Droga Marsala, 13 kg di stupefacente “marchiati” con immagine di Matteo Messina Denaro e Totò Riina, arrestato 28enne

Veleno, Bottiglia, Medicinale, Vecchio

 Trapani – Marsala 
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Marsala, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno scoperto un vero e proprio deposito all’ingrosso di sostanze stupefacenti che fungeva anche da laboratorio per il taglio ed il confezionamento delle dosi. Da giorni i militari controllavano l’ingresso di un magazzino della periferia marsalese, fino a quando hanno fermato un incensurato del posto, di 28 anni che, dopo aver aperto con le chiavi il deposito aveva fatto ingrasso nello stesso rimanendo per circa un quarto d’ora. Una volta uscito i Carabinieri lo hanno bloccato a bordo della propria autovettura e, a seguito di perquisizione personale, hanno rinvenuto, nella tasca del giovane, un involucro contenente 50 grammi di cocaina pura.
Nel magazzino i Carabinieri si sono trovati dinanzi ad un vero e proprio stock di stupefacenti di vario tipo, tra cui anche panetti di hashish recanti le effigi di Salvatore Riina,  Matteo Messina Denaro e del noto personaggio de il padrino.
I militari hanno complessivamente sequestrato 13 kg di hashish, 700 grammi di cocaina pura e 700 grammi di marijuana contenuta in diversi sacchetti di plastica. Nel magazzino è stata trovata anche una macchina per il confezionamento sottovuoto, due bilancini elettronici e diverso materiale utile per il taglio della sostanza.
In  serata, sono state effettuate altre perquisizioni in abitazioni ed autovetture nella disponibilità del soggetto fermato, rinvenendo appunti e contabilità al vaglio dei Carabinieri.
L’ingente quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata avrebbe fruttato al dettaglio ricavi per oltre 200.000 euro. 
Dopo la convalida dell’arresto il GIP ha disposto per l’arrestato la custodia cautelare in carcere.

‘Ndrangheta, in ginocchio la cosca Piromalli: 49 persone in stato di fermo

La 'Ndrangheta ''è la principale agenzia criminale del pianeta''

Archivi -SUD LIBERTA’

 Reggio Calabria
Questa mattina, in varie province del territorio nazionale, i Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di applicazione di misure cautelari personali, emesse dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, a carico di 49 soggetti, 34 in carcere e 15 agli arresti domiciliari.
Le indagini, attraverso le quali sono stati individuati gli assetti funzionali della cosca Piromalli – di cui è giudiziariamente accertata la primazia nel narcotraffico e l’incidenza territoriale nel controllo della ‘Piana’ – hanno consentito di attribuire agli indagati responsabilità in ordine ai reati di: associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, danneggiamento seguito da incendio, turbata libertà degli incanti, importazione internazionale di sostanze stupefacenti.

I provvedimenti restrittivi seguono una complessa attività investigativa, condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro tra il 2020 e il 2021. L’operazione, indicata in maniera convenzionale con il nome di ‘Hybris’, partendo dall’osservazione del territorio, si è posta l’obiettivo di incidere sulla struttura organizzativa della cosca dominante nella Piana.

Oltre alle misure personali il provvedimento dell’Autorità giudiziaria ha riguardato anche il sequestro preventivo di una ditta (con il relativo compendio aziendale), attiva nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli, e di due proprietà immobiliari utilizzate per agevolare le attività criminali della cosca e che rappresentano il profitto delle medesime attività delinquenziali, per un valore complessivo stimato in circa 1 milione di euro.

 

Stop dei Carabinieri ad un’associazione criminale dedita a furti, rapine e truffe assicurative,

Obbligo assicurazione auto, vale anche se parcheggiata in box

Archivi- Sud Libertà

 Napoli –
I Carabinieri della Compagnia Napoli Vomero hanno dato ieri  esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre cittadini italiani – due destinatari di Ordinanza cautelare in carcere ed un terzo di provvedimento applicativo degli arresti domiciliari – gravemente indiziati di aver organizzato un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti di autovetture, rapine e truffe assicurative.

L’attività investigativa, condotta dai Carabinieri della Stazione di Napoli Marianella, è scaturita dall’approfondita analisi di alcune denunce di furti e rapine di autovetture, avvenuti anche in danno di pazienti dell’A.O.U. “Federico II” (cd. “II Policlinico”) e del Santobono, attuati mediante la tecnica del cd. “finto parcheggiatore”.

