Fibrillazione ed incertezze in Francia, Macron avvia le consultazioni: dichiara prima in mondovisione che lui durerà sino alla fine del mandato, adesso socialisti pronti a negoziare. È il turno dei Repubblicani.

 

 

 

Il presidente, dopo aver ricevuto i socialisti, riceverà i Repubblicani  e «telefonerà all’estrema sinistra de La France Insoumise (LFI)», ha confermato all”entourage del capo dello Stato

Macron nominerà il nuovo primo ministro «non prima di lunedì». . Intanto, il partito socialista francese ha dichiarato di essere disponibile a formare una coalizione con la formazione macroniana e la destra sulla base di «un contratto a durata determinata». A queste condizioni la formazione della sinistra moderata si è recata alle 12 di oggi, venerdì 6 dicembre, all’Eliseo per incontrare Macron.

Un passo aspettato e consigliato dopo la mozione di sfiducia che ha fatto cadere il governo di Michel Barnier …..

Il leader del PS, Olivier Faure, ha assicurato che durante l’incontro, il presidente francese «non ha posto alcuna precondizione su nessun argomento», lasciando intendere che non gli sia stato chiesto di staccarsi da La France Insoumise (LFI), «contrariamente a quanto è trapelato dall’Eliseo».

Si apprende infine che i  socialisti «non parteciperanno in nessun caso ad un governo guidato da un primo ministro di destra»…..

FIDUCIA A CONTE TRA CORI DI PROTESTE DELL’OPPOSIZIONE

Fibrillazione in aula che per vari minuti si è trasformata in un palco di “ultras” da stadio che  gridava in coro: “Poltrona, poltrona…Eppoi: “Elezioni, elezioni tra una protesta e l’altra. Il presidente Fico non è riuscito a trattenere gli “entusiasmi” e espressioni infelici di alcuni deputati che si sono lasciati andare ad un linguaggio libero e, a tratti anche offensivo e volgare.

Ma il premier non si è tirato indietro di un millimetro e ha replicato duramente all’opposizione, in particolare alla Lega che creava il caos in aula parlamentare   “Preferivate forse una maggiore distribuzione di poltrone ? Rispondeva Conte  sostanzialmente ai deputati urlanti.   Risultati:La Camera ha approvato la mozione di maggioranza sulla fiducia al governo Conte bis  I sì sono stati 343, i no 263 e tre gli astenuti. Mancano in tutto 9 voti ai sì della maggioranza. Non hanno partecipato al voto due deputati dem: Pizzetti e Portas. Mentre nei 5 Stelle, 4 parlamentari erano in missione (Businarolo, Dieni, Marzana e Leda Volpi) e altri 3 (Maniero, De Toma e Scagliusi) non hanno partecipato al voto. Adesione al 100% del gruppo di Leu: 14 sì su 14 componenti. I 3 astenuti sono deputati delle minoranze linguistiche.  Adesso la parola spetta al Senato dove la situazione in fatto di numeri è notoriamente più complicata per la maggiore presenza di senatori leghisti. Vedremo.

Intanto Conte dichiara di “essere soddisfato di questo primo risultato”. “La stagione dell’odio è finita afferma Dario Franceschini capo delegazione Pd del governo .  “Bene il Presidente Conte e la fiducia alla Camera. Un altro passo in avanti per cambiare l’Italia e renderla più verde, giusta e competitiva”, afferma il segretario del Pd Nicola Zingaretti.     Di eguale sintonia Luigi Di Maio.:”Bene la fiducia alla Camera. Massimo sostegno alle parole del presidente Conte. M5S ha idee chiare: lavoro, imprese, ambiente, scuola, famiglia sono priorità. Ma anche taglio parlamentari e revoca concessioni autostradali. È il momento di correre, è il momento del coraggio. Ci siamo!”,

Decreto Genova è legge: la città “si rialza” – Dissidenti M5S: Gregorio De Falco la punta di diamante,amato dall’Italia

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Il decreto Genova è legge. Il  Senato approva dopo la battuta d’arresto legata al caso di Ischia. Caos in Aula, duro attacco di Renzi.

ROMA – A tre mesi di distanza dal crollo del Ponte Morandi, il decreto Genova è legge. Il provvedimento è stato approvato dal Senato. Il testo del decreto ha ricevuto 167 voti a favore e 49 contrari In 53 si sono astenuti dalla votazione.

Approvato il decreto Genova, è caos in Aula Dopo l’approvazione del decreto Genova, la seduta è stata interrotta per alcuni minuti a causa del clima di tensione creatosi in Aula. Duro l’attacco del Pd, con Matteo Renzi che ha puntato il dito contro Di Maio e Salvini. “Votiamo no a questo decreto per scelta delle opposizioni: di fronte alle tragedia o si chiede alle opposizioni un patto, o si fa in modo che l’opposizione sia l’alibi per coprire le proprie incapacità. Nelle ore successive alla tragedia avete gettato fango sulle opposizioni, dicendo il falso. Di Maio sappia che non abbiamo approvato la concessione ad Autostrade, quello l’ha fatto il giovane deputato Matteo Salvini. Poi è falso che il Pd abbia preso soldi da Autostrade, che invece ha finanziato la Lega nord per l’Indipendenza della Padania“. “Ricordo quanto fu indecoroso il comportamento di Rocco Casalino, il portavoce di Palazzo Chigi, quando mandò ai giornalisti un messaggio in cui chiedeva di mettere in evidenza i fischi al Pd: quanta demagogia di fronte a 43 vittime“, ha proseguito Renzi ricordando il giorno dei funerali organizzati dallo Stato per le vittime della tragedia del crollo del Ponte Morandi.  Insomma un insultarsi a vicenda dai banchi dell’Aula con i pentastellati che accusano il Pf il male peggiore dell’Italia

Decreto Genova, reintrodotto l’articolo 25 su Ischia Il Senato nelle scorse ore aveva posto rimedio al primo passo falso della maggioranza in Commissione. Palazzo Madama aveva infatti bocciato l’emendamento proposto da Forza Italia e reintrodotto l’articolo 25 nel decreto Genova. Si ritorna quindi alla base dell’accordo con il condono per Ischia che resta per le istanze pendenti su immobili che sono stati danneggiati un anno fa. 

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 Salgono a sette i dissidenti . Dopo il voto a favore del pentastellato Gregorio De Falco(nella foto d’archivio il capitano),il famoso Comandante della Marina che sgridò Schettino, la situazione nel partito continua ad essere sempre più grave. Sono ben cinque i senatori che hanno deciso di lasciare l’aula senza appoggiare la reintroduzione dell’articolo 25. Oltre a Paola Nugnes, si sono astenuti anche Bogo Deledda, Ciampolillo, Fattori, Giarrusso, Turco e Vaccaro. Saranno giorni decisivi per il futuro degli esponenti del M5s.