per le indagini preliminari, sarebbe gravemente indiziato di avere acquisito centralità in tutto l’aggregato mafioso di quella provincia, risultando in grado di esprimere una costante e trasversale autorevolezza nell’ambito di dinamiche intermandamentali, anche esterne alla provincia di Trapani.

Posizione di rilevanza questa garantita anche dalla ritenuta vicinanza al MESSINA DENARO del quale l’uomo d’onore campobellese – a detta di alcuni indagati – avrebbe ricevuto comunicazioni finalizzate alla designazione dei referenti di diverse articolazioni territoriali mafiose della provincia: elementi questi confermativi della primazia del MESSINA DENARO nelle dinamiche complessive della provincia trapanese.

Il più volte citato uomo d’onore campobellese – la cui operatività sul territorio sarebbe stata garantita, secondo univoche emergenze compendiate dal GIP nel provvedimento cautelare, da un fiduciario parimenti raggiunto dal provvedimento cautelare – avrebbe:

  • designato il reggente della decina di Petrosino;
  • chiesto conto circa la nomina del reggente dell’importante mandamento di Mazara del Vallo, rimasto vacante all’esito dell’operazione c.d. ANNO ZERO.

Le investigazioni hanno anche permesso di ricostruire la successione al vertice di cosa nostra marsalese, individuando i soggetti allo stato gravemente indiziati di rivestire il ruolo di reggenti e documentandone le interlocuzioni con il più volte citato esponente mafioso campobellese.Sono state, infine, acquisiti gravi indizi con riferimento a:

  • dinamiche associative ultra-provinciali, in direzione di cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro”;
  • le attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico/sociale con riferimento a presunti condizionamenti della libertà degli incanti, alla gestione, in forma pressochè monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti;
  • interventi finalizzati ad alterare le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria;
  • presunte estorsioni in danno di aziende locali nel settore enogastronomico (tra cui una cantina vinicola) e turistico (strutture ricettive);
  • la disponibilità di armi da fuoco.

Nel corso dell’operazione – svoltasi – sono state effettuate numerose perquisizioni delegate dall’A.G. su siti ritenuti di interesse anche ai fini della ricerca del latitante ed intensificate le attività di controllo del territorio nelle località di maggiore interesse operativo.

 

 

Controlli: Sequestrati oltre 60 veicoli privi di copertura assicurativa …

 

Carabinieri: chi sono e che cosa fanno - CM Junior
Controlli dei Carabinieri- Archivi Sud Libertà
Messina – Lipari 
Nei giorni scorsi, nell’ambito del piano dei servizi straordinari estivi, i Carabinieri della Compagnia di Milazzo (ME) hanno svolto un servizio di controllo del territorio nell’isola di Lipari, finalizzato contrasto al fenomeno della circolazione di veicoli sprovvisti di copertura assicurativa e guida di ciclomotori senza l’uso del casco protettivo. I Carabinieri della locale Stazione, unitamente alla Squadra Motociclisti della Sezione Radiomobile della Compagnia di Milazzo, hanno:
 controllato 396 persone e 244 mezzi, sottoponendo a sequestro amministrativo 62 mezzi, di cui 50 autoveicoli, 2 autocarri, 6 motocicli e 4 ciclomotori privi di copertura assicurativa, tra cui diversi in sosta lungo le arterie cittadine da diverso tempo;
 eseguito 19 fermi amministrativi per mancato uso del casco protettivo per gli utenti di veicoli a due ruote.
Inoltre i militari dell’Arma hanno elevato diverse sanzioni al Codice della Strada per guida sotto l’influenza di sostanze alcoliche, mancate esibizioni di documenti di circolazione e guida, nonché di revisioni, velocità non commisurate, divieti di sosta, mancato rispetto della segnaletica verticale, guide senza patente poiché mai conseguita, con patente sospesa e con patente scaduta ed uso del telefono cellulare alla guida.

Messina, ucciso netturbino a coltellate nella sua abitazione di Letojanni

Archivi Sud Libertà

 

 

Messina,

Si apprende in queste ore c he il cadavere di un uomo, Massimo Canfora, 56 anni, netturbino di Letojanni (Messina) è stato trovato nella sua abitazione. A trovare il corpo senza vita è stato il padrone di casa che è stato avvertito dai vicini di casa, che hanno sentito le grida dell’uomo e hanno chiamato i carabinieri.