Successivi approfondimenti hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli odierni destinatari dei provvedimenti e di ulteriori indagati, in ordine all’operatività di un sodalizio dedito alle truffe in danno di compagnie assicurative e alla commissione di furti e rapine di auto, per poi rivenderne i componenti.

Quanto alla programmazione diretta a truffare le assicurazioni, si apprende dai Carabinieri, è emersa la figura di coordinamento esercitata da uno degli indagati, colpito da misura cautelare e destinatario altresì di un decreto di sequestro preventivo dell’indebito profitto ottenuto per simulare sinistri stradali, coinvolgendo a tale scopo anche professionisti (tra cui medici, avvocati e periti assicurativi).

Con riferimento ai delitti predatori, è emerso il ruolo determinante degli due indagati oggi arrestati, coinvolti in plurimi episodi di furto di autovetture, a partire dall’anno 2019. Ulteriori accertamenti hanno infine consentito di accertare l’indebita percezione del reddito di cittadinanza da parte dei componenti della famiglia di uno dei destinatari dei provvedimenti odierni, che, a partire dal 2021, tramite informazioni mendaci e omesse comunicazioni all’INPS, avrebbe percepito la somma di euro 38.627 euro, per la quale è stato disposto decreto di sequestro preventivo, anche “per equivalente”.

I provvedimenti eseguiti costituiscono misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari….

Reggio Calabria, i Carabinieri disarticolano sodalizio criminale specializzato in rapine e assalti a furgoni portavalori

 

Archivi -Sud Libertà

 

Reggio Calabria

I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal Dott. Emanuele Crescenti, nell’ambito dell’operazione denominata “Terramala”, hanno dato ieri mattina- informa un comunicato -esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dall’Ufficio del GIP di Palmi nei confronti di 7 persone, ritenute responsabili a vario titolo di diversi reati in materia di armi e ordigni esplosivi, lesioni personali aggravate, danneggiamento, furto e ricettazione, e rapina.

L’odierna operazione, giunge ad esito di una complessa attività investigativa condotta dai militari dell’Arma, che ha portato all’individuazione dei componenti di un gruppo criminale, fortemente radicato all’interno del contesto territoriale dei Comuni di San Procopio, Seminara, Sinopoli, ritenuto responsabile di diversi reati, in particolare rapine.

Nello specifico, le investigazioni hanno consentito di identificare i soggetti della banda responsabili di un assalto al furgone portavalori della Ditta SicurTransport avvenuto nel maggio 2019 tra i Comuni di Melicuccà (RC) e San Procopio (RC).

Un evento criminale, all’epoca, attuato tramite modalità paramilitari, tipiche di una imboscata, dietro precisa pianificazione: il blocco della carreggiata con l’abbattimento di alberi, l’uso di passamontagna e vari colpi di armi da fuoco, comuni e da guerra, quali fucili d’assalto AK-47 Kalashnikov, per arrestare la marcia del furgone, e l’utilizzo di autovetture per darsi alla fuga, poi risultate rubate. In quel frangente furono sottratti circa 627.000 euro e una pistola in dotazione ad una delle guardie giurate, rinvenuta a seguito del sopralluogo in località “Terramala” presso il comune di Seminara. A seguire, si è addivenuti all’identificazione dei membri della banda, 7 dei quali risultano appunto i destinatari dell’odierna ordinanza, di cui 3 vengono indicati gli esecutori materiali dell’assalto al portavalori del maggio 2019, oltre ad essere accusati di altri reati verosimilmente funzionali e connessi alla realizzazione di rapine a mano armata. Soggetti dotati di particolare abilità criminale, capaci di condotte particolarmente violente e spregiudicati nel conseguire i loro intenti.

 A testimoniare la capacità organizzativa degli indagati e il loro intento criminale, il fatto che alcuni di essi siano già in stato di detenzione poiché tratti in arresto tra dicembre 2019 e febbraio 2021. Infatti, nel corso dell’indagine che ha portato all’ordinanza odierna, gli accertamenti posti in essere dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, scaturiti da un tentativo di rapina ad un ufficio postale avvenuto a Rosalì, frazione del comune di Reggio Calabria ad ottobre del 2019, avevano permesso di disarticolare già parte del gruppo. Nella ricerca di quei colpevoli, corrispondenti in parte ai 7 indagati in questione, il presunto capo della banda era riuscito inizialmente a rendersi irreperibile, potendo contare sul supporto di altri membri, fino al dicembre 2019, quando è stato tratto in arresto.

