Nella foto il Procuratore Nazionale Antimafia Federico De Raho – La sala del Teatro è quasi vuota
. Un convegno, presentato dal giornalista Carmelo Vella, che ha visto la presenza di “Libera”, l’avvocato Gaglio, di Don Giuseppe Livatino postulatore della causa di beatificazione del “giudice ragazzino” assassinato dalla mafia, del prefetto di Agrigento Caputo, e soprattutto del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho.
La sala del Teatro sociale di Canicattì non è per niente gremita,qualcosa nell’organizzazione ha certamente peccato ,in prima fila tutti i maggiori rappresentanti dell’ordine pubblico, il sindaco, nessun magistrato e poi gente comune. In tutto si arriva a pochi partecipanti compresa la severissima scorta del procuratore De Raho che prendendo la parola per ultimo esprime la sua delusione: “Pensavo che entrando nel teatro ci fosse una ressa di cittadini per venire ad onorare il loro giudice. A Casal di Principe ho visto di peggio, c’erano venti persone. Vorrei che lo sapesse tutta Canicattì che bisogna essere più educati e rispettosi per Livatino e non solo”. De Raho accenna ancora ad una città che deve essere avviata alla legalità e si comprende che parla col cuore in mano perché al suo esordio aveva rivelato di essere stato compagno di concorso di Livatino, “ho un ricordo di lui come collega riservato che svolgeva il suo compito con un impegno che non trovava momenti di pausa e sottolineo una cosa gravissima, Livatino è stato ucciso perché svolgeva semplicemente il suo dovere. Un magistrato uomo e cittadino trentottenne che ha sacrificato la propria vita. Ho sentito mio dovere venire a Canicattì perché non bisogna dimenticare, perché la mafia è isolamento e mancanza di memoria”.
Sulla mafia, e i diversi tipi di mafia esistente, il Procuratore Cafiero De Raho rivela anche come la ndrangheta 24 anni fa rifiutò di aderire alla strategia nazionale stragista. “E’ sapete perché? La ndrangheta rispose alla mafia che loro non volevano disturbare i buoni rapporti che avevano con le istituzioni”. E infine un appello alla città: dovete essere presenti, così non si fa……”
”C’è da fare tanto qui. Non solo noi magistrati ma anche i cittadini per osservare leggi e costituzione con disciplina e onore. Tornando a Roma cercherò di capire meglio cosa succede a Canicattì. Vi ringrazio per essere venuti in tanti”
Sul superboss Messina Denaro, conferma che “Si sta cercando attivamente non solo ma sono tanti i profili che si stanno avendo in questa direzione e soprattutto quel che si chiede è che nei territori in cui vi è una maggiore attività criminosa laddove le mafie si muovono con strumenti di attacco anche nei confronti del cittadino, è lì che si tende a dare maggiore attenzione non solo alla Sicilia ma alla Calabria, alla Puglia, alla Campania laddove si susseguono fatti di enorme gravità”.
: “La Sicilia è una regione che ha visto il sacrificio di tanti uomini dello Stato ma anche cittadini, sacerdoti, c’è sempre stata una tensione altissima. In questa regione vengono inviati appartenenti alle forze dell’ordine di maggiore esperienza, sono i migliori e d’altro canto i risultati che si conseguono sono veramente enormi . In campo legislativo si sta facendo molto per arginare la corruzione ed è noto che dello strumento della corruzione le mafie si avvalgono . Sulle connivenze tra politica e mafia, precisa: “Dire connivenze credo che sia qualcosa che non corrisponde esattamente, le mafie sono forti perché esistono dei riferimenti politici e soprattutto perché riescono a proiettarsi sulla economia. Oggi lo fanno attraverso collegi di consulenti, commercialisti, avvocati, attraverso quella borghesia mafiosa che consente loro di conseguire risultati sul piano economico sempre più importanti”