Canfora aveva evidenti ferite da accoltellamento sul corpo. Sul posto i carabinieri e il Pm Alessandro Liprino. Non sarebbero stati trovati segni di scasso sulla porta d’ingresso.  I militari stanno conducendo le indagini per capire la dinamica del delitto.

“Non aprite la porta di casa”: fenomeno sempre più allarmante di derubare di soldi e oro, con trucchi vari, le persone anziane

 

 

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Una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Tivoli è stata notificata dai Carabinieri della Compagnia di Palestrina (RM)nei confronti di un uomo di origine partenopea di anni 42, resosi responsabile di furto aggravato ai danni di una anziana donna. Il fatto era accaduto a Genazzano (RM) nello scorso mese di maggio, quando l’uomo, spacciandosi per un lontano parente esperto in arte orafa, aveva convinto la vittima a riporre tutti i monili d’oro in suo possesso, all’interno di una salviettina con del liquido al fine di pulirli.

Non appena la donna si allontanava per prendere un bicchiere d’acqua richiesto dal presunto parente, questo afferrava la salviettina con all’interno gli oggetti d’oro e si allontanava facendo perdere le proprie tracce. Le indagini condotte dai Carabinieri, permettevano, tramite visione dei sistemi di videosorveglianza, di individuare dapprima l’autovettura a lui riconducibile e successivamente l’autore del reato che veniva successivamente riconosciuto dalla vittima. L’uomo veniva quindi condotto agli arresti domiciliari a disposizione dell’A.G… 

Siracusa, si disfà di un pacchetto di droga e tenta la fuga

 

Siracusa, uomo prova la fuga lanciando un pacchetto di droga

 

Siracusa,

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Siracusa e della Compagnia di Intervento Operativo del 12° Reggimento Sicilia hanno arrestato, in flagranza di reato, un pregiudicato quarantenne.
L’uomo, in sosta con la sua autovettura, alla vista dei militari, è sceso dalla macchina e ha tentato di darsi alla fuga lanciando un pacchetto di sigarette. I militari lo hanno bloccato e hanno recuperato il pacchetto di cui si era disfatto trovandovi all’interno 80 grammi di hashish. Lo stupefacente è stato sequestrato e l’uomo è stato arrestato.

Operazione ‘Freezing’: recuperato un eccezionale dipinto seicentesco, sequestrato alla casa d’Asta di Vienna

Bari: recuperato dai Carabinieri TP e rimpatriato dall'Austria eccezionale dipinto  seicentesco di Artemisia Gentileschi

 – Bari,
Due persone indagate, secondo l’impostazione accusatoria, avevano presentato il dipinto, nel 2019, per il tramite di un’agenzia di intermediazione toscana, all’Ufficio Esportazione (del Ministero della cultura) di Genova, dissimulando l’attribuzione alla pittrice italiana di scuola caravaggesca Artemisia Gentileschi (1593 – 1653), dichiarando un valore economico decisamente sottostimato e tacendo il legame pertinenziale storicamente documentato con contesti architettonici vincolati (Castello di Conversano e, successivamente, Castello Marchione di Conversano, risalente al sec. XVI-XVII), riuscendo così ad ottenere un attestato di libera circolazione viziato dalla erronea rappresentazione e valutazione dei fatti posti a base della decisione della Commissione consultiva.

I privati proprietari, avevano fatto così uscire dal territorio italiano il dipinto seicentesco a olio su tela (cm. 121×147) di straordinario pregio storico-artistico raffigurante Caritas romana (Storia di Cimone e Pero narrata da Valerio Massimo nel Factorum et dictorum memorabilium libri IX), già appartenente alla grande collezione d’arte del Conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona (1600 – 1665), che lo aveva commissionato alla pittrice romana intorno alla metà del ‘600, affidandolo ad una prestigiosa Casa d’aste austriaca per massimizzare il ricavo economico derivante dalla vendita all’estero dell’opera, che sarebbe così stata sottratta definitivamente e irrimediabilmente al patrimonio culturale nazionale.