Le investigazioni, attraverso metodi tradizionali e attività tecnica, hanno permesso di delineare chiaramente i ruoli degli indagati all’interno del sodalizio che imperversava nella provincia di Reggio Calabria, appurando i diversi contributi dati da ciascuno al disegno criminale, pianificato e organizzato.

Nel corso dei vari accertamenti, i militari dell’Arma sono inoltre riusciti a reperire e sequestrare, oltre alla pistola della guardia giurata coinvolta nella rapina di maggio 2019, ritrovata con matricola punzonata, diverse armi, munizioni e sostanze stupefacenti, tra cui, un fucile cal. 12, una cartucciera da caccia, svariate munizioni di diverso calibro, 2 kg circa di sostanza stupefacente, presumibilmente marijuana, autovetture e macchinari agricoli rubati e verosimilmente utilizzati per la realizzazione del predetto disegno criminale. Sono emersi inoltre formule e riti riconducibili ad affiliazione ‘ndranghetista, trovati in possesso degli indagati, così come “pizzini” relativi a somme di denaro per un totale di circa 90.000, corrispondenti, secondo l’ipotesi investigativa formulata, alla quota pro capite della spartizione del bottino dell’avvenuta rapina.

Oltre a ciò, le acquisizioni documentali e gli accertamenti patrimoniali svolti, hanno consentito di documentare una sproporzionata disponibilità economica e di stile di vita dei soggetti coinvolti rispetto a redditi dichiarati.

 

L’indagine, nel complesso, ha consentito di disarticolare l’intero sodalizio criminale, contribuendo a prevenire simili condotte delittuose in danno di altri cittadini e del loro patrimonio.Trattandosi di provvedimento in fase di indagini preliminari, rimangono salve le successive determinazioni in fase dibattimentale.

 

 

Palermo, sette misure cautelari per il reato di associazione di stampo mafioso

Arrestato il boss Matteo Messina Denaro: finita una latitanza durata 30 anni. Era in una clinica privata a Palermo: è stato operato due volte per tumore - Gazzetta di Parma

 

Sette misure cautelari nel mandamento mafioso di Pigliarelli per i reati di associazione di tipo mafioso ed estorsioni.
Palermo, Riesi (CL) e Rimini

Alle prime ore dell’alba di oggi, nelle città di Palermo, Riesi (CL) e Rimini, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a 7 provvedimenti cautelari (5 in carcere e 2 degli arresti domiciliari), emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva.
L’operazione si incardina in una più ampia manovra investigativa, condotta all’unisono dalle articolazioni territoriali e speciali dell’Arma dei Carabinieri sotto l’egida della Procura della Repubblica di Palermo, tesa a disarticolare cosa nostra nel suo complesso – colpendone tanto l’assetto militare quanto i cospicui patrimoni illeciti – nell’intento di neutralizzarne l’impatto sul tessuto socio-economico nonché di scardinare quella rete di omertà e connivenza grazie alla quale, ancora oggi, l’associazione mafiosa fornisce supporto alla latitanza di suoi esponenti di spicco.