Le indagini, avviate nei primi mesi del 2020 dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Bari, dirette dalla Procura di Bari, hanno allo stato (fatta salva ogni successiva decisione nel contraddittorio delle parti) impedito che al dipinto toccasse la stessa sorte di un altro esemplare di Artemisia Gentileschi, proveniente da altra collezione, aggiudicato all’asta presso la medesima Casa d’aste per circa 2 milioni di euro. Sono stati infatti immediatamente attivati gli uffici del Ministero della cultura che, annullata in via amministrativa l’autorizzazione rilasciata sulla scorta di dichiarazioni mendaci celanti la certa attribuzione del dipinto alla pittrice, hanno avviato contestualmente il procedimento che ha determinato l’interesse culturale del bene e il diniego alla libera circolazione.

L’inosservanza dell’ordine di rimpatrio dell’opera, prontamente disposto dagli organi centrali del Ministero della cultura nei confronti dei proprietari, ha generato un approfondimento investigativo del Nucleo Carabinieri TPC di Bari, che ha richiesto all’Autorità Giudiziaria l’adozione di provvedimenti finalizzati ad impedire la dispersione, lo spostamento, il trasferimento o l’alienazione del bene, ormai destinato alla vendita in asta sottraendolo al patrimonio culturale italiano.

I militari, dopo aver rintracciato il dipinto presso la Casa d’aste in Vienna, lo hanno sottoposto a sequestro in esecuzione di un Ordine Europeo di Indagine (OEI) emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari e in esecuzione  di un provvedimento di freezing previsto dal Regolamento Europeo 1805/2018 ed altresì di un sequestro preventivo emessi dal GIP del Tribunale di Bari in accoglimento delle richieste degli inquirenti, consentendo – con il coordinamento dell’organismo europeo di cooperazione giudiziaria penale Eurojust e la collaborazione della Polizia austriaca – di recuperare e rimpatriare l’opera, salvandola dal meccanismo speculativo implicante la definitiva sottrazione del bene al controllo statale sui beni culturali, ovvero la sua perdita a seguito di commercializzazione all’estero.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che seguirà il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

Nella fase esecutiva delle attività è stato determinante il supporto dell’Ambasciata Italiana in Austria, per l’adozione delle misure idonee alla conservazione dell’opera d’arte nelle more del rimpatrio in Italia.

La Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bari procederà ai riscontri di carattere tecnico sulla tela, in sinergia con gli istituti specialistici ministeriali. È stato altresì richiesto incidente probatorio.

Il valore dell’opera recuperata-comunicano i Carabinieri – è non inferiore ai due milioni di euro.

Taormina, Carabinieri controllano il territorio, scattano numerose denunce, ordini di carcerazione, violazioni di un commerciante

Controlli costanti dei Carabinieri e tante denunce di illeciti e violazioni
Messina,
Nell’ultimo week end i Carabinieri della Compagnia di Taormina, con il supporto dei colleghi della Compagnia d’Intervento Operativo del 12º Reggimento Sicilia, giunti da Palermo per le esigenze di controllo del territorio connesse all’incremento esponenziale del numero di avventori durante il periodo estivo, nonché dai Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Catania per quanto concerne ai controlli delle attività di somministrazione alimenti e bevande, finalizzati a verificare il rispetto della normativa in materia di igiene e sanità alimentare, hanno intensificato i controlli nelle zone della c.d. movida, al fine di contrastare i reati in genere, soprattutto quelli di tipo predatorio e quelli connessi al traffico di sostanze stupefacenti.

Nel corso dei servizi, i Carabinieri hanno dato esecuzione a due distinti ordini di carcerazione nei confronti di un 38enne condannato in via definitiva ad espiare la pena residua di 8 mesi di reclusione in regime degli arresti domiciliari e di un 60enne colpito da un ordine di carcerazione, poiché condannato espiare la pena definitiva di quasi 4 anni per il reato di rapina commesso nel 2014, motivo per il quale, al termine delle formalità di rito, è stato ristretto presso la Casa Circondariale di Messina Gazzi.