L’attività odierna, in particolare, costituisce l’esito di un articolato impegno in direzione del mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli, che ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine all’appartenenza a cosa nostra dei membri della famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, alcuni dei quali, posti in posizione di vertice, già condannati in passato in via definitiva per il reato associativo mentre altri, considerati uomini d’onore riservati, rimasti ad oggi immuni da attenzioni investigative a causa delle cautele adottate nei loro confronti dal sodalizio.
Grazie all’importante dispositivo di contrasto di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, nonché al ricorso sistematico alle più sofisticate tecnologie di captazione, è stato possibile superare le continue accortezze poste in essere dagli indagati al fine di sottrarsi alle investigazioni, arrivando ad ottenere acquisizioni di elevatissimo pregio ed assoluta genuinità che hanno confermato, ancora una volta, la piena operatività dell’associazione nel suo complesso, nonché il costante richiamo della stessa alle più arcaiche regole mafiose.
L’indagine, condotta sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario, sostanzialmente accolto nella suindicata ordinanza cautelare e che dovrà trovare in seguito conferma nel corso dell’iter processuale, in ordine ai gravi reati ipotizzati in capo agli indagati. In sintesi, le investigazioni hanno permesso di:
– smantellare la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, inquadrata nel mandamento palermitano di Pagliarelli, nonché di confermarne, ancora una volta, le storiche figure di vertice, già in passato protagoniste di episodi rilevantissimi per la vita dell’associazione mafiosa, quali, ad esempio, la gestione operativa della trasferta in Francia del capomafia deceduto Bernardo PROVENZANO per sottoporsi a cure mediche o la tenuta dei contatti con l’allora capomafia trapanese latitante Matteo MESSINA DENARO;
– svelare l’esistenza, in seno alla predetta famiglia mafiosa, di uomini d’onore riservati rimasti ad oggi del tutto estranei alle cronache giudiziarie, i quali, pur dimostrando una piena adesione al codice mafioso universalmente riconosciuto da cosa nostra, godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità dell’associazione;
– intercettare completamente, mediante il ricorso a complessi servizi di pedinamento e a certosine attività tecniche di intercettazione, una riunione della famiglia mafiosa di Palermo – Rocca Mezzomonreale al completo, tenutasi per estrema prudenza in una casa nelle campagne della provincia di Caltanissetta; in quel contesto si è registrato il costante richiamo degli indagati al rispetto di regole e dei principi mafiosi più arcaici che – compendiati in un vero e proprio “statuto” scritto dai “padri costituenti” – sono considerati, ancora oggi, il baluardo dell’esistenza stessa di cosa nostra. Nell’ambito della conversazione captata, definita dallo stesso G.I.P. “di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria”, si è più volte fatto esplicito richiamo all’esistenza di citato “codice mafioso scritto”, custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitana;
– scongiurare l’attuazione di un proposito omicidiario, una vera e propria sentenza di morte, emessa nel contesto della predetta riunione di mafia quale suggello della ritrovata armonia tra i membri della famiglia mafiosa e, in seguito, riattualizzata nel corso delle successive captazioni tecniche, nei confronti di un architetto ritenuto responsabile di una serie di mancanze nello svolgimento della propria opera professionale;
– ricostruire il compimento di diversi episodi estorsivi – posti in essere al fine di alimentare le casse dell’associazione mediante la richiesta del cd. pizzo o l’imposizione di ditte riconducibili al sodalizio mafioso – uno dei quali caratterizzato dal ricorso ad una metodologia particolarmente inquietante quale l’apposizione, sul cancello di una privata abitazione, di una bambola recante un proiettile conficcato nella fronte. 
Comunicazione finale : “È doveroso rilevare che gli odierni destinatari della misura restrittiva sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

 

 

Operazione “Condor”- 10 misure cautelari per associazione di tipo mafioso, stupefacenti ed estorsione.

Carabinieri, via al concorso per 4mila posti - Il Capoluogo

Archivi- Sud Libertà

 Agrigento 
All’alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento e del R.O.S., con il supporto dei militari dei Comandi Provinciali di Palermo, Trapani, Enna e Caltanissetta, del Nucleo Carabinieri Cinofili e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori, hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della locale D.D.A., a carico di 10 soggetti (5 dei quali destinatari della custodia cautelare in carcere, 4 degli arresti domiciliari ed 1 dell’obbligo di dimora) gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.
Eseguite 23 perquisizioni personali e locali (di cui 3 in carcere) nei confronti dei destinatari dei suddetti provvedimenti e di altri soggetti indagati, a vario titolo, nello stesso procedimento penale. L’intervento repressivo scaturisce dai convergenti esiti dell’indagine denominata “Condor”, condotta dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento, e da quella denominata “Xidy” condotta dal R.O.S. e che già nel febbraio 2021 aveva registrato una prima fase esecutiva.
Le indagini, coordinate dalla D.D.A. di Palermo hanno consentito di acquisire un grave compendio indiziario relativo: – agli assetti mafiosi nel territorio di Favara (AG) ed in quello di Palma di Montechiaro (AG), quest’ultimo caratterizzato – come accertato da sentenze definitive – dalla convivenza della articolazione territoriale di cosa nostra e di formazioni criminali denominate paracchi sul modello della stidda. In tale contesto sono stati raccolti indizi relativi: • al tentativo di uno degli indagati di espandere la propria influenza al di là del territorio palmese, e segnatamente a Favara ed al Villaggio Mosè di Agrigento; • al ruolo di “garante” esercitato dal vertice della famiglia di Palma di Montechiaro (AG) a favore di un esponente della stidda, al cospetto dell’allora reggente del mandamento di Canicattì; – all’ipotizzato controllo delle attività economiche: • nel territorio di Palma di Montechiaro (AG), con specifico riferimento al settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva (c.d. sensalie); • nel territorio di Favara (AG) mediante l’imposizione delle cosiddette “messe a posto” ad imprenditori operanti nel territorio favarese e danneggiamenti a mezzo incendio; – all’ipotizzata operatività di una parallela struttura associativa con base a Palma di Montechiaro (AG) e diretta da soggetti indiziati di appartenere alla stidda, che gestiva il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. In merito a quest’ultima attività delittuosa, le attività investigative hanno permesso di raccogliere gravi indizi in ordine all’avvenuta commissione di diversi episodi di spaccio. Con riferimento, poi, ai reati fine contestati ad alcuni degli indagati, sono stati acquisiti e giudicati dal GIP gravi indizi in ordine: – all’interferenza esercitata da cosa nostra sul lucroso settore economico delle transazioni per la vendita di uva e la progressiva ingerenza in detto settore della stidda. In tale ambito sono emersi gli asseriti rapporti del vertice della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro con la ‘ndrina calabrese dei BARBARO di Platì; – al controllo illecito di una grossa parte del remunerativo settore imprenditoriale delle slot machines e degli apparecchi da gioco installati nei locali commerciali; – all’attività estorsiva posta in essere in danno di un imprenditore, costretto ad astenersi dalla partecipazione ad un’asta giudiziaria finalizzata alla vendita di alcuni terreni; – alla tentata estorsione in danno di un imprenditore operante nel settore della distribuzione e gestione di congegni e apparecchi elettronici; – alla gestione di un impianto di pesatura dell’uva, i cui proventi sarebbero stati in parte destinati al mantenimento dei detenuti; – all’estorsione – consistita nell’imposizione dell’assunzione di uno degli stessi indagati – ai danni di un’impresa aggiudicataria di lavori a Ravanusa (AG); – all’incendio perpetrato ai danni del titolare di un’autodemolizione con deposito giudiziario.

Carabinieri NAS, ispezionate 607 strutture per anziani, 152 irregolari, violazioni penali, illeciti, denunce

Archivi – Sud Libertà – Il video è di repertorio

 