Durante l’attività di controllo a largo raggio, che ha interessato contemporaneamente il territorio dei comuni della fascia ionica e dell’Alcantara, i Carabinieri della Compagnia di Taormina e della Compagnia d’Intervento Operativo del 12° Regimento Sicilia hanno anche denunciato un 42enne per il reato di evasione, due giovani per porto abusivo di armi ed oggetti atti ad offendere, un 30enne della provincia di Catania per inosservanza del divieto di ritorno nel comune di Giardini Naxos, un 34enne alla guida di un motociclo per non essersi fermato all’alt poiché sprovvisto di copertura assicurativa, una 30enne catanese per falsa dichiarazione a pubblico ufficiale sull’identità durante la stesura del verbale ed una 27enne catanese per guida sotto l’influenza di alcol.

Inoltre, nell’ambito del medesimo servizio, i Carabinieri della Compagnia di Taormina, con il supporto specialistico dei militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Catania, hanno controllato un esercizio commerciale di Giardini Naxos. All’esito dell’attività ispettiva i militari dell’Arma hanno accertato che il titolare dell’attività commerciale aveva apportato delle modifiche nell’ambito del processo di produzione e somministrazione degli alimenti omettendo di inoltrare la prevista comunicazione alla competente Azienda Sanitaria Provinciale motivo per il quale a carico del responsabile è stata contestata una violazione amministrativa per l’ammontare di 9.000 euro. Inoltre, il titolare, diffidato a regolarizzare nei termini prescritti la posizione, è stato anche deferito, in stato di libertà, per occupazione abusiva di circa 30 mq di area demaniale marittima sottoposta a sequestro dai militari dell’Arma.

Infine, nel corso dell’attività finalizzata al contrasto all’uso e al traffico di sostanze stupefacenti, i Carabinieri hanno segnalato 3 persone alla locale Prefettura perché trovate in possesso di modica quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana. Nel corso del servizio sono stati controllati 50 veicoli ed oltre 80 persone e e sono state elevate 7 contestazioni al codice della strada.

 

 

Mafia, Palermo: altra mazzata dei Carabinieri, arrestati 12 soggetti affiliati al Clan di Porta Nuova

Detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti | Cosa fare

 

PALERMO,

Altra mazzata dei Carabinieri  al mandamento di Porta Nuova a Palermo, storico clan di Cosa nostra. Dopo appena dieci 
giorni i  militari  hanno dato seguito all’operazione Vento che aveva portato al fermo di 18 presunti esponenti della famiglia mafiosa.

Un’ordinanza firmata dal gip di Palermo è stata già notificata nei confronti di altri 12 presunti affiliati. Le indagini sono state coordinate dalla Dda  da quando le tensioni erano salite con l’omicidio di Emanuele Burgio, avvenuto a Palermo il 31 maggio del 2021.

I 12 arrestati, quattro in carcere e otto ai domiciliari, sono accusati a vario titolo di reati quali associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, coltivazione e spaccio di stupefacenti, violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

L’operazione Vento 2 è la prosecuzione di quella messa a segno lo scorso 6 luglio con l’esecuzione di 18 fermi da parte dalla Dda. Un’operazione scattata a pochi giorni dall’omicidio di Giuseppe Incontrera, avvenuto il 30 giugno scorso a Palermo, ritenuto uno dei capi del mandamento che teneva la cassa delle famiglie. Per quel delitto è indagato e reo confesso Salvatore Fernandez, che si è costituito consapevole che i  carabinieri erano sulle sue tracce. L’indagine aveva rivelato che vi erano chiari segnali di una possibile escalation; per questo motivo era stato deciso di anticipare il blitz. 

Il Nucleo Investigativo di Palermo ha raccolto ulteriori elementi di indagine ed intuizioni  che hanno fatto scattare i provvedimenti del Gip richiesti dalla Procura e bloccato, tra l’altro, la scarcerazione di Filippo Burgio, detenuto per altra causa, che doveva tornare in libertà proprio oggi. Secondo gli inquirenti avrebbe manifestato la volontà di punire i responsabili dell’uccisione del figlio Emanuele, avvenuto il 31 maggio 2021 a Palermo nel popolare quartiere della Vucciria. Anche per questo omicidio ci sono già tre indagati.

Nell’operazione Vento 2, che oggi a Palermo ha fatto scattare 12 arresti nei confronti di presunti esponenti del mandamento di Porta Nuova, i reati contestati agli indagati  sono l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti gestita «in tutta la sua filiera». Dalle fasi di approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio al minuto sul territorio gestito dai vertici della struttura criminale per alimentare le casse mafiose.