Nel  periodo delle Festività Natalizie, i Carabinieri dei NAS –informa il Comando generale hanno intensificato i controlli presso le strutture ricettive dedicate all’ospitalità di persone anziane e/o portatrici di disabilità, quali le residenze sanitarie assistite (R.S.A.) e le case di riposo, con lo scopo di verificare la corretta erogazione dei servizi di cura ed assistenza a tutela delle persone indifese. Infatti proprio in questo periodo si rileva un aumento della domanda di ospitalità di persone anziane presso strutture ricettive, a cui non sempre corrisponde il mantenimento del livello assistenziale, sia in termini di numero di operatori, anche connesso con il godimento di ferie del periodo festivo, che di qualità del servizio fornito.
Nel corso della campagna di controllo, che ha interessato l’intero territorio nazionale, predisposta d’intesa con il Ministero della Salute, sono state ispezionate 607 attività socio-sanitarie ed assistenziali, con particolare attenzione nei giorni festivi di Natale, e Capodanno, anche in periodi serali e notturni.
Nel corso delle verifiche sono state individuate 152 strutture irregolari, tra RSA, case di riposo, comunità alloggio e case famiglia, pari al 25%, sanzionando 27 persone per violazioni penali e 133 per illeciti amministrativi, per complessivi 167 mila euro, riconducibili a carenze igienico/strutturali ed autorizzative, presenza di un numero superiore di anziani rispetto alla capienza autorizzata, dispositivi medici e farmaci scaduti di validità, irregolarità nella gestione degli stupefacenti, alimenti in cattivo stato di conservazione.
È stata, inoltre, disposta la chiusura di 6 strutture ricettive, risultate abusive o deficitarie in materia sanitaria e assistenziale, determinando l’immediato trasferimento degli anziani presenti presso le famiglie di origine o altre strutture idonee presenti nel territorio.
Interventi più significativi:
Nas Reggio Calabria
Sequestrata una struttura per disabili mentali, sita a Reggio Calabria, risultata essere priva di autorizzazione nonché dei requisiti minimi. Ricollocati, presso altra idonea struttura, i 9 ospiti ivi presenti all’atto del controllo. Deferita in stato di libertà la titolare, ritenuta responsabile altresì della detenzione di 10 kg di
alimenti vari rinvenuti in cattivo stato di conservazione. Il valore dell’infrastruttura sottoposta a vincolo corrisponde ad euro 500.000.
Nas Campobasso
Disposta la chiusura di una parte di una casa di riposo ubicata nella provincia di Campobasso, interessata da gravi carenze strutturali e ospitante un numero di anziani in eccesso rispetto a quanto autorizzato. Trasferiti i 9 ospiti ivi presenti presso altra idonea struttura autorizzata. Il valore dell’infrastruttura oggetto del
provvedimento corrisponde ad euro 80.000. A seguito di ulteriori verifiche eseguite presso 2 comunità alloggio e 2 case di riposo, dislocate nella medesima provincia di Campobasso, sono stati segnalati alla competente Autorità Amministrativa i 4 legali responsabili per le carenze strutturali ed organizzative rilevate nel corso dei controlli.
Nas Potenza
Disposta l’immediata chiusura di una struttura residenziale per anziani della provincia di Potenza dove, nel corso di un’ispezione igienico sanitaria, è stata riscontrata la mancanza di requisiti autorizzativi, strutturali, organizzativi e funzionali. Il valore della struttura inibita corrisponde ad euro 800.000.
Nas Ragusa
Sospesa una casa di riposo per anziani, ubicata a Siracusa, in quanto priva della prevista iscrizione all’albo comunale. Il valore della struttura corrisponde a 350.000 euro. Accertata altresì la mancata attuazione delle procedure di autocontrollo ed elevate sanzioni per complessivi euro 2.000.
Nas Torino
Deferita in stato di libertà, per truffa aggravata, un’infermiera impiegata presso una R.S.A. della provincia di Torino. Nel corso dell’attività ispettiva effettuata presso la struttura è infatti emerso che la donna, pur risultando di turno fino alle ore 19:30, si era assentata arbitrariamente causando così un disservizio per gli
anziani degenti, ed un danno al Servizio Sanitario Regionale che avrebbe rimborsato, alla società gerente il personale infermieristico, il costo orario dell’intera prestazione sebbene svolta solo in parte. A seguito di un ulteriore controllo svolto presso un’altra casa di riposo, sempre nella provincia di Torino, è stata accertata l’inosservanza delle procedure del manuale di autocontrollo, stante il rinvenimento di alimenti congelati arbitrariamente ed, in alcuni casi, anche scaduti di validità.
Nas Trento
Segnalati all’Autorità Amministrativa e Sanitaria il legale responsabile e la direttrice di una R.S.A. sita nella provincia di Trento, per aver detenuto 125 dispostivi medici diagnostici per la rilevazione del Covid-19 sugli anziani ospiti risultati scaduti da oltre due anni e custoditi con altri in corso di validità.
I dispositivi scaduti sono stati sequestrati ed è stata contestata una sanzione amministrativa per oltre 48 mila euro.
Nas Cremona
Segnalato all’Autorità Giudiziaria e Sanitaria il legale responsabile di una cooperativa gerente una residenza sanitaria ubicata nella provincia di Pavia per omessa revisione periodica dei dispostivi antincendio (estintori) e per la mancata applicazione delle procedure di autocontrollo nella gestione della cottura e
somministrazione di pasti agli ospiti. Sequestrati 6 kg di prodotti surgelati di origine animale scaduti di validità.
Nas Perugia
Deferito all’Autorità Giudiziaria legale responsabile di una struttura ricettiva per anziani, ubicata nella provincia di Terni, per aver accolto 20 anziani non autosufficienti in assenza dell’autorizzazione regionale e dei requisiti minimi assistenziali nonché di personale medico-infermieristico qualificato.
Nas Sassari
Deferiti all’Autorità Giudiziaria il direttore sanitario di una R.S.A., ubicata nella provincia di Nuoro, ed il legale responsabile della cooperativa appaltatrice della fornitura del personale infermieristico, per aver permesso, all’interno della struttura, l’esercizio abusivo della professione di infermiere a due operatori non iscritti al relativo Ordine Professionale. Due ulteriori attività ispettive svolte presso altrettante strutture della provincia di Sassari, hanno portato al deferimento in stato di libertà:

  • del legale responsabile di una casa di riposo per aver detenuto, per la successiva somministrazione agli anziani ospiti, 9 confezioni di farmaci detenute a temperature diverse rispetto a quanto richiesto dalle indicazioni sulla conservazione;
  • dei due responsabili di una comunità alloggio per aver abusivamente ospitato anziani non auto-sufficienti in assenza dei requisiti minimi assistenziali ed autorizzativi.

Nas Napoli
Denunciato il legale responsabile di una R.S.A. ubicata nella provincia di Napoli, poiché ritenuto responsabile di aver detenuto 4 confezione di morfina (per un totale di 20 fiale) non registrate sul prescritto registro di carico e scarico degli stupefacenti e, peraltro, in assenza di prescrizioni mediche e/o piani terapeutici riferiti alle persone alloggiate. Contestate violazioni amministrative per complessivi euro 8.000.
Nas Bari
Sequestrati, presso una Residenza Sanitaria ubicata nella provincia di Bari, 119 dispositivi medici (aghi monouso e tappi perforabili) con data di scadenza superata e detenuti in promiscuità con altri dispositivi in corso di validità. Contestata al legale responsabile una violazione amministrativa per oltre 48 mila euro. Nel corso dell’attività è stata inoltre appurata la mancata revisione del defibrillatore in dotazione, risultato avere elettrodi scaduti di validità, condizione già accertata ed oggetto di contestazione nel corso di un pregresso controllo effettuato nel mese di novembre 2022 dalla locale Autorità Sanitaria.
Nas Cosenza
A seguito dei controlli eseguiti presso una comunità alloggio, una casa di riposo ed una casa famiglia, tutte dislocate nella provincia di Cosenza, sono state accertate irregolarità per le quali si è proceduto a segnalare i rispettivi responsabili delle strutture alle competenti Autorità Sanitaria ed Amministrativa. Nello specifico sono state riscontrate:

  • la presenza di un locale composto da più vani adibiti a magazzino di materiale vario, lavanderia e deposito alimenti, non indicati nella planimetria propedeutica al rilascio dell’atto autorizzativo;
  • il superamento della capacità ricettiva massima, poiché nella casa di riposo erano presenti 30 ospiti rispetto ai 25 autorizzati;
  • l’inosservanza dei requisiti strutturali dovuta alla presenza di evidenti macchie di muffa sulle pareti ed infiltrazioni di acqua.

Nas Catania
Deferiti all’Autorità Giudiziaria i legali responsabili di 5 case di riposo, ubicate nelle province di Messina e Catania, per aver omesso di comunicare all’Autorità di Pubblica di Sicurezza il numero degli anziani ospiti alloggiati. Il medesimo Nucleo A.S., sempre nella provincia di Catania, ha denunciato i titolari di due ulteriori strutture ricettive per anziani per aver detenuto, per la successiva somministrazione, farmaci scaduti di validità. Sequestrate complessivamente 52 confezioni di medicinali per un valore di circa mille euro.
Nas Palermo
Segnalato all’Autorità Amministrativa e Sanitaria il legale responsabile di una struttura ricettiva per anziani, sita nella provincia di Trapani, per aver ospitato 18 persone in numero superiore a quello autorizzato. Il medesimo Nucleo, nella provincia di Agrigento, ha deferito all’Autorità Giudiziaria, il legale responsabile
di una casa di riposo per aver abusivamente adibito un locale semi-interrato a spazio lavorativo in assenza di autorizzazione e delle necessarie verifiche sanitarie sulla salubrità del luogo.

Caltanissetta, sequestrano e picchiano un tredicenne: in carcere due 15enni

 

 

alternate text
Archivi -Sudf Libertà
Due quindicenni sono stati arrestati dai carabinieri di Caltanissetta per aver sequestrato in un garage e picchiato per un’ora e mezza un tredicenne. La misura cautelare del collocamento in un istituto penitenziario minorile è stata emessa dal gip del Tribunale per i minorenni di Caltanissetta a seguito di un’articolata attività investigativa coordinata dal procuratore della Repubblica per i minorenni Rocco Cosentino e condotta dalla Sezione operativa dei carabinieri. I due quindicenni sono gravemente indiziati, a vario titolo, di tortura, sequestro di persona, minaccia, lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere.
Stante alla ricostruzione degli inquirenti, i due, nel mese di settembre, avrebbero attirato con l’inganno all’interno di un garage, di proprietà di uno dei due, un tredicenne, bloccandolo su una sedia e legandogli caviglie, polsi e bocca con del nastro da imballaggio. Poi lo avrebbero preso a schiaffi su tutto il corpo, sputandogli sul volto e intimidendolo con attrezzi da lavoro e con un coltello, oltre a versargli addosso acqua intrisa di olio per motori minacciando di dargli fuoco. Dopo circa un’ora e mezza, il tredicenne sarebbe stato liberato con l’ulteriore minaccia di morte qualora avesse raccontato a qualcuno quanto accaduto.