L’associazione avrebbe assunto la gestione diretta di sei piazze di spaccio, localizzate nei centralissimi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa (via Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), con a capo uomini ritenuti affiliati a cosa nostra; coltivazione e spaccio di stupefacenti; violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

La Procura di Augusta ricostruisce l’omicidio di Lentini

 

Archivi -Sud Libertà

 

 

Lentini,

Si è costituito il presunto autore dell’ omicidio del 38enne di Lentini accoltellato poco prima della mezzanotte nella cittadina del Siracusano. Antonio Montalto, 23 anni, di Lentini era ricercato dai carabinieri nelle ore successive al delitto ma il sospettato si è presentato pochi minuti fa nella caserma della stazione dei carabinieri di Lentini difeso dal suo avvocato Julio Celesti   Non è chiara del tutto la dinamica del brutale evento. I successivi interrogatori consentiranno agli inquirenti di ricostruire l’accaduto in via Silvio Pellico

L’omicidio in Via Silvio Pellico

La vittima del delitto è Roberto Raso 38 anni, rimasto vittima dell’accoltellamento avvenuto poco prima della mezzanotte a LentiniIl fatto di sangue si è consumato in via Silvio Pellico, scaturito da una lite con altra persona che avrebbe utilizzato un coltello per colpire la vittima

Secondo una prima ricostruzione della Procura di Augusta , Montalto avrebbe estratto, , un coltello e sferrato un fendente che avrebbe colpito a morte Raso. Il 38enne era stato subito trasferito d’urgenza  al Pronto soccorso dell’ospedale Umberto I dove però i medici non hanno potuto più far nulla per lui, deceduto poco dopo.

Operazione Vento: 18 arresti nel mandamento mafioso di Porta Nuova

 

Palermo, 18 arresti per Mafia

 

 

Palermo,

La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo ha delegato i Carabinieri di Palermo a dare esecuzione a un decreto di fermo di indiziati di delitto, nei confronti di 18 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni e rapine aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

L’operazione, convenzionalmente denominata VENTO, rappresenta l’esito di una complessa attività d’indagine svolta in direzione del mandamento mafioso di Palermo – Porta Nuova.
In particolare, le investigazioni del Nucleo Investigativo di Palermo, condotte attraverso articolate attività d’intercettazione audio/video e complesse attività di pedinamento in territorio caratterizzato dal controllo di ‘Cosa Nostra’, consentivano di:
 delineare l’organigramma del mandamento mafioso di Porta Nuova, individuando il soggetto ritenuto il reggente del mandamento, nonché altri sodali, sospettati di essere figure apicali e gregari qualificati delle famiglie di Porta Nuova e Palermo Centro (entrambe inquadrate nel predetto mandamento);
 ricostruire un articolata associazione finalizzata al traffico di stupefacenti di ogni tipo (hashish, marijuana, cocaina, eroina e crack) gestita, in tutta la sua filiera (dalle fasi di approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio al minuto sul territorio) dai vertici del citato mandamento mafioso, per alimentarne le casse. Sono stati, infatti, fermati, i presunti capi di 6 ben piazze di spaccio, localizzate nei centralissimi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa (via dei Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), capeggiate da elementi ritenuti organici a cosa nostra;
 acclarare 2 episodi estorsivi e 5 tentativi di estorsione in danno di imprenditori e commercianti del centro cittadino;
 dimostrare la commissione di 2 rapine a mano armata, finalizzate a rimpinguare le casse del sodalizio.

Il provvedimento pre-cautelare è stato emesso in via d’urgenza in quanto erano emersi chiari intendimenti di alcuni degli indagati di darsi alla fuga e, soprattutto, perché recentemente, in quel territorio, sono stati commessi gravi fatti di sangue, l’ultimo dei quali perpetrato il 30 giugno u.s. in danno di G.I., un soggetto ritenuto ai vertici della famiglia mafiosa di Porta Nuova. Tale grave fatto di sangue, infatti, avrebbe potuto aumentare il rischio della commissione di delitti della medesima specie o di rafforzare la volontà degli indagati di darsi alla latitanza perché responsabili diretti o indiretti di tali omicidi o, comunque, per sottrarsi (anche) da eventuali ritorsioni.  

È obbligo rilevare che gli odierni indagati e destinatari della misura restrittiva, sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.