Controlli di Natale dei NAS: sequestrati 1.775 finti panettoni artigianali e 10 tonnellate di dolci e pescato

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L’operazione, pianificata a livello nazionale, ha consentito di ispezionare 882 imprese operanti nel settore produttivo e commerciale dei tradizionali prodotti dolciari e della filiera ittica, i cui consumi evidenziano un significativo incremento durante il periodo delle Festività.
Gli accertamenti, estesi alle fasi di produzione, distribuzione e vendita al dettaglio sia a livello artigianale che industriale, hanno rilevato irregolarità presso 229 strutture (pari al 26% dei siti controllati), che hanno portato alla contestazione di oltre 530 violazioni penali ed amministrative, per un ammontare di oltre 365 mila euro di sanzioni pecuniarie.
Nel dettaglio, sono state individuate e sequestrate 7,5 tonnellate di prodotti dolciari di vario genere. In particolare, sono stati già intercettati e sottratti al consumo 1.775 tra panettoni e pandori, in parte venduti come lavorazione artigianale quando invece risultavano prodotti a livello industriale e riconfezionati fraudolentemente, in parte privi di etichettatura e tracciabilità, con forte sospetto di analoga condotta illecita.
Tale condotta ha portato al sanzionamento di 37 gestori per frode in commercio e detenzione di panettoni senza indicazioni sulla effettiva origine, mentre per ulteriori 231 sono state contestate violazioni per carenze igienico sanitarie delle materie prime e dei laboratori di pasticceria nonché per mancata applicazione delle procedute preventive di sicurezza alimentare. Gli esiti ispettivi hanno altresì portato all’emissione di 16 provvedimenti di chiusura / sospensione di attività di produzione e vendita.
Anche nel controllo della filiera dei prodotti ittici, tradizionalmente consumati nei precetti religiosi, è stato registrato il 40% di esiti non regolamentari, con contestuale sequestro,  presso aziende di commercio all’ingrosso e al dettaglio, nonché esercizi di ristorazione, di 2,3 tonnellate di pesce, a causa della mancata tracciabilità di origine e di irregolarità nelle modalità di conservazione del pescato, determinando la sospensione dell’attività di 7 tra grossisti e pescherie per carenze igieniche e strutturali.

Un vergognoso fenomeno in crescita , da reprimere senza esitazione: truffe alle anziane donne in buona fede sole nell’abitazione

 

 

Foto di repertorio

Foto di repertorio

 

Il Comando dei Carabinieri comunica che, nel rispetto dei diritti degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito, che al termine di una complessa attività d’indagine, si è data esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un 23enne gravemente indiziato di essere l’autore di una truffa ai danni di un’anziana, perpetrata a Bracciano nell’ottobre scorso.

La vittima era stata contattata al telefono da un uomo che, spacciandosi per il nipote in difficoltà, chiedeva di corrispondere all’ufficio postale una somma pari a 4.000 euro a titolo di contrassegno per un pacco in giacenza; subito dopo la vittima ha ricevuto un’altra telefonata da un uomo spacciatosi per direttore dell’ufficio postale, che confermando quanto detto dal finto nipote riferiva che un addetto si sarebbe presentato presso l’abitazione della donna per ritirare la somma pattuita.

Approfittando dell’evidente buona fede dell’anziana vittima, che ritenendo di aiutare il nipote in difficoltà, era completamente asservita alle insistenti richieste dei truffatori che sono tornati dalla donna più volte, fino a sottrarle denaro contante pari a 14.000 euro. Non paghi del provento accumulato, i malviventi si sono impossessati persino del bancomat della vittima, completo di Pin, oltre che di alcuni monili in oro, per poi prelevare ulteriori 3.000 euro presso due distinti sportelli bancomat, uno dei quali situato nel capoluogo campano, per una truffa record di oltre 20.000 euro.